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Autore: _myhappyending    20/11/2012    5 recensioni
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Santana/Sebastian
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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chapter V.

 
Aveva gli occhi spaventati, Santana, mentre entrava nell’enorme studio del signor Smythe.
Molto dell’arredamento richiamava la sua casa: predominavano il bianco e il marrone: bianco era il muro, marrone erano le sedie in sala d’aspetto e la scrivania della segretaria, in fondo alla sala che, stranamente, era vuota.
La segretaria, un’austera signorina bionda con la coda un rossetto rosso acceso, alzò lo sguardo verso di lei, molto più falso della banconota che usava l’ispanica quando andava al mercato. “Posso esserle utile in qualche modo, signorina?”
“Sì. Non ho fissato un appuntamento, ma avrei desiderio di vedere il signor Smythe e..”. Santana non andò oltre. Parlare in quel modo forbito le stava provocando l’orticaria in posti poco appropriati.
“Bene. Non è ancora arrivato, può aspettarlo qui, così appena arriva la faccio entrare per prima. Può accomodarsi”. Concluse, e riabbassò la testa sui suoi figli.
Santana alzò un sopracciglio, fece spallucce, ma almeno aveva ottenuto quello che voleva.
Camminò per la stanza, il rumore dei tacchi faceva da eco in tutta la stanza vuota, così non si mosse più, e rimase a guardare un vecchio quadro di natura morta, che aveva riconosciuto anche in casa Smythe, precisamente appena fuori la ‘Camera Grande’, era quello il nome che Santana aveva dato alla stanza dove per la prima volta aveva baciato Sebastian.
Tanti ricordi le pervadevano la mente, e nessuno di essi le sembrava distante: nonostante i genitori di lui, il loro amore era ancora vivo e ardente.
La porta sbatté, facendo sussultare Santana. Quando si girò, riconobbe l’uomo che aveva incontrato solo l’anno prima di sfuggita a casa Smythe: alto, con i capelli biondi e gli occhi chiarissimi. Una buona persona, a vista d’occhio, però di certo Sebastian non era pazzo quando raccontava dei suoi macabri modi di metterlo in punizione per una A- invece di una A+.
Subito, Santana spalancò le labbra in un sorriso, sistemandosi il vestitino vermiglio che aveva indossato per l’occasione, lungo fino sopra il ginocchio.
Il signor Smythe, all’inizio, alzò un sopracciglio un po’ dubbioso, poi le sorrise bonario. “Ciao, Santana. Che ci fai qui?”
Santana aprì la bocca due o tre volte invano, tutta la sicurezza avuta con la segretaria era andata letteralmente a puttane. “Volevo.. Parlarle in privato di una questione importante, personale..”
“Oh”, iniziò lui, rivolgendosi poi alla bionda. “Dì ai clienti di aspettare, allora. Vieni Santana, seguimi”. Continuò, indicandole con la mano la parte di strada da fare per entrare nel suo studio.
Sospirò pesantemente, facendosi forza.
Dentro, l’ufficio, era proprio come fuori; gli stessi colori, gli stessi profumi: doveva piacergli proprio tanto. Si tolse il cappotto, lo appese all’appendi abiti e poi ritornò a sedersi di fronte a Santana, alzando entrambe le sopracciglia. “Allora, che succede?”
L’ispanica deglutì, sospirò e poi tirò su le spalle, pronta a farsi avanti: “Signor Smythe, innanzitutto sono lieta che si ricordi di me..”. Lui sorrise. Buon segno, pensò Santana. “E sono sicura che, se mi conoscesse meglio, saprebbe quanto sono disposta a rendere felici le persone che amo. Ed ecco.. una di queste è.. Sebastian. Sì, signor Smythe, amo Sebastian più di tutto e.. sua moglie non l’ha presa bene, perché provengo da Lima.. Heights Adjacent. Ecco, provengo da lì, sì, però.. Posso assicurarle che nessuno, nessuno al mondo ama Sebastian nel modo in cui faccio io, totalmente, completamente.. Lo accetto per com’è, per cosa fa, non importa come si sveglia la mattina, io gli sono comunque accanto. Lo amo, tantissimo, e voglio stare con lui. Ma voglio anche cenare le domenica mattina coi suoi genitori, invitarvi al nostro matrimonio e al battesimo dei nostri figli e..”.
“Credo che basti così”. Il tono autoritario del signor Smythe fece alzare per la prima volta, da quando aveva iniziato a parlare, gli occhi di Santana. Il suo sguardo era arreso, un po’ divertito, e Santana si chiese che diamine avesse da ridere. “Ascoltami bene, Santana. Quando sei venuta in casa nostra con Sebastian l’ho accettato perché quel poverino non vede ragazze da quando è entrato alla Dalton, ho cercato di comprendere cosa ci trovasse in te e l’ho capito quando ti ho vista in costume. Seconda cosa, forse la più importante: se lo amassi veramente, non lo lasceresti andare? Voglio dire, sai per certo che noi non lo accetteremo, ma continui a starci. Sei così egoista da fargli rinunciare alla sua famiglia perché tu.. tu lo ami?! Non ci sarà nessun parente al vostro matrimonio o a qualsiasi altra cerimonia in cui sarai presente tu, perché la gente del nostro rango non frequenta persone dei sobborghi putridi”
Santana, che per tutto il tempo era rimasta immobile a fissare gli occhi azzurri e impietriti del padre di Sebastian, se ne stava con le unghia conficcate nella carne, col cuore che le batteva a mille. Non sapeva cosa dire, avrebbe voluto mandarlo a quel paese ma una piccola vocina, sotto sotto, le urlava di andarsene. Non solo da quel luogo, ma anche da Sebastian, da Lima, da tutto.
E se avesse avuto ragione? Lei aveva progettato tutto della loro vita: di notte sognava il loro matrimonio, e segretamente aveva già preso le misure a Sebastian. Non glielo confessava mai per paura che al ragazzo non andasse bene quella decisione, lui era sempre molto riservato.
Deglutì di nuovo e, senza dir niente, si alzò dalla sedia e si avviò verso la porta.
“Quanto vuoi? Duemila, tremila…?” domandò lui.
Santana si girò un po’ curiosa, notando che il signor Smythe stava firmando un assegno con tanti, molti, troppi zeri. L’ispanica aggrottò la fronte sdegnata e scosse la testa. Pensava davvero che le interessassero solo i soldi? Sebastian era più di questo. “L’unica cosa di cui mi stupisco è di come una persona meravigliosa come Sebastian sia venuta su da due schifosi e ignobili come voi. Si dice bene: a volte si è ricchi solo nel portafoglio”. Sbottò, e richiuse la porta violentemente.
   
 
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