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Autore: Jude92    21/11/2012    2 recensioni
Una ragazza, la sua vita, I Linkin Park...
*Vi prego di non essere cattivi con me. E' la mia prima ff sui LP, la mia band preferita. So già che non è un granché, ma tutto ciò che vedrete saranno, semplicemente, le "emozioni" di una SOLDIER...Grazie*
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pre-capitolo:   Lo so, lo so, lo so. Sono in ritardo, tutto merito della mia carissima influenza! -.-‘’’
Detto ciò vi lascio al tanto “atteso” capitolo! ^-^
Spero vi piaccia, buona lettura! ;)

  

 

Il giorno tanto atteso (?)

Prima parte


 


 

Aprii timidamente le palpebre e subito fui destata da un flebile raggio di luce di una radiosa mattina d’autunno, la mattina di Halloween.
Era l’annuncio di un nuovo giorno, il giorno tanto atteso!
Mi strofinai gli occhi e mi stirai le braccia; lo feci, in realtà, tenendo presente ciò che la notte prima avevo sognato…
Ero davvero agitata ma dovevo restare calma, non potevo mandare tutto a puttane soltanto per le mie solite paure del cazzo! Calma si…macché! Al solo pensiero di essere davanti a loro (anche se davanti a un pc) mi mandava letteralmente fuori di testa! Per me era un fatto assolutamente unico, tanto quanto raro. La mia vita non era, ovviamente, abituata ad avere certi eventi; il cuore mi sarebbe uscito dal petto una volta per tutte, l’emozione avrebbe preso il controllo di tutta quanta la situazione e la calma…beh, quella sarebbe andata a farsi fottere!
 
Buttai giù un sospiro profondo, cosa che mi aiutò fortemente, mi alzai e mi diressi in bagno, intenzionata a farmi una bella doccia calda. Grazie al calore dell’acqua, che massaggiava delicatamente i miei lunghi capelli castani, riuscii finalmente a rilassarmi.
Chiusi gli occhi per qualche istante, cercando di non pensare negativamente, e sospirai nuovamente.
“Posso farcela, posso farcela, posso farcela!” dissi a me stessa con tono di rimprovero, e dovevo darmi retta, definitivamente!
Così, dopo aver meditato abbastanza da farmi venire un’emicrania, tornai in camera ancora con l’asciugamano addosso. Non avevo voglia, in realtà, di andare di là. Volevo riaddormentarmi di nuovo, per “rivedere” Chaz… Sì, lui… Cavolo, ma cosa gli avrei detto? Che cosa sarebbe successo quel giorno?
“Ahhhh! Basta pensareee!” urlai, tirandomi i capelli.
“E’ quello che ti dico sempre io! Prima o poi andrai al manicomio!” disse mio fratello Matt, sorprendendomi di nuovo..
“Prima o poi ti ammazzerò di botte! Quante volte ti ho detto che non devi entrare?” lo sgridai, dirigendolo verso l’uscita.
“Ma come sei permalosa! Calmati, diventi vecchia se ti arrabbi!” affermò ridendo a crepapelle.
“Fuori dalle palle, subito! E non origliare ciò che dico da fuori la porta, brutto nano!” dissi sbattendo la porta alle mie spalle, cavolo ci si metteva pure quel diavolo di mio fratello!
“Vado a dirlo alla mammaaa!” gridò scappando.
“Vaffanculo mostriciattolo!” borbottai sedendomi furiosa sul letto..
Ma quanto cazzo faceva schifo la mia vita?
 
Erano già le 14.30 di pomeriggio. Avevo finito di mangiare e, probabilmente per il nervosismo, mi veniva da vomitare!
“Forse se ascolto Iridescent, mi passa…” pensai mentre tiravo lo sciacquone del water.
 
You were standing in the wake of devastation. You were waiting on the edge of the unknown. With the cataclysm raining down insides crying, "Save me now". You were there and possibly alone. Do you feel cold and lost in desperation? You build up hope but failure's all you've known. Remember all the sadness and frustration and let it go, let it go…
 

Mi ritrovai di nuovo stesa sul letto, sola, con il mio mp3…
Si… mi sentivo decisamente bene…
Chiusi gli occhi per un breve istante, potevo sentire tutta la frustrazione scivolare via, soltanto con l’angelica voce di Chester… Era una cosa stupenda, solo loro, lui, riuscivano a farmi sentire così…risollevata (?)
 
A un tratto…
“Karen!” gridò mia madre dalla cucina. Non volevo risponderle, così alzai il volume.
“Karen!” gridò nuovamente entrando nella mia stanza, togliendomi così le cuffie.
“Dio! Che c’è?” le domandai furiosa. Era un momento rilassante per me, per non dire irripetibile!
“C’è il tuo amico Alex che ti chiama e tu nemmeno gli rispondi?” mi domandò facendomi preoccupare.
“Cosa? Ma come fai a saperlo?”
“Hai lasciato il telefono di là!” disse porgendomi il mio, fantastico , cellulare.
“Sì, me ne sono dimenticata, mentre ero in bagno... ” affermai afferrando quell’aggeggio antiquariato.
“Ok, ma che fai? Alzati! Sempre in camera stai? Esci!” disse mentre spostava la tenda per aprire la finestra. Odiavo stare in quella casa!
“Sì, non preoccuparti, adesso esco.” Le ricordai mentre controllavo le chiamate.
“Non dimenticarti di prendere il costume per andare alla festa! Perché ci andrai!” affermò mia madre con un tono di autorità, soprattutto nell’ultima frase.
“Sì, va bene.” Le dissi pregando che uscisse. Fortunatamente Dio ascoltò le mie preghiere e finalmente, mentre sorrideva compiaciuta, uscì dalla stanza.
“Uff... ” bofonchiai sospirando.
 
Così mandai un messaggio ad Alex per chiedergli perché di quelle telefonate.
“Hey Alex, scusami avevo il cellulare di là, perché mi hai chiamato? Va tutto bene? :)
 
Gli inviai il messaggio mentre speravo in una bella notizia, ma non rispose… Così provai a mandargliene altri due…
 
Non ottenni un messaggio ma, in compenso, mi chiamò.
 
Pronto?”
“Karen..”
“Si Alex, che c’è?”
“Beh ecco… è complicato dirtelo per telefono. Potresti venire?”
“Sì, ma certo! Ma... mi devo preoccupare?”
“…Vieni e ti spiego…”
“Ok, arrivo” e chiuse la chiamata…
 
“Ma che cavolo sarà successo?” pensai mentre mi preparavo.
Non sapevo se mettermi o no la maglia con il logo dei Lp... Ci pensai per due lunghi e interminabili minuti ma poi decisi di metterla…
“Tanto mica torno!” pensai mentre la indossavo.
Poi misi alcune cose nella tracolla, presi il cell, l’mp3 e uscii da casa.
Era già ora?
L’intervista era anticipata?
Diamine!
Dovevo ancora preparami una specie di discorso o qualcosa di simile!
 
Nel frattempo misi ad ascoltare la playlist, And one...
Stranamente mi sentivo decisa…Ma, nello stesso tempo, turbata dalla strana telefonata di Alex… Insomma mancava ancora un’ora e mezza!
“Chissà forse dobbiamo fare le prove... ” pensai mentre ero, quasi, davanti alla scuola…
Attraversai la strada e mi appoggiai al muretto posto fuori dal campetto del mio Istituto; sospirai e decisi di mandare un mess ad Alex per dirgli che ero già arrivata ma, proprio mentre digitavo “invio”, lui toccò, con una mano, la mia spalla.
“Hey! Proprio adesso ti ho mandato un mess!” gli dissi sorridendogli.
Lui guardò il display e, probabilmente, cancellò il messaggio. Poi, non appena mise il cell in tasca, mi rivolse uno sguardo.
“Bene. Andiamo?” mi domandò mentre cercavo di decifrare “quella cosa”.
“S-si!” balbettai titubante.
Mentre ci dirigevamo a casa sua, vidi un bagliore di preoccupazione sul suo volto… Volevo chiedergli subito il perché di quest’anticipo, ma decisi di aspettare di entrare in casa per domandarglielo.
Mi sembrava tutto molto strano…Anche se lo conoscevo poco, non lo avevo mai visto così strano, agitato.
Entrammo all'interno della casa, era enorme e molto decorata, per questo molto bella. C'erano addobbi di tutti i tipi, dalle bomboniere sulle mensole ai grossi vasi con i fiori in ogni angolo. A sinistra vi era il salotto che partiva con una scala a chiocciola di cui non si vedeva la fine, e che portava quasi sicuramente alle stanze da letto sul secondo pianerottolo.
 
A distogliermi da tutto quello stupore fu la voce seducente di Alex…
"Accomodati”, disse mentre m’indicava la cucina, che era più piccola ma molto graziosa lo stesso. Al centro c'era un tavolino di legno con quattro sedie dello stesso materiale.
 
“E’ bellissima” affermai sorridendo.
“Grazie, siediti pure.” Disse gentilmente, mentre si avvicinò al frigo per prendere qualcosa al suo interno.
“Vuoi?” mi domandò improvvisamente, indicandomi una lattina di coca.
“Ehm. Sì, grazie” dissi timidamente.
Mi porse la lattina e dopodiché si sedette all’altro capo del tavolo, non parlava, era entrato improvvisamente in catalessi ed era lì che fissava la bibita posta davanti a sé.
Non riuscivo più a sopportare quella strana situazione così ruppi il silenzio con il rumore della lattina.
Alex improvvisamente sembrò uscire da quello stato di shock e mi rivolse uno sguardo, terso e indecifrabile.
“Si può sapere che cosa ti è successo?” riuscii a dire mentre lui distolse velocemente lo sguardo dal mio.
“Niente…” disse mentre con un veloce click aprì la bibita e la porse sulle sue labbra...
“Come sarebbe a dire niente?” domandai confusa.
“Beh, non è niente di grave.” Disse calmo ma evidentemente frustrato.
“Alex…” dissi, indicando un tono d’incredulità nella frase detta da lui poco prima.
Lui non mi rispose, anzi m’ignorò del tutto! Stava lì a sorseggiare la sua bibita e mi dava ai nervi, mi dispiace dirlo, ma in quel momento lo avrei voluto prendere a pugni!
“Alex!” gridai dando un pugno sul tavolo lui, stupito dalla mia reazione, finalmente cominciò a parlare…
“Non si fa più... ” disse secco.
Io sbattei le palpebre più e più volte, non sapevo se quello che aveva appena dichiarato era vero oppure falso...
“Cosa?” dissi stupita.
“L’intervista… Non si farà... ” disse lui, con tono di cane bastonato.
“Come? Aspetta… No, non può essere! Ma come?” sbottai a dire io, con segno di evidente delusione.
“Mi dispiace... so che ci tenevi tantissimo, come me d’altronde…” sussurrò con un chiaro tono di sofferenza.
“No, no, no, no, no! Alex non può essere! Ma come? Mi avevi detto che era fatta ormai, che era tutto deciso e che mancavo solo io…” dissi mettendo un filo di tristezza nell’ultima frase. Io…probabilmente, ancora una volta, il destino si era accanito contro di me…
“Lo so... purtroppo mi è stato riferito, un’ora fa, dallo staff che per quest’anno i Linkin Park saranno impegnati con il loro tour pre- invernale e, di conseguenza, l’intervista è stata annullata.” Mi spiegò...
“Ma, ma... non può essere che tra un concerto e un altro riescono a trovare un po’ di tempo libero? In fondo avevano dato il loro consenso, no?” domandai dispiaciuta.
“Sì, infatti, si sono fermamente scusati con noi membri.” Precisò Alex, facendomi calmare un po’.
“Oh… Capisco... ” dissi infine.
“Karen…” mi chiamò Alex ma io non gli risposi, stavo per mettermi a piangere…
“Karen... ” disse nuovamente, alzandosi per venirmi ad abbracciare…
“Mi dispiace tanto…avrei dovuto avere la certezza assoluta prima di invitarti... so che tu, più di chiunque altro, avresti voluto vederli… Ma, non preoccuparti, ho pensato una cosa... ” disse interrompendo l’uscita delle mie lacrime...
“…Che cosa?” domandai curiosa.
“L’intervista... posso provare a inviargliela lo stesso!” disse con tono ammiccante.
“E come?” ero completamente disorientata.
“Sai, noi membri possiamo avere accesso alla loro posta elettronica! Ovvero, tramite il coordinatore dello staff, potremmo riuscire ad avere la loro e-mail!” disse sorridendo.
“Davvero?” dissi stupita, di nuovo.
“Si! Solo che... il problema è proprio questo. Cioè parlare con il coordinatore... ” disse rabbuiandosi in viso.
“Mmm…Ci hai provato?” gli domandai.
“No…” disse mollando la presa dalla mia spalla. Peccato...
“E perché?” gli domandai perplessa.
“E come faccio? Non posso lamentarmi con lui, è molto severo e con un alto tono di voce potrebbe espellermi dal gruppo…” mi spiegò, chiaramente preoccupato.
“Ma non devi lamentarti! Devi solo chiedergli se può darti gentilmente la loro e-mail, ovviamente spiegandogli tutta la faccenda!” affermai decisa.
“Non ci avevo pensato! Eppure, mi sembra una cosa azzardata. Nessuno gli chiede mai niente, proprio perché da lui ci si aspetta sempre un NO”.
“Beh, rischiare non costa nulla. Almeno ci abbiamo provato!” dissi cercando di risollevarlo.
“Hai ragione! Hai veramente ragione Karen! Proveremo a parlarci!” disse sorridendomi...
“Bene! E chissà che vorrà aiutarci!” affermai alzandomi.
“Già… Non ci avevo proprio pensato… Wow… Sei proprio... ” disse fermandosi a guardarmi negli occhi...
“Proprio?” domandai cercando di fargli finire la frase…
“Geniale…” disse infine, mantenendo lo sguardo su di me e abbozzando un sorriso... Mi sentii subito imbarazzata, ero entrata improvvisamente in una strana situazione. Non ricordai nemmeno che un attimo prima ero andata nel panico... I suoi occhi verdi erano così ipnotizzanti… Nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo...
A un tratto qualcuno bussò alla porta ed entrambi sobbalzammo da quello stato di attrazione (?)
 
“Vado ad aprire” bisbigliò lui. Io annuii senza pronunciare una singola parola...
Mio Dio…Ma cosa stava succedendo?
Mi sentivo confusa e molto disorientata.
Chiusi gli occhi cercando di rimanere lucida, non potevo fare la figura della stupida ragazzina che “arrossisce in pubblico”. Così camminai avanti e indietro intonando Faint…
Purtroppo mi lasciai andare e cantai a squarciagola, non curandomi del fatto che Alex era davanti a me, insieme a due ragazzi…
“Wow! Brava!” dissero i due tipi, battendo le mani. Io sobbalzai dalla vergogna!
“Ehm... Non vi avevo visto” dissi timidamente stringendomi la maglia... Rivolsi velocemente uno sguardo ad Alex ed era lì che mi fissava… Mio Dio avrei voluto sotterrarmi!
“Non preoccuparti! Dai! Facci sentire qualcos’altro!” disse uno dei due amici.
“Ehm, no, no! Non canto mica!” precisai, mentre morivo dalla vergogna.
“Ma se hai una voce angelica!” disse l’altro.
“Adesso basta ragazzi! La state imbarazzando! Karen, questi sono i miei due amici, Paul e Kevin” disse Alex, puntando il dito su di loro.
“P-Piacere!” borbottai timidamente, ero ancora un peperone.
“Piacere nostro!” dissero all’unisono.
“Bene... Vogliamo andare di là?” domandò Alex, così lo seguimmo.
 
Proprio accanto al bancone della cucina si apriva una grande vetrata. Il giardino che intravidi era stupendo. Di fronte la vetrata, vi erano il tavolo e il piccolo salone di pochi minuti prima, due divani e una tv a schermo piatto. Cavolo Alex era un ragazzo davvero fuori dal comune!
“Prego... ” disse Alex facendoci segno di accomodarci…
“Allora siete tutti informati... ma con ciò voglio dirvi che non dovete temere perché, proprio poco fa, Karen mi ha suggerito di parlare con il coordinatore e di spigargli l’avvenuto”.
“Come sarebbe? Ma lo sai com’è! Non ci ascolterà nemmeno!” disse il ragazzo con i capelli rossi, Paul.
“Sì, Alex è scontato…Sai che non otterremo nulla da lui... ” disse l’altro con la cresta, Kevin.
“E’ vero. Ma dobbiamo provarci, non costa nulla in fondo!” disse Alex con un tono più alto.
“Mmm…Sì, però sappiamo già la sua reazione. Molte volte non ha voluto nemmeno mettersi in linea…” argomentò Kevin.
“Lo so... Lo so ragazzi, ma dobbiamo ugualmente provarci... ” disse Alex guardandomi, io abbassai subito lo sguardo…
Tutto il pomeriggio proseguì lentamente ed io mi ritrovai con lo stesso imbarazzo di poche ore prima… Cavolo, ci ero riuscita! Ecco a voi, signore e signori: Karen, “la stupida ragazza timida”. Ridicolo!
La situazione peggiorò quando i due amici se ne andarono ed io restai nuovamente sola con Alex….
“Bene... Li abbiamo convinti, mi sembra.” Disse Alex chiudendo la porta.
“G-già. Lo spero.” balbettai sottovoce, improvvisamente mi toccò una mano.
“Vieni, voglio farti vedere una cosa.” Disse mentre mi dirigeva verso la scala a chiocciola. Io esitai per un attimo ma poi lui tornò a guardarmi ed io mi lasciai guidare.
Salimmo per le scale ed entrammo in una camera, la sua stanza.
Accanto alla porta vi era un enorme poster del LP, quello di Meteora. In fondo c’era una grande scrivania con sopra un MAC e all’altro capo della stanza c’erano il suo letto, un comodino e un armadio blu. Era grande e molto accogliente...
“Questa è la mia stanza... ” pronunciò un po’ imbarazzato.
“E’ perfetta.” sibilai con tutta franchezza.
Lui sorrise e mi condusse alla scrivania…
“Guarda…” disse girando il pc dalla mia parte…
Una casa con proporzioni trascritte, un modello di architettura. Io rimasi basita, non sapevo che lui frequentasse quell’indirizzo.
“Wow!” sibilai meravigliata, lui sorrise e cominciò a picchettare i tasti del pc.
“L’ho appena abbozzata, non è del tutto terminata.” Mi spiegò mentre controllava le dimensioni.
“E’ stupenda!” dissi mantenendo lo sguardo sull’opera.
“Lo credi davvero? Sai, mi piacerebbe riuscire a metterla su.” Mi confidò, quasi volendomi svelare un segreto.
“Certo! E penso che ce la farai!” affermai con altrettanta sincerità.
“Ho scelto di frequentare la facoltà di architettura proprio per questo…ho sempre sognato si possedere una casa tutta mia… Sai, con le proprie abitudini, senza nessuno che ti obbliga a fare ciò che non vuoi realmente fare. Starsene con i propri pensieri, ascoltare ciò che vuoi... ” disse ridendo.
“Che bella cosa! Comunque già, non dirlo a me!” affermai cercando di non ricordare quanto fosse penosa la mia vita, ma anche se non volendo, mi ricordai della festa.
“Tu che cosa fai stasera?” li domandai curiosa..
“Stasera dici? Mmm…beh, non avevo programmato nulla. A dir il vero, non mi piace per niente Halloween.”. affermò pensieroso.
“Neanche a me!” sorrisi, lui ricambiò.
“Perché me lo chiedi?” mi domandò ricominciando a fissarmi.
“C-così, per sapere!” blaterai agitata. Cavolo ero nella stessa situazione di prima!
“E tu?” mi chiese cogliendomi alla sprovvista.
“Io?” dissi disorientata.
“Sì, tu che fai stasera?” mi domandò, aspettando una mia risposta.
“Ah, beh sì. A dir il vero mi hanno inviato a una festa ma a me non va proprio di andarci.” dissi cercando di non strapparmi i capelli.
“E perché ci vai se non vuoi andarci? Chiese perplesso.
“Perché sono costretta. Ecco è la mia vicina di casa, la figlioletta dà un party e mia madre vuole assolutamente che io ci vada.” gli spiegai seccata.
“Mmm... capisco. Brutto” disse facendosi scappare un sorrisetto.
“Ehi! Non c’è proprio niente da ridere!” gridai un po’ scocciata.
“Hahah, scusa! Ma dovresti guardare l’espressione che hai in viso!” disse scoppiando a ridere del tutto.
“Ah, ah! Non è divertente! Tu piuttosto, vorresti venire?” gli chiesi sperando in un sì.
“Io?” disse cessando di ridere. Ora gli era passata la risata!
“Si tu! Vieni con me. In fondo, poiché non hai niente da fare, potresti impedire di farmi suicidare!” affermai cercando di convincerlo, ovviamente con una chiara nota di sarcasmo.
“Mmm... No, non posso! Non conosco la tua amica, mi dispiace.” Disse tagliando corto.
“Primo, non è una mia amica. Secondo, è una festa! Ci s’imbuca!” affermai con un lieve accenno di supplica.
“Devo proprio?” mi domandò guardandomi.
“Si! Fallo per me... ” gli dissi, ricambiando lo sguardo. Lui attese per un istante e poi...
“Ok, va bene. Ma solo perché non voglio vederti combinare qualche pazzia” disse ritornando al pc...
“Grazie Alex!” gridai abbracciandolo da dietro... cosa di cui mi pentii subito, lui si girò ed io mi pietrificai... Che cavolo faccio ora? Pensai mentre mi sentivo il cuore in gola... Fortunatamente, lui non fece ciò che pensai, ma si limitò ad accarezzarmi la nuca.
“Bene... Ci vogliono dei costumi, no?” chiese divertito.
O- M-I-O D-I-O! Il costume! Me ne ero completamente dimenticata!
Così uscimmo da casa, intenzionati a cercare qualcosa che andasse bene…
Cavolo, tra poche ore sarei andata a casa di quella smorfiosa, in compagnia di Alex!
Mi faceva strano dirlo, ma improvvisamente Halloween cominciava a piacermi!
 

Angolo dell’autrice:
Cari, carissimi Soldiers…
Eccoci qui nella prima parte di “The long awaited day!”
Bene, adesso potete pure ammazzarmi di botte! Su, su, su! xDD hahahahah!
No, davvero so che ci tenevate all’intervista, ma purtroppo, come al solito, la nostra Karen è parecchio sfortunata! -.-‘’’
Voi però non disperate, può anche darsi che i nostri idoli accetteranno di “leggerla” comunque e chissà che non risponderanno! ;)
Ops! Spoiler!!! X°D
Spero che, per questa boiata, non mi abbandoniate! ^-^’’’
 
A mercoledì prossimo!!! :D
 
Bacini,
 

Jude92
 
 
  
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