Sussurrò per l’ennesima volta quel nome, con rassegnazione, raccogliendo tutta l’esasperazione di quella situazione.
Era il suo appiglio nei momenti di scazzo, di depressione, di noia, di.. di tutto.
Lui era lì, bene o male, a tirarla su, senza accorgersene nemmeno.
Temeva di consumarlo, di stufarlo, di perderlo; di averlo chiamato troppe volte in cerca di aiuto.
Non era la persona più importante, nè la più presente, nè tanto meno quella che gli apparteneva, e allo stesso tempo lo era.
Ogni volta che si trovava con le lacrime agli occhi ed i singhiozzi in gola, lui arrivava, con qualche frase idiota, o qualche intercalare stupido e la faceva ridere.
Anche senza sapere quanto lei stesse male, lui la tirava su.
Era più di un fratello, più di un migliore amico e meno di un fidanzato.
'Mi chiedo ancora perché io non lo ami.'
Ma non poteva amarlo. Non si può amare qualcuno di cui si conosce tutto, qualcuno con cui si ha un rapporto così stretto e dipendente.
Sarebbe come gettare un anello nell'acido, si corroderebbe poco a poco fino a diventare irriconoscibile.
Ed anche di questo aveva paura.
Che qualcosa cambiasse e rovinasse tutto.