CAPITOLO 13
-...Pascal supera la metà campo mentre
Suarez si porta avanti...oh, Pascal è bloccato! Il difensore della squadra
ospite non lo molla! Cerca un compagno libero... trova Diaz sulla sinistra! Ora
il gioco è nuovamente in mano al capitano! Si avvicina all'area di rigore... Ma
l'arbitro fischia la fine del primo tempo supplementare, che si conclude 4 a
2...
Juan si buttò sul prato a bordo campo,
esausto.
-Sei stato un fenomeno. Due goal in dieci
minuti- Alan gli lanciò un asciugamano direttamente in faccia.
-Sì, sì...
-Diaz!- chiamò l'allenatore
avvicinandosi.
-Cosa c'è?- rispose scocciato mettendosi a
sedere.
-Niente, tua moglie sta solo partorendo- rispose
il mister sarcastico.
Il ragazzo scattò subito nello spogliatoio e poi
fuori dallo stadio, diretto all'ospedale.
Ingrid guardava adorante la creatura che aveva
fra le braccia. Le gocce di sudore colavano dalla fronte e dal petto, ma a lei
non importava: era troppo occupata a rimirare sua figlia.
-Ma lo sai che sei bellissima?- sussurrò
accarezzandole piano la guancia -Piccola mia... Vedrai quanto sarà contento il
tuo papà di vederti! Solo che dovrai aspettare un po' a incotrarlo... lui è un
calciatore molto famoso e sta giocando la finale del campionato nazionale, ma
vedrai che appena avrà finito correrà a vederti...
Neanche a farci apposta, la porta si aprì e
comparve sulla soglia l'oggetto del discorso.
-Juan! Ma come, la partita è già
finita?
-Sta finendo, quando sono andato via era
terminato il primo tempo supplementare- si avvicinò.
-Sei fuggito di nuovo? Ma che ti costava
aspettare un altro quarto d'ora? E se aveste perso?
-Non ti fa bene agitarti in questo stato- la
baciò sulla fronte sudata, per poi posare lo sguardo sulla bambina -oh mio
Dio...
Ingrid si spostò per permettergli di sedersi al
bordo del letto, poi gliela avvicinò.
-E' bella, vero?
-E' una meraviglia...- disse con la voce
troncata dall'emozione, pensando che quella creatura assomigliava terribilmente
alla madre.
Ad un tratto sentì quest'ultima
ridacchiare.
-Che c'è?
-Qualcuno lì dietro si sente
trascurato.
Il ragazzo si voltò, accorgendosi che il bambino
dietro di lui stava tirando insistentemente la sua maglietta.
Lo prese di peso e se lo mise sulle
gambe.
-Già cominci a essere geloso?- chiese vedendo
che teneva il broncio.
-Oh, piccolino... guarda, adesso diamo la tua
sorellina a papà e tu vieni in braccio a me, ok?
-Sì, però subito!
Eseguirono l'ordine impartito. Il bambino di tre
anni si accocolò in braccio alla madre.
-Ma adesso smettila di tenere il broncio,
eh?
-Scusa, ma io sono nato prima e coccolate di più
lei!
-Inocente- continuò lei -guarda che questo vuol
dire che abbiamo coccolato te tre anni in più.
-Ma adesso lo farete solo con lei e non mi
guardarete più!
-Inocente- lo richiamò il padre -calmati e non
parlare così alla mamma.
-Shh, ci penso io- gli sussurrò la ragazza, per
poi tornare a discutere con figlio -lei è più piccola ed è normale che la
coccoliamo un po' di più, ma tu rimani sempre il nostro pestifero
preferito...
Entrambi i genitori sorrisero.
-...e poi ora sei diventato un fratello maggiore
ed è compito tuo proteggere la tua sorellina. E' una cosa molto
importante.
-Esattamente- intervenne Juan -basta che non
prendi esempio dallo zio Ramon...ahu!
Se non avesse avuto in braccio la bambina, si
sarebbe massaggiato la spalla dopo il colpo della compagna, a cui Inocente aveva
riso.
Il piccolo si sfilò dalla stretta di Ingrid e a
quattro zampe osservò la nuova arrivata.
-Adesso che la guardo- fece con un'aria troppo
saccente per la sua età -mi pare carina... Però è bianca!
-Non è bianca, è che ha la carnagione chiara...
deve aver preso dalla nonna di papà. Anche lei aveva la pelle candida
candida.
A quelle parole il bambino si sedette e parve
riflettere.
Più tardi Juan era andato a prendere Pascal per
portarlo a vedere la bambina, lasciando madre e figli soli.
-Mamma?- disse Inocente ad un certo
punto.
-Dimmi, tesoro.
-Come si chiama?- chiese riferendosi alla
bambina.
-Ancora non lo abbiamo deciso.
-Posso decidere io?
Per un momento Ingrid fu spaesata, poi gli
sorrise.
-Beh, magari dovremmo chiederlo a papà... ma non
penso ci siano problemi. Hai già qualche idea?
-Mmm- rifletté concentrato - forse...
Chicca!
-Chicca? Chicca non è un nome, Inocente, è un
soprannome...
Il bambino incrociò le braccia,
seccato.
-Oh, adesso non fare così... non sarà il suo
nome, ma tu potrai chiamarla Chicca tutte le volte che vorrai.
-Sì... ma allora quale sarà il suo
nome?
-Prova a pensarci, ti verrà in mente
qualcosa.
Dopo un po' i piccoli pugni baterono sul
letto.
-Candida! Ha la pelle chiara, va
benissimo!
La madre lo fissò
stranamente.
-Che c'è?... Non ti piace?- chiese lui con una
vocina timorosa.
-No, che dici- lo invitò a vernirle in braccio
-è perfetto. Vedrai che piacerà anche a papà.
Qualche anno dopo...
-...mhmh, certo, nessun problema... Ma si
figuri, anzi, lo faccio volentieri!... Sì, alla prossima settimana.
Arrivederci.
Ingrid mise giù la cornetta e ritornò
all'impasto del suo dolce. Che venne prontamente assaltato da una
ditata.
-Inocente! Bisogna cuocerla una torta prima di
mangiarla.
Il bambino se ne andò soddisfatto col dito in
bocca.
La ragazza stava cercando disperatamente una
teglia, quando la vocina della più piccola provenì dal corridoio.
-Papà! Zio!... Alan!
Sorrise. Sua figlia era uno spettacolo quando la
venivano a trovare.
Salutato pure il piccolo, i tre la raggiunsero
in cucina. Quando vide entrare Ramon, Ingrid gli saltò letteralmente in
braccio.
-Quanto tempo che non ti vedo!
-Scommetto che sei stata da dio senza di
me.
-Spiritoso!- poi passò all'altro -ciao, Alan- lo
baciò sulle guance.
-Ciao. Ti trovo bene.
-Grazie!- sorrise lei con falsa
vanità.
-Ehi, sono oltremodo stupito dall'accoglienza-
si lamentò Juan prendendo un bicchiere d'acqua -e poi pensavo che avessi sposato
me.
-E' tardi per fare il geloso, non ti pare- lo
baciò sulle labbra e ritornò alla sua disperata ricerca.
In quel mentre Inocente e Candida entrarono in
cucina.
-Mamma, andiamo di fuori a giocare- parlò il
primo a nome di tutti e due.
-Va bene.
-Venite pure voi?
-Andate, io inforno la torta e vi
raggiungo.
Uscirono tutti tranne Ramon.
Per un po' rimasero in silenzio. Poi, quando lei
riuscì a trovare la dannata teglia e cominciò a versarci dentro l'impasto, lui
prese parola.
-Sei veramente uno spettacolo come donna di
casa.
-Dovrei prenderlo come un
complimento?
Il ragazzo rise.
-Mi sembra ieri che eravamo bambini. Noi che
giocavamo con un pallone mezzo sgonfio, tu che stavi a guardare o ci correvi
dietro...
-...senza mai riuscire a
raggiungervi.
-Sì. Poi sei partita...
-...sono tornata dopo anni, mi sono innamorata
di Juan, tu hai cominciato a fare il geloso, poi ho trovato lavoro e adesso sono
qui: sposata e con due figli.
-Sono veramente due miti. Non sai quanto Candida
mi ricordi te.
-Ah sì?- Ingrid infornò e chiuse lo sportello
-non l'avrei mai detto. Io non mi ricordo così carina.
-Così carina no, ma così piacevolmente
rompiballe...
Si beccò un pugno sulla spalla.
-Gentile con tua nipote, eh?
-E' semplicemente una forza della natura come
te. Inocente, invece...
-Inocente è testardo come Juan e dolcissimo con
la sorella come te. E poi comincia a mostrare di avere una certa vena sarcastica
tipo Alan, e non capisco da dove uscita fuori.
Pausa.
-Sono contento che sia andata bene tra voi due.
Se ti avesse fatto soffrire lo avrei preso a calci... ma è andata
bene.
Fu incuriosito dalla faccia mezza rassegnata di
lei.
-Sono spaventata.
-Spaventata? Di che cosa hai paura?
Sospiro.
-Siamo tanto giovani, Ramon, e vedendo tutti
quei matrimoni che vanno a rotoli...
-Avanti, sorellina- le si avvicinò e l'abbracciò
-il vostro è al sicuro. Durerà, ne sono certo- sciolse l'abbraccio per guardarla
in viso -e poi io sonosempre pronto a prenderlo a calci.
Ingrid rise.
-Anche Inocente fra qualche anno farà così con
Candida. Juan alla nascita di lei gli ha raccomandato di non imitarti, ma credo
che quando Chicca diventerà un'adolescente cambierà idea.
-Sicuramente.
Ramon uscì e lei rimase lì
appoggiata
Entrò Juan, seguito da una bella bimba
saltellante.
-Guarda, mamma, ti ho portato un
fiore!
-Oh, ma che bello! Grazie- si inginocchiò e
abbracciò la bambina dandole un bacio sulla guancia -come ricompensa stasera
avrai una grande fetta di torta.
-Sì!- esclamò contenta Candida -ricordatelo, eh?
la fetta più grossa a me!- tornò saltellando di fuori.
Il padre rise, per poi posare lo sguardo sulla
moglie che si rotolava tra le dita la piccola margherita bianca.
-Ti vedo stravolta.
-Oh, stamattina allo studio mi hanno massacarto
e tra una settimana ho un concerto di beneficienza.
-Candida stava correndo dietro a Inocente mentre
giocava col pallone.
-Sicuramente ha preso da me.
Il ragazzo la guardò. Sì, era proprio
stanca.
-Piccola- la affiancò circondandole le spalle
con un braccio -ti stanno stremando le pesti, eh?
-Ma no, figurati, sono pure troppo buoni. E' che
ancora mi devo abituare a fare tutte ste cose insieme.
-E' che tu ne vuoi fare troppe: l'assistente
all'asilo infantile, la mensa dei poveri... guarda che sei un normale essere
umano.
-Me ne sto rendendo conto- confermò lei
strofinandosi gli occhi con una manica come una bambina.
-Vieni, ti accompagno di sopra: ti devi
riposare.
Ingrid non fece tante storie quando la prese per
mano e la condusse in camera da letto.
Si abbandonò sul letto e lui le si mise un
momento accanto.
-Cosa c'è?- chiese vedendo che la
fissava.
-C'è che sei bellissima anche quando sei
stremata.
Lei sorrise al complimento.
-Come fai a essere così dolce- gli accarezzò la
guancia.
-Come fai a essere così eccezionale?- ribatté
lui prima di abbassarsi su di lei e baciarla.
Si fecero le coccole per un po', poi Juan si
alzò per tornare di sotto.
-Ingrid?- non si era ancora allontanato dal
letto.
-Dimmi- si drizzò a sedere.
-Sono incredibilmente felice di averci
provato.
Non vedendo nessuna reazione, si voltò per
uscire.
Ma sulla soglia sentì due braccia circondargli
le spalle e la voce della compagna all'orecchio.
-Sono incredibilmente felice di averti
praticamente costretto a provarci.
Le prese un polso e la trascinò davanti a sé
sorreggendola per la schiena.
-Resti sempre una ragazzina!
Bacio.
-Anche tu!
Bacio.
La rimise in piedi, abbracciandola
all'istante.
-Resta sempre così, ti prego.
Silenzio.
-Anche tu.
Fine
N.d.A. Siamo arriavti alla fine. Spero che
questa storia vi sia piaciuta e che mi lasciate qualche commento per sapere come
vi è sembrata.
Hikarisan: innazitutto i due hanno 22 e 23
anni nello scorso capitolo, poi ti volevo ringraziare tanto x avermi seguito
lungo questo interminabile corso. spero che rimarremo in
contatto!
Baci e grazie a tutti,