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Autore: Virtual Deliverance    18/11/2012    0 recensioni
Un hacker viene portato fuori da Matrix da un gruppo di ribelli, ma all'improvviso si trova a lavorare per le macchine. Le macchine però commettono un errore, grazie a cui ottiene poteri straordinari che lo portano a scoprire un segreto sulle origini di Matrix.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essersi guardato in giro, Kevin si incamminò verso la città. Non sapeva ancora cos'avrebbe fatto con i suoi poteri, ma avrebbe escogitato qualcosa. Intanto, la prima cosa che doveva fare era tornare a casa.

Mentre camminava per le strade rimuginava ancora la sua esperienza, pensando a come mettere a frutto le sue capacità... campione di wrestling? Spia? Vigilante? Killer? Mille idee si affollavano nella sua mente, rimpiazzate dalla ricerca di una valida scusa per essere rientrato a quell'ora appena girò l'angolo dietro cui stava casa sua.
Senza trovarla, Kevin tirò fuori le chiavi di casa e aprì la porta. Non aveva ancora oltrepassato la soglia che si ritrovò a cinque metri di distanza, con la porta di nuovo chiusa.

Pensando che forse i deja-vu erano un effetto collaterale dei suoi poteri, Kevin ripetè la sequenza di azioni che aveva appena compiuto, ma questa volta oltre la porta non c'era l'interno di casa sua: c'era invece una gradinata che portava verso il basso. Era ovviamente assurdo, ma quello era l'accesso a una stazione della metropolitana. I cartelli mostravano un nome che Kevin leggeva per la prima volta: MOBIL AVENUE. In effetti, non c'era nemmeno una Mobil Avenue in quella città...

Deciso a saperne di più, Kevin scese le scale e si ritrovò in una stazione completamente vuota: nessuna biglietteria, nessuno che aspettava alcun treno. Perfino i muri non avevano alcun cartellone pubblicitario o graffito, ma erano perfettamente puliti come se fossero stati appena costruiti.

Girandosi indietro per risalire e tornare fuori, Kevin vide che la scala d'uscita non c'era più: al suo posto c'era un muro bianco ininterrotto, con il nome di quella stazione scritto in nero. La sua reazione fu immediata: dopo aver trasformato in metallo il suo braccio destro, sfondò il muro con un pugno. Al di là, però, la scala non c'era più, sostituita da un'altra stazione della metropolitana, identica a quella.

Un'altra identica? No, era proprio la stessa stazione ripetuta infinite volte, con infiniti buchi nel muro e infiniti Kevin che guardavano al di là! Naturalmente, anche nella parete opposta c'era un buco attraverso cui si vedeva la stessa cosa...
Tutto ciò che restava da fare era seguire i binari e vedere dove portavano, ma anche qui Kevin ebbe un'amara sorpresa: incamminatosi lungo le rotaie, in meno di dieci secondi rientrò nella stazione dalla direzione opposta. Era in trappola!
Mestamente, Kevin andò a sedersi sulla panchina più vicina, in attesa di un evento qualsiasi, che, per quanto ne sapeva, poteva anche mai accadere.

Dopo un'attesa interminabile, iniziò a sentirsi il rumore di una metropolitana in avvicinamento: Kevin scattò in piedi e si avvicinò ai binari, mentre il treno si fermava. Le porte si aprirono, rivelando un uomo alto, con i capelli lunghi sporchi e i denti storti, che indossava un soprabito sudicio.
Questo figuro bloccò Kevin prima che potesse salire sul treno, poi lo sollevò di peso, sibilando: "Tu non puoi salire!" e lo scagliò verso il buco nel muro con una forza tale da farlo rientrare nella stazione dall'altra parte e schiantare contro il treno. Poi con un pugno ruppe un vetro dalla parte opposta alla porta e gridò: "Ti piace questo mondo, vero? Allora ci resterai per tutta l'eternità!"
Il treno iniziò a muoversi e si allontanò, lasciando Kevin intontito accanto ai binari e ancora una volta solo.

Dopo aver recuperato completamente la lucidità, Kevin diede sfogo a tutta la rabbia che provava: trasformatosi completamente in metallo, iniziò a demolire i muri e le colonne della stazione, gridando bestemmie e lasciando macerie ovunque passasse. Si fermò dopo una trentina di secondi, con la sensazione di aver causato più danni di quello che credeva possibile.

In quel momento, per quanto poteva vedere, quell'ambiente era replicato infinite volte in ogni direzione e sembrava proprio che il mondo si muovesse a scatti. Le nuvole di polvere sollevata restavano immobili per un buon numero di secondi, per poi assumere istantaneamente la forma e la posizione che avrebbero assunto gradualmente in quel lasso di tempo. Ogni suono si ripeteva come un disco graffiato, finché l'ambiente non cambiava di stato.
Aveva anche perso il controllo dei suoi movimenti, e sebbene percepisse i suoi muscoli muoversi normalmente, poteva vedere come si era mosso e averne la sensazione tattile solo ad ogni aggiornamento dell'ambiente. Solo i suoi pensieri continuavano a scorrere in maniera normale, e tra questi si faceva sempre più insistente la ricerca di un modo di suicidarsi. Sempre che un mondo che si aggiorna ogni cinque secondi consentisse di farlo...

Alcuni minuti dopo, sembrava addirittura che tutto si fosse bloccato: erano passati almeno venti secondi dall'ultimo scatto e tutto continuava a restare immobile. Kevin iniziò a scandire il tempo nella sua mente: ventuno... ventidue... ventitrè... il cambiamento successivo non arrivava ancora. Cinquantanove... un minuto... uno e uno... uno e due...

Dopo due interminabili minuti, l'ambiente cambiò di nuovo. Questa volta tutto tornò intatto: i muri e le colonne erano di nuovo integri, senza macerie e senza buchi. E l'ambiente aveva ripreso a comportarsi in maniera normale, reagendo istantaneamente a ogni minima variazione.

Kevin udì di nuovo uno sferragliare in avvicinamento e pensò subito a un deja-vu, così trasformò le braccia in lame prevedendo di affrontare l'uomo del treno. Dalla metropolitana scesero invece un uomo calvo col pizzetto e uno biondo e ricciuto, entrambi con indosso pastrani di pelle nera. Con fare calmo si avvicinarono a Kevin e l'uomo calvo gli disse: "Vieni con noi, siamo venuti a salvarti!". Kevin ritrasformò le braccia e poi entrò nel treno, accompagnato dalle sue due nuove conoscenze. Le porte si chiusero e la metropolitana si rimise in moto.
  
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