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Autore: Nene_89    30/06/2004    8 recensioni
Ciao a tutti questa è la prima ff che poso qui... ed ho avuto il coraggio di farlo grazie a certi scrittori ke mi hanno spinta a posare le mie ff, dopo le mie recensioni! Questa è una storia sulla coppia Herm/Ron (ho la fissa x loro!:-P). E' una storia triste ma spero non melodrammatica... x favore recensite, e ditemi ke ne pensate, se fo skifo non vi torturerò + con le mie ff!^_^
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 luglio 2007

10 luglio 2007

 

-         Potter, Granger, Weasley! –

I tre ragazzi si voltarono, e videro la professoressa McGranitt che correva verso di loro.

-         Volevo… beh, prima di tutto congratularmi. Avete passato un ottimo esame, tutti e tre. Lei Granger, ha totalizzato 100 punti su 100… strabiliante! Lei Potter 80 punti su 100, e lei Weasley mi ha stupito, con ben 75 punti su 100! Hogwarts avrò un altro motivo per non dimenticarsi di voi… - la professoressa sorrise e cercò di nascondere gli occhi lucidi.

-         Grazie, anche io sono molto felice, e si Hogwarts non si dimenticherà di me non sarò certo io a dimenticarla! – rispose Hermione stringendo a se il suo diploma. – Anzi, se posso permettermi di venirvi a trovare, talvolta… -

-         Certo! – rispose la vicepreside abbracciandola. – Ecco… volevo chiedervi… avete qualche idea su cosa fare adesso? –

Ron e Hermione guardarono Harry con aria imbarazzata e gli fecero un cenno.

-         Oh… una squadra di Quidditch abbastanza famosa mi ha convocato come Cercatore ufficiale. Ho fatto una prova a marzo e mi hanno preso. Da settembre io… lavorerò lì. – appena il ragazzo notò lo strano sguardo della professoressa sorrise. – So che non è un lavoro di grande cultura… ma a me piace. –

-         Pensavo che avresti intrapreso la carriera di Auror, Potter. Però… sono ugualmente felice per te. Tu sei portato per il Quidditch, proprio come tuo padre. Comunque immaginavo che tu avresti avuto le idee ben chiare… e voi due invece? – disse la professoressa rivolgendosi  verso Hermione e Ron.

-         Io… io non lo so. – ammise il ragazzo con aria imbarazzata. – Davvero, non ne ho idea. Sono un indeciso cronico. –

-         Lo so. – rispose la McGranitt mettendogli una mano sul braccio. – E tu, Hermione? –

-         Sono indecisa anch’io. – sospirò la ragazza. – Vorrei studiare per Auror, mi piacerebbe diventare veterinaria, mi entusiasma l’idea di divenire una psicologa, ma il mio sogno sarebbe insegnare… -

-         Spero che tutto questo le piacerebbe abbinato al mondo dei maghi! – esclamò la vicepreside con aria preoccupata.

-         Naturalmente. Questo è il mio mondo. Sono sette anni che… che la magia fa parte della mia vita, e sono davvero felice. – sorrise Hermione.

-         E a lei, Weasley, a lei piacerebbe insegnare? – chiese la professoressa rivolta verso Ron.

-         Beh… si. –

-         Bene. – la donna consegnò due rotoli di pergamena a Ron e ad Hermione. – Avete un giorno per pensarci. Se a voi va bene, domattina alle otto vi presenterete nel mio ufficio con questi moduli compilati e firmati da vostri genitori, perché soltanto Weasley è maggiorenne, la signorina Granger deve ancora compiere diciotto anni. Pensateci su e domani fatemi sapere se desiderate diventare insegnanti in questa scuola. A lei Potter non ho detto nulla perché ha già un lavoro, spero che mi capisca. –

-         Certo. – rispose Harry.

-         Quest’anno si sono liberate alcune cattedre, ed io e il professor Silente abbiamo deciso di offrirle ad alcuni ex alunni che sono esperti in materia, ma quello non è molto importante. Io e il preside vogliamo persone a cui… a cui siamo affezionati perché non ci hanno mai deluso, persone meritevoli, persone che godono della nostra piena stima e fiducia. Il professor Piton ha chiesto a Malfoy di diventare il suo assistente, nonostante sia passato con appena 63 punti… e Malfoy ha accettato. Adesso io chiedo a voi di insegnare. Paciock ha già preso la cattedra di Erbologia, perché la povera professoressa Sprite non ne poteva più di insegnare ed è andata in pensione e ha chiesto di essere sostituita da lui. Ron, a te chiedo di prendere la cattedra di volo. Come sai Madama Bumb è morta, uccisa da un Mangiamorte, pochi mesi fa. Avrai tutti i ragazzi del primo anno e dovrai insegnargli a volare. E a te Hermione chiedo di accettare la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. – disse l’anziana professoressa con aria seria.

-         Oh no Hermione, non accettare quella cattedra! Porta sfortuna! – disse Harry ridendo.

-         Io… Harry era moto più bravo di me a quella materia. – si schernì la ragazza. – E poi ammetto che vorrei continuare a studiare… l’università di psicologia magica mi piace molto. –

-         Riguardo alla tua prima incertezza ti dico che tu sei molto brava, Hermione. E poi di te mi fido, è quello l’importante. Riguardo alla tua voglia di studiare ti basterà comprare i libri e studiare nel tempo libero. Non è necessaria la frequenza a quell’Università. Potresti sia insegnare che studiare. Bene… pensateci su e fatemi sapere. – la donna sorrise e poi si allontanò con aria soddisfatta, lasciando Hermione e Ron con una grande confusione in testa.

 

* * * * * *

 

1 settembre 2007

 

-         Ahah, ma ci pensi! Per la prima volta abbiamo oltrepassato la barriera 9 ¾ non come studenti, non come prefetti, ma come professori! – esclamò Ron ridendo sguaiatamente mentre prendeva posto sull’ Hogwarts Express.

-         E per la prima volta siamo senza Harry… - commentò Hermione con voce malinconica.

-         Hermione, io voglio bene a Harry, è il mio migliore amico, ma non possiamo sempre vivere alla sua ombra! Non siamo da meno che di lui. Mi ci è voluto un bel po’ per capirlo ma… ma adesso ne sono fermamente convinto. – rispose il ragazzo con aria seria.

Hermione lo guardò con uno sguardo stupito e poi sorrise.

-         Hai ragione, sai? Godiamoci il viaggio. Anche Harry adesso sta bene, è a lavorare ed è felice. –

-         Lo so.  – ribatté Ron con un sorriso. – Mi sono materializzato ieri sera a casa sua! –

La ragazza sbuffò.

-         Beato te che puoi già materializzarti! Io finché non compio gli anni… accidenti a chi mi ha fatta nascere di settembre! –

-         Dai, tranquilla… puoi sempre usare le Passaporte. E ora divertiti! Pensa a quanto è bello poter andare in giro per la scuola in jeans e maglietta, senza la divisa! Casomai forse siamo obbligati a tenere il mantello, non lo so… però è fantastico lo stesso! E pensa che divertimento tu, tu potrei insegnare anche a mia sorella! Io invece ho solo primini… -

-         Già, sarò anche la professoressa di Ginny! – disse Hermione ridendo. – E di Colin Canon! –

-         Promettimi che non sarai troppo dura con i Grifondoro e che toglierai tantissimi punti ai Serpeverde! – la implorò Ron. – Io al massimo toglierò tre punti ai Grifondoro… in tutto l’anno, logico! –

Passarono tutto il viaggio a ridere e a scherzare e presto arrivarono ad Hogwarts. Entrarono nella Sala Grande con aria timorosa, ma appena Silente li vide li invitò a sedersi nella tavola dei professori.

-         Ron, Hermione! Venite, venite… ci sono anche Neville e Draco. –

-         Sai che fortuna… - borbottò Ron stringendo la mano a Neville e, con grande riluttanza, a Malfoy.

-         Smettiamola di farci la guerra, Weasley. – sussurrò Draco mentre gli stringeva la mano. – Nemmeno tu mi vai a genio, ma non siamo più ragazzini. Siamo professori. Anzi, siamo anche maggiorenni e di conseguenza adulti. E se vuoi saperlo adesso sono anche orfano, quindi devo tenerlo alto io il nome della famiglia. –

-         Orfano? – esclamò Hermione con aria curiosa.

-         Si, i miei sono stati uccisi in un rappresaglia di Mangiamorte. Meglio così Granger, dammi retta. Adesso che ho un mio cervello… non mi piaceva l’idea di andare in giro a uccidere Babbani e a servire Voldemort. Non mi andava di cadere così in basso… so che una cosa del genere una stupida secchiona come te non la capisce, ma non sono bastardo con tutti. Sono stronzetto solo con te, Weasley e San Potter, perché lui è uno scemo, Potter ha le manie di grandezza e tu sei una stupida ragazzina che pensa solo a studiare… - sibilò Draco.

-         Bastardo di un Serpeverde non offenderla mai più! – gridò Ron puntandogli la bacchetta addosso.

Malfoy spostò la bacchetta di Ron dal suo torace e scosse la testa.

-         Non te la toccherò più Weasley, stai tranquillo… ma tu modera i toni e non fare più il bambino. Adesso sei tu che devi occuparti dei bambini, non puoi permetterti di fare lo stronzetto. –

Dopodiché Malfoy si sedette e Ron ed Hermione lo imitarono. In pochi minuti la Sala Grande fu piena di ragazzi e dopo che il Cappello Parlante ebbe smistato tutti i bambini del primo anno in una casa i ragazzi cominciarono a mangiare. Terminato il banchetto la professoressa McGranitt indicò ad Hermione a Ron dove erano i loro uffici, e di conseguenza i loro letti.

-         Sono proprio accanto al Dormitorio di Grifondoro. E sono proprio confinanti fra loro. Quello a sinistra è di Hermione, quello a destra è di Ron. Buonanotte. –

I ragazzi si salutarono e poi andarono a letto. Scivolarono entrambi in un sonno senza sogni, e appena si svegliarono corsero, con il cuore in tumulto nelle rispettive aule. 

Hermione era già in aula da mezz’ora quando i Grifondoro del settimo anno entrarono nella sua aula. Un grosso mormorio pervase la stanza, poiché nessuno si aspettava di vederla lì. Quasi tutti la conoscevano, in quanto ex prefetto di Grifondoro, e poi era “l’amica di Harry Potter”.

Hermione si schiarì la voce poi cominciò:

-         Buongiorno a tutti ragazzi. Molti di voi mi conoscono già… però penso che sia giusto fare le presentazioni. Io sono Hermione Granger, un’ex Grifondoro, e proprio da ex Grifondoro posso dirvi che mi aspetto tanto da voi. Molto più di quanto non mi aspetto dalle altre case. –

Un insieme di sussurri pervase la stanza e un paio di ragazzi fischiarono, mentre un altro esclamò: “Non siamo mica dei Corvonero!”.

Hermione batté la mano sulla cattedra e tutti si zittirono, poi indicò il ragazzo che aveva appena gridato e gli chiese:

-         Come ti chiami? –

-         William Stwart. –

-         Alzati, Stwart. Pensi che i Grifondoro valgano meno dei Corvonero? –

-         No ma… - il ragazzo sembrava imbarazzato.

A quel punto si alzò in piedi Ginny, con il volto rosso per la collera.

-         Hermione, tu non puoi pretendere più da noi che dalle altre classi! –

-         Signor Stwart e signorina Weasley, sedetevi. –

I due ragazzi obbedirono ed Hermione osservò con occhi glaciali tutta la classe.

-         Allora, pensavo che fosse chiaro che in quanto io sono la vostra professoressa voi dovete darmi del lei e dovete chiamarmi professoressa o signorina Granger. Ho cercato di essere gentile con voi, ma forse mi conoscete troppo, e questo è un male. Ho un anno più di voi, e un tempo ero una dei vostri, ma non dovete permettervi di trattarmi diversamente dagli altri. Riguardo a lei, signorina Weasley, ho anche cenato alla sua tavola ed ho anche dormito in camera sua. Ma lei non si deve mai più permettere di rivolgersi a me così informalmente e con quel tono. Lei, signor Stwart, si metta in testa che nella mia lezione non si grida così. Si parla uno alla volta in modo civile. Bene, adesso parliamo del programma. Anche se siamo partiti con il piede sbagliato so che siete dei bravi ragazzi e che posso fidarmi di voi. Applicheremo la teoria alla pratica e vi insegnerò davvero come difendervi. Perfetto, per la prossima volta studiate tutto il capitolo 1 e fate gli esercizi a pagina 20. –

Al momento della fine dell’ora tutta classe uscì, tranne un ragazzo castano, molto alto e snello, che si avvicinò ad Hermione, la quale era seduta a scrivere alla sua cattedra.

-         Professoressa Granger? – sussurrò timidamente.

-         Si? – rispose lei alzando distrattamente lo sguardo.

-         Mi scusi se la disturbo… sono il nuovo prefetto di Grifondoro. Volevo scusarmi per il comportamento della classe, di solito non siamo così, non so cosa ci è preso… non vorrei che lei si facesse un’idea sbagliata della classe. –

-         Ascolta… come ti chiami? –

-         Martin Soyer. –

-         Bene Martin… sei stato molto gentile a preoccuparti per i Grifondoro. Ma non ce n’è bisogno. Con le altre case non sarà così, perché gli altri non mi conoscevano, ma mi aspettavo che i Grifondoro avrebbero avuto una reazione simile, soprattutto Ginny Weasley. – rispose Hermione sorridendo.

-         Sono… sono felice che lei non ce l’abbia con noi. Alla prossima lezione, professoressa. –

-         A presto Martin. –

 

Passarono così due mesi. Ron se la cavava, i bambini lo adoravano e lui amava il suo mestiere. I Grifondoro avevano imparato a rispettare Hermione, che logicamente aveva un debole per loro.

Il diciannove dicembre fu annunciato che ci sarebbe stato un ballo per la sera della Vigilia, un ballo che avrebbe dovuto vedere tutti accompagnati, professori inclusi.

La sera del venti, mentre Hermione stava studiando psicologia appoggiata alla grande quercia sentì i tocco di sue mani sulle sue spalle. Felice all’idea che fosse Ron che la voleva invitare al ballo, disse:

-         Ron, lo so che sei tu! Siediti qui accanto a me, ho voglia di chiacchierare… –

-         Veramente sarei Martin, professoressa. –

La ragazza si voltò e vide il volto dolce e bello del prefetto dei Grifondoro dietro di se. 

-         Oh, signor Soyer, si sieda pure... – disse lei cercando di mascherare la delusione.

-         Sembra delusa professoressa. – considerò il ragazzo sorridendo. – Avrebbe preferito se fossi stato il professor Weasley, vero? –

-         Si. – ammise Hermione senza rendersene conto, poi avvampò ed esclamò: - Non è come pensa lei! Ron è mio amico da sette anni e… -

-         E lei lo ama. – terminò Martin per lei. – Dal… sesto anno, all’incirca. –

-         No… - mentì Hermione chiedendosi come aveva fatto Martin ad indovinare. – Comunque lei signor Soyer non dovrebbe essere qua a farmi domande così personali. –

-         Ha ragione professoressa, mi perdoni. – si scusò Martin arrossendo. – Ero venuto fin qui per chiederle se… se lei sarebbe venuta al ballo scolastico con me, professoressa. Lo so che è stupido perché io sono un suo allievo ma… ma io la stimo molto, la considero quasi un’amica, e mi farebbe molto piacere averla come dama per il ballo. –

Hermione rimase stupita da così tanta dolcezza. Non aveva mai notato durante i suoi sette anni ad Hogwarts quel ragazzo così gentile e carino, e adesso lui arrivava a sconvolgerle la vita.

Il ragazzo si sedette accanto a lei e le prese dolcemente le mani.

-         Martin… - protestò Hermione debolmente.

Il ragazzo le si avvicinò lentamente e le diede un bacio veloce sulle labbra, poi si staccò immediatamente con aria imbarazzata. I due rimasero a guardarsi per qualche secondo con aria confusa, poi una voce li fece bruscamente voltare.

-         Hermione! Hermione! –

Ron corse verso di loro sorridendo.

-         Ciao Martin! Come vanno i Grifondoro? A quanti punti siamo? – esclamò il ragazzo ridendo.

-         Oh… andiamo abbastanza bene professor Weasley. Siamo già a duecento punti, mentre i Serpeverde sono a centosettanta. I Corvonero sono a centoquarantadue e i Tassorosso a duecentoventuno. – rispose Martin cercando di sorridere.

-         Bene! – considerò Ron allegramente. – Dovevi chiedere una cosa importante alla professoressa o te la posso rubare un attimo? –

-         No, dovevo soltanto chiederle se poteva portarci un giorno nella Foresta Proibita. – mentì il ragazzo.

-         Vi porterò senz’altro signor Soyer. – rispose Hermione con voce fredda. – Domani le farò spiegare ai suoi compagni il capitolo sui duelli, quindi si prepari. E le darò anche il voto, quindi vada a studiare. –

-         Perfetto. Allora Hermione puoi venire un attimo nel mio ufficio? Devo parlarti. – disse Ron.

-         Certo. – Hermione si alzò. – A domattina signor Soyer. –

-         A domattina professoressa Granger, arrivederci professor Weasley. –

 

Hermione e Ron entrarono nell’ufficio di Ron e il ragazzo si sedette subito sul letto.

-         Ok… senti…non prendermi per scemo ma… -

-         Dimmi. – disse Hermione distrattamente.

Aveva ancora nelle labbra il sapore del bacio di Martin e non riusciva ad essere concentrata sulle parole di Ron.

-         Ti andrebbe di venire con me a quel ballo? –

Hermione alzò lo sguardo e sorrise.

-         Certo. –  poi abbracciò il suo amico e si mise a piangere. 

Il ragazzo rimase con aria confusa a fissare il soffitto, poi la strinse a se e le disse:

-         Se non ti va di venire con me al ballo è uguale… -

-         Non è quello. – singhiozzò la ragazza. – Sono felice di essere stata invitata proprio da te ma… non ce la fo Ron, maledizione. Sono troppo stanca… non svolgo bene il mio lavoro e non studio abbastanza per l’Università! Non ho ancora dato un esame! –

-         Ma che dici? Silente ti ha detto proprio ieri l’altro che è entusiasta di te, e con la scuola sei molto avanti! Ė normale che tu non abbia ancora dato nemmeno un esame, hai iniziato da appena due mesi! – rispose Ron sorridendo. – Sei fantastica! Non devi piangere mai più per delle sciocchezze come queste, capito? –

-         I Grifondoro mi odiano… - continuò Hermione.

-         Ma che dici? I Grifondoro ti adorano! Mia sorella all’inizio non ti sopportava, ma adesso dice che sei la migliore professoressa che abbia mai avuto! Per non parlare di Martin, che è sempre a cercarti! –

-         Martin… - Hermione si morse un labbro.

-         Cosa c’è? –

-         Niente. – Hermione si staccò bruscamente da Ron, che la fissò con aria confusa.

-         Martin è innamorato di te, non puoi dire che non ti sopporta. – replicò Ron ridendo.

-         Cosa? – Hermione impallidì.

Era così evidente?

-         Certo! – disse Ron. – Ti sta sempre attaccato. Ma il tuo pensiero è fisso su Vicky, non riesci a pensare a nessun altro… -

-         Ma che dici? – esclamò Hermione ridendo.

-         Sei sempre a mandargli le letterine… - disse Ron ridendo come un matto.

-         Ė solo un mio amico, Ron! – protestò Hermione continuando a ridere.

-         E comunque non cambiare discorso… non dirmi che non ti sei accorta di Martin! – la rimbeccò lui.

-         No. – mentì lei. – Diciamo che sei tu quello che vede miei pretendenti dappertutto perché sei geloso! –

Il ragazzo tacque improvvisamente, poi fece un sorriso triste.

-         Ė probabile… adesso vai, dovrai preparati per la cena immagino. –

-         Si. – rispose Hermione, poi si avviò verso la porta. – Ron…? –

-         Si? – le chiese distrattamente il ragazzo.

-         Ti voglio bene. –

-         Anch’io. –

 

Il mattino seguente, dopo aver fatto lezione ai Serpeverde del quarto anno, entrarono i Grifondoro del settimo anno in classe.

Hermione, che era ancora nervosa per il bacio di Martin, chiamò immediatamente il ragazzo interrogato.

-         Soyer, vieni qua. –

Il prefetto si avvicinò con aria titubante alla cattedra.

-         Ieri sera ti ho trovato nel corridoio e ti ho detto di imparare il capitolo sui duelli e di spiegarlo ai tuoi compagni, ricordi? –

Martin annuì e cominciò a spiegare il capitolo ai suoi compagni. Quando, dopo venti minuti, ebbe terminato, Hermione si alzò dalla sua cattedra.

-         Bene. Adesso facciamo una dimostrazione pratica ai tuoi compagni, almeno durante la prossima lezione ognuno di voi si potrà sfidare a duello. –

-         Noi… due? – chiese Martin con aria preoccupata.

-         Esatto. Tu mi dovrai colpire, e io farò altrettanto. Il primo che cade con le spalle a terra ha perso. –

-         Ma… ci faremo male. – protestò debolmente il ragazzo.

-         Se mai lei incontrerà Voldemort, e le auguro di no, non credo che si farà scrupolo ad attaccarla per non provocarle dolore, signor Soyer. –

-         Non vorrei rischiare di farle male… - protestò ancora Martin.

-         Oh, come siamo presuntuosi. Sono io la professoressa. – ribatté Hermione. – Expelliarmus! –

Martin sbatté contro al muro, e la sua bacchetta cadde a terra.

-         E… Expelliarmus! – anche il ragazzo disarmò Hermione.

Continuarono a duellare per un po’ fino a che Hermione non ebbe la meglio su Martin. Al termine del duello la professoressa rimandò il ragazzo a posto e sorrise compiaciuta.

-         Nonostante lei abbia perso devo ammettere che mi ha messa in seria difficoltà. – ammise Hermione. – Non sono molto alta di voti, come ben sapete, ma credo che stavolta il signor Soyer si meriti un bel 9. –

Tutti i Grifondoro applaudirono sotto lo sguardo perplesso di Martin. Non appena la lezione fu terminata e tutti i ragazzi furono usciti dalla classe, Martin si avvicinò a Hermione e con il volto paonazzo balbettò:

-         I… immagino ch… che… lei… s… si presenterà al… al ba… al ballo scolastico con… -

Hermione non gli lasciò nemmeno terminare la frase. Alzò gli occhi dal suo registro, dove aveva segnato un 9 accanto al nome “Martin Soyer” e disse:

-         Con il professor Weasley. –

Il ragazzo si morse un labbro e annuì, poi si diresse verso la porta e uscì dalla stanza, mentre Hermione si chiedeva: “Ma veramente quel bacio mi ha infastidita?”.

 

Presto arrivò il 24 dicembre. Durante il pomeriggio, mentre Hermione stava girovagando nei corridoi in cerca di qualche Serpeverde a cui togliere punti, Harry venne a farle visita. Appena la ragazza lo vide gli saltò letteralmente fra le braccia, e poi lo condusse nell’ufficio di Ron, che rimase molto felice della visita del suo amico, e fu ancora più contento quando seppe che Harry aveva deciso di fermarsi ad Hogwarts per tutte le vacanze natalizie. I tre amici passarono gran parte del pomeriggio a sistemare una branda nella camera di Ron, per fare posto ad Harry. Dopo,  Hermione corse a prepararsi e quando scese nella Sala Comune fu accolta da Harry.

-         Complimenti! – le disse il suo amico abbracciandola amichevolmente. – I balli ti fanno bene. Sei molto carina, davvero. –

-         Grazie. – gli rispose velocemente Hermione, che si sentiva piuttosto imbarazzata quando riceveva dei complimenti. – E tu, con chi partecipi? Sei solo soletto? –

-         Come ripiego ho invitato Ginny. – borbottò Harry con aria annoiata.

-         Dai, cattivo! – lo rimbeccò la ragazza. – Ė davvero molto carina Ginny! –

-         Da morire! – ironizzò Harry. – E il tuo cavaliere… è stata una scelta dettata dall’obbligo o ne sei felice? –

-         Eheh… mistero. – sorrise Hermione. – Comunque quando arrivano i due fratellini? Se entro due minuti non sono qua gli do buca e ballo con te! –

Nello stesso istante la McGranitt arrivò alle spalle di Harry.

-         Buona vigilia ragazzi! –

-         Anche a lei! – risposero i due amici all’unisono.

-         Vi siete trovati un cavaliere e una dama? –

-         Ginny e Ron. – disse Harry con un sorriso. – Un ripiego per entrambi! –

-         Parla per te Harry… Hermione non ha mai detto niente del genere mi sembra. – considerò la professoressa.

Harry fissò Hermione e le chiese, con aria incredula:

-         Ho perso qualche puntata? –

-         Sveglia Harry… - disse la vicepreside alzando gli occhi al cielo.

In quel reciso istante arrivarono Ginny e Ron, e la professoressa tornò da dove era venuta. Ginny indossava un vestito corto e rosa acceso, e aveva lasciato i capelli sciolti. Hermione doveva ammettere che era veramente carina, sembrava molto più grande. Ron invece indossava un vestito nero abbastanza serio, che lo rendeva un po’ ridicolo, mentre i capelli erano pettinati, o meglio abbandonati a se stessi, come sempre.

-         Ciao Ginny, stai davvero molto bene. – borbottò Harry con aria poco convinta. – Sono sincero… se ti dicessi “Sei bellissima” suonerebbe un po’ come una cosa falsa, visto che ti conosco da otto anni, ma ti assicuro che stai benissimo. –

-         Grazie. – rispose Ginny mentre fissava un ragazzo del settimo anno di Corvonero che parlava con una ragazzina molto più piccola di lui, di Tassorosso.

Hermione intercettò il suo sguardo e sorrise.

-         Lui è Markus McGregor, settimo anno di Corvonero, non fa niente dalla mattina alla sera, ma è molto simpatico e intelligente, e soprattutto ha una gentilezza fuori dal comune. Lei è Alicia Cornell, secondo anno di Tassorosso, ha nove a tutte le materie tranne che alla mia. E comunque a lui non interessa lei. L’altro giorno gli ho sequestrato un bigliettino, dove c’era scritto che andava al ballo con Alicia perché non sapeva chi invitare, e perché era certo che lei avrebbe accettato visto che lo assilla da un anno. –

-         Oh, grazie Hermione! – rispose Ginny tornando a parlarle come un’amica. – Cioè, scusi professoressa Granger. –

-         Siamo amiche, chiamami così solo quando ce n’è bisogno. – replicò Hermione con un sorriso.

-         Bene, bene, evviva la commozione, vieni a ballare adesso! – esclamò Ron prendendo al sua amica per un braccio e portandola in mezzo alla pista, sotto lo sguardo stupito di Harry e Ginny…  

 

“Cosa sta succedendo? Stiamo ballando allacciati, da un minuto, un’ora o un secolo? E questo  quello che voglio da anni, avvertire la tua vicinanza, annusare il tuo profumo, starti vicina… e adesso non so cosa dire, cosa fare? A forza di camminare lentamente siamo in giardino… succede tutto così in modo strano… sembra che il bacio che mi stai dando non lo stia vivendo io. Ma quello è Martin! Ho intercettato il suo sguardo, ma tu mi porti via. Senza sapere come mi ritrovo nel tuo ufficio, e senza sapere perché facciamo l’amore. L’unica certezza è che siamo felici e che ci amiamo.”

 

-         Sveglia… -

Una mano toccò la guancia di Hermione, che aprì gli occhi bruscamente.

-         Che ore sono? – esclamò lei sedendosi sul letto.

-         Le undici meno dieci… buon Natale. – mormorò Ron sbadigliando.

La ragazza si alzò velocemente dal letto e si rivestì in fretta.

-         Dove vai? – le chiese Ron.

-         A farmi una doccia, nel mio ufficio. –

-         Perché? –

-         Perché… - Hermione cercò di pensare al motivo per cui sentiva un così immediato bisogno di una doccia. – Mi sento sporca. –

Il ragazzo fece una faccia ferita e si morse un labbro.

-         Non lo so… non è che… sono stata davvero molto bene, e sono felice ma… non è che sono poi così abituata, è la prima volta che… - balbettò Hermione. – Ti amo, ma devo farmi una doccia, scusa. –

Dopodiché sbatté la porta e uscì.

 

Quando Hermione, dopo essersi lavata e vestita, raggiunse la Sala Grande la trovò semideserta, come ogni anno. Si sedette al tavolo dei professori, accanto ad Harry e a Ron e rivolse un sorriso radioso ad Harry.

-         Auguri! –

-         Ma dove siete stati ieri notte? – l’aggredì Harry. – Questo qui non vuole dirmi nulla,e voi due siete scomparsi, volatilizzati! Ho dovuto dormire nel dormitorio dei Grifondoro, aveva lasciato pure la porta dell’uffici chiusa, lui! Ma dove eravate? –

-         Fai 2+2. Non ci vuole molta intelligenza. – mormorò lei con lo sguardo basso.

-         Eh? – Harry abbassò la voce. – Avete…? –

-         Si. – ribatté stancamente Hermione.

-         Si, ma lei si sente “sporca”… a quanto pare l’ha fatto solo per divertimento, a differenza di me. – esclamò con voce gelida Ron.

-         No… - tentò di protestare Hermione.

-         Ė normale sentirsi sporchi, immagino. – ipotizzò Harry. – Ė una cosa strana. Se non ti amava non faceva quello che ha fatto, la conosco. –

-         Dobbiamo proprio parlarne adesso? – sussurrò Hermione, stizzita. – Siamo al tavolo degli insegnanti e… -

-         Sei innamorata di me? – le chiese bruscamente Ron. – Non sembra, da come ti comporti. –

-         Si. – sussurrò sinceramente Hermione. – Ma… lo sai come sono, non so spiegare bene quello che provo e… -

-         Se veramente mi vuoi bene trattami normalmente. Non ti devi vergognare. Se vuoi che stiamo insieme trattami come… come una ragazza tratta il suo ragazzo. Se mi baci in pubblico non è che muore nessuno. – disse Ron con voce ferma.

-         Ė vero. – lo appoggiò Harry.

-         Harry, per favore, questa è una faccenda tra noi due! – lo zittì Hermione. – Va bene. Ma non adesso, perché ci sono anche tutti i ragazzi e… -

-         Si, ma volevo solo capire se adesso state insieme o no! –

-         Chi? – la voce di Silente fece capolino dietro ai tre ragazzi.

-         Nessuno! – rispose velocemente Hermione. – Buon Natale signor preside! – 

-         Anche a voi, ragazzi. Sono molto felice di poterti ospitare, Harry… - disse Silente sorridendo. – Vi siete scambiati i regali? –

-         Già! – Harry si mise una mano sulla fronte. – I regali! Li ho dimenticati nell’ufficio di Ron… -

-         Possiamo andare a prenderli? – chiese Ron.

-         Ma certo. – rispose l’anziano preside. – Tanto il pranzo non inizierà prima che trascorrano altri quindici minuti.  

Così i tre amici si diressero verso i loro uffici. Dopo che Hermione ebbe preso i due regali uscì e si diresse verso la Sala Grande, ma nella Sala delle armature trovò Martin, che passeggiava con aria triste.

-         Buon Natale, signor Soyer. – disse sorridendo e cercando di mantenere una voce ferma.

Il ragazzo si voltò di scatto e sorrise.

-         Buon Natale anche a lei, professoressa Granger. –

-         Ha passato una buona vigilia? – chiese Hermione.

-         No. – ammise il ragazzo. – E lei? –

-         Si. – rispose lei. – Posso dire che ne ho passate di peggio. Ha partecipato al ballo? Non l’ho vista ieri sera. –

-         Ho partecipato alla festa, ma non avevo una doma da invitare. – rispose Martin. – Comunque io l’ho vista. Era… -

-         Ero con Harry e Ron. – rispose lei velocemente. – Era molto tempo che non stavamo insieme, noi tre, ed avevamo molta nostalgia di Harry. –

-         Strano, io l’ho vista mentre era sola con il professor Weasley. – considerò il ragazzo. – Il signor Potter era insieme a Ginny Weasley, mi sembra. –

-         Certo, non potevamo ballare in tre. – replicò Hermione, stizzita. – Ho ballato un po’ con Harry e un po’ con Ron. –

-         Io l’ho vista soltanto mentre ballava con il professor Weasley. – considerò amaramente il ragazzo.

Hermione annuì e si morse il labbro. La presenza di Martin la imbarazzava alquanto…

-         Hey Hermione! –

Qualcuno le arrivò da dietro e la baciò sul collo. La ragazza si voltò di scatto e vide, con suo grande sollievo, la sagoma di Ron, seguita da quella di Harry.

-         Ron! –

-         Esatto! – esclamò il ragazzo, stavolta baciandola sulle labbra.

-         Harry… vieni, ti presento un mio alunno. –

Ron avvampò e si morse un labbro:

-         Ops, non l’avevo visto… -

-         Non fa niente. – lo rassicurò la ragazza. – Harry, lui è Martin Soyer, il miglior studente del settimo anno, nonché prefetto di Grifondoro. –

-         Piacere Martin! – esclamò Harry porgendo la mano al ragazzo.

-         Il piacere è tutto mio, signor Potter. – rispose Martin stringendo la mano di Harry.

-         Chiamami Harry e dammi del tu, Martin! – rise Harry. – Ma non ci sono due prefetti? –

Il ragazzo annuì e disse:

-         Ma l’altra ragazza è del quinto anno. –

-         Capisco… e dimmi un po’ Martin… come è il professor Malfoy? – gli chiese Ron.

Martin si mise a ridere.

-         Osceno. Insieme a Piton fanno un’accoppiata terribile… odiano tutti i Grifondoro. –

-         Andiamo, adesso. – borbottò Hermione prendendo Ron per un braccio. – Silente ci aspetta. –

-         E lasciamo Martin qui da solo? – protestò Ron.

-         Il signor Soyer non ha due anni. – rispose Hermione con voce fredda. – Andiamo. Buon Natale signor Soyer. –

-         Grazie. – rispose Martin sorridendo.

 

-         Che regali avete ricevuto, ragazzi? – chiese la McGranitt addentando un coscio di pollo.

 

-         Una maglia della Nike da Ron e un pigiama dei colori della mia squadra da Hermione. – rispose Harry mentre sbocconcellava la zuppa.

-         E voi due? – chiese la donna con aria maliziosa a Ron e ad Hermione.

-         Un mantello nuovo da Harry, un maglione da mia madre e mio padre, degli scherzi dai miei fratelli e una scopa nuova da Hermione. – rispose Ron.

-         E tu, Hermione? –

-         Dei vestiti dai miei genitori, un libro sulla Difesa contro le arti oscure da Harry e una sciarpa da Ron. – rispose la ragazza con voce distratta.

-         C’è qualcosa che non va, Hermione? – gli chiese l’anziana professoressa intuendo il suo disagio.

Hermione fece cenno di no con la testa e continuò a fissare il tavolo degli studenti. Martin non c’era… dove diavolo poteva essersi cacciato? E come mai lei teneva così tanto a lui? Amava Ron, ne era certa, ma Martin occupava uno spazio speciale nel suo cuore.

-         Mi scusi professoressa, ma dov’è Martin Soyer? – chiese Hermione ad un tratto.

-         Ma perché ti importa così tanto? – ribatté Ron con aria infastidita.

-         Non lo so. – affermò l’anziana donna. – Ma Ron ha ragione. Perché ti preoccupi così tanto? –

-         Ė il mio alunno preferito. – ammise Hermione. – E in questi giorni l’ho visto strano. Sono molto preoccupata per lui. –

La vicepreside fece un sorriso malizioso e continuò a mangiare, poi sospirò e disse:

-         Ė vero, Martin è un ragazzo fantastico. Ma tu sai meglio di me che è innamorato di te, e come tutte le persone innamorate non ama vederti assieme a Ron. Voi non avete fatto niente di male… ma se ha visto che state insieme ci sarà rimasto male. –

-         Ma… - Hermione sospirò, come aveva appena fatto la vicepreside. – Io non poso fare niente? –

-         Hermione, cosa hai fatto di male? – la interruppe Harry. – Non devi farti paranoie per un ragazzino stupido. –

-         Appunto. – borbottò Ron.

-         Io gli voglio bene. – ribatté seccamente Hermione. – E Martin non è un ragazzino stupido. Ė molto intelligente e sensibile, ed io mi sento in colpa. –

-         Cosa c’è, Granger? Sentivi tanto la mancanza di San Potter che ieri sera l’hai passata appiccicata  a Lenticchia Weasley! – gridò Malfoy a voce abbastanza alta dall’altra estremità del tavolo.

-         Non dire sciocchezze, Draco. – disse il professor Piton. – Cerca piuttosto di imparare ad insegnare come fa la signorina Granger. –

-         Come è a letto l’amico dello sfregiato? – bisbigliò Malfoy ad Hermione, in modo da non farsi sentire da nessun altro.

-         Fantastico. – lo ghiacciò lei. – Vuoi provare? Se vuoi glielo chiedo. –

-         Non ci tengo Granger, grazie. – poi si rivolse a Ron e, sempre con voce bassa, gli disse: - E la secchioncella? Ci sa fare? –

-         Certo. – disse Ron ridendo. – Ma lei non te la presto… sai, sono geloso. –

-         Non ci tengo… non vorrei mischiarmi con gente simile… -

-         Ti perdi. – rispose Ron continuando a ridere. – E a te come va con la Parkinson? –

-         Stupido di uno Weasley, fatti i fattacci tuoi! – 

I tre amici si misero a ridere e non pensarono più a Draco.

 

-         Ciao Martin… che ci fai il giorno di Natale qui in giardino? Ė così freddo… poi seduto sulla neve… ti bagnerai. -

Hermione scrutò il cielo con aria imbarazzata.

-         Ė la prima volta che mi da del tu. – considerò il ragazzo sorridendo. – Comunque lei è molto gentile preoccuparsi per me, ma non ho freddo. –

Hermione prese il ragazzo per una manica.

-         Alzati, disgraziato! –

Il ragazzo sorrise e le chiese:

-         Cosa ci fai lei in giardino? Dove sono il suo ragazzo e il suo migliore amico? –

-         Il mio ragazzo è con la sua sorellina… le sta dando il regalo. E il mio migliore amico si sta allenando a Quidditch. –

-         E lei è sola… mi dispiace. Deve essere triste non poter essere più a scuola, senza essere circondato da tutti i Grifondoro… non so come farò il prossimo anno. – considerò amaramente il ragazzo.

La ragazza si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla.

-         Ti prometto che se sarò ancora io la professoressa di difesa contro le arti oscure, il prossimo anno, chiederò a Silente che tu diventi il mio assistente. –

-         Mi dispiace, ma so che non accetterei. – il ragazzo si alzò bruscamente da terra. – Lei è molto gentile, so che si è affezionata a me e che mi considera un amico. Ma io… io non posso umiliarmi così. Sto troppo male quando lei mi è vicina. Io la amo pazzamente, non ho mai provato niente del genere per nessun altra. E averla vista entrare nella camera del professor Weasley ieri notte per me è stato terribile. La mia vita è orribile. Ma passerà. So che passerà. Ci vorranno anni, perché non ho mai provato qualcosa di così travolgente, ma so che passerà. Tra sei mesi la scuola terminerà, e allora io non la vedrò più. E il dolore si affievolirà fino a scomparire. –

Hermione si alzò e lo abbracciò. Il ragazzo rispose al suo abbraccio stringendola ancora più forte, e i due ragazzi rimasero così attaccati per dieci minuti buoni, finché Hermione non si sentì toccare la spalla. Si voltò bruscamente e vide Harry, che sorrideva con aria triste.

-         Ciao, Harry. – sussurrò Martin, poi si allontanò regalando ai due amici un ultimo sorriso.

Appena Martin fu scomparso dalla vista dei due ragazzi, Harry si sedette e circondò la vita di Hermione con un braccio.

-         Non è come sembra, Harry, io… -  balbettò Hermione diventando paonazza.

-         Invece è come sembra. – Harry le mise un dito sulle labbra. – Tranquilla, non dirò niente a Ron. Né Ron, né nessun altro saprà ciò che ho visto oggi. Ma tu devi dirmi quello che senti. Se non ne parli con nessuno finirai per scoppiare. –

-         Non lo so nemmeno io, quello che mi sta accadendo. – ammise Hermione. – Ti giuro che amo Ron, lo amo da due anni, ed è stupendo poterlo abbracciare e baciare. Ma Martin è un ragazzo unico. Ha una dolcezza fuori dal comune. Ė simpatico, sempre allegro, altruista, carino nei modi di comportarsi, è intelligente e sorride sempre. Sembra molto più grande dell’età che ha, al contrario di Ron. Però io… io amo Ron… -

-         Lo so. – la rassicurò Harry. – So che ami Ron, si vede benissimo. –

-         Una volta Martin mi ha baciata. – mormorò Hermione. – Il giorno dopo l’ho interrogato e l’ho sfidato a duello. Gli ho fatto male, e lui mi ha fatto male. L’ho fatto apposta, per vendicarmi. Ma in realtà quel bacio non è stato brutto. Ė stato magnifico, come… come i baci di Ron. Uguale. –

-         Non so nemmeno io quello che passa per la tua testina. – ammise Harry. – So che è qualcosa di molto complicato. –

-         Temo che tu abbia ragione. – disse Hermione scotendo la testa.

 

-         Forza, vi voglio belli freschi! – Hermione batté le mani e osservò i volti depressi dei Grifondoro del settimo anno. – Lo so che le vacanze di Natale sono appena terminate, ma è proprio per questo che dovete essere scattanti! Tra nemmeno un mese ci saranno le pagelle!

-         Mica ha detto poco. – si lamentò Martin dal primo banco.

-         Hai ragione. – disse Hermione sorridendo. Non riusciva  a non sorridere quando incontrava i dolci occhi verdi di Martin. – Ma non dovete mollare, ragazzi! –

-         Come mai? – borbottò Ellen Taser dall’ultima fila.

-         Perché a luglio dovrai sostenere il più difficile degli esami che hai fatto finora, Ellen. – rispose Hermione.

-         Io prenderò 2 all’esame della sua materia! – si lagnò Ellen.

-         Non dire sciocchezze, Ellen! Hai la media del 6 e mezzo! – esclamò Hermione.

-         Appunto! Tutte le altre materie mi riescono meglio… anche a Pozioni ho almeno 7! –

-         Vedrai che puoi migliorare. E comunque a me sembri già bravissima. – disse Hermione con un sorriso incoraggiante.

-         Grazie… lei è troppo buona.  – rispose Ellen sorridendo.

-         Sei tu che ti sottovaluti troppo. – bisbigliò Hermione passandole accanto. – La lezione è finita! Per la prossima volta scrivetemi un tema di duecento parole sui Dissennatori! –

Tutti i ragazzi uscirono, tranne Martin, che rimase immobile al suo banco.

-         Non vai via, Martin? – disse Hermione dopo un po’, con voce tremante.

-         No. – rispose semplicemente il ragazzo.

-         No… non puoi rimanere qui. – balbettò Hermione.

-         Harry ha detto al professor Weasley del nostro abbraccio? – chiese il ragazzo ignorandola.

-         No… - disse Hermione. – Io… non te ne deve importare… vai o… o toglierò… cento punti a Gri… Grifondoro. -

Il ragazzo si alzò di scatto.

-         Se vuole che me ne vada, io me ne andrò subito. –

-         No! – esclamò Hermione. – Cioè si… no… non lo so. –

-         Ha… è stata… altre volte con… con Ron Weasley… nel… come… come la notte… de… della vi… vigilia? – balbettò il ragazzo tenendo la testa china e mordendosi il labbro. – Sono un masochista. –

-         Si. – Hermione si avviò verso la porta. – Si. Si. Io amo Ron. Dobbiamo… dobbiamo smetterla. Io lo amo. –

Martin le si avvicinò e la fermò per le spalle.

-         Mi guardi negli occhi e mi dica: “Io non ti stimo, non ti voglio nemmeno un briciolo di bene, stammi lontano.” Mi dica che ha fatto l’amore con il professor Weasley, me lo dica in faccia. –

Hermione alzò lo sguardo e disse:

-         Ho fatto l’amore con Ron. Vai via. –

Martin annuì.

-         Va bene. –

Dopodiché lasciò le spalle di Hermione e abbandonò la stanza.

 

-         Ciao bellissima! – disse Ron prendendola per la vita. – Buon appetito! –

-         Così mi fai andare tutto il mangiare di traverso… - disse Hermione sorridendo. – Fatti dare un bacio, amore. –

Ron si chinò a baciarla ed Hermione scorse gli occhi di Martin che la fissavano dal tavolo di Grifondoro.

-         C’è qualcosa che non va? – disse Ron sedendosi accanto a lei.

-         Mi preoccupa Martin. – ammise Hermione. – Ė strano in questi giorni, assente. –

-         Ti ama e non sopporta il fatto che tu sia solo mia. – disse Ron prendendola sottobraccio. – Sono geloso. –

-         Ma no, guarda, non si era capito… sei geloso e appiccicoso. – disse Hermione ridendo.

-         Ė perché ti amo. – borbottò Ron mettendo il broncio.

-         Lo so, anche io ti amo. – disse Hermione con il sorriso sulle labbra.

In quel preciso istante Draco Malfoy passò accanto a loro e li fissò con aria disgustata.

-         Oh mio Dio, che schifo… - sussurrò. – Lenticchia e la secchioncella… mi viene il vomito. –

-         Fottiti, Malfoy! – borbottò Ron guardandolo male.

-         Weasley… - Malfoy si sedette accanto a Ron e fece un sorriso perfido, ma stavolta la sua voce sembrava più insofferente. – Ho visto tua sorella. Si baciava con uno. –

-         E allora? – ribatté Ron. – Dove sta il problema? Ha diciassette anni! –

-         A me sembra che Malfoy sia geloso, Ron. – disse Hermione ridendo. – Ti sei innamorato di Ginny, Draco? –

Il ragazzo diventò subito rosso e si alzò dalla sedia.

-         E anche se fossi geloso, Granger? Hai qualcosa in contrario? -

-         Sei innamorato di lei? – chiese Ron con aria stupita.

-         Si. – ribatté freddamente Malfoy. – Si, e allora? –

Hermione e Ron rimasero a bocca aperta, mentre fissavano Malfoy con occhi sgranati. L’ex Serpeverde sospirò e si allontanò con aria arrabbiata.

 

Passarono velocemente anche gli ultimi mesi di scuola, e i ragazzi arrivarono a luglio quasi senza accorgersene. Martin aveva smesso definitivamente di trattare Hermione come qualcosa di diverso di una professoressa, e la ragazza aveva apprezzato la cosa. Tuttavia, sebbene stesse benissimo con Ron, sapeva ce il giovane prefetto di Grifondoro non le era affatto indifferente. Il giorno della consegna dei diplomi, Hermione era in una zona isolata del parco, precisamente intorno al lago. La scuola quel giorno era piena dei ragazzi del settimo anno, che venivano a ritirare i loro diplomi, ma Hermione non aveva voglia di stare in mezzo alla folla. Aveva pensato che sarebbe andata trovare ognuno dei suoi oramai ex studenti nelle loro case verso settembre, per dargli il saluto definitivo. Mentre era a passeggiare, sentì una mano sfiorarle la spalla.

-         Ron, possibile che non possa stare un attimo sola? – sospirò la ragazza voltandosi di scatto.

Ma ciò che vide la fece arrossire all’istante. Non era stato Ron a toccarla, bensì Martin.

-         Non si preoccupi, non sono Ron. – disse il ragazzo sorridendo.

-         Ne sono felice. – considerò Hermione. – Grazie per il saluto ma tranquillo, ho pensato che a settembre passerò in ogni casa dei miei alunni del settimo anno per salutarli. Non vi posso dimenticare… avete solo un anno meno di me e siete stati la mia prima, dura, esperienza di lavoro. –

-         Ma io non sono come tutti gli altri. – disse Martin. – Sediamoci qui sulla riva del lago, Hermione. Tanto adesso posso darti del tu e chiamarti per nome, non sei più la mia professoressa. –

-         Certo. – Hermione si mise a ridere e si sedette accanto a Martin. – Ė vero, non sei come tutti gli altri. –

-         Lo so. – Martin lanciò un sasso nel lago. – So che… ti mancavo. Però tu mi avevi detto di non importunarti più. –

-         Ma ti voglio bene… e non solo. Però amo Ron. – disse la ragazza con un sorriso.

-         Lo so. – ripeté il ragazzo. – Ma… ma posso baciarti, per l’ultima volta? –

-         Si, ti prego, fallo. -

Il ragazzo le si avvicinò e le sfiorò le labbra, ma in quel preciso istante i due sentirono un botto dietro di loro. Si scansarono bruscamente e si voltarono di scatto: un uomo incappucciato li stava fissando mentre sogghignava.

Entrambi agguantarono le bacchette e si preparano ad un duello in piena regola. Ma all’improvviso Ron corse verso di loro, anche lui armato di bacchetta.

-         Hermione! – gridò. – Ti cercavo… o Dio! Un Mangiamorte! –

-         Ron, scappa via con Hermione! – esclamò Martin. – Chiamate il preside! –

-         No, scappa tu! – ribatté Ron. – Siamo noi i professori! –

-         Pensa a salvare Hermione, piuttosto! – gridò il giovane prefetto. – La amiamo entrambi. Meglio che ci feriamo noi, piuttosto che lei! –

-         Piuttosto, aiutatemi! – gridò la ragazza, che stava già duellando con il Mangiamorte.

Ma il Mangiamorte si voltò velocemente verso i due ragazzi e gridò:

-         Avada Kedavra! –

Nello stesso tempo anche Hermione gridò il medesimo incantesimo, però verso il Mangiamorte.

Due strie verdi partirono da entrambe la bacchette. Hermione chiuse gli occhi, e quando li riaprì vide il Mangiamorte e Martin stesi a terra.

-         Merda! – gridò correndo verso il ragazzo. – Merda, no! No, Martin! –

-         Calma! – esclamò Ron. – Probabilmente… forse è solo svenuto. Portiamolo dai professori… e stai calma, Hermione. –

Dopodiché il ragazzo prese Martin sulle spalle e si diresse verso l’ingresso di Hogwarts.

 

-         Ė andata così, professoressa. – spiegò Ron. – Il Mangiamorte è morto, è vicino al lago. E Martin… Martin non si sa.

-         C’è poco da fare. – disse Silente con voce grave. – Ha preso la maledizione Avada Kedavra soltanto in un braccio, ma ciò gli permette di vivere altri venti minuti al massimo, non di più. -  

-         Her… Hermione… - gemette il ragazzo, dal letto dove era stato appoggiato.

-         Sono qua. – rispose Hermione con la voce rotta dal pianto. Dopodiché gli prese una mano e cominciò ad accarezzarla. – Sei stato fantastico Martin… tu sei fantastico. Sei passato con 100 punti su 100 all’esame, sei il ragazzo più dolce del mondo, sei intelligente, sei bellissimo, sei… - ma Hermione non riuscì a terminare la frase, dato che un nodo le stringeva la gola.

-         Ti prenderai cura di lei, vero Ron? – sussurrò Martin.

-         Certo. – rispose Ron sorridendo. – Te lo prometto. Te lo giuro Martin. –

-         Ci dev’essere un cazzo di sistema! – gridò Hermione. – Dobbiamo guarirlo! –

-         Stai calma. – mormorò Martin con la poca voce che gli restava. – Stammi vicina, per favore. Ti amo. –

La ragazza asciugò una lacrima dal voltò del ragazzo e lo baciò.

-         Anche io. –

-         Non è vero. – Martin fece un mezzo sorriso. – Ami Ron. Però mi vuoi bene e mi stimi tantissimo. Mi consideri il tuo migliore amico… o poco di più. Forse col tempo ti saresti innamorata di me… ma adesso no. Ma io speravo ne tempo… so che sarei riuscito a farti innamorare. –

-         Martin, vuoi vedere i tuoi genitori? – sussurrò la McGranitt.

-         No. – disse lui. – Hermione… ti devo confessare che tu mi piacevi anche prima che tu diventassi a mia professoressa, anche se tu nemmeno mi conoscevi. –

Hermione sorrise e gli accarezzò i capelli.

-         Shh, non parlare. –

-         No, voglio parlare. – si ostinò lui. – Ron… non permettere che lei ti lasci dopo la mia morte, perché lei crede di amarmi, ma ama te. Capito? Hermione, non lo lasciare. Giura. –

-         Giuro. – disse Hermione piangendo.

-         Un’altra cosa… mia sorella è al quarto anno… è di Serpeverde, ma è brava. – borbottò Martin.

-         Lo so. Ė una mia studentessa. – precisò Hermione.

-         Bene. Dille che la ragazza che amavo della quale non volevo dirle il nome sei tu, e che le voglio moltissimo bene. –

-         Lo farò. – promise solennemente Hermione.

-         Ora devo andare… ciao… ti amo… -

-         No! – gridò la ragazza, ma Martin aveva già smesso di respirare.

 

 

 

13 ottobre 2017

 

Ron fissò la fredda camere d’ospedale. Harry, Ginny, i suoi genitori ed i signori Granger erano seduti vicino a lui, tutti intenti a fissare lo stesso punto, ma nessuno provava il suo stesso nervosismo e la sua ansia. La sua Hermione, la luce dei suoi occhi, era lì dentro. Il suo amore, la sua unica ragione di vita; e lui lì fuori, fermo, impotente, senza poterla aiutare. Udì i suoi gemiti farsi sempre più acuti, e strinse le mani attorno alla maglietta.

“Amore, tesoro, ti giuro che ora vengo… non posso farti soffrire così tanto da sola… ”.

Il ragazzo si alzò di scatto in piedi, quando un giovane medico uscì dalla stanza, con aria triste  e desolata. Il cuore gli balzò in petto.

-         Allora…? –

Il dottore sospirò.

-         Mi dispiace, signor Weasley. So che voleva una femminuccia con tutto se stesso, ma è nato un maschietto. –

Tutti i presenti saltarono in piedi, entusiasti, felici.

-         Va benissimo lo stesso! – Ron rise, raggiante. – Posso entrare da Hermione? –

-         Certo, ma soltanto lei, mi raccomando. La ragazza è già molto stanca per il parto. –

Il giovane Weasley corse nella bianca camera d’ospedale, e fissò gli occhi allegri della sua amata.

-         Tesoro! – l’uomo le corse incontro, baciandola. – Amore mio, come stai? –

-         Ė… è stato un parto difficile, ma sono molto felice. – rispose Hermione, stancamente.

-         Ė un maschio, piccola! – Ron la abbracciò, stando attento a non farle male. – Ho pensato… -

Il ragazzo fissò il soffitto, imbarazzato.

-         Si? – Hermione lo spronò a continuare. 

-         Ho pensato che sarebbe bello chiamarlo Martin. Ė giusto così, tesoro. Io ne sarei molto felice. Se tu vuoi… per va bene, amore. Mi basta la tua felicità. –

Hermione si zittì, stupita, confusa. Poi pensò al suo passato. Nessuno valeva quanto il suo Ron. Martin era stata solo una sbandata. Certo, gli avrebbe voluto molto bene se fosse stato in vita, ma per lei esisteva solo il suo amato Ron, che conosceva e che amava da così tanti anni…

La donna fissò il suo amore e gli spostò una ciocca di capelli rossi dal volto.

-         Credo che Harry sarebbe più adatto. In fondo, Harry e Ron sono, saranno e sono sempre stati gli unici uomini della mia vita. –

Ronald la fissò incredulo, e affondò il volto nella cascata di capelli ricci della sua Hermione, piangendo di gioia e commozione, finalmente sicuro di essere l’unica persona importante per colei che amava con tutto se stesso.

 

 

 

    

 

 

     

     

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       

 

   

  
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