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Autore: Little Writer    20/11/2012    1 recensioni
'Mi sentivo tremendamente a disagio, come s la mia presenza fosse una beffa alla triste situazione. Continuavo a pensare il perché, perché ero stato convocato anche io. Eravamo quattro in tutto, cinque più l’avvocato. Seduti composti e muti in quello studio così formale che metteva i brividi, e faceva da triste cornice al quadro di tristezza che aleggiava intorno.'
E' una larry. Harry si ritrova a dover affrontare una situazione difficile per lui. Ce la farà?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Queste sono le ultime volontà della signorina Calder.- 
L’uomo che parlava era sulla sessantina; un tipo alto distinto, elegante e serioso. Mi sembrava di aver inteso che facesse Brown di cognome. Si, avvocato Brown. Comunque non mi importava gran che, ero troppo preso a chiedermi come mai ero lì. Mi sentivo tremendamente a disagio, come se la mia presenza fosse una beffa alla triste situazione. Continuavo a pensare il perché, perché ero stato convocato anche io. Eravamo quattro in tutto, cinque con l’avvocato. Seduti composti e muti, in quello studio così formale che metteva i brividi e faceva da triste cornice al quadro di tristezza che aleggiava intorno. La signora ed il signor Calder avevano delle facce stravolte. Gli occhi arrossati, le labbra serrate e pallide, come se volessero trattenere urla di dolore incontenibili.
Louis invece era appoggiato allo schienale della poltrona marrone. Il suo volto era privo di espressione. Ormai da cinque giorni era così. Si, Eleonor era morta cinque giorni prima. Incidente d’auto. Da allora lui aveva smesso di parlare, di mangiare, di cantare. Non piangeva, ma stava male comunque e anche molto. Era diventato un burattino nelle mani del destino. Un involucro senz’anima. Un guant senza mano.
E poi c’ero io. Si io, che ero l’unica nota stonata di quel luogo così ordinato. Non mi era mai andato tanto a genio che Eleonor fosse la ragazza dell’amore della mia vita, però non volevo che finisse così. Quello mi faceva sentire ancora più incolpa. Ancora più fuori.
-Io, Eleonor Jane Calder lascio tutti i miei beni materiali ai miei genitori. A Louis il mo ragazzo lascio il nostro album di fotografie, nella speranza che possa ricordare quei momenti in cui l’ho amato più di me stessa.- si schiarì la voce, alzò lo sguardo e non vedendo segni di vita, proseguì. – Infine al signor Harry Edward Styles lascio in custodia Minerva, sapendo del suo amore per i gatti; Questo è tutto, sappiate che vi ho voluto bene. La vostra Eleonor.-
Il signor Brown richiuse il foglio. Si alzò in piedi, e salutò i signori Calder; poi salutò Louis che a fatica buttò fuori un ‘Arrivederci’ ed infine arrivò a me. Mi strinse forte la mano, sembrava volesse trattenermi. Lo guardai stranito. Lui, aspettò che tutti fossero usciti e poi sciolse la stretta fissandomi con i suoi occhi piccoli.
-Lei Signor Styles deve attendere.-
-I-io? Scusi ma non capisco…-
-La signorina Calder mi ha dato precise istruzioni riguardo al suo conto, ed io sono costretto ad osservarle. Bene, prenda questa…- Così facendo mi consegnò una busta bianca.-… la legga e non ne parli con nessuno. E’ una questione molto delicata. Bene ora può andare, ho un altro appuntamento…-
-Si, ma… ma cosa significa questa lettera? Tra me e lei non c’era che un semplice rapporto di conoscenza. Io non capis…-
-Non posso spiegarle, deve leggerla ed ora se vuole scusarmi ma deve uscire…-
Salutai il Signor Brown e mi catapultai di sotto. Louis era già in auto, ad aspettarmi. Non mi chiese neanche il perché di quel ritardo, mentre in un’altra occasione mi avrebbe subissato di domande. Per tutto il viaggio non feci che tormentarmi. Perché il gatto, perché la lettera e poi perché a me? Era un peso portare quel pezzo di carta addosso, ne percepivo la presenza attraverso la stoffa della giacca. Avevo paura, paura che ci fosse scritto qualcosa di male su di me. Su Louis. Questo pensiero mi martellò in testa fino a quando non entrai in casa. Lì, fui distratto da Louis che saliva in camera e spariva. Si chiudeva dentro e non usciva. Io e i ragazzi lo chiamavamo, lo supplicavamo di scendere almeno per bere o mangiare qualcosa, ma lui niente. Spesso gli lasciavo un vassoio di roba da mangiare davanti alla porta ed il giorno dopo era ancora lì, intatto. Mi buttai sul divano lanciando la lettera sul tavolino. La fissai per alcuni minuti. Avevo paura di aprirla, ma allo stesso tempo fremevo dalla voglia di sapere cosa voleva dirmi Eleonor. Passò un’ ora. Ne passarono due. Poi tre. Mi feci coraggio, la presi tra le mani e delicatamente la aprii. Spiegai il foglio. Era una grafia chiara, piccola e delicata. Avevo paura di far troppa pressione con le dita e di distruggere quel foglio così fragile. Iniziai a leggere. Arrivai alla fine. Scoppiai a piangere. Avevo capito.






Weee bella gente!! Come andiamo?? Vi ho messo un po' di curiosità?? Bhe... se avete voglia di recensire e seguire questa mia prima ff ve ne sarei molto grata! A presto...
La vostra Little Writer
  
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