Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma appartengono di diritto alla Arakawa
La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Tutti
i personaggi di questa storia sono maggiorenni, i fatti e i personaggi non sono
esistiti o esistenti.
ADULTO
di
Lisa
Risate.
Tante rumorose risate attorno a lui.
La
tavolata era ben imbandita, la birra scorreva dissetante e la compagnia era
davvero coinvolgente. Egli stesso lasciava comparire un sorriso a fior di
labbra, indice di gradimento.
Eppure
avvertiva una nota di disagio.
Dopo
quella parentesi di qualche ora spensierata infatti, ognuno di loro sarebbe
tornato a casa, da quel qualcuno che lo attendeva.
Havoc
dall’infermierina a cui si era finalmente dichiarato, riuscendo a conquistarla.
Falman
dalla sua Sheska, coronamento dei suoi timidi desideri.
Breda
e Fury occupavano in affitto due stanze dello stesso appartamento, e benché
ogni tanto si lamentassero della presenza l’uno dell’altro, certamente la loro
convivenza non lasciava certo spazio alla noia.
Armstrong
viveva ancora nella villa castello con la sua famiglia.
Quanto
a lui.. Lui ora non godeva più della presenza di Al, che da quando erano
tornati ad Amestris si era definitivamente trasferito da Winry a Resembool. Non
che Ed gliel’avesse mai fatto pesare, ma dubitava che Al potesse mai
comprendere che cosa significasse sentirsi inchiodato da quel senso di
solitudine perenne, che si era sostituito al fratello. E che bruciava. Oh, se bruciava.
E
poi, c’era il generale. Il generale Mustang. Sposato. Con il tenente colonnello
Hawkeye.
Questo
si, che lo avviliva.
Sapere
che il fottutissimo generale Roy Mustang
sarebbe tornato a casa dal tenente colonnello Riza Hawkeye. Madre di suo
figlio. E dell’altro in arrivo a dicembre.
L’amore
della sua vita, di cui aveva preso atto troppo tardi.
Volse
lo sguardo alla seggiola alla sua destra, osservandolo, mentre dall’altra parte
del tavolo, un Havoc ebbro di malto saltava sulla sedia nella foga, raccontando
improbabili avventure amorose di gioventù.
Il
generale, bicchiere di birra nella mano, risata sbarazzina sulle labbra, quando
avvertì lo sguardo di Edward accarezzargli il collo, si voltò verso di lui. Gli
sorrise con gentilezza, un’espressione carica di affetto.
Quante
cose erano mutate dopo tutti quegli anni. Quanto era mutato il carattere dello
stesso Edward, ora più maturo e rassegnato ai capricci della vita. Non più
litigioso. Ma, Cielo! Se era troppo tardi!
Erano
tutti invecchiati, ecco la verità, e quelle serate non erano che un modo per
ricordare con malinconico divertimento le gesta che li avevano visti
protagonisti in un tempo troppo lontano.
Le cose cambiano, Edward Elric. Eppure.. se avessi compreso prima, se avessi accettato la verità del mio voler appartenere a quest’uomo, forse, l’avrei trovato ad aspettarmi.
Quanta
amarezza.
Anche
nel cuore del generale, beninteso. Padre di famiglia, sposo tranquillo, che
pure conservava il rimpianto di non aver fatto suo quel ragazzo troppo giovane
un tempo, totalmente proibito ora.
Eppure
il rimpianto assumeva proporzioni differenti tra i due: l’angoscia di Edward
era approfondita dal senso di solitudine che era divenuto il tema dominante
della sua vita. A cui non si sarebbe mai abituato.
Era ora il turno di Breda, che raccontava agitato della volta in cui era riuscito a mangiare con dispetto evidente del proprietario, ben due piatti extra al locale ‘Maxi’, dove era noto come ogni portata fosse di un’abbondanza esagerata.
Edward
sorrise con sincero affetto al racconto del rosso. Dopodiché scostò la sedia e
si alzò con un’espressione di scuse:
-Ragazzi,
si è fatto tardi. Ci vediamo martedì prossimo.-
Coro
di proteste generale. Già, erano proprio invecchiati. Lui per primo.
-Aspetta,
vengo anch’io. Facciamo un pezzo di strada assieme.- e poi, più piano, il
generale aggiunse: -Sai, Riza mi aspetta sempre sveglia.-
Ed
guardò il volto dell’uomo annuendo lento, poi i suoi occhi si soffermarono un
po’ più a lungo sulla camicia aperta. Riusciva ad intravedere il petto. Che
tanto desiderava baciare.
Riuscì a disincantarsi: -Ragazzi, da bravi, ascoltatemi un attimo, vi lascio la nostra quota.-
-Naaa,
naaa, Siete Vecchi!! Restate ancora!!-
Sorrise
di rimando alle loro ubriache proteste. Quanto li amava. Tutti loro.
Uscirono
dal locale, lasciandosi alle spalle quella confusione.
La
strada era illuminata e silenziosa.
Camminare
al suo fianco, lentamente, gli dava una sensazione di serenità. Finalmente
pace, Edward.
Camminarono
così, senza parlare, per alcuni isolati. Due uomini di stature diverse, uno
moro, l’altro biondo. Una vita dolorosa alle spalle, e ancora troppi pensieri a
rimbalzare nelle loro menti. No, si corresse, nella sua mente.
Lo
guardò. I capelli, ancora neri e fieri, gli ricadevano sulla fronte. Avrebbe
tanto voluto affondarvi la mano sinistra per saggiarne la consistenza. L’occhio
di Roy, profondo e sapiente rispondeva al suo sguardo. Le labbra erano
lievemente rilassate in un sorriso spontaneo (lo so lo so senti quello che sento io provi quello che
provo io vorresti quello che vorrei io). Sul mento affioravano le prime
tracce di una barba incolta dalla mattina precedente, che la mattina successiva
sarebbero state meticolosamente rimosse.
Quanto
desiderio in Ed. Gli si concentrava nello stomaco e diveniva minuto dopo minuto
più pressante, come fosse un mattone difficile da digerire.
E
poi il collo del generale, i polsi, le mani affusolate: ogni centimetro di
pelle scoperta bruciava la vista di Ed, lo abbagliava.
Ma
riusciva a trattenersi. Il rispetto per la vita di quell’uomo era dunque più
importante della sua ardente bramosia.
E
Roy camminava al suo fianco, lo guardava e gli sorrideva, ma non spezzava quel
silenzio che dolce apparteneva a loro, soltanto a loro, con parole inutili (Ed
ti desidero, bramo di possederti sentirti mio sprofondare in te mentre ti agiti
convulso tra le mie braccia ed io ti trattengo forte e grido Ed Ed e affondo e ti sento e perdo ogni lume e sei
mio mio solo mio Ed Ed Ed..)
No.
Quel silenzio era il loro possedersi. Solo quello a loro era permesso. E
non l’avrebbero sprecato o distrutto con rumorose parole.
All’incrocio
seguente si fermarono. Le strade da percorrere ora si allontanavano. L’una al
suo appartamento, l’altra alla sua
casa. E di Riza.
-
Buonanotte, Edward. – Un bacio sulla guancia, un tocco veloce.
Ed
ancora, un solo maledetto sorriso. Ricolmo di tristezza.
Ed
ognuno sulla sua via. Senza voltarsi.La guancia di Ed che scottava come fuoco,
le labbra di Roy che dolevano come se punte da mille aghi aguzzi.
-Sono
a casa Aru!-
Il
gattino zampettò miagolando fino alla soglia, accogliendo un Ed che stanotte
tornava a casa solo.
- Hai fame, pallina pelosa?- Gli chiese mentre lo accarezzava teneramente, e quello si strusciava contro la mano. Gli versò un po’ di latte nel piattino.
Aru significava qualche etto in meno dal fardello delle varie tonnellate di solitudine che gravavano sul cuore di Ed, e tenere in frigo un po’ di quell’odiato latte, rappresentava per il biondo un giusto Touka Kouka.
Mentre Aru leccava grato il liquido biancastro, Ed si avvicinò all’armadietto del bar e si versò due dita di un raffinato scotch in un elegante bicchiere. Rimase poi così, nella penombra della stanza, sprofondato nella poltrona, mentre cercava di rilassarsi, le gambe accavallate, la testa poggiata sullo schienale, la camicia aperta sul petto. Gli occhi chiusi, la mente che tornava insistente al contatto avvenuto poco prima.
Si amavano. Si erano amati da subito. Ma il destino non li avrebbe visti uniti. La lealtà del generale era risoluta, e l’intenzione di Ed di non ferire un tenente colonnello Hawkeye a lui così caro, era ferrea.
Perciò le cose non sarebbero cambiate di una virgola. Roy Mustang realizzando una sua famiglia aveva infine raggiunto quel senso di calore che Edward aveva perso. Ed Edward aveva ereditato la vita che Roy aveva condotto in precedenza.
Una vita che odorava di solitudine, e di corpi di donne dal nome troppo comune per ricordarsene il mattino successivo, e di pensieri che scorrevano in bicchieri di prestigioso wisky ambrato. Da bere solo.
Questo era ciò che infine aveva del suo Roy Mustang. E lo teneva stretto, gelosamente.
Con un ultimo sorso svuotò il bicchiere, cercò a tastoni il tavolino al suo fianco e lì lo ripose. Sospirò. Con gli occhi ancora chiusi, con l’immagine della pelle di Roy stampata sulle retine, cominciò a masturbarsi, furiosamente.
Lisa
Note:
Fic scritta di getto stanotte,
dopo una serata trascorsa con colleghi, dopo essere tornata al mio appartamento
da sola, un po’ malinconica.
Cercavo di esprimere un senso di
amarezza e di inconclusione, che a volte dipingono le nottate.
L’idea di Ed Latin lover mi ha
emozionata un po’, ma in effetti, ci pensate, un figo come lui, maturato e con
un carattere più pacato..aaa no!! meglio non immaginarlo *o*
Grazie a tutte voi per aver
letto.
Love, Usa.
Ringraziamenti per ‘Le Elric
Invarianze’:
Peach: grazie, grazie
tesorino, mi sostieni come sempre, ed io.. mi commuovo!! Un bacio J
The dark side: Ti
ringrazio, Sei davvero gentile! ^-^
Lithia del sud: grazie, che carina! In effetti temevo di aver osato troppo, inserire gli amati personaggi di fma nell’ambientazione Cowboy Bepop.. ma l’idea mi allettava troppissimo!
BONUS
Ed: - (stretto e caldo tra le braccia del colonnello) Taisa, che significa ‘Cominciò a masturbarsi, furiosamente’?
Roy: - è qualcosa di cui non ti dovrai mai preoccupare, ci sarò io a pensare ai tuoi bisogni..mm (bacio)
Ed:
- ma l’autrice parlava di me!! Voglio saperlo!! Che cos’è ‘masturbarsi?’
Roy: - (gentile) è quella cosa personale che facevo io quando non eri ancora mio e ti desideravo tanto.. (lo culla)
Ed:
- Oh! (innocente) Cioè significa incazzarsi con tutti i sottoposti e scagliare
fuoco e fiamme a destra e manca?
Roy:-
Buonanotte. (lo molla e si gira dall’altra parte del letto, imbronciato)
Ed:
- ?? –