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Autore: BlackKay97    18/11/2012    10 recensioni
C’è un solo semidio che ha deciso di rinascere tre volte: Luke Castellan.
A quattordici anni Luke Reasonson, sua seconda vita, scopre di essere un semidio e si imbarca, suo malgrado, in una missione che lo condurrà ad oscure verità su sé stesso e sul suo destino. Potrebbe essere la maledizione vivente che porterà alla fine del mondo.
Contemporaneamente il divino Hermes rischia l’esilio al Tartaro nel tentativo di salvarlo dall’ira dei fratelli e del padre che ritengono Luke debba morire: è troppo potente per essere un semidio. Eppure il dio dei ladri pare aver notato qualcosa che agli altri sarebbe sfuggito.
Scritta da: Kay
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ermes, Gli Dèi, Luke Castellan, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Travis mi svegliò presto.
Già... mio papà non era venuto a portarmi via, ma era un bene. Non dovevo essere debole: dovevo farmi coraggio per salvare Shilla e gli altri semidei rapiti dalle arpie. Inoltre dovevo capire perché era successo quel tanto. Le barriere erano invalicabili per mostri e mortali avevano detto Travis e Shilla. Perché le arpie erano riuscite a passare? Non me lo sapevo spiegare, ma tutto quello mi suggeriva un complotto. Un complotto interno al Campo. Questo mi fece vorticare la testa e quando ne parlai a Travis, quella sensazione si fece più presente dandomi la nausea.
Travis mi strinse una spalla dicendomi di non pensarci. Qualcosa mi disse che la nausea che provavo non era altro che uno dei miei ricordi che cercava di riaffiorare. Mi feci schifo da solo. Ancora. Perché temevo di ricordare fossi stato io il traditore interno al Campo dei miei ricordi.
La signora O’Leary ci si avvicinò scodinzolando ed agitandosi. - Che ha? -
- Voglia di ripartire. Riesci a capirla? - prese il muso dell’animale, lo carezzò e le diede alcuni biscotti per cani che teneva in bisaccia. Erano piccoli per quel cane gigante, ma immaginavo sentisse comunque il sapore.
Riesci a capirla? ripetei la domanda nella mia testa. Quante volte, a otto o nove anni, avevo corso per casa urlando “Tra due settimane partiamooo!”? Un’infinità! Adoravo le vacanze. Mi piaceva viaggiare in auto, anche se dopo qualche ora mi annoiavo. Mi piaceva anche andare in barca, ma mia mamma soffriva un po’ di mal di mare e non ci capitava spesso di andare in traghetto. I miei viaggi preferiti restavano, comunque, quelli in aereo. Mi piaceva guardare il panorama fuori dal finestrino, sognare di toccare le nuvole, adoravo i vuoti d’aria quando, mentre tutti gridavano spaventati, io mi cacciavo a ridere. Avevo sette anni l’ultima volta che avevo volato in aereo ed era stato per andare in Egitto. Splendido, anche se i miei ricordi, oramai, sono confusi. Quindi si. La capivo.
- Travis, come facevi a sapere che mi piaceva viaggiare? -. Lui strinse le labbra e tirò un lieve sospiro:- Piaceva tanto anche a me. -
- Adesso non ti piace più? - mi avvicinai di qualche passo.
- No. -
- È per... - lasciai la frase in sospeso, ma lui mi capì:- Si. -
Mi ritrovai a pensare a quanto mi sarebbe piaciuto conoscere i due fratelli Stoll insieme. Travis avrebbe potuto parlarmi di Connor, ma non sarebbe stata la stessa cosa.

Rimontammo sulla signora O’Leary dopo una magra colazione.
Il mio stomaco protestò per l’avarizia nelle quantità, ma non potevamo permetterci di approfittare della dose ancora buona nelle nostre scarselle.
Al Campo dovevano averli addestrati a tutto perché Travis non sentiva minimamente fame.
Lo capì dal silenzio che piombò tra di noi (fatta eccezione per i gorgoglii del mio stomaco).
Mi appoggiò una mano sul fianco con fare affettuosamente protettivo. Normalmente mi sarei scansato, ma Travis era speciale.
Detestavo quando mia mamma mi chiedeva il bacio della buona notte, ancor di più quando era lei a darmelo. Trovavo irritante quando mi rivolgeva dei complimenti perché, magari, ero andato bene a scuola. Odiavo quando mi carezzava o mi chiamava con un imbarazzante nomignolo di sua invenzione.
Travis non era la stessa cosa... si, potevo accettare di farmi trattare da fratellino minore.
Il rapporto che avevo con Travis era più simile a quello che avevo con mio padre. La compagnia di entrambi mi allietava e non mi dispiaceva troppo se mi trattavano con amore, purché non lo facessero davanti ad altri. Fin’ora papà non mi aveva mai deluso sotto questo punto di vista, forse anche perché, tra gli dèi, era quello che aveva più contatti con gli umani a causa della sua sfera d’influenza. Forse sapeva esattamente quello che provavo in ogni fase della mia vita; immaginai avesse una certa esperienza.
Ricevetti un altro colpo alla schiena dovuto al movimento ondulatorio ed a balzi della signora O’Leary e mi ritrovai a rimpiangere il passaggio sul carro del Sole. Dov’era mio zio quando serviva?! Guardai il disco del Sole stringendo gli occhi infastiditi da tanta potenza luminosa e sperai vivamente che quella brillantezza si facesse sempre più intensa fino a far comparire una Pontiac rossa fiammante. Speranza inutile, lo sapevo perfettamente anche da me.
- Gli dèi vanno d’accordo? - mi ritrovai a chiedere stranamente. - Non sempre. - mi rispose Travis sbrigativo. - Quando? - lo incitai a continuare. - Quando sono in compagnia di divinità con cui non vanno particolarmente d’accordo. - “Ma dai?!” stavo per fargli il verso, ma mi trattenni. - Travis, mi faresti qualche esempio? -. Lui rimase in silenzio un istante prima di rispondere:- Per esempio... Atena ed Artemide. Lasciamo stare la questione della mela d’oro! Entrambe sono due dee che hanno fatto voto di castità e che se ne intendono di armi. -
- Papà? -
- Lui è il messaggero... va un po’ d’accordo con tutti. In particolare con Apollo. -
- Come mai? -
- Per la lira ed il flauto. - dovette capire dalla mia espressione che non avevo idea di cosa stesse dicendo perché continuò:- Nostro padre fu l’inventore sia della lira che del flauto. Apollo rimase incantato dai suoni di quegli strumenti e papà glieli scambiò. -
- Com’è successo? -
- Puoi leggerlo su un libro di mitologia. - rispose sbrigativo. Ci rimasi un po’ male, ma feci spallucce.
Restammo in silenzio per un’altra manciata di minuti. Capii che mi aveva studiato per tutto quel tempo quando mi chiese:- Sai volare? - ed io, innocentemente ed inconsapevole delle conseguenze, risposi:- No. -
L’inizio della fine: sentii perfino la nostalgia delle lezioni di spada!

Angolo di Kay e Connor Stoll

Kay: Ok... capitolo corto... decisamente corto... troppo corto... no, non sono felice del risultato... vi prometto che il prossimo capitolo sarà più lungo!!! ... Vi lascio nelle mani di Connor che vado a buttarmi sul letto...
Connor: Ok, sono qui. Si... è cortissimo, ci dispiace molto! Se Kay non è più qui è perchè è agonizzante a letto che non sta particolarmente bene...
Allora... questo è un po' un capitolo di stallo... infatto il titoletto fa schifo ma non avevamo idea di che nome dargli!
Non ho un cavolo da dire... cioè non so che dire quindi... ringraziamo!
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Ciao a tutti da,

                  Kay & Connor Stoll (Mi vendicooo!!! ndConnor)
   
 
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