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Autore: MrBadCath    19/11/2012    2 recensioni
Dalle autrici di best seller (lol) het come 'The days of our lives' e slash come 'Il marinaretto in congedo e il ninfomane pronto a farselo', con la collaborazione della Regina dei matrimoni a Las Vegas... direttamente sui vostri schermi la fan-fiction a sei mani che renderà questo venerdì 17 agosto ancora peggiore di come ve l'eravate immaginato. Muahahahahahah!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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7. She don’t take no prisoner

-1 dicembre 1977-
New York


Brian passeggiava nel backstage con un fare piuttosto inquietante, tanto che nessuno aveva il coraggio di avvicinarglisi. Percorreva il rettilineo a lunghe falcate, prima avanti, poi indietro, mentre gli altri se ne stavano a guardarlo da lontano. John li raggiunse di rincorsa, avendo sempre il terrore di essere in ritardo. Lanciò un’occhiata preoccupata al chitarrista, poi si rivolse sottovoce alla sua ragazza:
«Mi son perso qualcosa?»
Rachel stava per rispondergli, ma fu interrotta dall’arrivo di Roger, che a sua volta chiese:
«Avete visto le mie sigarette, i miei occhiali e la mia ragazza?»
«Qualcos’altro?» domandò Freddie divertito.
Intanto anche Brian era tornato indietro a velocità supersonica e aveva annunciato alla sua madamoiselle:
«Sono arrivati mamma e papà!» la strinse forte, pronto a trascinarla via con sé.
Courtney era esattamente quel tipo di ragazza che probabilmente si doveva conoscere veramente a fondo prima di vederne qualcosa di buono: era molto sicura di sé, per alcuni versi egocentrica, dittatrice, non incline al dialogo, le piaceva decidere. E questo era ciò che lasciava che gli altri vedessero: una corazza di pietra insormontabile. Se a Brian avessero fatto notare tutte queste pessime caratteristiche, lui avrebbe risposto con santa pazienza che lei non era solo quello, che sapeva essere molto gentile, che il suo modo di essere così eccessivamente raffinata era in realtà dolcezza allo stato puro e che spesso e volentieri i suoi sentimenti erano molto più palesi di quanto lei non volesse dare a vedere.
Questa era davvero Courtney? Roger cercò di sforzarsi di andare oltre l’abito country di un color rosa antico con una fascia bianca in vita, le scarpette eleganti, i capelli ben pettinati, il cappello e l’anello al dito ben sistemato, ma non riuscì a vedere niente, per l’ennesima volta. Solo l’ennesima ballerina con una caviglia farlocca e il comportamento snob.
Brian fu quindi interrotto dalla solita battutina del Taylor.
«Ho sentito un crak, erano per caso le vostre costole che amoreggiavano?»
La mora si voltò con aria severa verso di lui, non mostrando alcuna inclinazione al perdono, ma Brian rise, così si sforzò di sembrare cordiale anche lei.
Rachel sbuffò, cercando di ricordare il momento preciso in cui i due avevano cominciato ad andare così poco d’accordo. Dall’inizio a dire la verità, più o meno da quando Courtney e Brian si erano fidanzati anni prima. Certo, la prima ballerina dell’Opera non aiutava e non stava simpaticissima neanche a lei, ma era pur sempre la donna con cui il loro amico aveva deciso di passare il resto della sua vita, quindi cercavano di sopportarla e basta. Rachel voleva troppo bene al chitarrista per detestare la sua ragazza. Cosa ci trovasse lui in lei, questo invece sì che era un mistero.
La giovane coppia andò incontro ai genitori del chitarrista.
«Mamma, papà, lei è Courtney, la ragazza di cui vi ho parlato!»
La ballerina sentì la sensazione del sipario che si apre ancora una volta e sorrise ai genitori del suo promesso, poi tese la mano cordialmente.
«Molto piacere.»
«Naturalmente il piacere è nostro!»
I quattro si incamminarono lentamente verso il resto del gruppo, mentre Brian ironicamente chiedeva:
«Papà, com’è andato il viaggio?»
Ruth sorrise e si avvicinò a Courtney:
«Fanno sempre così...»

Rachel non riusciva a dormire. Non riusciva a capire cosa la turbava, ma continuava a girarsi nel letto, dove John dormiva beatamente, senza concludere niente. D'un tratto decise di fare una pazzia. Facendo attenzione a non svegliare il suo fidanzato, si alzò dal letto, si vestì e nel buio più completo uscì dalla stanza e scese verso la hall dell'albergo. Non sapeva perché, magari avrebbe trovato qualcosa che le avesse stimolato il sonno.
Le luci erano ancora ovviamente accese. La ragazza, mettendosi le mani nelle tasche della felpa, si guardò intorno. Certo che quell'albergo era veramente enorme. Ancora quasi non s'era abituata al lusso in cui viveva, in quanto fidanzata di un membro di una delle più grandi band del mondo.
Improvvisamente il suo sguardo vagante si fermò su una figura educatamente seduta in una delle poltrone della hall. Ma... Che ci faceva lui lì? Eppure Rach pensava di essere sola. Solo una pazza come lei sarebbe potuta uscire dalla propria camera in piena notte perché non riusciva a dormire, si era detta. Si sedette di fronte all'uomo e si sporse di modo che i propri occhi potessero incontrare con i suoi.
Brian, che fino a quel momento era rimasto in stato di profonda riflessione, quando vide quel vivace paio di iridi ambra piombargli davanti così, all'improvviso, si scosse, per poi guardare la ragazza e sorriderle.
«Buonasera, signore. Come va?» chiese lei, mostrando un sorriso a trentasei denti.
«Buonasera, signorina. Va tutto bene, e lei?» chiese lui, tenendo le dita delle mani congiunte davanti al viso.
«Io bene... Non riesco a dormire.» la ragazza appoggiò i gomiti alle ginocchia e la faccia alle mani. «Neanche tu?»
«A dir la verità no, perché avevo bisogno di stare per qualche minuto da solo per pensare su una cosa che è accaduta stasera. Sei disponibile per parlare un po'?»
«Per te lo sono sempre, lo sai.» sorrise sincera. «Vuoi che ci prendiamo qualcosa al bar? Offro i...»
«No!» le mise un dito sulle labbra. «Stavolta tocca a me.»
A quel gesto, la ragazza non poté far altro che arrossire, per poi sospirare rassegnata. Dopo essere usciti dal bar dell'albergo con una lattina ciascuno, il chitarrista prese una mano della ragazza e le disse, guardandola negli occhi:
«Conosco un posto tranquillo per parlare. Vieni!»
La tirò dentro l'ascensore e premette un pulsante. Rachel notò subito che avevano superato di brutto il piano dove stavano le loro camere.
«Ma... Le nostre camere...» balbettò.
«Non intendevo andare in camera, Rachel. E poi ti devo assolutamente far vedere questa cosa... L'ho scoperta stamattina, quando siamo arrivati. Di giorno è meravigliosa... Scommetto che di sera è ancora meglio.» le fece un sorriso enorme.
«... Il che sarebbe una statua di Courtney costruita sul posto per darle il benvenuto con stile nella Grande Mela?» affermò ironica.
Brian rise.
«No, no, purtroppo, anche perché se no non mi avresti visto nemmeno qui, causa muta contemplazione della statua. Anche se tuttavia preferisco la vera Courtney...» un lato della bocca dell'uomo si inarcò, con un che di pervertito.
«Evita di entrare nei dettagli anatomici, mi faresti un favore.» rincarò Rachel, chiudendo il discorso 'Courtney e le sue manie'. Brian sorrise perfido. Che la sua amica fosse stata gelosa delle attenzioni che lui dava alla sua fidanzata piuttosto che a lei? In effetti negli ultimi tempi, tutti erano stati con i propri amati e tra concerti e conferenze stampa, i due veri amici della compagnia non avevano avuto neanche un momento per stare insieme. Una cosa era certa: adorava stuzzicare Rachel in quel modo, così da farle venire un'espressione imbronciata estremamente adorabile.
Proprio in quel momento il campanello dell'ascensore suonò, annunciando il loro arrivo. Il chitarrista uscì e, tenendo per mano la giovane dottoressa, la portò verso una porta balcone.
Le rivolse un sorriso radioso e, facendo scorrere quell'uscio, la trascinò su un balcone a semicerchio, piuttosto esteso e contornato di graziose edere. Rachel lasciò delicatamente la sua mano, incantata, e si sporse leggermente dal balcone. Erano all'ultimo piano, poteva vedere l'intera città sotto di lei. Solo la luce della luna illuminava quel piccolo luogo magico, che sembrava apposta fatto per loro due, per farli stare da soli, per farli sognare insieme.
«Brian, è... Meraviglioso...» mormorò, facendo viaggiare i vispi occhi ambra lungo ciò che si presentava davanti a lei.
«E io che ti dicevo? Dai, siediti qui!» la ragazza si girò e vide il suo amico disteso su una sdraio di vimini, che le indicava un'altra come quella vicino alla propria.
Lei obbedì e, tenendo la sua lattina, si sdraiò e tirò un bel respiro, rilassata. Per un po' rimasero in silenzio, mentre Rachel pensava a cosa Brian le volesse dire e Brian cercava il modo di dirglielo. Era stato troppo bello per essere vero, ancora non ci credeva. Doveva esternare la sua felicità con qualcuno.
«Quella è la costellazione del Cancro, il mio segno.» azzardò indicando un punto a Rachel impreciso e sconosciuto nel cielo anche per un astronomo come lui.
«Oh...» mormorò lei affascinata. «E il Leone?»
«Io... Non me lo ricordo.» ammise il suo amico sorridendole tenero.
Sorrise divertita, poi disse:
«Il concerto è stato meraviglioso, sai?»
«Grazie... Son contento che la pensi così.»
Rachel rimase leggermente perplessa. Di solito Brian le rispondeva in modo diverso.
«Brian, che hai da dirmi?» lo attaccò.
«Eh?»
«Tu devi dirmi qualcosa. È palese, mi dispiace.»
Il chitarrista si morse un labbro. Forse era stata troppo aggressiva, pensò lei.
«Se... Se non ne vuoi parlare, fa niente...» arrossì.
«Oh, no, non è questo...» Brian accennò un sorriso.
«E allora cosa? Problemi con i ragazzi? Courtney?»
«No, no!» rise.
«Con i tuoi, allora? Non tenermi sulle spine!»
«Beh...» l'uomo si sedette sulla sdraio e in un lampo la ragazza fu vicino a lui. «Sai che mio padre è sempre stato un po' contrario al fatto che io suoni, no?»
«Sì, mi ricordo, ti aveva fatto una di quelle ramanzine sul non abbandonare gli studi per la musica che non si scordano facilmente. E allora?»
«E allora... Stasera è tutto finito.» La ragazza spalancò gli occhi luminosi. "Finito?" «Quando abbiamo finito, papà mi aspettava in camerino. Mi è venuto incontro e mi ha detto 'ok'.» Brian rimase un secondo a corto di fiato e parole, sull'orlo del pianto. «'Ok, ora ho capito', mi ha detto.»
Appena finì di parlare tra i due ci fu il silenzio. Rachel era rimasta commossa e intenerita, allo stesso tempo orgogliosa per il suo amico che aveva raggiunto uno dei traguardi a lui più a cuore. Subito dopo, vide risplendere sul viso aguzzo di Brian una piccola lacrima, che l'uomo prontamente asciugò. Allora lei si sedette sulle sue gambe e gli gettò le braccia al collo, stringendolo teneramente al petto come una mamma col suo bambino. Il chitarrista ricambiò l'abbraccio e si sentì libero di sfogarsi con lei - lacrime di gioia, gioia per aver conquistato un pubblico, gioia per aver ritrovato un padre, gioia per trovare un'amica.
   
 
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