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Autore: haroldsjulietx    21/11/2012    1 recensioni
Jade era una ragazza molto ribelle, che viveva a Londra.
Aveva soltanto diciassette anni, era giovane, ma aveva un passato segnato dalla morte della madre e dall'alcolismo e dall'abbandono del padre.
Quando tutto sembrava spento, qualcosa, o meglio, qualcuno entra improvvisamente nella sua vita. Riuscirà, questo qualcuno, a renderla finalmente felice, togliendola dalla cattiva strada?
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Your eyes whispered "have we met?"
across the room your silhouette
starts to make it's way to me
the playful conversation starts
counter all your quick remarks
like passing notes in secrecy
and it was enchanting to meet you
all I can say is 'I was enchanted to meet you'.



Sto per raccontarvi una storia, una storia abbastanza lunga e complicata.
Jade era una ragazza molto ribelle, che viveva a Londra.
Aveva soltanto diciassette anni, era giovane, ma aveva un passato segnato dalla morte della madre e dall'alcolismo e dall'abbandono del padre.
Quando tutto sembrava spento, qualcosa, o meglio, qualcuno entrò quasi improvvisamente nella sua vita. Riuscirà, questo qualcuno, a renderla finalmente felice, togliendola dalla brutta strada?


Era in arrivo un temporale, Jade lo sentiva. Era sempre stata sensibile al tempo, solitamente non sbagliava mai.
Certo, non era una meteorologa, ma dato che passava un'abbondante quantità di tempo ad osservare fuori dalla finestra, aveva imparato qualcosina.
La ragazza sbuffa, lanciando a terra la borsa. Si poggia con la schiena contro il piccolo armadio in legno di ciliegio, che cigola ogni santa volta.
Si lascia cadere a terra come una pera, nascondendo il viso tra le mani.
L'avevano trovata un'altra volta con una canna in tasca. Perchè era stata così idiota da farsi scoprire per la terza volta?
Improvvisamente, tutta la rabbia che aveva accumulato in quei mesi, fece capolino nella sua testa, nello stomaco e in ogni piccola particella del suo esile corpo.
Odiava quello stupido centro di accoglienza per drogati, alcolisti e disagiati, le faceva schifo.
Le faceva schifo almeno quanto suo padre, che l'aveva abbandonata a casa della propria zia, quando aveva solo quattordici anni, dato che lui era un alcolizzato.
Le faceva schifo almeno quanto sua zia, che l'aveva rinchiusa in quel posto orrendo pochi mesi prima.
Le faceva schifo, come tutto il resto del mondo, che sembrava avercela con lei.
Tutto le faceva schifo, comprese le persone, che sembravano non capirla. Erano tutte uguali, nessuna esclusa.
- Le persone ti usano quando ne hanno bisogno, a loro piacimento.. e poi? Poi ti lasciano a marcire come una merda, da sola. -
Questo era quello che diceva sempre Jade, quando le chiedevano se aveva degli amici. Lei non aveva amici, odiava il genere umano più di ogni altra cosa. Odiava anche gli animali. L'unica creatura che adorava, era Ed, il suo piccolo gattino rosso, che purtroppo avevano dato in adozione ad un'altra famiglia.
In quel centro, tutto faceva schifo, a partire alla pulizia e l'igiene.
I bagni, venivano puliti tre volte a settimana, se e quando lo ricordavano. La cucina cadeva a pezzi, il cibo faceva schifo, era insipido, perennemente insipido.
I collaboratori, facevano schifo. Oh, loro erano i più grandi infami che la ragazza avesse mai incontrato in vita sua.
Era come se le volessero imporre dei doveri.. E Jade odiava essere domata. Era uno spirito libero, in tutti i sensi, non sopportava le costrizioni.
L'unica cosa che la salvava - in parte - era la musica. Ascoltava molto spesso Ed Sheeran e Adele. Forse, erano le uniche persone per le quali non provava ribrezzo.
Odiava suo padre, sì, e stava diventando proprio come lui. Una drogata del cazzo, un'alcolizzata di merda, proprio come quell'essere viscido e schifoso.
Odiava ancora di più il fatto di ridursi in certe condizioni, anche per colpa sua.
Odiava, odiava e odiava ancora. Sì, lei odiava e basta. Non conosceva nè la parola amore, nè il suo significato.
Non conosceva il lato bello, felice e sereno della vita. Aveva sempre vissuto in balia della tristezza e della solitudine.
Se ne stava lì, buttata a terra come uno straccio. Iniziava a sentirsi stanca, era stufa di stare lì dentro, ma era obbligata, se non voleva finire in mezzo ad una strada.
Nel centro, nonostante i numerosi disagi dei pazienti, c'erano molte coppiette felici, o quasi.
Altro tasto dolente, Jade detestava con tutta se stessa quel tipo di persone. Detestava vedere dei fidanzati baciarsi, accarezzarsi, coccolarsi e scherzare assieme.
Che fosse fatta di ghiaccio? Probabile.
Qualcuno, improvvisamente, apre la porta, interrompendo i pensieri di Jade.
La ragazza si trascina fino al letto matrimoniale - che, dopo tante proteste, era riuscita ad ottenere - e decide di alzarsi, in modo da guardare in faccia l'uomo o la donna che disturbava la sua quiete.
Era Becky, l'infermiera.
Lei, tra tutti, era quella che Jade preferiva, perchè si faceva i cavoli suoi, o meglio.. Era poco impicciona.
La donna portava i capelli color oro, raccolti in una coda alta. Indossava sempre quel camice azzurro - verde, che le dava un'aria da malata terminale.
I suoi occhi erano di un verde spento, inoltre, si truccava sempre molto poco e raramente. E portava sempre le classiche ciabatte bianche utilizzatissime negli ospedali.
- Edwards, è ora di fare terapia di gruppo. Oggi c'è il figlio dello psicologo, mi raccomando, non essere scortese con lui. Sta facendo pratica, credo si interessi alla psicologia. -
- Non ho voglia di parlare con uno stupido psicologo, davanti a suo figlio e a quei cazzoni. -
- Jade, ti prego. Non farmelo ripetere un'altra volta. Tra cinque minuti nell'aula rossa, mi raccomando. -
La donna accenna un sorriso, Jade sbuffa e rimane nuovamente sola. Entra in bagno, si pettina appena i lunghi capelli lisci e da una piccola ritoccata al trucco.
Non si truccava molto, ma dopo due tiri di canna, era leggermente sconvolta.
Guarda la sua esile figura proiettata nello specchio, nel complesso, non era male.. Ma indovinate? Lei si detestava.
Portava i capelli lisci fin sotto le spalle e non si faceva la tinta, al contrario delle sue coetanee. Aveva i capelli color del legno, con qualche sfumatura rame sulle punte.
Gli occhi azzurri le davano un aspetto abbastanza freddo, data l'espressione perennemente seria, incazzata, imbronciata o.. fatta. Fisicamente, non era nè magra, nè grassa. Era.. giusta. Forse, il proprio fisico, un po' le piaceva.
Prende il telefonino dal mobiletto del bagno, se lo mette in tasca ai jeans strappati sulle ginocchia. Sistema la maglietta nera, con al centro un grosso teschio, che le ricade su una spalla, lasciandogliela parzialmente scoperta.
Esce dal bagno e dalla stanza, dirigendosi in fondo al corridoio, dove si trovava quella stupida stanza per la terapia di gruppo.
Senza bussare, apre violentemente la porta ed entra, chiudendosela alle spalle con un calcio. I presenti balzano sul posto, prendendosi un grosso spavento.
Lo psicologo, che conosceva la ragazza molto bene, vedendola, tranquillizza i pazienti e il figlio.
La ragazza gli rivolge un sorriso falsissimo, quasi di presa in giro e si siede sull'ultima sedia rimasta vuota, ovvero quella accanto al figlio dello psicologo.
Non aveva voglia di guardare in faccia nessuno, perciò, dopo essersi seduta attorno al grande tavolo rotondo, accenna uno sbadiglio, e poggia i gomiti su di esso.
- Edwards, giù le zampe. - la rimprovera lo psicologo.
- Non sono zampre, sono braccia. - ribatte lei, non accennando a spostarsi.
- Edwards, ti prego. Ascoltami e siediti composta. - ci voleva pazienza, tanta pazienza.. soprattutto con lei.
- Che palle. - mormora Jade, sistemandosi con la schiena contro lo schienale della sedia, fingendo di interessarsi alla terapia.
- Molto gentile. - sussurra a sua volta il dottor. Styles, rivolgendole un'occhiataccia.
A dir e la verità, non si era ancora girata verso il figlio di quell'uomo super antipatico.
Così, decide di dargli un'occhiata. Però, girandosi verso sinistra, incontra due occhi color smeraldo, pronti a scrutarla. Inizialmente, distoglie subito lo sguardo, si era sentita quasi nuda di fronte a quello sguardo così penetrante.
Non le era mai successo, in diciassette anni di vita, di sentirsi così insicura, impaurita, quasi.
Scuote la testa, doveva essere stato un abbaglio, lei era abituata a sostenere un contatto visivo.
Decide di riprovarci, si volta e trova ancora una volta quei due occhi super espressivi, pronti ad affogare nei suoi, limpidi e congelati.
Riesce a sostenere lo sguardo pungente del ragazzo, posando poi lo sguardo sul resto del suo corpo.
Aveva tanti capelli ricci e apparentemente morbidi, a coprirgli il capo e una piccola parte della fronte. Gli occhi erano, per l'appunto, di un verde inclassificabile. Il naso era dritto e perfetto, la bocca era di un colore tendente al rosa scuro e le labbra erano abbastanza sottili.
Era magro, muscoloso al punto giusto. Indossava una camicia a maniche corte azzurra, una t-shirt bianca e un paio di jeans scuri, il tutto contornato da un paio di converse bianche.
Sul viso del ragazzo, compare un piccolo sorriso, che rivela la comparsa di due adorabili fossette ai lati delle guance.
Jade, per la seconda volta, distoglie lo sguardo, puntandolo sullo psicologo, sperando di finire al più presto.
Dopo circa venti minuti, il signor Styles si alza, con la sua ventiquattrore nera in mano e con eleganza, raggiunge la porta.
- Ragazzi, noi ci vediamo domani. Andiamo, Harry. -
Harry, l'incubo che tormenterà la mente della povera Jade, per tutta la notte. Un icubo dannatamente bello.
Il riccio si alza dalla sedia in modo delicato e raggiunge il padre alla porta, voltandosi un'ultima volta verso la ragazza, che era in balia della confusione più totale.
Le sorride, nuovamente, scuotendo la massa informe di capelli, indirizzandoli verso sinistra.
La ragazza non ricambia il sorriso, bensì, assume una strana posizione e si tortura il labbro inferiore con i denti.
Perchè quel ragazzo le aveva smosso lo stomaco in quel modo? Doveva esserci qualche motivo, OVVIAMENTE NON LEGATO AI SENTIMENTI.
Jade scuote la testa, uscendo velocemene dalla stanza, dopo aver seguito il signor Styles e suo figlio, Harry, fuori dall'istituto, con lo sguardo.


Ciao principese!
Questo è il mio primo capitolo.. perciò.. siate clementi. (?)
E' da un po' che scrivo FF ed OS e l'ispirazione mi è venuta sentendo 'Enchanted to meet you' della Swift.
Spero vi piaccia.. Recensite per farmi sapere che ne pensate. Accetto sia critiche che complimenti.
Baci. x
  
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