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Autore: violetsugarplum    19/11/2012    5 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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7
. Sembrava che...


I giorni trascorsero tranquillamente così come le settimane e, quasi in un battito di ciglia, l'aria si riempì di un profumo dolce e le ciliegie sugli alberi iniziarono a maturare col primo caldo, diventando di un bel color rosso acceso che ricordava le guance di Blaine quando Sebastian si lasciava scappare dalle labbra qualcosa di particolarmente gentile o, semplicemente, sfiorava la sua mano passandogli un nuovo libro da leggere.

Giugno era arrivato carico di buoni propositi e belle novità.

Avevano terminato di ridipingere la voliera nel giardino e Lucille aveva piantato nuovi cespugli di fiori, quelli che piacevano a Sebastian. Purtroppo, però, Ralph ci era inciampato sopra anche questa volta e aveva fatto un'ennesima caduta spettacolare, rompendosi addirittura gli occhiali e ferendosi lievemente la fronte. Riuscirono finalmente a capire che la sua non era disattenzione o sbadataggine; semplicemente era presbite. Con il nuovo paio di occhiali -più spessi e con la montatura rotonda- affermò di vederci decisamente meglio. E anche Annie fu d'accordo con questo cambiamento.

Blaine avvertiva sempre meno la stanchezza alle gambe nonostante gli impegni quotidiani fossero molti, ma la cosa più sorprendente era il fatto che non si dimenticava più nulla. Si ricordava dove riporre i pennelli lavati dopo la lezione di pittura, sapeva orientarsi nella lunga fila di corridoi che portavano alla piscina e sapeva sempre che giorno fosse, senza più guardare i cartoncini colorati incollati all'anta dell'armadio.

Sebastian era sempre al suo fianco. Aveva smesso di tormentare Ralph -ma lasciargli suonare il pianoforte era ancora totalmente fuori discussione- e partecipava più o meno attivamente ad ogni cosa proposta. Trascorreva la maggior parte del tempo a far battute, come se far ridere Blaine fosse la sua missione principale. E sorrideva spesso, dei sorrisi così belli e genuini che, le infermiere assicurarono di non avergli mai visto fare prima.

Blaine e Sebastian, insieme come al solito, stavano rientrando dall'ora di fisioterapia e stavano camminando tranquillamente per il corridoio quando accanto a loro passarono la signora McDillon, sempre dall'espressione severa, Rose, che fischiettava felice un motivetto da lei inventato, e un bel ragazzo giovane, non più che venticinquenne.

Il ragazzo li salutò educatamente con un cenno della mano e un largo sorriso lasciò intravedere una fila di denti bianchissimi e Blaine, fermandosi di colpo un po' sorpreso, ricambiò. Per poco Sebastian non gli andò a sbattere addosso.

"Ehi, che fai? Perché ti sei bloccato?"

"C'è un ragazzo con la McDillon e Rose."

Sebastian fece roteare il bastone a casaccio, come se stesse tentando di colpirlo.

"Da quanto ne so, la McDillon è una zitella e Rose ha una ventina di bambini troppo piccoli per lasciarli scorrazzare qui dentro... Ha il camice, per caso?"

Blaine non l'aveva notato subito, troppo preso da quegli occhi scuri, profondi e luminosi. Era vero: il ragazzo indossava il camice da infermiere.

"S-sì. Sì, ce l'ha. Ma è veramente giovane, troppo per essere già laureato... Sebastian, posso dire una cosa?"

"Certo... Che c'è? Non ti senti bene, per caso?"

Sebastian aveva preso questa inquietante abitudine di chiedergli ogni momento se si sentisse male, stanco, affaticato, annoiato... E tutti gli aggettivi che potevano venirgli in mente. Blaine era lusingato da questo atteggiamento così protettivo e che lo faceva sorridere tra sé e sé. Era come se Sebastian avesse paura di perderlo da un momento all'altro...

"No, è che... Accidenti, Sebastian, scommetto che se fossi ancora il ragazzino che ho conosciuto alla Dalton, faresti di tutto pur di conoscerlo."

"Oh, ma davvero? È così bello? È basso? Con una quantità spropositata di gel sui capelli, magari?"

Blaine alzò lo sguardo al cielo e evitò di tirargli un piccolo pugno sul braccio solo perché aveva ancora le mani indolenzite dall'oretta trascorsa in palestra.

"È alto, davvero alto. È un po' troppo magro, ma ha un bellissimo volto. Ma mi pare di averlo già visto, è un viso conosciuto."

"Può essere stato uno con cui usciva tua figlia prima di Zach? Oppure un tuo studente?"

"No, non credo. È troppo giovane. È che non riesco proprio a capire dove l'ho già visto."

"Boh, io scommetto che è omosessuale", disse mordendosi il labbro e passandosi una mano tra i capelli argento prima di scoppiare a ridere.

"Ma che c'entra? Comunque, se fosse veramente un infermiere etero, sarebbe sprecato."

Blaine si ritrovò a ridere di cuore con Sebastian mentre rientrarono nelle rispettive camere.  




Nel tardo pomeriggio, il curioso terzetto incontrato poche ore prima fece il loro ingresso nella sala comune, disturbando l'entusiasmante partita di carte che vedeva come vincitori Ralph e Annie e come perdenti assoluti, con ben zero punti, Sebastian e Blaine.

La signora McDillon si schiarì la gola e lanciò un'occhiata torva, apparentemente senza motivo, al gruppo seduto attorno al tavolo.

"Sono lieta di presentarvi un nuovo tirocinante che rimarrà a Villa Liberty per sei mesi. Mark Sanchez, questo è il suo nome, sta studiando per diventare infermiere. Dopo la laurea potrebbe venire a lavorare per noi, quindi esigo il massimo rispetto", disse fissando il ragazzo invece degli altri ospiti. Mark sorrise educatamente, sebbene in evidente imbarazzo.

Come presto scoprirono, Mark era alla mano e disponibile alla battuta, anche se un po' riservato. Sapeva parlare il linguaggio dei segni e leggere il braille -Sebastian, a quella ammissione, sbuffò sonoramente- ed era la prima volta che lavorava a stretto contatto coi pazienti e non piegato sui libri universitari.

"Sono molto contento di essere qui", disse con un gran sorriso che abbellì ancora di più il suo volto, come se fosse possibile.

La sua simpatia era contagiosa, aveva un modo di fare che affascinava e catalizzava l'attenzione di tutti e non si poteva far altro che rimanere incantati. Annie e Lucille, in particolare, sembravano pendere dalle sue labbra. Ralph e Frank gli lanciarono più volte sguardi dardeggianti, che Blaine fece finta di non notare, rimanendo seduti con le braccia incrociate al petto.

"Frank e Ralph sono gelosissimi", sussurrò all'orecchio di Sebastian prima di vedere che anche lui era nella stessa posizione, serio, con le labbra tese in una smorfia strana. Blaine ridacchiò e le sue guance si tinsero lievemente di rosa.

Dopo una lunga chiacchierata, ognuno si diresse alle proprie stanze. E fu in quel momento, dopo aver dato la buonanotte a Sebastian, che Blaine decise di voler trovare la risposta alla sua domanda. Approfittando del fatto che il ragazzo era entrato in camera per chiedergli se avesse bisogno di aiuto, Blaine lo trattenne per alcuni istanti.

"Mark, io e te ci conosciamo?"

Mark lo fissò per qualche secondo, ma poi scrollò la testa in segno di diniego, continuando a sprimacciare il cuscino.

"È che ho la sensazione di averti già visto da qualche parte, ma non riesco proprio a ricordare. Sei qui di Westerville? O magari di Columbus?"

Il ragazzo fece un gran sospiro. "No, signor Anderson. Vuole seguirmi adesso in bagno, così posso aiutarla?"

"Su, puoi chiamarmi Blaine, non sono mica così vecchio... Ma comunque il tuo viso non mi è nuovo... Più che l'infermiere, potresti fare il modello... Oh!"

E Blaine ricordò. Nella sua mente si formò l'immagine di una copertina di una rivista di moda; quella che dirigeva Kurt e che puntualmente ogni mese gli veniva recapitata a casa, come suo volere, da venti anni. E quel ragazzo dai tratti decisi e eleganti, che indossava un completo costosissimo di haute couture, era sicuramente lui. Come poteva non rimanere impresso?

Mark arrossì violentemente e tentò di nascondere il volto lisciando il copriletto.

"N-non lo dica alla direttrice McDillon, la prego. Mi ritroverei licenziato nel giro di un minuto e ho bisogno di finire questo tirocinio, se voglio laurearmi entro il tempo massimo. Non ho molti soldi, ho bisogno di lavorare per pagarmi gli studi e l'affitto e posare ogni tanto per qualche rivista... Anche la mia ragazza lavora, lei fa la fotografa, ma i soldi non bastano mai..."

Blaine annuì velocemente, preoccupato dal suo tono impanicato per la paura di essere scoperto. Non gli era nemmeno passata per la testa l'idea di riferirlo a qualcuno. Tranne Sebastian, ovviamente.

"Non c'è nulla di male, eh. Tutti hanno fatto dei lavori per mantenersi, Mark. È normale."

Blaine gli poggiò una mano sulla spalla e sentì il ragazzo tranquillizzarsi.

"Ti troverai bene qui con noi, non giudichiamo nessuno perché non ne abbiamo il diritto. Passerai dei bei mesi, te lo posso assicurare. Cerca solo di essere meno 'modello' perché di là c'è gente che s'ingelosisce facilmente."

Entrambi risero. "Grazie, signor Anders- Blaine. In effetti suo marito sembra essere estremamente minaccioso", Mark sorrise complice.

Blaine, palesemente confuso, sbattè più volte le palpebre.

"Mio marito?"

"Sì, il signore alto seduto accanto a lei...", e indicò la fede al dito.

"No, Sebastian non è mio marito... Mio marito non c'è più... Sebastian è..."

Mark lo interruppe subito scusandosi, rosso di vergogna e imbarazzo.

"Mi dispiace, mi dispiace! Ho letto sui fascicoli che c'era una coppia, ma non ho ancora avuto accesso alle vostre cartelle individuali e... Oh, sono così desolato! È che lui sembrava che..."

Blaine si morse il labbro, tentando di fermare il flusso dei suoi pensieri dopo quella frase. Sebastian sembrava cosa?

"Grazie per l'aiuto, Mark. Sono a posto così, vai pure dagli altri."

"Blaine, davvero, le chiedo scusa..."

Un sorriso paterno si delineò sulle labbra di Blaine. Era troppo stanco per mettersi a discutere, troppo stanco addirittura per realizzare ciò che il ragazzo gli aveva appena detto.

"Va tutto bene, sul serio."

Mark gli sorrise di rimando, lisciando ancora una volta una piegolina inesistente della coperta.

"Buonanotte, Blaine. Sogni d'oro."

Ma i sogni di quella notte furono tutti di una leggera sfumatura verde opaco, così diversa dalla tonalità brillante che ancora ricordava. Perché Blaine poteva dimenticare parecchie cose, ma quel colore era rimasto impresso nella sua mente come una pennellata decisa su una tela bianca.






E, alla fine, Blaine è rimasto.

Come avevo promesso, capitolo filler! Filler ovunque! Ma, come sempre, è necessario. Spero che il personaggio di Mark vi piaccia perché sarà davvero importante in futuro :)

I nostri vecchietti adorabili sono sempre insieme e uno di loro è particolarmente protettivo e geloso... Chissà chi è! LOL

Un grazie a tutti voi che continuate a leggere, recensire, mettere nei preferiti e tutto perché mi rendete tanto contenta. E tanto sorpresa. Non riesco ancora a capacitarmene e mi sprona ad andare avanti. Al momento sto scrivendo il penultimo capitolo e ho proprio bisogno di questo affetto ♥


L'appuntamento coi nonnini è sempre previsto per lunedì, ma prima ci sarà una one-shot così piena di FEELS che manco vi ricorderete di questa. Non fatelo. Cioè, ricordatevi. LOL

Abbracci stritolanti a tutti!

-violetsugarplum

  
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