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Autore: Taste in Men    19/11/2012    1 recensioni
“Merlin,” cominciò l'Asino, trangugiando la sua colazione con la grazia e la regalità che si addicevano ad una testa coronata (chissà cos'era quell'intruglio che gli colava ai lati della bocca e che, parlando, aveva sputacchiato contro il suo volto) “Oggi ti farò sudare,”
E se solo Merlin fosse stato pronto, forse il suo cuore non avrebbe smesso di battere, così da renderlo clinicamente morto, e forse nella sua testa non si sarebbero scagliate con prepotenza quelle immagini poco ortodosse. Ma nessuno gli aveva parlato di sudore, e Merlin non aveva mai propriamente toccato un altro pezzo di carne che non fosse il suo e così, invece di rispondere con un cinico e propriamente suo “Credo di essere già sudato, Sire,”, se ne rimase come uno stoccafisso ad osservare il Principe fare colazione, con la lingua sardonicamente incollata al palato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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My Sweet Prince,


Never thought you'd make me perspire.


Merlin non era pronto.
Merlin non lo sarebbe stato mai, o almeno lo sarebbe stato un giorno, se qualcuno si fosse preso la briga di sedersi al suo fianco per spiegarli cosa avrebbe dovuto fare - o non fare - nei confronti del suo padrone, a maggior ragione se il suddetto padrone fosse l'erede al trono (e un completo idiota). Ma tranne le raccomandazioni di Gaius ( ridotte ad uno striminzito: 'non finire nei guai, Merlin,'), un sorriso benevolo di Gwen e un particolare, e di indubbio fascino, occhiolino da parte di Leon, nessuno gli aveva spiegato nulla, come se un contadino venuto da chissà dove conoscesse tutto sulle abitudini del regal Asino.
Così, quando Arthur si era svegliato di buon ora, urlando il suo nome, Merlin non era pronto ad entrare nella sua camera e ascoltare le richieste (del tutto ragionevoli) del suo padrone. Ma con enorme sprezzo del pericolo, entrò lo stesso nella stanza, fronteggiando a testa alta l'ignoto. (A posteriori, però, ponderò che forse sarebbe stato più saggio camminare di sua spontanea volontà verso la gogna, posizionando la testa e le braccia negli appositi buchi e comprare di sua tasca la frutta che, di lì a poco, sarebbe stata lanciata contro il suo viso glabro).
“Merlin,” cominciò l'Asino, trangugiando la sua colazione con la grazia e la regalità che si addicevano ad una testa coronata (chissà cos'era quell'intruglio che gli colava ai lati della bocca e che, parlando, aveva sputacchiato contro il suo volto)  “Oggi ti farò sudare,”
E se solo Merlin fosse stato pronto, forse il suo cuore non avrebbe smesso di battere, così da renderlo clinicamente morto, e forse nella sua testa non si sarebbero scagliate con prepotenza quelle immagini poco ortodosse. Ma nessuno gli aveva parlato di sudore, e Merlin non aveva mai propriamente toccato un altro pezzo di carne che non fosse il suo e così, invece di rispondere con un cinico e propriamente suo “Credo di essere già sudato, Sire,”, se ne rimase come uno stoccafisso ad osservare il Principe fare colazione, con la lingua sardonicamente incollata al palato.
“Tu, io e il bosco, tra qualche ora,” continuò a borbottare l'Asino, gesticolando - e sputacchiando -.
Merlin annuì nuovamente, incapace di fare altro.
“E allora cosa ci fai ancora qui? Hai un cavallo da sellare!”
E Merlin scattò sull'attenti, caracollando verso le scuderie.
E Arthur fu troppo preso dalla sua colazione per accorgersi che quello era stato l'unico ordine che Merlin aveva accettato e intrapreso senza battere ciglio dopo mesi e mesi di servitù.

*
“Una sola battuta di caccia, Merlin,” cianciò l'Asino. “E tu sei ridotto così? Ma cosa c'è di sbagliato in te?”
Merlin aggrottò le sopracciglia, lasciandosi scivolare lungo il tronco dell'albero e sedendosi, finalmente, sull'erba fresca. Se solo fosse stato pronto a quello, magari non avrebbe fatto la figura dell'idiota completo.
“Hai corso per quanto?” chiese retoricamente, puntellando l'indice contro il mento. “Due, tre metri al massimo? E poi che hai fatto? Ti sei fermato, annaspando,
Merlin aprì la bocca per controbattere, ma il fiato gli morì in gola e non riuscì a proseguire - o a iniziare, che dir si voglia -.
“E infine, non conosci il momento adatto per correre dietro ad un animale ferito e finirlo!” esclamò, diventando ancor più rosso del suo servo. “Vuoi una dritta, Merlin? Aspetta che sia veramente ferito!
E il regal Asino aveva ragione, o almeno l'avrebbe avuta se qualcuno si fosse preso la briga di spiegargli che quel 'ti farò sudare, Merlin,' si riferiva ad una battuta di caccia, se Leon, mentre preparava l'equipaggiamento al suo posto (perché presentarsi da un cavaliere e dire ' Arthur vuole farmi sudare nel bosco, da soli' non era certamente una cosa adatta, e questo l'avrebbe capito anche un semplice contadino. Così si era limitato a dire ' Arthur, bosco, passeggiata' - non necessariamente in questo ordine - e lui aveva fatto il resto), gli avesse detto che quell'unico cavallo era per Arthur, mentre lui avrebbe dovuto portare a piedi tutto l'equipaggiamento. Anche se, certamente, tutte quelle strane armi e la totale assenza di un drappo ed un cestino avrebbero dovuto mettere in moto le poche sinapsi consunte dalla magia che aveva e capire che non ci sarebbe stato nessun pic-nic all'aria aperta. “Non ho mai cacciato,” esalò alla fine con un notevole sforzo dei suoi polmoni.
“Era palese, Merlin,” continuò Arthur, esibendosi nel suo miglior soliloquio. “Ma dimmi, Merlin, come hai fatto a sopravvivere fino ad ora nei campi senza avere un minimo di resistenza fisica?”
E Merlin avrebbe voluto dirgli che il suo corpo non era geneticamente programmato e coordinato per muovere simultaneamente i muscoli delle sue gambe per correre dietro ad un cervo in perfetta salute - ma non lo sarebbe stato, se l'Asino avesse avuto un po' di mira - e i muscoli della bocca per salvare il suo deretano coronato da un altro cervo che, prendendo la rincorsa, stava per incornarlo - e tanti saluti alla profezia, alla corona e al futuro re di Camelot!-. Ma rimase in silenzio ad ascoltare il suo soliloquio e ad asciugarsi il sudore che scendeva copioso dalla fronte.

*

Qualche ora e soliloqui più tardi Merlin ricondusse il cavallo nelle scuderie, lasciandolo tra le mani sapienti di qualche scudiero, per poi trascinarsi stancamente verso l'abitazione di Gaius.
“E così Arthur ti ha fatto sudare, eh?” chiese Leon, inarcando sornione un sopracciglio.
Merlin borbottò qualcosa fra sé e sé, aumentando il passo; se solo avesse saputo in che modo Arthur l'avrebbe fatto sudare, avrebbe lasciato che quel pugnale lo colpisse qualche mese prima....




Salve,
questo è il mio primo tentativo italiano di scrivere una storia su questi due.
Sappiate che tornare a scrivere in italiano - nonostante ci siano due fic lì risalenti all'anno scorso- è un grosso scoglio; tre anni in Inghilterra sono tanti, e sappiate anche che per motivi che non sto qui a spiegarvi, la mia conoscenza della serie si ferma alle prime puntate della terza stagione, e credo che rimarrà così per molto a lungo.
Critiche, pareri e cose simili sono ben accette, ma non sentitevi obbligate, spero soltanto che la lettura almeno un po' vi sia piaciuta.
Ricordo, inoltre, che essendo questa una raccolta avrà come unico filo conduttore il testo dei Placebo che da il titolo sia alla raccolta, che ai vari capitoletti.
Alla prossima <3
 
   
 
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