Trecentoottantatré
Гражданская Война
Сибирячка
Graždanskaja Vojna
Sibirjačka
La guerra civile
siberiana
Первая Часть
Pervaya Čast’
Parte Prima
You and what army, Feri?
Tu e quale esercito, Feri?
Feri Desztor VS
Farkas Dragan
She'll
let you in her house
If you come knockin' late at night
She'll let you in her mouth
If the words you say are right
If you pay the price
She'll let you deep inside
But there's a secret garden she hides
She'll
let you into the parts of herself
That'll bring you down
She'll let you in her heart
But
into her secret garden, don't think twice
You've gone a million miles
How far'd you get
To that place where you can't remember
And you can't forget
She'll lead you down a path
There'll be tenderness in the air
She'll let you come just far enough
So you know she's really there
She'll look at you and smile
And her eyes will say
She's got a secret garden
Where everything you want
Where everything you need
Will always stay
A million miles away
Lei ti farà entrare nella sua casa
Anche se busserai a tarda notte
Ti lascerà entrare nella sua bocca
Se le dirai le parole giuste
Se pagherai il prezzo
Lei ti lascerà entrare sempre più
all’interno
Ma c’è un giardino segreto che lei
nasconde
Ti farà toccare le parti di lei
Che ti faranno crollare
Ti farà entrare nel suo cuore
Ma nel suo giardino segreto, non
pensarci due volte
Hai percorso milioni di miglia
Quanto sei arrivato lontano
In questo posto dove non puoi
ricordare
E
non puoi dimenticare
Ti condurrà per un sentiero
Ci sarà la tenerezza nell’aria
Ti farà arrivare lontano abbastanza
Così capirai che lei è veramente lì
Ti guarderà e sorriderà
E i suoi occhi diranno
Che lei ha un giardino segreto
Dove tutto ciò che vuoi
Dove tutto ciò di cui hai bisogno
Ci sarà sempre
Milioni
di miglia lontano
(Secret Garden, Bruce Springsteen)
-Riferito
a Natal’ja e Feri-
Magadan (Kolyma), Estremo Nord-Est Siberiano
Accampamento di Irek Il’ič
Stepašin
21 Luglio 1843
Placato il suo tormento,
anche se solo per un momento, Feri Desztor si mise a dare direttive sulle sue
prossime intenzioni.
Intendeva mettere sotto
assedio Krasnojarsk, ma prima gli serviva sapere se Farkas e i Suoi sarebbero
stati dalla sua parte.
Non poteva, infatti,
affrontare i nobili senza aver prima pacificato la periferia.
Era una questione di strategia.
Appena gli uomini di
Stepašin fossero stati pronti, si sarebbero messi di nuovo in viaggio per la
Siberia Centrale.
Ты далёко, отчизна моя!
Я б вернулся в родные края
В кандалах я, башкиры!
Мне пути заметают снега
Но
весною
растают
снега
Я не
умер,
башкиры!
Sei così lontana, mia Patria!
Vorrei tornare a casa ma, ahimé
Io sono in catene, miei Baškiri!
La strada verso casa può essere
nascosta dalla neve
Ma vieni in primavera, la neve si
dissolverà
Io
non sono ancora morto, miei Baškiri!
(Parole attribuite a Salavat Julajev,
eroe baškiro che si è unito a Pugačëv e ha combattuto con lui nella
Rivoluzione Cosacca fino al suo arresto nel 1775.
È morto il 26 Settembre 1800, a
quarantasei anni, a Paldiski, in Estonia, dopo venticinque anni di lavori
forzati)
Krasnojarsk (Kraj di Krasnojarsk), Siberia Centrale
Шторм, 8
Проспект
Небе
(Shtorm, 8 Prospekt Nebe)
Casa Dragan
13 Agosto 1843
Trentesimo compleanno di Pál Desztor
Cinquantasettesimo compleanno di
Dekapolites Calie
Close your eyes, turn
around
Help
me burn this to the ground
Come
now, take the blame
That's
okay, I'll play the game
Chiudi gli occhi, voltati
Aiutami a radere questo al suolo
Vieni adesso, prenditi la colpa
Va bene, parteciperò al gioco
(Arlandria, Foo Fighters)
Farkas lo aspettava.
In
piedi sull'ultimo gradino di casa sua, con i folti capelli biondo chiaro
scompigliati dalla furiosa violenza del vento siberiano e gli occhi azzurrissimi
di luce ferita che sembravano voler trafiggere la nebbia tutt'intorno.
Feri si ricordava tutto di
quel suo quasi nemico stanco di vivere già a ventidue anni.
Il tenue color oro dei
suoi capelli, il celeste spento delle sue iridi cristalline, il niveo pallore
della sua pelle e il suo accento rumeno.
Le sue costole sporgenti e
il suo sembrare uno spettro, alto, magrissimo e cupo com'era.
La sua voce sottile e
tagliente, il carisma ipnotico che aveva.
Era un individuo estremamente
affascinante e al tempo stesso inquietante, Farkas Dragan.
Da quando a undici anni, a
Bucarest, era stato accusato di aver ucciso suo padre, arrestato e condannato
ai lavori forzati ad Omsk, la città di sua madre, era più una presenza che una
persona presente.
-Lo sai che non so leggere- fu la prima cosa che gli disse, gelido -E neanche Taisija-
-Aloizy sì, però-
-Aloizy non è sempre a mia disposizione-
-È il tuo migliore amico.
Se tu gliel’avessi chiesto...-
-Infatti gliel’ho chiesto.
E lui me l’ha detto. Me l’ha detto, che volevi parlarmi.
È lui che ti ha scritto la
risposta. Ma io non so leggere né scrivere e... Beh, dovrei imparare.
Vorrei imparare.
È bello?-
-Grazie a dei geni come
Puškin, Gogol’ e Victor Hugo, sì-
-Puškin... Quello che hanno ammazzato a duello? E
Gogol'... Quello che è stato qui?
E Victor Hugo... Non sembra russo, lui-
-È francese- sorrise Feri.
Farkas inarcò un
sopracciglio.
-Francese?
Scrive in russo, però?-
-Non credo che lo sappia,
sinceramente-
-E allora... Tu come fai a legg... Oh, già. Scusa. Tu hai studiato-
Non era esattamente così.
Zsófike aveva studiato.
Lui, suo padre e i suoi
fratelli a leggere e a scrivere l'avevano imparato da lei.
Ma la madre di Farkas,
Mar'jana Sergeevna Antipova, nativa di Omsk, no, non aveva mai imparato, e di
conseguenza non aveva mai potuto insegnare niente neanche a Farkas e a Larisa,
la sua sorellina.
Non aveva mai avuto
l'occasione di studiare.
Non le era mai nemmeno passato per la testa,
figuriamoci!
Per questo Feri non
aggiunse altro, e lasciò cadere il discorso.
Perché aveva capito che
quel discorso a Farkas faceva male, e lui non voleva fargli male.
Non che gli fosse mai
stato molto simpatico, quel ragazzino rumeno...
Però un po’ lo capiva,
questo sì.
La sua ostilità nei confronti
dei Forradalmi aveva tutt’altre radici di quella degli Zaristi.
-Natal’ja dov’è?- gli chiese ancora Farkas, dopo qualche minuto di
silenzio.
-Strano che tu sia venuto qui senza trascinarti
dietro la tua biondina-
Feri lo fulminò con lo
sguardo.
Non sapeva, o forse...
Non era stato altrettanto attento a non fargli
male.
-È felice- rispose poi, e la sua voce non s’incrinò neanche per un secondo.
Aveva i brividi, però.
Come aveva fatto a resistere?
Farkas sorrise.
Aveva voluto metterlo alla prova, ma Feri non aveva
perso un colpo, come al solito.
-Sei coraggioso, tu. Non
solo per quello che fai... Per quello che
ti brucia dentro.
E che ti tieni dentro, anche se brucia.
Non sei esattamente il mio
migliore amico, ma sei un tipo a posto, Feri Desztor.
Questo l’ho sempre pensato-
-Per questo hai chiamato
tuo figlio come me?-
-Mio figlio... Oh, non lo
so, perché l’ho chiamato così. Certo non
per rendere onore a te e a tuo fratello!-
-Certo che no...-
-Io lo so perché sei qui. E per me va bene-
-Cosa?- chiese Feri, confuso.
Non aveva ancora detto
niente riguardo al motivo della sua “visita”...
E Farkas non s'interessava
di politica.
Gli facevan troppo schifo, gli Zaristi.
Quanto alla Rivoluzione...
Per lui era una causa persa
già in partenza.
Che senso aveva morire per
una Russia che non sarebbe mai cambiata?
Che senso aveva farsi
impiccare per la libertà come i Decabristi nel ‘26?
Non l'avevano avuta, la libertà, i Decabristi, e
nemmeno chi era venuto dopo di loro.
Quello del 14 Dicembre
1825 era stato solo un patetico tentativo di sovversione stroncato col
patibolo.
Ma quegli eroi si erano
sacrificati per niente.
Qualcuno aveva raccolto i
loro sogni, i brandelli della loro sconfitta.
Nient'altro.
Non avevano lasciato nient'altro, solo sconforto e
delusione.
Farkas un'altra illusione
non se la poteva permettere.
Così, diceva di non
interessarsi di politica.
In realtà, si faceva leggere
gli articoli su Feri da Aloizy e li ascoltava divertito.
Credeva di non provare
altro che compassione, ma in fondo lui quell'Ungherese lo ammirava anche.
Più di quanto avrebbe voluto.
Per questo quel giorno
puntò i suoi occhi celesti in quelli nerissimi del ragazzo di Budapest e
sorrise, beffardo.
La sua era una sfida
rivolta a se stesso, però.
Non era sicuro che sarebbe
finita bene, ma per il momento alla fine
non ci voleva pensare.
-Io sono dalla tua parte. Ora non montarti la testa, eh. Non sarò mai come i
tuoi Forradalmi.
Non sono il tipo. Non ci
credo abbastanza, o non sono abbastanza coraggioso, se vuoi metterla così. Non più. Lo ero, non credere. Adesso fa troppo male, il coraggio.
Però... Sono dalla tua parte. E ora sparisci,
Desztor. Sei nel mio quartiere già da
troppo tempo-
-Sei dalla mia parte? Tu? Mi hai sorpreso, Farkas Dragan. Da te non me lo sarei mai aspettato. Però
sono contento, sai? Sono contento... Grazie-
-Feri! Aspetta!- gridò Farkas, quando il Capitano fu quasi al confine con Forradalom.
Feri si voltò,
interrogativo.
-Nessuno... Nessuno al mondo ama Natal'ja quanto te-
Farkas non lo sapeva,
perché gliel'aveva detto.
Era quello che pensava, quello che aveva capito in
quel momento.
Non aggiunse altro.
Era una semplice constatazione.
Feri sorrise, dopo un
primo attimo di smarrimento.
-Forse... Forse George sì-
Tanto un giorno tornerà. Tornerà da me. La mia
Natal'ja.
I wanna die with you, Wendy, on the
streets, tonight
In an everlasting kiss
Voglio morire con te, Wendy, sulle strade,
stanotte
In un bacio eterno
(Born
to Run, Bruce Springsteen)
[...]
Honey, I want the heart, I
want the soul
I want control right now
Talk about a dream
Try to make it real
You wake up in the night
With a fear so real
Spend your life waiting
For a moment that just don't come
Well don't waste your time waiting
Badlands, you gotta live it every day
Let the broken hearts stand
As the price you've gotta pay
We'll keep pushin' till it's understood
And these badlands start treating us good
For the ones who had a notion
A notion deep inside
That it ain't no sin to be glad you're alive
I wanna find one face that ain't looking through me
I wanna find one place
I wanna spit in the face of these badlands
Tesoro, io voglio il cuore, voglio l’anima
Voglio il controllo di tutto adesso
Parliamo di un sogno
Cerchiamo di realizzarlo
Ti svegli di notte
Con una paura così vera
Passi la vita aspettando
Per un momento che non arriverà mai
Bene, non sprecare il tuo tempo ad
aspettare
Bassifondi, devi viverci ogni giorno
Lascia che i cuori infranti si
facciano avanti
Come il prezzo che devi pagare
Continueremo a spingere finché tutto
verrà chiarito
E questi bassifondi cominceranno a
trattarci un po’ meglio
Per quelli che hanno una certezza
Una certezza nel profondo
Che
non è un peccato essere sopravvissuto
Voglio trovare qualcuno che non mi
scruti dentro
Voglio trovare un posto
Voglio
sputare in faccia a questi bassifondi
(Badlands, Bruce Springsteen)
Note
You and what army? - Tu e
quale esercito? - Arlandria, Foo Fighters.
Credo che il titolo di
questo capitolo, La guerra civile
siberiana, dica tutto ;)
L’avevo detto che non
scherzava, il Capitano ;)
Feri adesso un esercito ce
l’ha, ma gli sembrava giusto chiedere il consenso di Farkas, prima di
cominciare l’assedio di Krasnojarsk.
Non so se ve l’aspettavate
così, il confronto tra i due Capitani, ma diciamo che forse non se
l’aspettavano così nemmeno loro ;)
Farkas, ormai lo sapete,
non è cattivo, solo troppo disilluso.
Però alla Rivoluzione di
Feri vuole crederci, almeno un po’.
Perché quel ragazzino
ungherese ha la forza che è mancata a lui, e se realizzasse il suo sogno
stavolta sarebbe contento, Farkas.
Anche se, ovviamente, loro
due amici non lo saranno mai.
A presto ;)
Marty