Epilogo
Tu, che con i tuoi occhi mi hai ammaliato e sedotto fino alla follia più completa, che nella tua più fervida perversione hai goduto di me fino allo stremo delle forze, che più donna di tutte hai saputo usarmi e giocare con la mia inoppugnabile voglia della tua carne, che avvinghiata al mio petto nelle notti più fredde hai urlato il mio nome, che hai fatto di me una inerme pedina tra le tue unghie, che mi hai abbandonato nella mia tragica dipendenza da te, che mi hai reso debole e hai annullato di me ogni volontà o spirito di ribellione, che hai sedato il mio odio e la mia rabbia per il mondo, che hai dato un barlume di luce alla mia esistenza triste e monotona, tu, che in fondo mi volevi bene senza che io me ne accorgessi, mi hai fatto ammalare di te, e ora, cerchi di guarirmi. E io, come uno stupido, ti ringrazio, rabbrividendo al solo pensiero del mio letto freddo.