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Autore: SweetBloodyEly    07/06/2007    1 recensioni
in guerra è inevitabile subire delle perdite...l'importante è provare! QUESTA STORIA è POST-HBP MA NON TIENE CONTO DEL 7° LIBRO! BUONA LETTURA E SE POTETE COMMENTATE!!! ^_^
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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P.O.V. HERMIONE

La lezione del professor Ruf, è, come al solito, noiosissima. L’attenzione della classe è scesa, come di norma, sotto lo zero. C’è chi parla, chi scrive lettere al fidanzato, chi dorme e chi, come Ron e Harry, gioca con le bacchette finte regalategli da Fred e George. Devo ammettere che mi piacerebbe unirmi a loro, nonostante c’è la lezione da seguire. Ma non sarebbe da me, mi crederebbero pazza se solo ci provassi. La Granger che gioca invece di studiare! E poi se non prendo appunti, chi li farà copiare a quei due?

Con un’entusiasmante mossa a sorpresa, Ron riesce a battere Harry, che mette il muso perché perde sempre contro di lui. Beh, è troppo bravo il mio rosso!!!

Poi, mentre sto fantasticando su quel ragazzo, lo vedo scrollare i capelli di fuoco e posare lo sguardo su me, sorridendo dolcemente.

Vedendo i suoi occhi brillare, mi sento avvampare come se avessi la febbre alta, il cuore potrebbe scoppiarmi da un momento all’altro. Perché vederlo mi fa quest’effetto? Eppure è così da anni che arrossisco e non capisco più niente. È come se il tempo si fermasse, non vedo niente se non lui.

Dovrei sapermi controllare! Non sono più la ragazzina inesperta, alle prime armi con le cottarelle.

Ma questa non è una cosa passeggera! Sono secoli che provo lo stesso tipo di sentimento verso questo ragazzo un po’ distratto e svogliato, sempre più bello…sempre e solo Ron…non ci sono altre parole…l’unico vero amore della mia vita…

P.O.V. RON

Com’è bella! Si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio non sapendo che quando lo fa, sento scottarmi la faccia.

Sta correggendo pazientemente il mio tema d’Astronomia, com’è dolce.

Tante volte ha minacciato me ed Harry di non passarci i suoi appunti, ma poi, ci aiuta sempre. La mia Hermione non sa quello che provo quando penso a lei o sto in sua compagnia. Non sa quanto vorrei stringerla tra le mie braccia e sentirla vicina.

La prima volta che l’ ho vista aveva unici anni, era una ragazzina e anch’ io. Era davvero un’insopportabile so-tutto-io, ma era così perché non la conoscevo. Ma poi, siamo dovuti crescere troppo in fretta. Sei diventata una donna ancora prima che io potessi capirlo. Ma tu non aspettavi certo i miei comodi. Non sai quanta paura ho avuto di perderti al quarto anno. Ti sei trasformata in una creatura bellissima. È vero, lo sei sempre stata! In un primo momento ero rimasto estasiato dalla tua bellezza, poi abbiamo litigato perché mi ero reso conto che l’avevi fatto per Krum invece che per me, come avrei voluto. Mi ero accorto che quello che provavo per te e mi rendeva geloso era amore folle. Non dovuto solo alla tua bellezza, ma alla donna che sei diventata. Sempre intelligentissima, ma meno altezzosa, sempre orgogliosa, lo stesso orgoglio che m’impedì di invitarti al ballo, non avresti mai accettato, anche se non avrei avuto il coraggio di chiedertelo.

Sei l’unica cosa che la notte mi tiene sveglio e sei l’unica cosa che mi fa addormentare, perché so che nei miei sogni ti rincontrerò e aspetterò con ansia la mattina per poterti rivedere, come se la notte non passasse mai.

Tu illumini il mio mondo, solo tu, Hermione. Il mio sentimento verso di te è sempre lo stesso, che cresce con lo scorrere dei minuti.

Non ti ho mai detto niente.

Se lo facessi, come reagiresti? Sono un fifone, è vero, ma se tu non mi parlassi più? Non voglio rischiare di perderti…rischiare…già, almeno una volta nella vita dovrei farlo. Per essere degno della casa di Godric Grifondoro. Devo essere coraggioso…devo dirti tutto.

P.O.V. HARRY

Cammino per il castello con lo sguardo fisso sulle mattonelle di pietra, le vedo scorrere ma non ci presto attenzione.

Indosso il Mantello dell’Invisibilità, perché gli studenti, dal quinto anno in su, dopo le nove non dovrebbero stare fuori della Sala Comune e poi perché non voglio vedere, né essere visto da nessuno. Non voglio sentirmi ripetere ancora “Stai bene, Harry?”, certo che no!

In silenzio rimugino su tutto quello cui sono andato in contro dalla nascita, ma di tutti i pensieri, una cosa la vedo nitidamente nella mia testa.

Il tuo sguardo era spaventato, non credo di aver mai visto un’espressione più tesa di quella. La tua mano tremava incontrollata. La tua pelle era, se possibile, più bianca del solito. Dovevi uccidere Silente, ma non l’ hai fatto, non l’avresti mai fatto…non dimenticherò mai che, prima che arrivasse Piton, tu stavi lentamente abbassando la bacchetta. Lo so Draco, tu non sei un assassino, ma perché ti sei unito a Voldemort? Solo perché tuo padre è un Mangiamorte? Perché mi vuoi ad ogni costo lontano da te? Possibile che mi odi tanto?

Silenziose le lacrime cominciano a cadere dalle mie ciglia. Il senso d’abbandono e depressione s’impadronisce di me, come sempre. Le gambe cedono, molli sotto il peso del mio corpo, incapaci di sorreggere altro dolore, in preda ai singhiozzi.

Non ho più nessuno ormai al di fuori di Ron e Hermione. Pensavo, però, che tu ci saresti sempre stato, crudele e aggressivo come sempre con me, ma mi andava bene. Potevo sopportare il costo di feroci umiliazioni se potevo vederti e parlarti. Mi facevi soffrire, è vero, ma continuavo a sperare di poter vedere in te qualcosa di diverso della perfidia, degna del Serpeverde che sempre sarai. Mi sono sbagliato, e ho pagato caro, non credo ci sia bontà in te. Forse è solo la caparbietà che ho sempre avuto, che mi si ostina ad illudermi.

L’ultimo momento in cui potevo imprimere nella mia mente i tuoi occhi, non l’ ho sfruttato. I miei pensieri, i miei sguardi erano tutti rivolti al preside, incapaci di vedere altro se non la paura e incredulità incise nel suo volto. Come dargli torto? Lui si fidava di Piton, gli aveva donato sedici anni di fiducia. È stato tradito, tradito dalla sua stessa bontà e insistenza nel voler credere, a tutti i costi, il buono nelle persone.

Non dimenticherò mai lo sguardo di Piton intriso del più profondo odio e disprezzo. Ancora non mi capacito di come si possa odiare Silente dopo averlo conosciuto. Lui si fidava incondizionatamente di tutti………fiducia…la stessa che ho io nei tuoi confronti, Draco. Ma la cosa è diversa. Il biondo non provava odio, solo paura. Il suo sollievo per non essere diventato un assassino, mi tormenterà per sempre. Non potrò dimenticare come la tua espressione si trasformò in paura profonda in un secondo. Eri andato contro il volere di Voldemort e questo vuol dire “MORTE”. Ma non ti sottrarrà la vita, non può farlo a tutte le persone cui tengo. Sarà compito mio assicurarmi che tu ti salva. Sono l’unico che deve porre fine alla vita disumana di Tom Riddle, per me, i miei, Sirius, Silente, Cedric e per te.

Torno in Sala Comune. Ormai sono settimane che non dormo, esco, piango e torno nel dormitorio, è diventata un’abitudine.

Penso. Penso alla mia vita e se mai avrà un futuro.

P.O.V. DRACO

Sono seduto sul freddo pavimento dell’antica dimora, le gambe raccolte dalle braccia, sembrano volermi chiudere dal mondo esterno, chiudermi nel mio dolore.

Piton dorme profondamente su di una poltrona nella casa dei Riddle.

Vorrei chiudere gli occhi, chiedere conforto alla notte, ma qualcosa me lo impedisce. Se lo facessi, vedrei ancora quella sera. Mi era stato affidato un compito, ma non l’ ho portato a termine.

Ero disperato, non volevo farlo, se non rispettavo l’ordine avrebbe ucciso me e la mia famiglia. Mia madre e mio padre per ora sono al sicuro, ma io sono stufo di scappare con Piton. So che lui non lo fa per me, ma avendo fatto il voto infrangibile la sua vita è a rischio quanto la mia, ma in fondo è stata una sua scelta.

Lui ha ucciso il preside, me lo rinfaccia sempre, mi chiama codardo. Ma non m’importa, non avrei mai potuto farti questo, anche se per te è stata la stessa cosa, comunque l’ hai visto morire sotto i tuoi occhi; tutti sapevano che era più di un semplice professore per te.

Mi odierai lo stesso perché ho portato i Mangiamorte all’interno del castello, così da mettervi in trappola. Ma come potevo fare altrimenti? Piton mi sorvegliava e poi non ho mai avuto il tuo coraggio di rischiare la pelle per gli altri, come hai sempre fatto tu. Mi odieresti in ogni caso perché mi chiamo Draco Malfoy, non posso darti torto dopo tutto quello che ti ho fatto. Le lacrime cominciano a cadere numerose dalle mie ciglia. È crudele che una sola persona produca tanto dolore. Mi domando perché sto scappando dal Signore Oscuro……già…mi ucciderebbe……e se lo facesse? Per te sarebbe solo una liberazione, penseresti –uno in meno da eliminare- perché questa sarà la mia fine dopo tutto quello che è successo……e se non mi uccidesse? Rimarrò col senso di colpa per tutta la vita! E io non voglio.

Con tutti questi pensieri per la testa, mi addormento, sognando quello che tra noi non c’è mai stato e non ci sarà mai. Sogno ciò che sarebbe potuto accadere se Colui-che-non-deve-essere-nominato non mi avesse chiesto niente. Sogno quello che sarebbe potuto succedere se non fossi un Malfoy.

Come se una sveglia avesse suonato, mi desto di soprassalto. Non è successo niente, tutto è in ordine e Piton russa normalmente, ma mi sento strano, non ce la faccio a riaddormentarmi.

Uno spiffero d’aria spenge una candela eppure non è aperta alcuna finestra.

È come se tra poco debba accadere qualcosa. Stringo la bacchetta nella mano, ormai sudata.

“e allora eccoti, finalmente! Devo ammettere che non me lo sarei aspettato di trovarti qui. Qui, nella casa dei miei cari nonni e del mio odiato padre. Hanno avuto l’onore di essere le mie prime vittime… quanti ricordi che ho della mia adolescenza…” ride senza gioia.

Quest’uomo, una volta affascinante secondo i Mangiamorte, ora è…è……sono incapace di dare una definizione o un nome a ciò che è diventato. Il continuo mutare del suo corpo l’ ha reso più oscuro di quanto già fosse. Venera così tanto i rettili da essersi trasformato in uno di loro, creatura amante del buio e dell’oblio. Non so cosa mi spaventi tanto di lui, forse quello che potrebbe farmi, o il suo aspetto o quello che è diventato e che ha realizzato solo per sfuggire alla morte……possibile che un desiderio così intenso provochi tanti danni?

Non mostrerò neanche un momento di debolezza, cosa che lui vorrebbe, adora sentirsi temuto. Ma non mi tirerò indietro.

Qualunque cosa farà sarò pronto ad affrontarla.

P.O.V. HERMIONE

Questo tema è un vero oceano d’errori! Povero ragazzo, o è svogliato o proprio non c’ ha capito niente! Con la coda dell’occhio l’osservo e lo vedo fissarmi. Mi passo una ciocca di capelli dietro l’orecchio per vederlo meglio. Arrossisce, com’è carino quando lo fa! Ma se continua a fissarmi così, non rispondo più di me!

Quando finisco di correggere, praticamente di riscrivere, il compito, decido di prendere in mano la situazione. Finisco di scrivere, lui se n’accorge solo dal cessare del grattare della piuma, tanto è impegnato a scrutarmi, eppure non l’ ha mai fatto così.

È il momento di dirgli tutto. Ora che non c’è nessuno (non perché voglio nascondere la cosa a Harry o ad altri, ma mi sentirei ancora più in imbarazzo). E se Harry la prendesse male? Si sentirebbe escluso? No! Lui non è egoista e poi è da una vita che sa che a me piace Ron, solo il rosso sembra non accorgersene.

Sono agitatissima, più che agli esami. Ma questo è molto più importante, sono quasi sette anni che aspetto il momento giusto. Non posso farmelo scappare come l’anno scorso. Ancora non so perché volle farmi questo e credo non lo capirò mai.

Mi avvicino a lui, ad ogni passo sembra che il tempo rallenti.

“posso parlarti Ron? È importante.”

“certo, vieni, siediti qui.”

Fa segno di sedermi sul bracciolo della poltrona. Accetto il suo invito e mi avvicino di più. Non è la prima volta che gli sto accanto o gli parlo, ma ogni volta sembra la prima.

“devo dirtelo assolutamente. È da tanto tempo che aspetto questo momento…”

E’ serio come non l’ ho mai visto. Mi sta prestando tutta l’attenzione di cui è capace e forse anche di più. I suoi occhi sono penetranti e sembrano leggermi nel pensiero.

“anch’io devo dirti una cosa…”

P.O.V. RON

Questa è la mia occasione. Non posso aspettare oltre. Stavolta sono io che mi avvicino a lei, vedo le sue gote diventare porpora ma non so dire chi di noi due è più rosso. Siamo così vicini che mi pare di sentire i nostri corpi sfiorarsi.

“Hermione…volevo che tu sapessi che…che io…ti…”

Incapace di pronunciare altre parole o suoni riconoscibili agli umani, con la gola secca, mi avvicino di più a lei. Non l’avevo premeditato ma istintivamente, incrociando i suoi occhi, ho sentito il bisogno di sfiorare le sue labbra con le mie. È come raggiungere il cielo, come vivere uno dei miei sogni. Lei scivola elegantemente dal bracciolo per sedersi sulle mie ginocchia, sento il cuore scoppiare da un momento all’altro.

Ho sperato così tanto che arrivasse questo momento, che mi sembra irreale, eppure non è mai stato vivo come ora.

La stringo forte a me. Non voglio farmela scappare. Vorrei che il tempo si fermasse, vorrei rimanere qui con lei per l’eternità. Finalmente mi sento completo. Se avessi saputo che aspettando le cose diventano meravigliose, mi dico che ho fatto bene ad attendere a lungo.

“ti amo Ron!”

Solo tre parole ma per me valgono più di cento versi. Un bacio. Un semplice contatto fisico che può produrre tanto benessere, che fa unire due anime che disperatamente si sono cercate.

Non mi sono mai sentito così felice. Sorrido e le circondo la vita con il braccio.

“ti amo Hermione!”

Non potevo dire altro che esprimesse come mi sento. Dopo anni passati a desiderarsi, siamo finalmente insieme.

Anche lei prova la stessa cosa. Lo so perché……non l’ ho mai capita così bene come ora. La sento vicina, al di là dello sfiorarsi delle labbra. È come se siamo diventati una cosa sola, incapaci si staccarci, per sempre uniti. Se mi separassi da lei so che mancarmi l’aria. Perché lei è la mia vita, ora l’ ho capito……

P.O.V. HARRY

Mi avvicino al ritratto della Signora Grassa che, come al solito, mi fa la ramanzina, non perché ero fuori, ma perché l’ ho svegliata. Dopo aver detto la parola d’ordine “Poltergeist”, qualcosa cattura la mia attenzione. Rimango a bocca aperta.

“Ron, Hermione…cosa state facendo?” li guardo con fare indagatorio.

“Oh, Harry. Stavo correggendo il tema di Ron. Come mai sei qui a quest’ora? Dovresti essere a letto!”

Dopo aver cercato una scappatoia, ancora rossa in viso, assume la sua solita aria di rimprovero.

“Già, anche voi però.”

Hermione lancia un’occhiata per chiedere aiuto a Ron, che risponde prontamente.

“beh, ma noi siamo prefetti. Dobbiamo controllare che non ci sia gente, come te, fuori del letto a quest’ora.”

“giusto anche questo. Ma solo io ero fuori, e lo sapevate. E poi Hermione, come fai a correggere il tema di Ron se gli stai sopra?”

Faccio un ghigno che non è proprio da me. La ragazza diventa più rossa di prima e anche Ron che, però, si rifiuta di guardare qualcos’altro che non sia il tappeto.

“ecco…i-io…”

“Lascia stare. Sapevo che sarebbe successo prima o poi.”

“successo cosa?” dice il rosso nella sua ingenuità, ancora non ha capito che li ho smascherati..

“tu e Hermione! Andiamo! Sono anni che vi piacete! Tutta la scuola lo sa, solo voi due sembravate non accorgervene. E poi era ora! Non ne potevo più delle vostre litigate di gelosia……fatemi solo un favore…”

“spara.” Nei loro volti si legge un po’ di sollievo per non aver dovuto dirmi niente della loro relazione.

“non pomiciate ogni due secondi. E se proprio vorrete farlo, aspettate che io mi allontani! A proposito, da quanto state insieme?”

“cinque o dieci minuti!”

“mi stupisco! Soprattutto di te, Hermione. Sei intelligentissima, ma non hai mai sospettato dei sentimenti di Ron?”

“veramente? Solo un pochino, ma speravo facesse lui la prima mossa…”

“e non è stato così?” guardo un po’ sorpreso e arrabbiato l’amico che mi guarda mortificato

“che potevo farci? Non avevo capito che ero corrisposto! E poi non è vero! L’ ho fatta io la prima mossa.”

“ok ragazzi. Ora a letto.”

“notte!”

Saluto i due e mi allontano. Sicuramente vorranno darsi la buonanotte in modo speciale! Ron, infatti, si fa vedere solo cinque minuti dopo e sembra più compiaciuto del solito.

Dovrò ringraziarli! Finalmente dormo tranquillo e non penso alle solite cose.

P.O.V. DRACO

Il suo volto è inespressivo come sempre, ma lascia trapelare uno dei pochi sentimenti che prova, la freddezza. Il suo sguardo gelido, così diverso da quello di Harry, è puntato su me, ma non riesco a percepire quale sarà la sua reazione. La sua voce è del tutto rilassata e mi spaventa soprattutto per questo, quando parla della morte, lo fa come fosse una cosa quotidiana ed entusiasmante, è l’unico momento in cui si vedono i suoi occhi brillare di felicità, come se vedere morire la gente sia la sua unica gratificazione, ma forse è proprio così.

“so quello che hai fatto, quello che è successo. Non hai eseguito quello che ti avevo ordinato. Se non mi servissi per un altro “favore”, a quest’ora non saresti qui, ti avrei ucciso da un pezzo. Sei fortunato quindi, hai un’altra possibilità.”

S’interrompe un attimo per assaporare il gusto di tenermi sulle spine. Mi viene in mente che la stessa tattica la usava Piton con il Grifone, incredibile come il professore e il Signore Oscuro si assomiglino, ed è incredibile come il bel moro entri ed esca dai miei pensieri (per fortuna sono abile in Occlumanzia).

“ti ascolto.” Il mio sguardo è deciso.

“bene. Se non lo farai ucciderò te e la tua famiglia. Le regole sono sempre le stesse, confido che tu l’abbia imparate!”

Già che c’è mi sgrida pure. Non ci sono altre parole per descriverlo. Lui è la crudeltà, il male impersonificato.

“ciò che ti chiedo……anzi che ti ordino, è semplice………”

“che dovrei fare?”

“Cosa DEVI fare…voglio che tu t’incontri…con Harry Potter.”

“Perché dovrei farlo?”

Ride forte, solo per schernirmi.

“che domande……tu l’ucciderai.”

È come se i miei polmoni non riuscissero a catturare l’aria necessaria per vivere. Una semplice frase. Una lieve emissione di voce, quasi un sussurro pronunciato dolcemente, capace però di gelarmi il sangue. Non può essere vero. Non potrei MAI farlo! Come potrei togliere la vita ad uno come Harry?! Come potrei uccidere la sola persona per cui vale la pena di vivere e l’unica che ha il dovere di rimanere in vita dopo tutto ciò che ha visto e fatto?! Non voglio essere io la causa della sua morte.

“va bene.”

“ci vediamo. Saprò se sarà fatto, ci sarò quando lo farai, ti vedrò. Questa volta NON VOGLIO ERRORI.”

Sparisce. Devo inventarmi qualcosa al più presto. So già che se uccidessi il Grifone non avrei in ogni caso la vita salva. È da Voldemort agire così e poi vorrà punire mio padre, per quello che successe al Ministero, ucciderà ugualmente tutta la mia famiglia.

Non c’è modo di tornare indietro. Vorrei non dargli la colpa, ma la causa di tutto è che mio padre è un Mangiamorte. Non sarebbe mai dovuto andare a far parte dei servi di Voldemort.

Cado a terra. Non ne sento il freddo, le uniche cose che provo sono dolore e oppressione. Le lacrime scendono incontrollate, copiose. Vorrei bloccarle, ma non ne ho la forza.

Troverò un modo per uscire da questa storia, per salvarti.

Farò di tutto per permettere ai tuoi occhi di continuare a brillare ancora.

P.O.V. HERMIONE

Osservo Ron, speranzosa. Metto un broncio che non è proprio da me, ma vorrei stare un po’ sola con lui, purtroppo con la valanga di compiti con cui si ritrova il tempo che passiamo assieme è assai limitato.

Ma questa non è la mia unica preoccupazione in questo periodo.

Il comportamento di Harry mi turba molto. Se ne sta sempre da solo o prende la scopa per fare un giro sul lago. Neanche i compiti sembrano un motivo convincente per tenerlo in Sala Comune con noi. D’altronde è stato solo con una dura azione di convincimento che è tornato a Hogwarts per il suo settimo anno. L’abbiamo convinto che ci vuole abilità per battere Voldemort e che, quindi, un anno in più d’istruzione magica gli sarebbe servito. Ma sembra essere tornato solo per salutare la scuola e farci un favore. All’inizio pensavo dipendesse dalla nostra relazione ma non credo sia per questo. È qualcosa che, secondo Ron, lo fa agitare nel sonno.

Potrebbe essere per quello che è successo alla fine dell’anno scorso. La morte del professor Silente lo deve aver sconvolto più che a tutti noi, ma come curare la malattia del suo cuore?

Tante volte ho provato a dirgli che il preside non avrebbe voluto che diventasse così serio, che perdesse vitalità un po’ alla volta, massacrandolo, ma sembra non ascoltarmi. Quando accenno a parlargli di questo lui se ne va o cambia discorso rapidamente. Deve essere logorante sentirsi parlare delle perdite subite, ma se non lo fa con qualcuno, potrebbe rimanere distrutto dal suo stesso dolore.

Dovrà affrontare Voldemort e in più si sente in colpa per quello che è accaduto.

Quando entra in Sala Comune, tutti sono abituati ormai a vederlo con faccia depressa, mette malinconia persino a me.

L’unica cosa che posso fare, è vedere come le cose andranno avanti.

“Finito!”

“senti, Ron. Dobbiamo scoprire cosa ha Harry ultimamente.”

“e come facciamo? Chiediamo alla Cooman di dare uno sguardo nella sfera di cristallo? Lo sai com’è fatto! Se ha dei problemi vuole risolverli da solo.”

“lo so, ma tu sei il suo migliore amico.

“e allora?”

“a te dirà qualcosa di sicuro.”

“va bene. Proverò ad estorcergli delle informazioni, ma non ti garantisco niente.”

“grazie, sei proprio un amore!”

Gli do un bacio e, dalla sua espressione, capisco che lo farà sicuramente.


P.O.V. RON

Come potrei dire di no a lei? Hermione sa che farò come ho promesso. Odio questo di me, se mi chiede qualcosa, io non posso fare altro che assecondarla. Sta sfruttando questo lato del mio carattere. Lei si allontana per andare in biblioteca e io esco dal portone principale.

Ho cercato Harry per tutto il castello ed eccolo lì, sotto il “nostro” solito faggio in riva al lago. Sta lanciando dei sassolini in acqua.

Mi avvicino, lui mi degna solo di uno sguardo di sfuggita per poi continuare a tirare sassi. Mi sdraio sul soffice prato accanto a lui. Chiudo gli occhi per godermi i caldi raggi solari e il fresco venticello primaverile.

“non c’è bisogno di mentire a me. So che c’è qualcosa che non va.”

“cosa te lo fa credere?” risponde con sfida.

“fammi pensare…stai sempre da solo, c’eviti e sappiamo che non è per la nostra relazione perché, quando ci sei tu, io ed Hermione ci comportiamo come sempre.”

Ha smesso di lanciare sassi ma continua a guardare pigramente il lago piatto come a volerne trarre consigli su cosa dire.

“è un problema mio, non si può rimediare a meno che non sai come cambiare delle cose successe.”

Il suo sguardo è triste come sempre, ultimamente. Non so cosa dirgli, mi dispiace di vederlo così.

“oh…è per questo?”

“sì…è per questo.”

gli occhi gli diventano lucidi e mi sento a disagio.

“senti, mi-mi spiace di aver tirato fuori l’argomento, ma volevamo sapere. Lo sai che se diventi triste è anche un nostro problema. Se vuoi parlare, io e Hermione ci saremo sempre. Ricordalo. Però ti farebbe bene stare un po’ con noi, almeno ti distrai e non ci pensi.”

“hai ragione. Scusatemi se mi sono comportato così.”

“di niente. Gli amici servono a questo. Andiamo, Hermione ci starà aspettando, ci avrà tenuto il posto.”

Forse un po’ gli è passata, altrimenti non sarebbe stato Harry. Devo riuscire a non fargli pensare Silente e Sirius, è il mio dovere come miglior amico.

P.O.V. HARRY

Ron ha ragione, non posso rimanere solo per sempre. In effetti mi mancavano le nostre chiacchierate, anche se adesso vedo i miei due migliori amici sforzarsi molto per non saltarsi addosso. Allora, a volte, vado a studiare in biblioteca per lasciarli soli un momento. Devo farlo. Loro si sono preoccupati per me quando stavo male e ora devo sdebitarmi. Quando torno li vedo molto rossi in faccia e mi sento un po’ in imbarazzo e cerco di non pensare al motivo per cui sono accaldati.

Nonostante con loro rido e scherzo, non vuol dire che non penso più a Sirius, a Silente e a Draco, ma cerco di non far deviare i pensieri in quella zona. E poi, come mi ricordano Hermione e Ron, loro non avrebbero voluto che io mi chiudessi e affogassi nel dolore (anche se non sanno niente di Draco). Anche Silente, dopo la nostra avventura al Ministero della Magia, quasi due anni fa, mi disse che non dovevo sentirmi in colpa e non lo farò. La vita va avanti e devo accettarlo.

Poi incrocio Neville nei corridoi………lui non sa quanto è andato vicino ad essere il “Prescelto” e mi viene in mente quello che abbiamo passato io e il preside, la profezia, e che devo rimanere in allenamento per la battaglia contro Voldemort.

Allora mi rifugio nella Stanza delle Necessità e mi alleno fino a che non esaurisco le mie energie.

Per fortuna, Dobby, che si ritiene l’elfo domestico più fortunato al mondo, mi assiste e mi cura. Se Hermione sapesse che “abuso” faccio dell’elfo……ma ultimamente non pensa molto al C.R.E.P.A., è quasi sempre sopra le nuvole, tranne a lezione……chissà perché, anzi per chi?

Sono felice per loro anche se, molte volte, mi sento fuori posto (quando ad esempio li vedo pomiciare su di una delle poltrone della Sala Comune). Fortunatamente, quando mi vedono, si allontanano per trovare un posto più intimo. Non so se lo fanno per loro o per la promessa che mi fecero mesi fa. Mi vanno bene tutte e due le ipotesi.

Mi sono allenato tutto il pomeriggio e la sera, sono stanco morto.

Mi avvicino al ritratto della Signora Grassa, ho l’impressione che le gambe non reggano più. Entro nel dormitorio e , senza spogliarmi, mi addormento così pesantemente da non accorgermi delle due persone che, silenziosamente, entrano nella stanza.

P.O.V. DRACO

I raggi solari mattutini entrano prepotentemente nella camera attraverso le vecchie tende logore e polverose.

Piton non c’è, sicuramente starà facendo colazione. Non fa caldo, ma sono ugualmente sudato, non ho dormito affatto, continuavano a tornarmi alla mente le parole del Signore Oscuro. Ogni notte mi abbandono alla devastazione che da più di un anno alberga nel mio cuore.

Ormai sono un uomo, non più un adolescente dipendente dagli adulti, devo saper badare a me stesso.

Sarà la prima cosa che farò, abbandonare Piton per tornare nella Foresta Proibita. Farò come Voldemort mi ha detto, ma solo in parte, farò di tutto per proteggere Harry.

Ormai non ho più paura di quel posto, non ho tempo di spaventarmi come da bambino. Sono dovuto crescere velocemente e crudelmente.

Ma se il prezzo da pagare per essere diventato uomo è ucciderti, vorrei tornare bambino rimanerci tutta la vita.

Ma lo so che è impossibile, so che quel mondo non mi appartiene più. So che se ti abbracciassi non è come se lo avessi fatto quando ero un undicenne innocente. Ti ho perso anni fa e ora voglio ripagarti delle cattiverie che subisti da me per attirare la tua attenzione, proteggendoti.

Chissà cosa leggerò nel tuo volto quando mi vedrai morire, perché so che succederà, e, in fondo che io muoia ora o fra dieci o venti o trent’anni, non fa differenza. Ne sono consapevole.

Lacrime amare, sofferte, mi rigano le guance.

Alzo la manica sinistra della camicia, abbasso lo sguardo sul mio avambraccio. Il marchio nero brilla nell’oscurità, sfuocato appena dalle lacrime che mi appannano la vista. Simbolo di malvagità.

Sono così cattivo? Mi rispondo di sì, devo esserlo per forza, altrimenti non ce l’avrei. Chiunque lo porti è crudele. Tutti quelli che chi ce l’ ha tatuato ha ucciso o torturato e merita di marcire in prigione. Anch’io sono destinato a fare la stessa fine? Certo, sapevo a cosa andavo incontro essendo il figlio di Lucius Malfoy, quando ero piccolo, mio padre continuava a ripetermi che per diventare qualcuno si doveva essere spietati. Poi ti ho conosciuto e il mio mondo si è ribaltato. Non capivo chi ero e cosa volevo essere, ora lo so e non voglio essere quello che Voldemort e mio padre desiderano.

Destinato……una volta, da piccolo quando mia madre si comportava come dovevano fare tutte le madri, mi disse una cosa……mi disse che il destino non esiste, lo creiamo noi. Di cosa mi lamento, allora? È stata la mia stupidità a far nascere tutto questo!

Vorrei poter eliminare questo male che m’insegue, riassunto in una semplice figura nera marchiata a fuoco dentro di me. Mi sento contaminato, ma poi rifletto, anche se non avessi il Marchio, sarei considerato cattivo perché figlio del braccio destro di Voldemort. Quello che mi disse mia madre non è del tutto vero, non ho scelto io di essere figlio di colui che chiamo padre e dal mio “padrone”, che decide al posto mio, cosa deve esserne della mia vita, sono solo un burattino nelle sue mani.

Il senso di sconforto va ad acuirsi.

Faccio una doccia per cercare di alleviare la sofferenza e la contaminazione, sperando che scivolino via dal mio corpo insieme all’acqua.

P.O.V. DRACO

Mi vesto velocemente deciso a mettere in pratica il mio piano.

Mi siedo su una rigida sedia di legno rovinata dai tarli. Prendo un foglio di pergamena, intingo la penna nella boccetta d’inchiostro e mi preparo a scrivere.

Rifletto intensamente a come farlo senza destare sospetti. C’è così tanto silenzio che mi ronzano le orecchie, allora le tappo con gli indici.

Quando giunge l’ispirazione, cerco di scrivere con una grafia non riconoscibile anche se non sospetterà mai di me dopo il trucchetto che sto architettando.

Quando termino la lettera, l’infilo nella tasca posteriore dei jeans e metto la bacchetta nella cintura. Scendo le scale e sento lo sguardo di Piton puntato addosso. Si rivolge a me acidamente.

“finalmente si è svegliato il principino! Ha dormito bene, tutto questo tempo?”

“no, ho avuto da fare.”

Ora che deve occuparsi dell’incolumità di entrambi, è molto sgarbato con me. Ma siccome non mi devo più preoccupare dei voti e non è più un mio professore, posso anche fregarmene di portargli rispetto e di fare il lecchino.

Mi vado a sedere a tavola per fare colazione. Mentre ingoio un cucchiaio di latte mi rivengono in mente le parole false che ho scritto, se ci ripenso mi sale un groppo in gola e sono preso dal senso di colpa.

“oggi ti allenerai con me. Ultimamente sei così scarso che persino Paciock potrebbe batterti.”

Arriccia le labbra in una smorfia che solitamente dedicava a Harry.

Mi ostino a guardare fisso la tazza.

“non posso. Ho qualcosa di meglio da fare. Credo che tornerò domani o…chissà…”

“che devi fare?”

Cerca invano il contatto con i miei occhi.

“so cosa cerchi di fare. Purtroppo per te, sono proprio bravo in Occlumanzia.”

“cosa vuoi nascondermi?”

“tutto. Niente che ti riguardi. Non preoccuparti è una cosa per cui non rischi la vita.”

“torna qua Draco!”

Esco dalla casa e mi smaterializzo.

Appaio nel bel mezzo della Foresta Proibita dove gli alberi sono così fitti che sembra che il sole non sorga mai. Una volta mi terrorizzava questo luogo, ora lo identifico come il mio stato d’animo: cupo e ignoto persino a me stesso.

Mi avvio nell’intricata selva fino ad arrivare ai margini della Foresta. Ho una fitta di rimpianto nel vedere il castello. Come vorrei essere là dentro a divorarmi dal nervoso e dalla valanga di compiti per il M.A.G.O. lontano da queste preoccupazioni più grandi di me.

Aspetto seduto su un sasso, lontano dagli occhi delle coppiette che passano mano nella mano per raggiungere il lago, uno dei luoghi più romantici del maniero.

Finalmente eccola, la giovane Ginevra Weasley, corteggiata da mezza scuola. Quando studiavo ed ero interessato unicamente alla superiorità della Casa dei Serpeverde, pensavo che i ragazzi fossero matti a considerarla anche solo “accettabile”, invece devo ammettere che è molto carina.

Sta uscendo dal portone principale per raggiungere il fratello e i suoi migliori amici. È il momento giusto.

Imperio!

I suoi occhi vispi e vitali diventano, di colpo, vuoti ed inespressivi. Mi si avvicina e io le dico chiaramente:

“devi dare questa a Harry Potter. Assicurati che siate soli e che la legga lontano dagli altri, nessuno deve saperlo. Se ti chiede qualcosa non rispondergli. Capito?”

“sì.”

P.O.V. HARRY

Sto cercando di concentrarmi sulla nuova valanga di compiti della McGranitt. Ora che è anche preside esige anche più impegno del solito. Capisco perché i M.A.G.O. sono gli esami più difficili mai concepiti a Hogwarts.

Mentre provo a memorizzare una miriade di formule, sono distratto da un rumore umido che proviene dalla mia destra.

“vi spiacerebbe fare queste cose in un momento d’intimità? Sto cercando di concentrarmi!”

“ma è così romantico.” Risponde Hermione tornando ad occuparsi del suo ragazzo.

“non so, ma forse vi preferivo quando litigavate.”

Ma sembrano non sentirsi da quanto sono impegnati.

Per fortuna vedo Ginny seduta da sola sotto un albero poco più in là e mi avvicino alla ragazza.

“ciao Ginny, come va?”

“bene grazie. Ora devo scappare a fare i compiti, tieni questa. Mi raccomando, leggila in privato. Ciao!”

“ciao!”

oggi mi sembra molto sopra alle nuvole. Forse è innamorata. Ah, la primavera! Dietro ad ogni cespuglio, o quasi, una coppietta felice si abbraccia, si bacia o si sussurra parole dolci. Sentendomi fuori luogo, mi avvio verso il dormitorio lontano da tutti.

Non ho proprio voglia di fare i compiti e, anche se so già che me ne pentirò stasera quando dovrò passare la notte in bianco, mi sdraio sul letto a baldacchino e leggo la lettera di Ginny.

Non è affatto lunga e non riesco a capire come mai mi ha scritto quando poteva dirmi tutto prima senza che ci sentissero. Valle a capire le donne!…

Caro Harry,

Ho bisogno di parlarti urgentemente.

Vediamoci nella Foresta Proibita stasera alle undici. Non dire niente a nessuno e non farti vedere.

Incontriamoci nel luogo dove Hagrid ci ha mostrato i Thestral tempo fa.

È importante. Non dire niente a nessuno nemmeno a Ron e Hermione.

A dopo

Deve essere molto importante se vuole che c’incontriamo nella Foresta.

Ovviamente farò come vuole, mi ha aiutato in tanti momenti in cui n’avevo bisogno e non posso tradirla proprio ora. Vado nelle cucine e mangio, dopo non n’avrò il tempo.

Sono tutti a cena, prendo il Mantello dell’Invisibilità e, senza avvertire Ron e Hermione, esco dal portone principale.

Mi avvicino alla Foresta con una fitta di timore: tutte le volte che c’ ho messo piede non ho passato delle esperienze piacevoli. Ma sono un Grifondoro perciò so essere coraggioso e mi addentro tra gli alberi.

P.O.V. HERMIONE

La cena è quasi finita ma Harry non si fa vedere. Nella nostra tavola non manca nessuno tranne lui. Sono preoccupata, cosa avrà fatto?

“Ron, tu sai perché Harry non c’è?”

“no, ma oggi proprio non l’ ho visto.”

“sì che l’abbiamo visto, ma noi eravamo troppo impegnati a fare altro.”

Rispondo con sguardo eloquente.

“ah…già.”

Lo vedo rivolgere al suo piatto un’occhiata ebete e soddisfatta, così per toglierlo dai ricordi riprendo pensierosa.

“non sarà per questo? Magari è arrabbiato con noi.”

“non saprei, ma ormai dovrebbe averci fatto l’abitudine. Però l’ ho visto avvicinarsi a mia sorella, magari lei sa qualcosa.”

“giusto. Ginny! Ginny!”

Lei si volta scocciata.

“che c’è?”

“cosa ha fatto Harry? Lo sai?”

“che ne so io! È il vostro migliore amico! Magari vuole solo essere lasciato in pace. State sempre ad assillarlo, povero ragazzo!”

E torna a parlare ai suoi amici.

“come mai si comporta così Ginny?” chiedo al ragazzo.

“non so. Non è da lei, soprattutto nei tuoi confronti. Credo che abbia ragione però, forse dovremmo lasciarlo un po’ in pace.”

“Giusto. Forse è nella Stanza delle Necessità. È il posto migliore per stare da soli a pensare.”

Quando finiamo di mangiare pensiamo di aspettarlo in Sala Comune.

Ci sediamo nelle nostre poltrone soffici vicino al camino. Non so che ore sono ma ormai non c’è più nessuno. Fisso i pezzi di legno che ardono nel camino, stanno per spegnersi e poco alla volta il fuoco cesserà.

È rilassante stare qui, con Ron. Dopo non so quanto d’attesa, ci addormentiamo entrambi.

P.O.V. DRACO

Il bel Grifone si avvicina, ignaro dell’incontro che farà tra poco. Un fruscio alle mie spalle, neanche mi volto, so benissimo cosa l’ ha provocato. Le parole di Voldemort mi tornano nuovamente in testa. –saprò se sarà fatto- lui è qui a guardarmi.

Lumos.”

Illumino la bacchetta per rivelare la mia posizione.

“Ginny.”

Harry chiama dolcemente la rossa, non sapendo che ci sono io al suo posto. Come vorrei che pronunciasse così dolcemente anche il mio nome.

Sento un rumore di foglie secche calpestate ed eccolo riemergere da un cespuglio particolarmente intricato, sgranando gli occhi alla mia vista. Sembra sorpreso e, se possibile, spaventato, ma non scappa, non sarebbe da lui neanche pensare alla fuga.

“non preoccuparti. Non è successo niente alla piccola Weasley.”

“che ci fai qui? Piton è con te? Perché sei tornato? Se ti trovano sei spacciato!”

Sembra speranzoso, come se si aspettasse da me una risposta precisa.

Rido appena, non vorrei farlo ma è necessario montare questa farsa.

“che fai? Ti preoccupi per me?” spero che la risposta sia sì ma sarebbe un sogno irrealizzabile. Continuo nell’intento di innervosirti, così che tu mi colpisca prima che lo faccia io.

“piuttosto preoccupati per te stesso. Sei qui, solo, non sai se ho portato con me Piton e gli altri Mangiamorte.”

“perché dovrei avere paura di te?”

“sto per ucciderti.”

Ti prego Harry, perdonami per queste parole tanto false quanto crudeli! Perché devono uscire dalle mie labbra che vorrebbero sussurrarti solo parole di conforto, che vorrebbero dirti che ti amo, tanto; che non faccio altro che pensare a te, ogni minuto della mia esistenza e che piango per il nostro futuro insieme che non esisterà mai. Proprio ora, che forse è la fine della nostra vita, sicuramente della mia; vorrei urlarlo a tutto il mondo o sussurrarlo debolmente solo a te con il vento come unico testimone.

“non è vero. L’avresti già fatto… e poi… una volta Silente mi desse che la morte non è altro che l’ultima grand’avventura che si affronta nella vita. Che una persona intelligente non ne ha paura. Se morirò sarà la mia più grand’uscita di scena!”

I suoi bellissimi occhi verdi non rivelano altro che tristezza.

Pain is really what you wanna be…

Gonna say……

We are…

Soon be there, the moon in the sky tonight

We’re burning on a purified

Smash your face and then I beat it down

Are we really gonna die?

Punto la bacchetta contro il tuo cuore. Indietreggi, non avrei mai voluto vederti spaventato da me.

A tua volta impugni la bacchetta, ma il tuo braccio non è teso, non vuoi colpirmi? Perché?

Non dici altro ma mantiene il suo sguardo ora fiero e nervoso, come se aspettasse da tempo questo momento.

Con mio immenso orrore una lacrima bagna il mio volto, tu ti accorgi e ti avvicini curioso.

“odio.” Non è vero che ti odio, ma ho bisogno di sentirtelo dire, solo così, forse, potrei colpirti e credo neanche in quel caso. Ti blocchi di colpo.

“tanto lo sapevo.” Ancora quella tristezza nei tuoi occhi.

“no, invece! Tu non sai...”

“è così da sempre. Mi odi, lo so. Chiunque pronunci in una sola frase i nomi Potter e Malfoy sa che siamo nemici e non potremo essere altro.”

“No. Non capisci? La cosa che odio di te è il fatto che anche di fronte alla morte non hai paura di niente. Neanche della morte stessa! Non scappi mai. Non ti tiri mai indietro, mai, nemmeno una volta, neanche se ne valesse della tua vita.”

“io non ho paura della morte. Ma ho paura di morire. Perché dovrei andarmene quando un sacco d’altra gente si è sacrificata per salvarmi la vita? L’unico modo che ho di ripagarli è sopravvivere.”

“allora tu vivi solo per compiacerli?” il mio tono di voce è arrabbiato, improvvisamente, mi sento arrabbiato con lui.

“No. Ma non puoi capire, non sai quanta gente si è lasciata morire…”

“lasciata morire? Ma cosa dici!”

“non sai cosa vuol dire essere Harry Potter, tutti che si aspettano tante grandi cose da te. Ho sbagliato tutto della mia vita! Gli altri che mi dicevano di lasciarli fare e non muovermi mentre morivano sotto il mio naso, -per proteggerti- dicevano. Ma non capivano che in questo modo mi stavano annientando poco alla volta. Credevano di farmi un favore.”

“non hai deciso tu la morte dei tuoi genitori.”

“è vero. Ma Sirius, e Silente?”

“non sapevo queste cose……”

“nessuno sa tutto della mia vita, nemmeno io, ma questo non cambierà i fatti. Mi ucciderai e non si può fare altrimenti.”

Mi avvicino a te, le lacrime scendono dai miei occhi.

“perché piangi? Dovresti duellare contro di me.”

“hai fretta di morire? Io dico di no.”

“non ti capisco. Non eri tu quello che ha architettato tutto per uccidermi?”

“ho architettato tutto per una morte migliore. La morte è una sola, va affrontata con stile……”

“non c’è dignità né stile nella morte. È una sola, spietata tutte le volte che arriva.”

Non so neanche il motivo, ma ti abbraccio stretto, bagnandoti la felpa con le lacrime.

“Perché mi abbracci?” non sembra dispiaciuto da questa mia reazione.

“Voldemort……ci sta guardando. È il momento di dirti ciò che dovevo dire da tempo……

Preferirei morire mille volte per mano tua che vederti morire e sapere che ne sono io la causa. Odiami, Harry. Ti prego, odiami Harry, così mi ucciderai tu. In questo modo, l’ultima cosa che potrò vedere, saranno i tuoi occhi.”

“cosa stai dicendo.”

Sei ansioso e speranzoso, un po’ spaventato dal mio comportamento e dalle mie parole, non mi hai mai visto così e io non ho mai visto così lui, non l’ ho mai visto guardarmi in quel modo, come se mi capisse, come se provasse le mie stesse emozioni.

“non posso tornare indietro. Non sono io quello che ti odia, non sono io quello che deve ucciderti……Ti ho sussurrato tutto. Ora devo urlati il resto, sbattertelo in faccia perché forse sarà l’ultima cosa che dirò e voglio che tu lo capisca.

Ti prego Harry. SALVATI! Uccidilo e salvati! So di non avere scampo, ma voglio morire nell’illusione che, quando capirai, verserai almeno una lacrima per quello che sono e sono stato. Ti dico solo che…………”

Una luce si riflette nei tuoi occhiali. Sento i polmoni restringersi.

Caldo, poi freddo poi più niente. Il tuo volto è confuso, ma nessuno lacrima lo bagna, forse non hai capito cosa sta succedendo?

Io l’ ho capito e non posso fare a meno di piangere, gli ultimi sentimenti che provo: dolore e speranza. Perché la vita mi ha riservato questo? E’ una punizione per quello che ho fatto e che non ti ho mai detto? Mi pento ma non ne ho più tempo, perché non ti ho mai detto niente? Vorrei averlo fatto.

Sapevo che sarebbe successo, ma avrei voluto avere almeno il tempo dirti quello che provo.

Me ne vado sperando che tu abbia capito qualcosa, sperando che tu ti salvi e che piangerai per me, alla fine, ma soprattutto, che tu capisca i miei sentimenti.

P.O.V. HARRY

Perché stai piangendo Draco? La tua bacchetta è puntata contro il mio cuore.

Se prima ero spaventato è bastata una tua lacrima per rassicurarmi. Non so il perché, ma non sento il bisogno di colpirti, neanche mi passa per la testa il voler farlo.

Stai per uccidermi ma non sono capace di alzare la bacchetta neanche per difendermi, sono i tuoi occhi, ora lucidi e colmi di lacrime, che me lo impediscono.

Poi, senza alcun preavviso, mi abbracci. Sento il cuore schizzarmi fuori dal petto dall’emozione.

Come può volermi uccidere una persona che mi stringe così e che prima mi guardava con occhi sofferenti. Gli stessi occhi di chi farebbe di tutto pur di non attaccarmi. Da questo contatto sento solo calore e protezione, non odio.

Le tue lacrime mi bagnano la maglietta. Non riesco a colpirti, non dopo quello che provo e quello che ho visto ora, le mie gambe non si muovono, paralizzate perché ho il timore che se mi muovessi, come in un sogno, scomparirebbe tutto. Tutto quello che conta è che tu continui a stringermi come ho sperato tante volte che lo facessi, perché se tutto finisse, non lo sopporterei.

Stringimi ancora angelo malefico, voliamo via insieme. Scappiamo dalla nostra disperazione, solo così potremo vivere. Lasciami annegare in questo conforto così dolce anche se la verità è un’altra. La nostra vita ci ha separato e sempre divisi resteremo.

La tua presa è ferma e decisa. Mi parli dolcemente, così dolcemente che non mi sembri tu. Ma le tue parole mi feriscono come asce affilate conficcate nel cuore per farmi del male.

“Voldemort……ci sta guardando. È il momento di dirti ciò che dovevo dire da tempo……

Preferirei morire mille volte per mano tua che vederti morire e sapere che ne sono io la causa. Odiami, Harry. Ti prego, odiami Harry, così mi ucciderai tu. In questo modo, l’ultima cosa che potrò vedere, saranno i tuoi occhi.”

“cosa stai dicendo?”

“non posso tornare indietro. Non ero io quello che odia, non sono io quello che deve ucciderti……Ti ho sussurrato tutto. Ora devo urlati il resto, sbattertelo in faccia perché forse sarà l’ultima cosa che dirò e voglio che tu lo capisca.

Ti prego Harry. SALVATI!!! Uccidilo e salvati! So di non avere scampo, ma voglio morire nell’illusione che verserai almeno una lacrima per quello che sono e sono stato, quando capirai. Ti dico solo che…………”

Ma non saprò mai cosa ardevi dalla voglia di dirmi.

Una luce verde, che risveglia in me tanti ricordi. Non può essere quello che penso, dopo tutto quello che ho sentito credevo fosse un sogno, ma si sta trasformando in incubo.

Il tuo corpo, ancora abbracciato al mio, cade goffamente, trascinandomi a terra.

“no.” Il mio gemito è debole come il ragazzo che mi guarda.

Get up and fight, release your rage, come on and fight

Standing straight faced, it is your fate, calling my name

Calling me pain, and if you stay, you’ll bite the scythe

Waiting for you I want to just tell you

If you want peace, prepare for war.

Lo poggio a terra. I tuoi occhi, lacrimano ancora ma, con l’Avada Kedavra, sono privi di vita. La tua espressione è spaventata. La morte ti ha colto di sorpresa come ti aspettavi che accadesse ma non ce l’ hai fatta a dirmi tutto. Mi guardi, ma io non ci riesco a sostenere il tuo sguardo perché so che non sbatterai più le palpebre e non mi parlerai più, so che vedrò i tuoi occhi spaventati finché non te li chiuderò e non ce la faccio. Come vorrei che tutto tornasse a quei tempi in cui appena mi vedevi m’insultavi e poi te ne andavi. Fallo anche adesso, chiudi gli occhi e voltati.

Così hai realizzato il tuo desiderio, sono davvero io l’ultima persona che hai guardato.

“non può essere vero.”

Ti scuoto il braccio ma non reagisci, perché non si può tornare indietro. E se si potesse, cosa cambierei, moriresti lo stesso? Non ce la farei a tornare indietro per poi vederti abbandonare la vita un’altra volta, distruggendo la mia illusione che è tutto un incubo.

Pensavi di salvarmi? Di risparmiarmi? Ma così è come se mi avessi ucciso mille volte. Ti stringo a me.

Come hai potuto architettare tutto? Pensavo che l’avessi fatto per uccidermi, invece l’ hai fatto per salvarmi, sacrificandoti.

“io non verso una lacrima per te………ne verso cento, avrei perso la vita per te, ma non lo sai e non lo saprai mai. Ho capito da un pezzo quello che eri ed eri stato, non un assassino, ma un ragazzo che aveva paura della morte ma era più coraggioso, ha donato la vita per salvare la mia. Sono io il vero assassino, sarei dovuto morire tanti anni fa così molti si sarebbero salvati e anche tu. Non sai cosa provo per te ma ora non ha importanza.”

“no, infatti, non ha importanza.”

Questa voce, l’ ho sentita tante volte. Ho imparato ad associare Voldemort alla parola devastazione, perché per me, non porta ad altro.

“ancora tu. Oggi finirà tutto, a cominciare da te.”

Non dici niente ma sorridi e t’inchini. Io t’imito non per fare quello che desideri, ma per Draco che avrebbe duellato fino alla fine se fosse stato necessario. Si sarebbe battuto per me e ora io lo farò per lui. Ucciderò Voldemort. Sono anni che mi preparo a questo.

La battaglia dura un minuto, o un’ora o giorni interi, non saprei dirlo. È come se il tempo si fermasse, le uniche cose che vedo siamo noi due e Draco, a terra.

Tutto quello che conta, è difendersi e colpire, uccidere Voldemort definitivamente.

Vani i suoni e i lampi d’incanti e maledizioni. Ormai non lo faccio per me, ma per Draco che mi ha lasciato in vita per portarmi vivo alla battaglia finale, non sapendo che mi ha ucciso.

Della guerra, non rimane niente se non tre cadaveri, vittime dell’odio e dell’amore, acerrime rivali ed eterne alleate. Vincitori nessuno. Solo morti, chi se lo meritava e chi no.

Le lacrime colano dai miei occhi, senza sapere che sono le ultime che verserò.

Non ho rispettato le tue ultime volontà. L’ ho ucciso, è vero, ma non ce l’ ho fatta a sopravvivere e per questo mi odierò per sempre.

Nessuno lo potrà sapere, nemmeno Ron e Hermione, mi dispiace di non averli salutati, ma ora, almeno, Draco potrà dirmi tutto quello che voleva.

Get up and fight, release your rage, come on and fight

Standing straight faced, it is your fate, calling my name

Calling me pain, and if you stay, you’ll bite the scythe

Waiting for you I want to just tell you

IF YOU WANT PEACE, PREPARE FOR WAR.

( If you want peace……prepare for war

Children of Bodom )

P.O.V. HERMIONE

La Sala Comune è deserta, ci siamo solo io e Ron. L’orologio del ragazzo segna le quattro del mattino.

“cosa starà facendo? È un giorno intero che non si fa vedere.”

“non so. Non è da lui, non si è mai comportato così.”

“già. Dobbiamo ammettere che ha qualche problema…intendiamoci, non sto dicendo che è pazzo, sai che non lo penso! Dovrebbe parlarcene, sa che può fidarsi.”

“l’altra volta ha detto che era per Sirius e Silente.”

“non può essere per quello! Dovrebbe aver superatro la cosa ormai! È passato un anno dalla morte di Silente, due da quella di Sirius. So che lui è quello che ha sofferto di più per la loro scomparsa, ma non ha mai fatto così.”

Ron è pensieroso. Dopo un minuto di completo silenzio riemerge dalle sue riflessioni.

“veramente un modo c’è per capire dove si è ficcato. Andiamo.”

Mi trascina nel dormitorio dei maschi prestando attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza.

Si china nel baule di Harry, finché non tira fuori trionfante, una vecchia pergamena ingiallita dal tempo.

“ecco cosa ci serve.” Punta la bacchetta sul foglio pronunciando chiaramente:

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!

“ma certo. La Mappa del Malandrino. Come ho fatto a non pensarci?”

“mi sorprendo di me stesso.”

Controlliamo millimetro per millimetro la Mappa. Dopo esserci quasi arresi non trovandolo, rimaniamo a bocca aperta alla vista di un cartellino in corrispondenza di un punto che si muove in direzione della biblioteca.

“che ci fa Ginny nella biblioteca a quest’ora della notte? Non aveva molti compiti da fare per domani.”

“è meglio se andiamo a controllare.”

“Di certo non gli spiacerà a Harry se prendiamo in prestito il Mantello dell’Invisibilità, no? Se Gazza ci scoprisse sarebbe una punizione certa.”

“ma no. Poi glielo restituiamo, ci serve solo un secondo.”

Andiamo verso la biblioteca e vediamo la rossa barcollare indecisa verso un posto ignoto persino a lei.

Ci avviciniamo per chiederle spiegazioni.

“Ginny?”

Lei sembrava non averci visto così stolza bruscamente.

“come mai sei qui? Sembri terrorizzata! Cosa ti è successo?”

“Hermione, Ron. Sono una stupida, stupida. Ci sono cascata un’altra volta!”

Il fratello cerca di calmarla premurosamente.

“calmati! Spiegaci tutto, non preoccuparti.”

“Harry! Harry! È in pericolo.”

La sua faccia è sconvolta e mi sento preoccupata come non lo sono mai stata.

“tu sai qualcosa del motivo per cui non si fa vedere? Parla Ginny.”

“Malfoy. Draco Malfoy. mi ha lanciato un’Imperius. Non ricordo i particolari, ricordo solo che mi ha parlato, che Harry si è avvicinato a me e poi se n’è andato con in mano una lettera.”

“Draco Malfoy? Che lettera?”

“non lo so. So solo che stava andando al Dormitorio a leggerla.”

“dobbiamo trovare la lettera, Ginny, sei stata bravissima, vai in infermeria ora.”

“trovatelo, mi raccomando!”

Corriamo al dormitorio per cercare la lettera.

Saliamo le scale a chiocciola senza badare al silenzio. Sul comodino un foglio piegato frettolosamente, scorro la lettera con gli occhi

troviamoci nella Foresta Proibita stasera alle undici. Alle undici?”

Ci precipitiamo fuori del castello in direzione della Foresta. Sono passate quasi cinque ore.

Impugniamo la bacchetta e, con ansia e preoccupazione, c’incamminiamo mano nella mano, verso la radura dove Hagrid ci mostrò i Thestral.

Il buio è così denso che riusciamo a vedere le sole cose illuminate dalla luce fioca della bacchetta. Ron è davanti a me, per proteggermi. Sento la sua mano stringere la mia, come per darmi coraggio. Non ne so il motivo fino a che mi avvicino a lui.

Solo una parola potrebbe riassumere lo scenario che si apre davanti ai nostri occhi, terrorizzati: DISTRUZIONE.

A terra tre corpi senza vita. Il battito del mio cuore sembra raddoppiare, il respiro mi si fa affannoso. Entrambi siamo pallidi come fantasmi.

“no.”

Lentamente ci avviciniamo alle vittime. Quasi non ho contezza del corpo di Voldemort, finalmente morto; Ron sembra degnarlo solo di una sola occhiata rapida. Tutta la nostra attenzione è sugli altri due corpi.

Le lacrime escono fitte dai miei occhi. Come se avessi combattuto per ore, mi lascio cadere a terra accanto al cadavere di Harry, senza forze.

“no!” il mio sussurro sembra un urlo. Stringo convulsamente la maglietta di Ron, abbracciato a me.

“svegliami, ti prego. Dimmi che stiamo ancora dormendo!”

Tante volte l’ ho visto sdraiato con gli occhi chiusi, come ora. Dentro di me continuo a sperare che stia dormendo, in un certo senso è vero.

Ma so benissimo che non mi parlerà più, che non mi abbraccerà più per consolarmi, come faceva tutte le volte che litigavo con Ron. So che non riaprirà più gli occhi e che non mi sorriderà più con quell’allegria che lo contraddistingueva.

Scosto dai suoi occhi il ciuffo di capelli che gli nascondeva la cicatrice che ora è sparita, evidentemente a causa della morte di Voldemort. Lui odiava a morte la sua vita, ma non per questo doveva o voleva morire.

Gli accarezzo le guance, fredde come il ghiaccio. Mi chino per baciargliele, di solito lui ricambiava e poi mi abbracciava accarezzandomi le spalle, ora è inanimato come una bambola.

Solitamente, Ron s’ingelosiva, ora no, sa che non potrò farlo più così non dice niente.

Ho le mani e le labbra sporche del tuo sangue sparso in ogni parte del tuo corpo. Non oso pensare ai tipi di maledizioni e incanti che vi siete scagliati addosso. Questi tagli sono certamente opera del Sectumsempra, l’incantesimo che ti uccide dissanguandoti.

Sarà così strano girare per i corridoi del castello ed infrangere le regole senza di te. Il terzetto si è distrutto. Niente potrà portare le cose come prima.

Singhiozzo e tremo incontrollabilmente, Ron mi stringe di più a sé. Vorrebbe consolarmi, ma come può farlo quando anche lui è disperato quanto me? Anche dai suoi occhi cadono le lacrime. Non l’aveva mai fatto davanti a me ma d’altronde era il suo migliore amico.

Lo vedo spostare lo sguardo dal moro al ragazzo accanto. I capelli biondo platino brillano nel buio della foresta. Il suo volto è bianco del pallore della morte. Vorrei incolparlo dell’uccisione del mio amico, ma non so come sono andate le cose, perciò non ci penso.

Guardando i ragazzi a terra, rifletto.

Perché la morte ha voluto svuotare i loro corpi della loro anima? Era forse gelosa e invidiosa della loro bellezza? Li voleva con sé per questo?

Piango, per loro e per la loro vita, stroncata a metà da un destino scritto da Voldemort, che li voleva morti senza sapere che se ne sarebbe andato anche lui.

Tante volte Harry ha detto che dobbiamo trovare consolazione dalle perdite che riceviamo, che ogni volta che una persona ci lascia, vuole insegnarci qualcosa. Lui non traeva molta consolazione se era quello il motivo per cui se ne stava isolato. Non devo fargliene una colpa, ma cosa vuole insegnarci morendo? Che cosa dovremmo evitare?

Non riesco più a guardare il tuo volto, che parlava del tuo immenso coraggio che non t’ ha abbandonato neanche una volta, neanche nella sua ultima grande battaglia.

“Ron, portami via da qui.”

“sì.”

Il suo sguardo è fisso sul suo migliore amico.

Si alza sospirando e insieme andiamo verso il castello.

Non riesco a smettere di piangere, è come se la mia vita ne dipendesse.

Cerco di non immaginare a come avrai sofferto, a come sei morto, ma il ricordo è troppo fresco nella mia mente, non riesco a scacciare l’immagine del tuo volto insanguinato, le mie mani ancora sporche.

Che ore saranno? Sbircio l’orologio di Ron, le nove. Quanto tempo abbiamo passato a ricordare quello che abbiamo vissuto insieme noi tre, sapendo che non accadrà più.

A quest’ora la professoressa McGranitt starà facendo lezione alla classe di Ginny e Luna. In circostanze normali avremmo aspettato la fine della lezione, ma questa non la è.

Con le lacrime agli occhi, ancora abbracciati per sostenerci a vicenda, raggiungiamo la professoressa di Trasfigurazione. Bussiamo, è con una certa stizza per aver interrotto la sua lezione che ci dice “avanti.”

Entriamo nell’aula.

“signor Weasley, signorina Granger. Cosa ci fate qui? Come mai non siete a lezione? Da lei, signorina, non me lo sarei aspettata.”

Ci avviciniamo per parlarle senza essere sentiti.

“è urgente.”

“beh, mancano cinque minuti alla fine dell’ora, potete aspettare qua fuori? Grazie.”

Non cerchiamo neanche di ribattere.

Ginny guarda le mie mani, coperte di sangue, e i nostri volti sconvolti. Distolgo lo sguardo da lei. Come dirglielo? Come dirle che Harry, il suo primo amore da quando aveva solo undici anni ci ha lasciati?

Ubbidientemente usciamo dalla stanza e ci andiamo a sedere per terra con la schiena appoggiata al muro.

Poggio la testa sulla spalla del mio ragazzo che mi accarezza la schiena. Le lacrime non si fermano, non so contenerle.

La campanella suona e in un attimo il corridoio si riversa di studenti che escono dalle rispettive aule per incontrarsi, raccontarsi le ultime vicende e ridere insieme. Tutti ignari del fatto che Harry Potter ha cessato d’esistere, anche per loro, per tutti noi.

Nessuno ci nota, cosa di cui siamo grati, non sopporterei sentirmi dire “cos’è successo?”

Finalmente, la McGranitt esce, con la solita pila di libri tra le braccia.

Avanza con decisione verso di noi, che ci alziamo, pronti per affrontarla.

“perché piangete? Volete spiegarmi qualcosa?”

“si-si tratta di Harry……lui…lui…”

Un tonfo. I libri cadono a terra. La preside perde la sua solita freddezza, incurante dei volumi che le sono caduti. Porta le mani alla bocca, gli occhi le diventano lucidi, da un momento all’altro potrebbe scoppiare. Non sembra, ma io, Ron e Harry siamo quelli a cui è più affezionata.

“Non può essere. E’ uno scherzo, e di cattivo gusto. In presidenza, ora. Seguitemi.”

Lei sa che stiamo dicendo la verità o non reagirebbe così, la seguiamo senza fare storie.

“Silente.” Dopo aver pronunciato la parola d’ordine del gargoyle, c’interroga con voce tremante.

Ad ogni nostra parola una lacrima dopo l’altra cade dagli occhi della preside.

Usciamo dall’ufficio senza aspettare le sue richieste, non vogliamo disturbarla.

P.O.V. RON

La preside, a cena terrà un discorso agli studenti.

Attraversiamo la scuola, seguiti da sguardi curiosi. Non c’importa, procediamo verso la Sala Comune ancora abbracciati, incredibile come il solo calore della ragazza al mio fianco mi sostenga.

Se incrociamo Ginny, Luna o Neville evitiamo accuratamente i loro sguardi. Non abbiamo ancora il coraggio di parlarne, di dire la verità che pesa come un macigno sulle nostre spalle, per rendere la cosa concreta quando ancora non ci credo neanche io.

Cerco di pensare che è stato tutto un sogno, che da un momento all’altro mi sveglierò, ma in cuor mio so che sono tutte illusioni. Forse se non avessi visto il suo cadavere, ci avrei potuto credere. Sembra un controsenso, ma la vista del suo corpo ha bloccato il mio cervello.

Vorrei non piangere, anche se non ci riesco. Hermione ha bisogno di un sostegno, devo farmi vedere forte. La guardo, so che sta passando in rassegna i ricordi di questi anni, come me.

Tutte le nostre avventure di cui lui era, a ragione, il protagonista, estenuanti ma gratificanti. Non solo le battaglie, anche le risate e le litigate con cui siamo cresciuti insieme.

Alla fine tutti moriamo, ma lui aveva bisogno più di tutti noi di rimanere in vita. Già m’immagino il funerale di domani, tutti che penseranno:

“Peccato, ma in fondo si sapeva che lui era il prescelto.”

Nessuno saprà mai che non è morto per quello, ma per noi e per quelli che l’ hanno protetto e che gli volevano bene. Pochi lo conoscevano com’era, io avuto la fortuna di essere il suo migliore amico, non posso fare altro che ringraziarlo.

Se ripenso alla mia gelosia nei confronti della sua popolarità e della sua fama, vorrei urlare per quanto sono arrabbiato con me. Lui mi ripeteva in continuazione: “sono popolare perché Voldemort ha ucciso la mia famiglia, chi vuol essere famoso per un motivo del genere?”, ero uno stupido. Al quarto anno ho rischiato che la nostra amicizia si spezzasse per uno stupido torneo e per la mia stupida gelosia.

Ci stiamo avvicinando, senza accorgercene, al campo da Quidditch. Ci sediamo sugli spalti e rimaniamo qua a guardare. Questo era il posto di Hogwarts in cui si sentiva più libero, un tutt’uno con il vento e la sua amata Firebolt, unico ricordo di Sirius. Si vedeva benissimo. Quando indossavamo la divisa, per le partite, era emozionantissimo per non parlare di quando toccava terra con in mano il boccino d’oro, gli brillavano gli occhi.

Si batteva anche per questo, per vincere e per superarsi anche se non n’aveva bisogno, era un fenomeno. Mi aiutava sempre, sprecava il suo tempo libero per allenarmi e convincermi a non mollare, per farmi credere in me stesso, diceva che ero proprio bravo.

Qualcuno credeva che mi faceva giocare perché ero il suo migliore amico, lui diceva che non era per quello. Lui vedeva in me più di quanto io credessi e poi, dopo tutto quello che abbiamo passato, mi diceva che il Quidditch era un giochetto ma soprattutto, che odiava chi gettava la spugna.

Nella bacheca di scuola c’è il suo nome proprio sotto a quello di James Potter, come migliori cercatori della storia di Hogwarts. Sapeva di esserlo, ma non si è mai fermato a guardare quel premio, né se ne vantava.

Si sostiene che quando muore una persona se ne ricordano solo i lati buoni. Non vedo il motivo per cui non dovremmo farlo. Non n’aveva di negativi o quei pochi “difetti” non sono quelli da ricordare. Continuerò a ringraziarlo per tutta la vita per avermi sostenuto, confortato, sopportato e per essere stato il mio migliore amico, anche ora che non c’è più.

Ci andiamo a sdraiare sotto il faggio dove fino a pochi giorni fa, facevamo i compiti ma soprattutto scherzavamo e ci divertivamo.

Le lacrime si nascondono tra le lentiggini. Non voglio pensare al funerale di domani dove ci saranno Lupin, Tonks, Moody, la mia famiglia e il resto dell’Ordine della Fenice, dovremmo ripetere tutto anche a loro quando la sola cosa che vorremmo veramente è dimenticare tutto.

Non posso fare a meno di essere vagamente arrabbiato con te. Batto il pugno a terra, il dorso della mano lucido delle lacrime che continuano a scorrere. La frustrazione che provo esce dalla mia bocca senza che io possa fermarla.

“Bravo Harry! Hai fatto in modo che tutti si ricordassero di te! Volevi ricoprirti di gloria anche nell’ultimo momento della tua vita, non è così? Volevi stare da solo sul palcoscenico? Altrimenti ci avresti chiesto una mano! T’ODIO PER QUESTO! MI SENTI? TI ODIO!”

Hermione mi guarda spaventata, ancora piangendo.

“sai che non lo pensi. Perché dici questo. Perché sfoghi il tuo dolore addossandogli delle colpe che non ha? L’ ha fatto anche per noi.”

“davvero? Ma che bravo! Non mi serviva il suo aiuto, non mi serve a niente!”

Singhiozzo ancora più forte. Hermione ha ragione, non lo penso, ma devo pur trovare una scappatoia, qualcosa per lenire il dolore sempre più acuto, mano a mano che passa il tempo e che mi accorgo che Harry non è più qui.

Mi sono calmato. Guardo l’orologio.

“è ora di cena.”

“non voglio andarci.”

“non possiamo fargli questo. Forza.”

Gli occhi della ragazza sono rossi e gonfi, colmi di lacrime. Raccogliamo il coraggio e ci avviciniamo alla tavola dei Grifondoro. Tutti che ridono felici, aprendo la bocca alla vista delle nostre lacrime e dell’assenza di Harry. Facciamo per sederci ma, con sommo stupore di tutti, la McGranitt ci fa cenno di raggiungerla. Il suo tono è dolce e confortante.

“voi eravate i suoi migliori amici. Mangerete qui e stanotte dormirete da soli così che nessuno vi dia fastidio. Comportatevi bene non fatemi pentire di aver fatto questa scelta.”

“non si preoccupi professoressa. Grazie mille.”

“ho raccomandato espressamente a Scrimgeur e agli altri del ministero di non farvi domande.”

“già si sa tutto?”

“ho dovuto convocarli. La morte di Voldemort e dei due ragazzi è una cosa troppo importante. Andava detta subito. E poi……non potevamo lasciarli lì.”

Finito di mangiare la donna si alza in piedi schiarendosi impercettibilmente la voce, pronta per il discorso agli studenti. Non l’ ho mai vista così angosciata e nervosa.

“potrei avere la vostra attenzione?”

Ora tutti gli occhi sono puntati sulla preside e ancora di più su noi due ancora abbracciati per darci la forza l’un l’altro, mai stanchi di questo contatto che ci può solo confortare. La sua voce trema appena, come biasimarla sapendo quello che dovrà dire a tutta la scuola? I piatti si svuotano uno dopo l’altro.

“grazie. Oggi vorrei….”

Gli occhi le diventano lucidi. Sento Hermione staccarsi da me. In un secondo la vedo correre verso la porta lontana dalle persone che la guardano sconvolti. Involontariamente la seguo, sento gli occhi di Ginny seguire ogni mio movimento ma non la guardo. Non voglio rischiare che lei legga dal mio sguardo quello che scoprirà presto, troppo presto.

Hermione è appoggiata ad una colonna che ha la vista sul lago. Ci siamo solo noi e la luna. Singhiozza rumorosamente. Mi avvicino e le appoggio una mano sulla spalla, la sento fremere al contatto con la mia pelle. Si volta, gli occhi rossi e gonfi di una persona che non ha fatto altro che piangere. La stringo a me, il silenzio rotto solo dai suoi gemiti. Mi viene in mente una cosa. Non ne so il motivo ma credo che la farà sentire meglio o almeno farà sentire meglio me.

“una volta Harry mi parlò di una cosa che stranamente ricordo solo ora.”

Lei trattiene i gemiti per cercare di sentire meglio il mio racconto.

“Stavamo per andare a letto. Erano passati due giorni dalla morte di Sirius. Probabilmente stava piangendo perché nonostante fosse deciso e molto serio, la sua voce tremava. Ricordo benissimo le sue parole anche se non ci pensavo da tempo, è come se l’avessi sentite poco fa.”


“sei il mio migliore amico. Lo sai vero? Ti voglio bene.”

“lo so.”

“sì, ma non dimenticarlo mai.”

“d’accordo.”

Risi appena per la semplicità delle sue parole ma soprattutto perché mi sembrava stupido ricordarlo dopo tutti questi anni passati insieme da migliori amici. Lui divenne ancora più serio, forse perché c’era rimasto un po’ male dalla mia superficialità.

“non si può mai sapere quando sarà la nostra ora di morire, non era arrivata per Sirius.”

Una cosa la capii subito. Nonostante fosse arrabbiato, lo era molto di più con se stesso. Si sentiva terribilmente in colpa. Nonostante tutto quello che gli abbiamo detto per convincerlo, non credo abbia mai abbandonato l’idea che lui era il vero assassino di Sirius.

“è deprimente parlare della morte ad appena diciassette anni.”

Non so se mi stava ad ascoltare o se parlava con me solo per sfogarsi perché dopo riprese.

“chi può dire quando ce n’andremo? Potrebbe essere tra una vita come potrebbe essere tra un giorno. Il meglio che potremmo fare è preparare i bagagli in tempo così da essere sempre pronti per l’ultimo viaggio.”

“In quel momento non presi molto in considerazione le sue parole, pensai che fossero dettate dalla perdita che aveva ricevuto.

Non sapevo ancora della profezia. Se l’avessi saputo avrei tenuto più a conto quello che mi disse, non so neanche io perché me ne dimenticai, quando ce ne parlò.

Lui sapeva già che forse sarebbe morto, probabilmente quello era il suo modo di avvertirmi, ma non l’ ho mai capito.

Forse lui era preparato, non alla morte al quale non si è mai pronti, ma al fatto che un giorno avrebbe affrontato l’ultima avventura.”

Ancora una colta superata a testa alta, ma ha sbagliato. C’ ha abbandonato. Non dobbiamo fargliene una colpa ma l’ ha fatto per noi.

Perché non l’ ho ascoltato quella sera, quando cercava di dirmi addio?

“grazie Hermione.”

“di cosa?”

“di avermi ascoltato. Mi hai tolto un peso.”

“grazie a te che ti sei confidato. Una cosa però mi scoccia. L’ultimo momento in cui potevamo stare insieme noi stavamo pomiciando così che lui si è allontanato.”

“vuoi dire che questa è la nostra punizione per non aver rispettato la promessa che gli avevamo fatto? Quella di non fare certe cose davanti a lui?”

“non vorrei sentirmi in colpa per questo. Ma se non l’ avessi fatto lui non si sarebbe allontanato.”

“lui non vorrebbe che ci addossassimo la colpa. Se Voldemort lo voleva morto trovava altri metodi, ha sfruttato una nostra distrazione, non è colpa di nessuno.”

P.O.V. HERMIONE

C’incamminiamo indisturbati verso il dormitorio. Apriamo la porta della camera di Ron. Il letto di Harry è sfatto, l’ordine non è mai stato il suo forte, ma di solito ci pensava Dobby. Io continuavo a ripetere al moro che era sfruttamento e che doveva dare un contributo maggiore a C.R.E.P.A., non capendo che era proprio l’elfo che voleva farlo. Harry non sarebbe mai stato capace di sfruttare una creatura dopo tutto quello che gli hanno fatto passare i suoi zii quando era a Privet Drive. Saranno contenti di quello che gli è successo, voglio proprio esserci quando glielo diranno, sono curiosa di vedere la loro reazione.

È ancora difficile credere che quelle lenzuola rimarranno fredde fino al prossimo anno quando saranno scaldate da un primino.

A lato del letto c’è la sua Firebolt, il suo più gran tesoro dalla prima volta che l’ ha montata, ma soprattutto da quando è diventata l’unico ricordo concreto del padrino. Ora che non ha più il suo proprietario, chissà se si librerà ancora in aria o rimarrà chiusa e impolverata nella sua camera blindata.

Domani verranno a prendere le sue cose, così avrà lasciato Hogwarts, ma non definitivamente, lui rimarrà nei luoghi che toccò, di cui si possono raccontare tante cose.

Ogni posto del castello parla di lui. Mi piacerebbe soffermarmi su ogni particolare per poter ricordare ogni piccolo e grande avvenimento che abbiamo passato sotto il muto sguardo delle mura.

N’abbiamo passate di tutti i colori fino alla sua ultima avventura, che ha voluto affrontare da solo. Nessuno avrebbe potuto convincerlo a sottrarsi a questa guerra. Erano anni che aspettava quel momento per uccidere Voldemort. Sicuramente sapeva che esisteva la possibilità che si ritrovasse a giacere al suolo insieme al suo nemico.

Vado sotto le coperte con Ron. Dopo la scomparsa del nostro amico non passiamo mai neanche un minuto da soli, per paura che uno di noi scompaia.

La McGranitt ci ha concesso la stanza da soli, facendo spostare Dean, Neville e Seamus in un’altra, glielo dirà stasera. Nonostante non accetterebbe mai un maschio e una femmina nella stessa stanza, credo che la preside sappia come possiamo le notti insieme, cercando di non pensare a niente. Non ci dice nulla, anche se a volte manda un elfo di guardia.

Quando al mattino i compagni di Casa ci vedono scendere insieme dal dormitorio, ci fissano silenziosamente. Sia perché sono curiosi di sapere come siano andate veramente le cose, sia perché ci vorrebbero confortare con i loro sguardi, ma non ci servono a niente.

Scendiamo a colazione e, come promesso dalla McGranitt, nessuno ci fa domande, cosa di cui le siamo grati.

Ginny non si fa vedere. Sicuramente è in camera a piangere. Come potrei consolarla quando non ci riesco neanche per me? E come darle torto sapendo che il ragazzo, di cui era innamorata da anni, è morto?

La tavola dei Grifondoro è la più taciturna, ma tutta la scuola è in lutto, i Serpeverde, naturalmente per Malfoy.

Al soffitto sono appesi stendardi neri in segno di rispetto.

La McGranitt ha lo sguardo fisso sulla brocca di succo di zucca. Porta meccanicamente la forchetta alla bocca per mangiare l’ultimo boccone.

Si alza facendo una mossa come per prendere coraggio.

“mettetevi in fila dietro i prefetti della vostra casa.”

Il disordine che di solito segue la fine d’ogni pasto, ora è inesistente. Quasi dimentico d’essere un prefetto, così vado davanti agli altri studenti insieme a Ron, per condurli dietro alla preside.

Con sorpresa di tutti, la professoressa, ci guida al campo da Quidditch. Penso che abbia scelto il posto giusto.

Ci disponiamo nelle panche che circondano il campo. Ginny è finalmente arrivata e si siede poco più in là di me e suo fratello. Poi, vedo avvicinarsi alla McGranitt, la signora e il signor Weasley insieme a Lupin, Tonks, Moody, Bill, Fleur e agli altri membri dell’Ordine della Fenice. Si avvicinano a noi due cambiando direzione. Le lacrime della signora Weasley sono quelle di una madre che ha perso il proprio figlio, tutti sappiamo quello che la donna provava per Harry.

Quando ci siamo sistemati, arrivano anche Scrimgeur e altri del Ministero, compreso Caramell.

Il Ministro si mette al centro del campo e, con voce malinconica ma sicuramente impostata, comincia a parlare.

Mi pare di sentire parole come “il Prescelto” e “destinato”. Non significano niente, ma pochi lo sanno. Solo io, Ron, Harry e Silente sapevamo della Profezia. Nessun altro sa il motivo per cui è morto e non lo sapranno mai anche se cercheranno di tirarcelo fuori a forza. Ma nessuno saprà mai che lui non l’ ha fatto perché ormai era l’eroe del mondo magico, nessuno saprà mai che il motivo era perché, finché non avrebbe ucciso Voldemort, non si sarebbe dato pace.

Non ascolto una parola del discorso che il Ministero si era preparato o, più probabilmente, si era fatto preparare.

Ricordo fin troppo bene che al sesto anno voleva solo ingraziarsi l’amicizia di Harry per farsi amare dai maghi. Mi viene una rabbia da scoppiare. Harry ci disse che al Ministro non importava se vivesse o morisse, l’importante per lui era farsi benvolere dalla comunità.

Harry non avrebbe fatto caso a tutte queste futili parole, avrebbe considerato maggiormente le lacrime degli amici che valgono più di tutto il discorso di Scrimgeur.

È vero che non dovremmo stare a disperarci come dannati, ma è troppo presto per riuscire a smettere di piangere e superare la cosa.

Volgendo lo sguardo verso l’estremità del campo, si vede un’ombra gigantesca, deve essere Hagrid, anche lui incapace di avvicinarsi.

Un gruppo di rappresentanti del Ministero, si avvicina con i corpi dei due ragazzi.

Sento una fitta allo stomaco e mi lascio sfuggire un gemito. Ero quasi riuscita a non pensare all’espressione nei loro volti, ma ora…

Alcuni strilli e molte lacrime provengono dalla folla. Una cosa mi colpisce, ti hanno pulito dal sangue che copriva il tuo corpo.

Dopo un’ora passata a ricordare Harry, il Ministro non aveva preparato niente per Malfoy, perciò lascia il posto alla McGranitt. È nervosissima, si gratta le mani e guarda da tutte le parti tranne verso gli spalti o verso i corpi dei ragazzi.

“che dire del giovane Malfoy…tutti sappiamo cosa è successo alla fine dell’anno scorso alla morte del professor Silente, anche se nessuno lo sapeva meglio di Harry.

Non dobbiamo dare la colpa della morte di Harry Potter a lui. Nessuno, tranne i diretti interessati, sa come siano andate le cose. Si sa solo che sono entrambi morti, insieme a Voldemort.

Vi prego, pertanto, di non pensare che sia stato Draco ad assassinare Harry. Sappiate solo che ieri, due dei più caratteristici studenti di Hogwarts ci hanno abbandonato. Confido che piangerete per entrambi.”

Ha ragione la professoressa. Secondo me non è colpa di Draco. Harry diceva che, quando doveva uccidere Silente, il biondo non lo volle fare. Non penso che ci sia riuscito con Harry.

D’ora in poi dovremo vivere con la convinzione che le cose non torneranno ad essere come prima. Tornando mi sta ancora difficile pensare che c’è ancora molto da fare come i M.A.G.O. mentre l’unica cosa che vorrei fare è dormire e non pensare a niente.

Dopo giorni spasi sui libri e sugli appunti delle lezioni, eccoci pronti a sostenere gli esami. Credo di essere andata piuttosto bene ma su queste cose io non sono mai sicura.

Prepariamo i bagagli, domani arriverà l’espresso che ci riporterà a casa. Ora vogliamo goderci l’ultimo giorno in cui possiamo vedere il castello. Ron ed io prendiamo dei panini dalle cucine per sfruttare il giorno a visitare per l’ultima volta il castello. Passiamo per tutti i corridoi e tutte le scorciatoie. Tanti ricordi. Le riunioni dell’ES nella Stanza delle Necessità, sotto il naso della Umbridge, Harry la odiava, e non lo biasimo. Il bagno di Mirtilla Malcontenta, dove preparammo al secondo anno la Pozione Polisucco. L’infermeria, le aule, gli scalini invisibili, i quadri di personaggi scontrosi, la torre d’Astronomia, la capanna di Hagrid. In lontananza la Foresta Proibita sembra brillare della solita aria malvagia che la impregna. Ogni ricordo di quel posto mi fa rabbrividire.

Chissà se fra venti o trent’anni, gli studenti, parleranno ancora delle gesta di Harry Potter e dei suoi amici, sempre a caccia di guai, anzi con i guai in cerca di loro, che affrontavano avventure più grandi di loro.

Comunque vadano le cose, rimarrà sempre un nostro ricordo tra quelle mura che ci hanno visto crescere e, a volte, molte volte, rischiare la vita.

L’espresso che porta alla stazione di Londra, è appena arrivato.

Saliamo a bordo per cercare uno scompartimento vuoto con Neville, Luna e Ginny. Durante il viaggio non diciamo quasi niente. Mi sento a disagio senza Harry, tranne al primo anno, ho sempre viaggiato con lui. Ron sembra il più colpito da questo particolare e tutti ne sappiamo il motivo.

Senza rendercene conto, ognuno intento a pensare ai fatti suoi, siamo già arrivati a Londra.

Io e Ron abbiamo già preso accordi, passerò l’estate da lui, abbiamo bisogno di un po’ di svago.

Salutiamo tutti e scendiamo dal treno. La Signora Weasley è poco distante così la raggiungo per informarla che sarò da lei per l’estate.

Ci allontaniamo per parlare e salutarci indisturbati.

“allora ci vediamo Ron.”

“sì. Pensami ogni tanto, ok?”

“non preoccuparti. Tanto ci vediamo tra solo due settimane.”

La mia voce è falsamente sicura. Temo la nostra lontananza, anche se breve. Non voglio separarmi da te, ormai sono abituata ad allontanarmi solo per andare in bagno. Il ragazzo sembra percepire questa mia tristezza.

“mi mancherai.”

“anche tu.”

Mi abbraccia calorosamente sussurrandomi all’orecchio:

“come farò a dormire senza di te? Posso aspettare due settimane ma sappi che non farò altro che contare i giorni che mi separeranno da te.”

Lo stringo forte a me, affondando la testa sul tuo torace.

“anche tu mi mancherai. Peccato che ci siamo fidanzati solo poco fa, avremmo avuto più tempo per noi.”

“vorrei passare tutta la vita con te.”

“Ron, andiamo!” la voce della signora Weasley chiama il figlio dolcemente, raggiunta da quella dei gemelli.

“sì Ron, non vorrai passare tutta la vita lì?”

“le nostre famiglie ci separano. La voce gentile di mia madre è come una freccia piantata in cuore. Perché devo andarmene?”

“forse riuscirò a convincere i miei a mandarmi da te il più presto possibile.”

“Hermione!”

“mia madre mi chiama.” Un bacio leggero per suggellare il nostro patto.

“glielo dirai della nostra storia?”

“sì, io dico tutto ai miei.”

“se dicessi qualcosa mi prenderanno in giro? Oh, ma che importa. L’importante è che tu mi raggiunga subito.”

“Ron. Ricordi quelle volte in cui Harry ci lasciava soli?”

“sì.” Il suo sorriso è soddisfatto.

“beh, ecco. Sono andata in infermeria e……credo che tra poco……diventerai papà.”

Il tempo di pronunciare queste poche parole e un sorriso si espande sul suo volto. Credevo l’avrebbe presa male invece ancora una volta mi stupisco.

“non ti rendi conto? È fantastico! E sarò il papà più giovane della mia famiglia…dirai anche questo ai tuoi vero?”

“certo. Secondo te la Signora Weasley mi lascerà stare da te dopo che saprà?”

“sì, e in caso…troveremo in posto in cui stare, no?”

Ci stacchiamo, sento gli occhi delle nostre madri puntati addosso. Mi avvicino ai miei genitori, ogni passo che ci allontana e io vorrei già tornare tra le tue braccia.

Pochi mesi dopo la fine della nostra carriera accademica, io e Ron siamo alla Tana. Lui ha aspettato che ci fossi anch’io per dire della mia gravidanza a sua madre. All’inizio non ci credeva, diceva che era impossibile che il suo bambino fosse già padre. Il Signor Weasley era rimasto zitto per tutta la conversazione, solo alla fine disse che non aveva niente da criticare perché anche lui e sua moglie ebbero il loro primo figlio quando erano giovani, così cominciò subito a congratularsi. Dovemmo sopportare anche le battutine di Fred e George. Ovviamente attaccarono maggiormente Ron dicendogli:

“allora è vero che sei un uomo.”

Oppure:

“Non era necessario mettere Hermione incinta per dimostrarcelo.”

Ma anche:

“allora è così che si passa il settimo anno a Hogwarts. Vi facevano sgobbare come matti vero? Eppure il tempo l’avete trovato!”

Cose di questo tipo metterebbero in imbarazzo tutti, si può immaginare quindi il colore che raggiunse la faccia di Ron (e la mia). Assomigliava molto al marrone dei maglioni fatti a mano dalla Signore Weasley.

Alla fine tutti i familiari accettarono la cosa.

Fred e George, insieme ai miei genitori, ci regalarono una casa ed andammo ad abitarci. All’inizio la madre del rosso non voleva ma riuscimmo a farle capire che per imparare il mestiere di genitori dovevamo responsabilizzarci e acconsentì.

“Ron! Non senti che Harry sta piangendo? Potresti cercare di farlo addormentare? Io devo dare il latte a Lily.”

Un mese dopo nacquero due splendidi bambini. Harry, il più grande dei due, e Lily. Entrambi hanno capelli rossissimi come quelli del papà, Lily ricci come la mamma.

Sento bussare alla finestra, apro ed entra Leo con la Gazzetta del Profeta.

Il giornale. Una delle mie fissazioni dai tempi della scuola. Una volta era più emozionante leggere le notizie, mentre adesso dobbiamo scorrere i fogli da cima a fondo, prima di trovare un articolo interessante.abbasso gli occhi sulla testata e lancio un urlo che fa avvicinare Ron, preoccupato.

Siamo tornati alla grave situazione di quasi tre anni fa. I noti mangiamorte (Lucius Malfoy, Bellatrix Lestrange, Tiger, Rabastan, Jugson, Macnair, Avery e Mulciber), rinchiusi alla fortezza d’Azkaban, sono evasi ieri notte.

Alcuni di loro erano stati sentiti mentre gridavano a gran voce vendetta per Colui-che-non-deve-essere-nominato.

“chiediamo massima cautela a tutta la comunità magica. Squadre speciali d’Auror sono già in cerca di questi individui e alcuni sono stati già ri-catturati.”

Queste sono le parole del Ministro della Magia, Scrimgeur, interrogato stamattina. L’intero Ministero è in pieno stato d’agitazione……(con. A pag. 15)

“evasi?! Un’altra volta!”

“vogliono vendicare Voldemort, ma come?”

“ora non pensiamoci. Oggi dobbiamo solamente divertirci.

A proposito, sei andato a ritirare i vestiti, Ron?

“no. Ci pensavano Bill e Fleur perché dicono che a lei fanno lo sconto, credo perché il venditore è un uomo.”

“beh, almeno è utile a qualcosa!”

“Hermione. Non la detesterai ancora? Ormai è parte della famiglia.”

“sì, ma è quella parte della famiglia che attira di più l’attenzione.”

“Hermione, Hermione! Non sarai gelosa?”

“…”

“lo sai che non ho occhi che per te.”

Questo è il mio punto debole. Appena mi fa un complimento o dice qualcosa di carino, mi sciolgo subito come un budino.

Oggi è il nostro grande giorno. Dopo preparativi durati ore ed ore, stasera ci sposeremo! Non sono mai stata più felice d’ora.

“Hermione, non so se te l’ ho detto ma tra poco arriva Ginny a prendere…”

Crack!

Mi volto trovandomi di fronte la mia migliore amica e sorella del mio quasi marito.

“ciao! Sono venuta a prendere i bambini. La mamma vi sta aspettando, dovete cominciare a prepararvi.”

“sì. Ma non potresti suonare il campanello qualche volta?”

“aspetta.”

La ragazza si fa seria e si avvicina alla porta. Esce.

Dlin dlon!

“ok, ho suonato. Ora potreste venire con me dalla mamma? Alla svelta?!”

E’ da tanto che non l’osservo, come ora. I suoi occhi sono vispi e allegri come sempre, ma rivelano quella tristezza che si porta dietro dalla scomparsa di Harry.

Prendiamo i cappotti e ci materializziamo alla Tana.

Bussiamo alla porta, ci viene aperto e in un baleno vengo tirata dentro dalle braccia affettuose di mia madre e quella di Ron.

“ciao mamma. Sono arrivati Bill e Fleur con i vestiti?”

“sì Ron. Ma ora vattene. A sistemarti ci pensano i maschi della famiglia.”

“vado, vado. Ma non c’è fretta! La cerimonia comincia tra solo due ore!”

“povero Ron.” Aggiunge la Signora Weasley mentre mi trascina insieme a mia madre e Fleur nella camera di Ginny.

“non si è ancora accorto che un matrimonio è una cosa lunga da preparare!”

Entriamo nella camera dove Ginny è seduta sul fondo del letto.

“su Ginny cara. Indossa il vestito. Lei e Luna Lovegood sono state scelte dai nostri figli come damigelle. Saranno deliziose.”

Non ascolto molto della conversazione. È come se le mie orecchie fossero arrivate all’altezza del cuore, incapaci di captare suoni diversi dal battito frenetico che rimbomba nella mia testa. Davanti ai miei occhi, appeso su un vecchio manichino, lo stupendo abito bianco. Una meraviglia del genere per un solo giorno indimenticabile della vita. Non riesco ancora a credere che tra meno di un’ora diventerò anch’io una Signora Weasley. Finalmente moglie di Ron, quel ragazzo per cui ho sofferto e gioito.

P.OV. RON

Nevica. Il vento freddo, che frusta cose e persone, forma vortici di fiocchi bianchi ai lati delle strade.

Un uomo, coperto da capo a piedi da un lungo mantello nero, cammina veloce verso un negozio all’angolo di una sporca strada laterale.

La porta si apre con un tintinnio.

Dietro al bancone, un uomo curvo, sgrana gli occhi alla vista del cliente appena entrato.

Senza cappuccio, una cascata di capelli biondo platino gli ricadono sulle spalle.

“che piacere rivederla Signor Malfoy. hanno parlato molto di lei e degli altri al giornale.”

“sì. Come vede sono ancora molto conosciuto e purtroppo la gente non si fa mai i fatti suoi.

“giusto Signore. Che affari la portano qua? In cosa posso servirla?”

Così, il commesso, rivolge un inchino profondo per quelle che sono le sue possibilità di sforzare la schiena.

“non ho tempo da perdere Signor Sinister. Ho bisogno urgente di informazioni.”

“certo Signor Malfoy, qualsiasi cosa.”

“lo spero per lei.”

Il proprietario cerca di stirare un sorriso che è più una smorfia di paura.

Dopo meno di due minuti i miei fratelli mi portano nella stanza di Fred e George dove c’è mio padre che mi aspetta insieme al Signor Grenger.

“finalmente sei arrivato! Dai, comincia a togliere la maglietta.”

Indosso lo smoking che odora ancora di naftalina e perfino i gemelli sorridono soddisfatti alla mia immagine riflessa allo specchio.

Prendiamo l’automobile che il Ministero ci ha fornito in via eccezionale e andiamo in chiesa.

Dove comincio a salutare amici e parenti venuti alla cerimonia.

Dopodiché inizia la stressante attesa della sposa.

Mentre sono seduto sugli scalini dell’entrata della cappella, vedo venirmi incontro mia madre che esorta me e gli invitati a sistemarsi, manca poco.

Mi sistemo accanto allo sgabello, ricoperto di velluto rosso, davanti all’ altare; il sacerdote è già lì.

Le porte si spalancano, parte la musica ed entrano Ginny e Luna, stupende nei loro abiti turchesi. Spargono di petali il tappeto su cui camminano, per poi disporsi a lato dell’ altare. Neville, nostro testimone, sorride esaltato a Luna che risponde.

Poi la mia attenzione è tutta rivolta alla donna che sta entrando.

Meravigliosa come un angelo. Il sorriso splendente, gli occhi lucidi, colmi di felicità. Sento li cuore battere ad una velocità allarmante.

Il suo abito bianco è composto da un corpetto di pizzo e raso. La gonna che tocca a terra elegantemente, sembra voler fare un contrasto tra il pavimento scuro che sembra sporco a confronto con il candore che sprigiona.

Dalla testa parte una coroncina di rose bianche che tengono fermo il velo.

Percorsa la navata, si mette vicino a me e comincia la cerimonia cone le parole per sacerdote:

“oggi, siamo qui per…”

BUM!

Il portone si spalanca.

Una figura nera avanza lentamente attirando l attenzione dei presenti. Il cappuccio gli copre il volto oscurandone i tratti, ma la sua voce, lenta e strascicata, ne rivela l’ identità.

“morto. Morto. Il Signore Oscuro…mio figlio…ma si è portato via quello sciocco di Harry Potter…”

Lucius Malfoy fa scivolare lentamente il cappuccio, scoprendo un volto segnato, probabilmente dagli anni passati ad Azkaban. Lo sguardo vuoto, la mente persa in quelle sue parole dove prevale la tristezza che sta provando.

“cosa ci fa lei qui?”

i suoi occhi sono fuori dalle orbite, ma sembra non sentire le mie parole. Lo sguardo fisso su di me, ma senza vedermi realmente.

“morto. È morto. L’ ultimo dei Malfoy…morto…colpa mia…non doveva morire.”

“perché lei è qui?”

ripeto più forte sperando una risposta.

“Malfoy! Mi ascolti!”

sembra essersi ripreso. Ora c’è solo rabbia nel suo volto.

“perché è venuto qui?”

“chiedo vendetta…vendetta per mio figlio…”

“lei gli voleva bene?”

interviene Hermione.

“era l’ ultimo du una dinastia nobile e purosangue…e poi era diventato finalmente lerede perfetto che avevo sempre desiderato.”

“vendetta!? Per cosa? Non si sa come siano andate le cose! Che ne sa che è stato Harry a uccidere suo figlio!”

“può darsi. Ma ormai sono qui…so che è colpa mia se Draco se ne è andato, perché sono un Mangiamorte e ho fatto quell’errore di perdere contro l’Ordine della Fenice tre anni fa…ma potrebbe essere stata colpa di Potter………”

“cosa c’ entra questo con il fatto che lei è qui?”

“devo sistemare un conto in sospeso…come ha fatto un semplice diciassettenne ad uccidere il mago oscuro più potente del mondo?”

“Harry non era un semplice diciassettenne! Era un ragazzo che aveva più di quanto dimostrasse. Poteva battere Voldemort quando voleva!”

aggiungo io.

“già. Peccato che fosse così bravo da rimanerne ucciso!

sia io che Fermione rimaniamo molto colpiti da questa dichiarazione. Sento la collera aumentare così tanto da farmi bollire il sangue nelle vene.

“come osa venire qua a parlarci di Harry in questo modo! Le ripeto, nessuno sa come siano andati i fatti. Non può dire certe cose!”

lui sembra non ascoltarmi e si rivolge al donna al mio fianco.

“lo sa, Signorina Granger, perché sono qui?”

lei non risponde ma mantiene il suo solito sguardo fiero.

“glielo dirò io, allora.”

Mi guarda dritto negli occhi, vibrante di eccitazione.

“ti ucciderò, Ronald Weasley.”

punta la bacchetta contro me, che stendo un braccio per proteggere Fermione.

“Anzi, ti torturerò, in modo da far soffrire ancora di più la tua bella sposa.”

“Perché vuole farlo a lui? Perché non a me?”

fermione vorrebbe scansarsi, ma glielo impedisco. Se Lucius vuole uccidere uno di noi due, non ho dubbi su chi dovrebbe essere.

Gli invitati sono agitati e spaventati, ma non possono difenderci, sanno che se ci provassero malfoy colpirebbe me e la sposa, senza complimenti.

Vedo mia madre che tiene stretti a sé Harry e Lily, che piangono forte, come se capissero che fra poco morirò.

“lui era il migliore amico di Potter.”

“anch’ io.”

“lui di più. Ne sono sicuro. Dato che non voglio disturbare la cerimonia, ucciderò il tuo quasi marito direttamente. Ne soffrirai comunque e poi, a torturarlo ci vorrebbe troppo e sono già ricercato. Non vorrei che prendessero prima che io abbia terminato.”

Ride forte, disgustandoci.

“addio…Ronald Weasley…”

guardo Hermione. Almeno lei avrà salva la vita. Le sorrido, il suo viso sconvolto, le lacrime stanno per uscire.

Un lampo di luce rossa. Chiudo gli occhi. Ormai dovrebbe avermi colpito, ma non sento niente.

Un urlo. Qualcosa mi cade addosso. Apro gli occhi e vedo Hermione stretta a me.

Qualche invitato circonda Lucius che ride incontrollato, ma non ci faccio caso.

Poggio Hermione a terra.

“non preoccuparti amore. Fra poco starai bene.”

Ma chissà perché, non ne sono sicuro neanche io. Il tuo respiro è affannoso, ma continui a sorridermi, strizzando gli occhi ogni tanto, per il dolore.

Mi rivolgo impaziente al sacerdote.

“ci sposi in fretta. Non vede che sta male?”

il tempo di alzare a abbassare lo sguardo e vedo la mia mano e il mio braccio, che ti circondano la vita, rossi del tuo sangue, come il corpetto. Se prima era bianco ora non si vede. Solo il rosso che scurisce mano a mano che il sangue esce.

“si sbrighi insomma.”

“sì. Ronald Weasley, vuoi tu sposare…”

“sì. Lo voglio. Vada avanti.”

“Hermione Granger?”

“sì.”

Il suo, più flebile di un sospiro, è più un movimento incerto e sforzato delle labbra.

“vi dichiaro marito e moglie.”

Sul volto della ragazza si apre un sorriso che potrebbe illuminare il mondo intero.

“ti amo.”

Anche se sussurrate, sento chiaramente queste sue parole. Una lacrima cola sulla sua guancia, sudata.

Appoggio le mie labbra alle sue, ma non sento nessuna emozione provenire da lei.

Il terrore si impadronisce di me. Mi alzo per osservarla. La sua testa è piegata a toccare terra. I suoi occhi, ancora aperti, non vedono niente, privi di vita.

Girl

You lived your life like a sleep as one

Your time is come

To go deeper.

Girl

Your final journey has just begun

Your destiny choice the reaper.

Le sue parole. Non le dimenticherò mai.

“perché lo hai fatto? Perché? Neanche il tempo di provare com’è essere finalmente sposati.”

Mi sembra di cadere in un pozzo. Cado, cado, cado, ma non tocco mai il fondo, non so quale sarà il culmine della mia disperazione. So solo che vederti a terra, come se stai dormendo, mi fa male.

Ti bacio, come faccio tutte le mattine, ma non ti svegli, non mi abbracci, non mi fai sentire presente nella tua vita, che è finita solo perché mi amavi e hai voluto proteggermi. Avrei dovuto farlo io.

Ti guardo e cerco di darti un po’ della mia vita, ma non ci riesco.

Non ho combattuto ma è come se lo avessi fatto.

No fear

Destination darkness

No fear

Destination darkness

No fear.

Perché, Hermione? Perché sei ancora nel mio cuore? Perché vuoi straziarmelo? Perché vuoi lacerarmelo fino a che non ne rimarrà più niente se non altro dolore? Perché è così difficile dimenticare le persone? Io non lo farò. Voglio che continui a distruggermi, perché starò bene nella mia disperazione. Perché so che se continuo a farmi del male, ti ricorderò per sempre e non te ne sarai mai andata dalla mia vita. Il sangue, ormai rappreso, nasconde la purezza del tuo abito, ma riesco a percepirla nel gesto che hai compiuto.

Perché ti hanno voluto far raggiungere Harry?

Prendo le fedi. I nostri nomi incisi sopra, luccicano alla luce delle torce.

Una la infilo, l’altra te la metto al dito.

“sarai SEMPRE mia moglie. Nessuno potrà mai dire il contrario finche le indosseremo…….finché morte non ci separi. Non è vero, anche da morti saremo marito e moglie. Sarai sempre mia moglie.”

Girl

The rain falls down from the northen skies

Like poison knifes

With no ……

Girl

Close your eyes for the one last time

Sleepest night

From here to eternity.

Avevi desiderato tanto sentire queste parole e far vedere a tutti che siamo finalmente sposati.

Mi viene in mente di quella volta, al sesto anno, quando stavo con Lavanda Brown. Lei non significava niente, ma non te l’ ho mai detto. Ti ho fatto soffrire, ma me l’ hai perdonato. Perché l’avevo fatto perché ero geloso di te e Krum, di quel solo bacio che vi eravate scambiati, ma tu non ne sapevi il motivo.

Avrei voluto dirtelo. Già m’immaginavo noi due insieme, marito e moglie, che ti dicevo perché l’avevo fatto. E ci saremmo messi a ridere ricordando quanto eravamo stupidi da studenti. Che facevamo, della nostra gelosia, una materia di stato.

Ora come farò?

Come faranno i piccoli a crescere senza la mamma? Sarò abbastanza bravo? Devo riuscirci. Per te.

No fear

Destination darkness

No fear

Destination darkness

No fear

( NO FEAR

-THE RASMUS)

Dovevamo fare la luna di miele. Non abbiamo molti soldi ma ci accontentavamo di girare con la mia scopa, solo un motivo per stare da soli. Dovevamo fare tante cose. Dovevamo diventare vecchi per parlare e guardare foto della nostra giovinezza, per ricordare tanti momenti che non ci saranno.

Sei riuscita ad entrare nel mio cuore dalla prima volta che ci siamo visti, e non ne uscirai più, non lo permetterò a nessuno. Sarai sempre mia.

Una lacrima, mentre gli invitati escono dalla chiesa per lasciarmi solo con te.

Una piccola mano stringe la mia e mi tira.

“dai papà, muoviti.”

Lily, con in mano un mazzo di fiori, corre verso una lapide lontana, seguita da Harry.

Siamo arrivati, m’ inginocchio e osservo la tua foto, la prima e l’ultima scattata al matrimonio.

“ciao amore. Questa è la prima volta che porto i bambini, guarda come sono cresciuti.”

Lily si avvicina e posa i fiori nel vaso davanti alla tua immagine.

“com’è bella la mamma.”

La voce della bambina assomiglia molto alla tua. Più cresce e più mi sembra di osservarti attraverso i suoi occhi, di ritrovarti nella sua risata. È sveglia proprio come te.

Tante volte l’ ho detto ma mi fa piacere ricordartelo. La tua tomba è proprio accanto a quella di Harry, così vi vengo a trovare entrambi, ogni singolo giorno della mia esistenza. Harry avrebbe voluto stare qui, a Godric’s Hollow, accanto a lui quelle dei suoi genitori.

“papà! È questo l’Harry Potter di cui ci parli? È da lui che tu e la mamma avete preso il mio nome?”

“sì Harry.”

A loro ho raccontato di tutte le nostre avventure e ne rimangono sempre colpiti, ma almeno si abituano per quando cominceranno ad andare ad Hogwarts. Saranno famosi perché figli di Hermione Granger e Ronald Weasley, i migliori amici di Harry Potter.

A volte sono triste perché non ci siete più, ma poi penso che posso parlarvi sempre.

Vorrei poter piangere, disperarmi, ma vivo soprattutto per voi e per i miei figli, per il vostro e per il loro amore. Vi ringrazio.

Altre lacrime, le asciugo e mi allontano, prendo per mano Lily e Harry e torniamo a casa.

Grazie.

FINE
  
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