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Autore: Bale    19/11/2012    1 recensioni
Una nuova minaccia unirà, per la seconda volta, la squadra di Sam Cooper e quella di Aaron Hotchner.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jason Gideon rimase interdetto per qualche istante.

I rinforzi? Come diavolo era possibile?

Batté più volte le palpebre, poi si precipitò nel corridoio illuminato alla ricerca di Hotch.

Fece qualche passo verso la porta in fondo, poi si fermò a guardarsi intorno quasi intontito.

Dove diavolo era finito Hotch? Aveva già trovato l’uscita?

Impossibile.

Eppure sembrava svanito nel nulla.

Gideon decise di tornare indietro. Forse il suo collega si era avviato dalla parte opposta.

Si voltò e si diresse dall’altra parte, quando una porta si aprì alle sue spalle.

Gideon non fece in tempo a voltarsi. Qualcuno lo colpì alla nuca con qualcosa di molto pesante.

Si accasciò al suolo, ma prima di perdere conoscenza riuscì a scorgere Aaron Hotchner che con un’asse di legno sovrastava il suo corpo sconfitto.

Lo aveva ripagato con la sua stessa moneta: un colpo in testa.

Era troppo confuso, non era sicuro di potersi fidare. Doveva capire bene cosa stava realmente succedendo.

Si chinò sulla sua vittima e prese a frugare nelle sue tasche.

Niente.

Era stato perquisito anche lui? Lo avevano costretto a lasciare all’ingresso tutti i suoi oggetti personali?

Allora forse era davvero uno di loro.

Hotch si sentiva sempre più confuso.

SI alzò in piedi e prese a guardarsi intorno. Doveva trovare l’uscita.

All’improvviso una voce soffocata interruppe i suoi pensieri.

-Cosa sta succedendo lì fuori?-

Sembrava la voce dell’agente Simms. Proveniva da dietro una porta di legno poco lontana dal corpo inerme di Gideon.

Hotch si avvicinò e tese l’orecchio. L’agente Simms prese a picchiare forte sul legno laccato di bianco.

-Agente Simms? Sono Hotchner-

Lui smise di picchiare contro la porta.

-Hotchner? Cosa diavolo sta succedendo?-

-Sono riuscito a liberarmi-

-Beh, allora liberi anche me-   concluse lui semplicemente.

Per un folle attimo Hotch pensò di utilizzare nuovamente il giocattolo di suo figlio, ma poi optò per l’asse di legno con la quale aveva colpito il suo ex collega.

-Stia indietro-   ordinò, prima di iniziare a colpire con forza la serratura.

Stava facendo troppo rumore, ma non gli importava. Erano a un passo dalla fine di quell’assurda serata. Presto sarebbero stati liberi e non avrebbero più dovuto temere nulla.

Dopo diversi colpi la porta finalmente si aprì.

L’agente Simms impiegò qualche minuto per riabituarsi alla luce.

Si strofinò gli occhi più volte, poi mise a fuoco il corpo di Gideon. Si voltò a guardare Hotch con la bocca spalancata.

-Non possiamo fidarci di lui. Mi ha colpito-   spiegò lui.

-Lo ha colpito anche lei, mi pare-    rispose l’altro.

-Si comportava in modo strano. Credo volesse impedirmi di chiamare i rinforzi-

-Crede sia lui l’SI?-   chiese Simms quasi dispiaciuto.

-Non lo so. Dobbiamo sbrigarci-

Hotch consegnò l’asse di legno all’agente Simms e si diresse verso una piccola finestra in fondo al corridoio sulla destra.

-Deve trovare gli altri, io chiamo aiuto-   disse prima di aprire la finestra e infilarsi nell’apertura per uscire da quell’incubo.

Profeta annuì. Deglutì, lanciò un’ultima occhiata a Gideon e infine si diresse dalla parte opposta a quella presa da Hotchner.

Trovò Derek Morgan al centro del secondo corridoio. Era riuscito a liberarsi da solo, buttando giù la porta con una spallata.

Quando lo vide, lì fermo con quell’asse di legno in mano, lo guardò con aria interrogativa.

-Non c’è tempo-   rispose lui a quella domanda inespressa.

-Dove sono gli altri?-

-Hotch è andato a chiamare i rinforzi. Stanno arrivando-

-Troviamo Prentiss-   ordinò Derek con aria severa.

Si diressero verso quello che sembrava un atrio.

Profeta stringeva quell’asse con forza, fino a sentire dolore.

Era teso, sull’attenti.

Derek Morgan, invece, sembrava arrabbiato e molto determinato.

Nell’atrio c’erano dei divani con dei cuscini colorati. Sulla destra c’era invece un bancone.

-Quella è la reception-   disse Morgan, indicandola.

-Siamo in un albergo?-   chiese Profeta confuso, senza abbassare l’asse che stringeva tra le mani.

Seguirono degli attimi di terrificante silenzio.

Dove diavolo si trovavano? Chi li aveva portati lì? E per quale motivo?

-Ci avete messo un bel po’ a capirlo-   tuonò in tono sarcastico una voce alle loro spalle.

Entrambi si voltarono di scatto.

Era lui, il mazziere. Indossava ancora il passamontagna.

Se quello era un albergo, forse i suoi colleghi avevano già trovato il nome del proprietario e da lui erano arrivati all’SI. Eppure non avevano ancora fatto irruzione. C’era qualcosa di strano.

-Dov’è Emily?-   chiese Morgan, carico di rabbia. I pugni stretti lungo i fianchi.

-Con il vincitore, naturalmente-   rispose il mazziere, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-E noi perdenti?-    azzardo Profeta, stringendo sempre più la sua mazza.

-Oh, non abbiate fretta. Vi aspettano altre partite. Dovrete essere lucidi per affrontarle-

Detto questo estrasse la pistola dai pantaloni e la puntò contro i suoi due ostaggi.

-Ora fate i bravi e tornate nelle vostre stanze-   ordinò quasi con dolcezza.

Morgan stava sudando. Si sentiva incredibilmente irrequieto. Aveva paura.

Cercò di trovare una soluzione. Poteva aggredirlo, dopotutto erano in due contro uno.

Lui, però, aveva una pistola. Loro un’asse di legno.

No, Derek non riusciva proprio a scorgere una via d’uscita.

Chiuse gli occhi e scosse la testa, come per concentrarsi.

Fu proprio in quel momento che l’FBI fece irruzione nell’albergo, disarmando l’SI e salvando la vita di tutti loro.
   
 
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