17) La lunga notte.
Ci
sono momenti in cui
devi tirare fuori tutto il tuo coraggio e non farti distrarre dalle
circostanze, ad esempio il fatto di essere mezza distesa sul ragazzo
che ami,
ubriaco perso e che ti guarda in un modo stranissimo.
Non vorrei vedere quella
rabbia nei suoi occhi, è una cosa che mi distrugge e che fa
sparire il
desiderio di baciarlo.
“Perché sei sempre
attaccata a DeLonge?
Sei attratta da lui? Lo
capirei, sai?
Anche se è un coglione ha
un certo ascendente sulle ragazze e tu sei una ragazza.
Lo abbracci, lo consoli,
fai l’amicona con lui e non riesci a scioglierti con me, ti
interessa solo
lui.”
“NO.
NO e NO!
L’unico motivo per cui
faccio l’amicona è perché lui
è un amico e non mi interessa, se arrossisco e mi
comporto in modo strano è perché mi piaci tu, non
De Longe!
E se gli sto attaccata è
perché mi ha chiesto una mano con Erin e sto cercando di
dargliela non perché
mi piace.
Perché non mi credi?”
“Perché anche oggi eri da
lui?
Perché prima vi stavate
per baciare?”
La rabbia prende possesso
di me, perché non mi ascolta?
Perché non mi crede?
“NON CI STAVAMO PER
BACIARE! LO STAVO SOLO CONSOLANDO PERCHÉ QUELLA COGLIONA DI
MIA SORELLA È SCAPPATA
ANCORA UNA VOLTA, NONOSTANTE SIA UNA SETTIMANA CHE LO TENGA SULLA CORDA
DOPO
CHE LUI LE HA FATTO UNA SERENATA!”
“Serenata?”
Mi guarda perplesso, mi
farebbe tenerezza se non fossi così incazzata.
“SÌ, SERENATA! CAPISCI
ORA?
E POI SE TU NON MI
INTERESSASSI PERCHÉ SAREI QUI?
SEI TU CHE HO CERCATO
TUTTA SERA! TU CHE
HO AIUTATO A
VOMITARE!
TU CHE HO SCALDATO! TU CHE
HO PORTATO A CASA UBRIACO!
TU CHE HO MESSO A LETTO!
SE NON MI FOSSE
INTERESSATO NULLA DI TE ME NE SAREI RIMASTA AL LOCALE, MA TANTO TU NON
MI
CREDI, QUINDI É INUTILE CHE TE NE PARLI!”
Potrei andarmene da questa
stanza – sarebbe una perfetta uscita teatrale – ma
forse ciò che voglio più di
tutto è una risposta da lui, deve essere per questo che mi
rannicchio in un
angolo del letto lasciando libero sfogo alle lacrime.
Non mi importa che lui le
veda, voglio risolvere questa situazione e se per farlo è
necessario piangere
non mi importa.
Non mi aspetto che lui si
rannicchi dietro di me e mi stringa a sé, sentire il suo
calore così vicino mi
destabilizza, né più né meno che
sentirlo sussurrare al mio orecchio.
“Non piangere. Non voglio
che tu pianga perché odio
vederti
piangere, così come odiavo vederti sempre da sola e
incazzata.
Ti ho osservato per un
sacco di tempo prima di parlarti e quando ho evitato che uccidessi Tom
sono
stato davvero felice.
Sono felice di averti
conosciuto, sei una persona speciale e ti amo.”
La rivelazione mi lascia
fulminata, tanto che per un paio di minuti non ho nemmeno il coraggio
di
rispondergli, nonostante il mio cuore urli che lo amo anche io.
Sto per girarmi e
dirglielo, ma ora sarebbe inutile, perché sento il suo
respiro farsi pesante:
si è addormentato.
Io sorrido tra le lacrime,
accarezzo la mano di Mark che è finita sulla mia pancia e
continuo a sorridere.
Non è ancora finita – la
notte è lunga – ma già questo mi sembra
un buon inizio, una prima vittoria.
“Anche tu sei una persona
speciale, il resto al secondo ruond…. E ti amo
anch’io.”
Ora devo solo trovare il
coraggio di dirglielo quando sarà sveglio, ma penso di
essere sulla buona
strada, ammesso che voglia ascoltarmi.
Buffo come si complichino
le cose semplici.
Con questi pensieri in
testa – cullata dal suo respiro dietro di me – mi
addormento.
Non so quanto duri di
preciso il mio sonno, ma so che a un certo punto sono sveglia
abbastanza da
percepire un vuoto.
Lui si deve essere alzato,
così apro gli occhi e lo vedo: è in piedi davanti
alla finestra.
“Come mai in piedi?”
Chiedo con la voce
impastata per il sonno.
“Dovevo andare in bagno.
E così mi hai riportato a
casa.”
“Già.”
“E mi hai messo a letto e
sei rimasta. Ho dei ricordi confusi, ero troppo ubriaco, cosa ti ho
detto?”
Io sospiro, il secondo
round è cominciato.
“Mi hai chiesto perché
oggi fossi con Tom e come mai ci stessimo per baciare.
Ti ho detto che ero da lui
perché lo stavo consolando e perché ultimamente
lo sto aiutando con Erin. Tu
non sapevi che il tuo amico le avesse fatto una serenata caduta nel
silenzio
più totale da parte di mia sorella ed è questo il
motivo per cui lo stavo
consolando.
Non ci stavamo baciando.
Mi credi?”
Lui non mi risponde.
“No, non mi credi…
Mi hai anche detto
qualcos’altro.”
Si gira di scatto con il
panico negli occhi.
“Mi hai detto che sei
stato felice di avermi conosciuto e che.. mi ami.”
Lui torna a voltarsi.
“Beh, almeno sai tutto.
La verità è che ti ho
osservato un sacco di tempo prima che ci conoscessimo e ho stressato
per un
sacco di tempo tua sorella perché ti presentasse al gruppo.
Odiavo vederti lì da sola,
avevi qualcosa che mi aveva colpito e, con la tua fama, sapevo di non
avere
possibilità con te se non quella di prendermi una scarpa in
testa o una
maledizione indefinita.”
Sorrido, mentre una fitta
allo stomaco si fa sentire.
“Il giorno in cui
finalmente sono riuscito a parlarti, grazie a quel cretino di Tom,
è stato
davvero un bel giorno e sono davvero felice che sia successo.
Quello che ne è seguito –
le nostre cazzate, il consolarti, le avventure a San Diego, i baci
– è stata una
cosa meravigliosa e mi ha fatto capire che sei una persona fantastica e
che non
mi sbagliavo.
Sono stato contento di
averti conosciuta e, sì, ti amo, ma probabilmente a te non
interessa…”
Non può dire così!
Quello che faccio dopo non
è premeditato, è puro istinto, visto che mi
lancio ad abbracciarlo praticamente
sull’orlo di una crisi di pianto.
“NO! NON DIRLO!
Io… tu mi interessi! Santo
cielo, non so come fartelo capire o spiegare.
È vero che all’inizio ti
detestavo, odiavo trovarti sempre tra i piedi quando volevo stare da
sola, ma
poi ho iniziato ad apprezzarlo. Ho capito che avevo bisogno di qualcuno
che mi
stesse attorno, perché da sola stavo affogando e non lo
sapevo nemmeno.
Siamo diventati amici e
poi è successo qualcos’altro: mi sei diventato
indispensabile.
Capisci? Indispensabile.
Forse non è stato nemmeno
casuale che diventassimo amici, forse avevo solo paura che diventasse
da subito
qualcosa di più, volevo controllare tutto, ma certe cose non
si controllano e
basta.
La verità è che mi sei
indispensabile da tanto mi piaci poco ed è per questo che
agisco in modo
strano, con Tom sono più socievole perché non mi
interessa se non come amico.
Tu sei diverso.
Adoro i tuoi occhi, adoro
il modo in cui riusciamo a fare gli scemi insieme, adoro il tuo sorriso
e –
cosa più importante – adoro sentirti ridere.
La tua risata mi fa
svoltare la giornata e mi mette sempre di buon umore.
Non so come ci riesci, è
il tuo miracolo personale.
Forse ho fatto questo
lungo discorso senza senso per farti capire che mi interessi
e..”
Mi fermo un attimo, senza
fiato.
“E che sono
irrimediabilmente persa per te, ti amo.”
Il silenzio che si crea
dopo la mia dichiarazione si taglia con il coltello, lui non emette
nemmeno un
suono e percepisco che sta persino trattenendo il fiato.
Forse sarebbe stato meglio
se fossi stata zitta, forse è troppo presto o i ragazzi non
vogliono sentirsi
dire queste parole.
Lui si volta e mi guarda
negli occhi con uno sguardo indecifrabile, a metà tra il
sospettoso e
l’incredulo.
“Ripetilo.”
“Ti amo.”
Mi bacia e poi mi guarda
di nuovo.
“Dillo di nuovo.”
“Ti amo.”
Mi bacia di nuovo e ripete
il giochetto per un po’ di volte, fino a che la lastra di
ghiaccio che si era
formata nella mia pancia non si scioglie.
Sento la felicità che sale
a ondate – a ogni bacio, a ogni suo sorriso, ogni volta che
vedo la sorpresa
lasciare spazio alla felicità nei suoi occhi – e
sorrido contro le sue labbra.
“Ti amo anche io e scusa
se sono stato così cretino da pensare che ti interessasse
Tom.
Io …”
Gli appoggio un dito sulle
labbra, sorridendo.
“Non mi devi delle scuse,
non fa niente.
Alla fine la sua teoria
della gelosia ci ha portato qui.”
Lui alza un sopracciglio
perplesso e io scuoto la testa.
“E adesso vuoi baciarmi
sul serio o vuoi passare la serata a parlare di Tom?”
Lui mi dona uno dei suoi
sorrisi ironici e finalmente mi bacia come si deve.
Mi mancava il suo sapore o
il suo modo di baciare, deve essere per questo che sospiro soddisfatta
e lascio
che la mia mente prenda il volo.
Esistiamo solo noi in
questo momento.
Noi e i nostri respiri che
si mischiano, i nostri sospiri, i nostri gemiti e la sua risata appena
accennata ogni volta che ci stacchiamo.
Non mi accorgo nemmeno che
stiamo andando verso il letto finché non ci cado sopra,
trascinando Mark con
me.
Dovrei fermarmi?
Sì, ma per ora non me la
sento.
Lo lascio continuare, al
momento sto troppo bene per preoccuparmi delle conseguenze.
Lascio che mi baci il
collo e che mi tolga la maglia e – sorprendendomi –
anche io inizio a
spogliarlo e ad accarezzarlo.
La sua maglietta va a fare
compagnia alla mia sul pavimento della sua camera ed è
seguita dai nostri
pantaloni.
Forse sto correndo troppo
e inizio a sentirmi leggermente a disagio, credo sia arrivato il
momento di
fermarmi, peccato che lui non lo abbia capito.
È eccitato – sento
qualcosa che preme sulla mia coscia – basta guardarlo in
faccia per capirlo e
io vorrei assecondarlo, ma è semplicemente troppo presto.
Me ne accorgo quando le
sue mani arrivano ad accarezzarmi le mutandine perché mi
irrigidisco
all’istante: devo fermarlo.
Interrompo il nostro bacio
puntandogli le mani sul petto, lasciandolo – lasciandoci
– ansante e perplesso
e scuoto la testa.
“Scu-scusa, ma non me la
sento.”
Mormoro rotolando via e
mettendomi in posizione fetale.
Lo sento sospirare.
“Va bene, vado in bagno.
Qualcuno qui deve comunque sfogarsi.”
Io annuisco, sentendomi
sempre più a disagio e stupida.
E se lui non volesse una
ragazza come me?
La cosa mi riempie di
paura e mi porta a fare una cosa irrazionale come alzarmi e seguirlo ed
è una
cosa che preferirei non avere fatto. Non è il massimo della
vita spiare il
ragazzo che TU hai fatto eccitare – senza avergliela data
– mentre si masturba.
Me ne torno in camera
mortificata e mi butto sul letto in attesa del suo ritorno e temendo
che lui mi
scarichi.
Passo minuti orribili a
immaginarmi cosa potrebbe dirmi e quale parole potrebbe usare per
mollarmi,
tanto che quando lui arriva non sento la porta aprirsi, solo il
materasso che
si abbassa per il suo peso.
Credo mi voglia persino
abbracciare, ma la mia bocca lo precede ed esprime le mie paure.
“Non credo dovresti stare
con me, non sono la ragazza adatta a te.
Dio, ti ho costretto a
masturbarti!”
Lo sento ridacchiare, poi
mi abbraccia e mi lascia un bacio sulle spalle.
“Mi hai visto? È
imbarazzante!”
“Oh, lo è.”
Inizia ad accarezzarmi
piano la pancia e sussurra di nuovo al mio orecchio, mandandomi in
confusione.
“Ma sai cosa penso? Che
sia meglio masturbarmi perché tu ti sei tirata indietro che
sulle conigliette
di playboy, almeno ho una ragazza nel mio letto.”
Arrossisco.
“Sono un disastro.”
Lui ride e mi bacia
sul collo, regalandomi un brivido di
piacere.
“Era la tua prima volta?”
“Sì, beh… Data la mia fama
nessuno ci ha mai provato, temevano tutti che potessi fargli cadere i
testicoli.”
“Lo farai anche con me?”
Gli accarezzo un braccio,
sentendolo tremare.
“No, non potrei mai, in
fondo con te ho acquistato anche loro, no?”
Lui ride.
“Ti amo quando fai così.
Non sentirti in colpa, sono stato troppo precipitoso io, non ho pensato
al
fatto che fosse la prima volta per te, è normale che le
ragazze si tirino
indietro se non sono pronte.
Non devi fare niente se
non vuoi, hai capito?
Se senti che non è ancora
arrivato il momento puoi fermarmi tranquillamente senza sentirti in
colpa.
Ti amo.”
Mi dà un altro bacio
dietro l’orecchio, facendomi rabbrividire e distruggendomi
gli ultimi neuroni
funzionanti, visto che mi giro e lo bacio con tutta la passione che ho
in
corpo.
Non passa molto prima che
la stanza si riempia di nuovo dei nostri gemiti e che io mi fermi per
guardarlo: ha la gote arrossate e lo sguardo liquido.
“Non è ancora il momento,
ma è con te che voglio fare l’amore.”
“E io sarò onorato di
essere il primo, così mi ricorderai tutta la vita.”
Io rido, la tensione si è
spezzata.
“Ti scoccia se metto la
tua maglietta? Ho freddo.”
“Fai pure.”
Io mi alzo e la raccolgo,
non è il massimo – puzza un po’
– ma è sua ed è assolutamente perfetta
così
com’è.
Dio, la serata è svoltata
in modo fantastico!
Torno di nuovo a letto
rifugiandomi tra le sue braccia, mi fanno sentire protetta e adoro come
emetta
calore, perciò sospiro soddisfatta.
Sono felice, per la prima
volta nella mia vita sono autenticamente e totalmente felice.
“Sbaglio o stai
sorridendo?”
“No, non sbagli è colpa
tua!”
Lui ride, di nuovo.
“Prima, tra le cose che
ami di me ti sei dimenticata di menzionare una cosa: la mia pancia.
O è troppo morbida e non
la ami?”
Io scoppio a ridere e
gliela accarezzo, è morbida – non è
certo un tipo palestrato –
ma mi piace.
“Oh, sì che mi piace. È
morbida, è un antistress fantastico!”
Continuo a giochinare con
la sua ciccia, fino a che non mi sposta la mano.
“Il mio amico lì sotto potrebbe
svegliarsi.”
Io arrossisco.
“Ah, beh… ma non sono
certo l’unica che ama le cose morbide o che cospira al
risveglio dell’amico ai
piani bassi! È la tua mano quella che è finita
sulle mie tette e le sta
palpando!”
Alzo lo sguardo, giusto in
tempo per vederlo arrossire.
“Uhm, sì. Vero! in
effetti, per fortuna lì non sei spigolosa, sono un
antistress fantastico,
problemi?”
“Nessuno, basta che poi
non ti devi alzare ancora.”
Lui ride.
“Oh, potresti alzarti
anche tu, non lo sai?”
Io arrossisco e nascondo
la mia faccia sul suo petto, con nelle orecchie l’eco della
sua risata. Odio
come abbia capito che mi sto eccitando anche io.
Fortunatamente ha pietà di
me e sposta la maledetta mano e riprende ad accarezzarmi la schiena e i
capelli, questo lo posso sopportare.
“Meglio?”
“Si, grazie.”
Biascico io, disegnando
cerchi sulla sua pancia.
“Sono felice.”
“Anche io.”
“E mi viene da vomitare.”
Alzo gli occhi al cielo e
per la terza volta lo assisto mentre sbocca.
“Non ti azzardare mai più
a bere così tanto.”
Lui scuote la testa,
ridacchiando – buffo, ma bello, come sia passato dal silenzio
alla sua consueta
allegria – e
si fa accompagnare di nuovo
a letto.
Questa volta non c’è molto
spazio per le chiacchiere, gli occhi si stanno chiudendo ad entrambi,
così ci
limitiamo a coccolarci.
“L’avresti mai detto che
saremmo finiti così?”
Mormoro io.
“Lo speravo.”
“Ti amo, buonanotte.”
Gli lascio un ultimo bacio
a fior di labbra e mi godo le sue carezze che mi conciliano il sonno.
“Ti amo anche io, mia
bruja.”
Io mi irrigidisco.
“Oh, so che non ti fa
piacere, ma pensavo che associandolo a una cosa piacevole come me ci
avresti
fatto pace.”
Io ridacchio.
“Ok, puoi chiamarmi così.”
E questa volta il silenzio
cala davvero e spero che cali anche il sonno, almeno fino a domani in
tarda
mattinata.
La notte è stata lunga e
faticosa, ma mi ha lasciato in dono qualcosa di assolutamente
fantastico: lui.
C’è di che essere felici.