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Autore: L Change the World    20/11/2012    1 recensioni
Cosa provò il povero Malocchio Moody quando fu rinchiuso in un baule da Barty Crouch durante il quarto anno di Harry a Hogwarts? Non vi resta che scoprirlo...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Bartemius Crouch junior
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Buio. Il solito, monotono, oscuro buio. Malocchio Moody era rinchiuso ormai da quasi un anno, ma non lo poteva dire con certezza. Giorno e notte erano la stessa cosa, le ore passavano senza che lui se ne rendesse conto. Dormiva quasi sempre mentre lui era via, la sua mente troppo debole e confusa per pensare; si limitava a fare sogni, sogni oscuri e pericolosi che lo abbattevano ancora di più. In quel momento aprì lentamente il suo occhio, e fu come se anche quel minimo movimento gli costasse fatica. Ciò che vide fu il nulla, ma continuò a fissare l’oscurità, perché temeva che, se avesse tenuto chiuso quell’occhio per troppo tempo, una volta uscito da lì non lo avrebbe mai più riaperto. Se ne sarebbe uscito, ovvio.
L’unico rumore che riuscì a percepire era l’affannoso respiro che proveniva dalla sua bocca arida, così irregolare e pesante. L’odore era forte e sgradevole, come sempre, ma ci aveva fatto l’abitudine, e riusciva quasi a non sentirlo. Si girò su un fianco, facendo attenzione a non sforzare troppo quei muscoli delle braccia e della gamba ancora troppo indolenziti. Non si sentiva più il piede, e dite delle mani erano come ingessate e causa del gelo che sembrava essere il suo unico compagno dentro quel maledetto baule. Si rannicchiò su sé stesso, cercando invano di scaldarsi, e stava per addormentarsi nuovamente, quando il rumore di una serratura lo riportò alla realtà.
Stump!
Moody richiuse di scatto l’occhio e si coprì il volto con una mano, rifiutando quell’immediata fonte di luce accecante. Gemette debolmente, poiché il suo piede fu colpito da un pezzo di duro legno: la sua gamba.
“Come andiamo quaggiù, eh?” chiese una voce così simile alla sua. Con uno sforzo sovrumano, si mosse verso una parte nella quale gli sembrava ci fosse abbastanza ombra, e quando fu lì, potè ritentare ad aprire il suo occhio. E poi, lo vide: era lui, in tutto e per tutto, con quel suo occhio blu elettrico che saettava da una parte all’altra, e di cui tanto sentiva la mancanza, quell’aria burbera e diffidente, ma mai cattiva, quei capelli sempre in disordine.
“Non mi somigli per niente…” lo derise Moody con voce esile.
“Hai voglia di scherzare?” chiese Barty Crouch con la sua voce.
“Devo uscire…” implorò Malocchio “… un… secondo… per favore…”
“Tu pensi che io sia così stupido da lasciarti uscire? Piuttosto, mangia questa roba, e tieni quella tua dannata bocca chiusa, o ne pagherai le conseguenze.”
Di malavoglia, mangiò gli scarti della cena che probabilmente stava dentro le pance degli studenti della scuola, e, per l’ennesima volta, dovette rinunciare a bere dalla sua adorata fiaschetta, rubatagli insieme alle sue vesti. Poi, tutto fu immobile. Non capì più nulla, così, all’improvviso. Poi vide una bacchetta puntata dritta su di lui, e la sua mano che si muoveva e che strappava dalla sua testa una ciocca dei suoi capelli, provocandogli un dolore acuto e prolungato, e infine vide le sue stesse labbra dischiudersi in una malefica, orrenda risata.
Buio. La Maledizione Imperius ancora gravava nella mente dell’Auror, mentre quest’ultimo chiudeva l’occhio per reimmergersi  nel sonno, prigioniero della sua immagine, prigioniero di sé stesso.
 
  
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