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Autore: pescioletta    21/11/2012    7 recensioni
Dal cap. I: "La verità, era che tutto quello, tutto ciò che fino all'anno prima le sembrava così immensamente importante, ormai non le interessava più."
Elena riflette su quanto è accaduto con Stefan e prende una decisione. Quale? Leggete per scoprirlo...
- SOSPESA -
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazze, grazie!!! :) Grazie davvero a tutte per i commenti e visto che mi avete scritto di continuare presto ecco qui un nuovo capitoletto! Spero che lasciate ancora un commentino, anche solo per sapere se continuare o meno. Grazie e buona lettura!!!


*****

Damon si era alzato di buon'ora.

Come ogni mattina, aveva atteso ascoltando attentamente per alcuni istanti tutti i rumori provenienti dal piano di sotto, poi aveva ringraziato il cielo che Elena non si fosse fermata a dormire da suo fratello e si era fatto una doccia rilassante. Infine, con una nuova energia in corpo, si era versato da bere e si era seduto sul letto iniziando a sfogliare i libri che Bonnie aveva recuperato a casa del professor Shane.
Per fortuna, la streghetta si era data da fare.
Doveva ricordarsi di annoverare le minacce alla vita di Jeremy Gilbert come un notevole punto di forza per far leva sugli istinti e sui poteri sopiti di Bonnie, in futuro.
Ma, per adesso, la sua priorità era scoprire qualcosa di più sul cacciatore e su quella fantomatica cura.

"Dannazione!" imprecava poco dopo, sbattendo anche l'ennesimo libro inutile sul pavimento e ingoiando un'abbondante dose di bourbon direttamente dalla bottiglia "Non una singola riga che parli della cura. Non una frase concreta che spieghi come possa il cacciatore liberarsi dal suo tatuaggio!" esclamò. "Solo una massa informe di simboli e storie senza alcun riscontro reale e che si perdono nella notte dei tempi. Ma come può Shane considerarsi uno studioso studiando… questa roba?!"

Si fermò un secondo e iniziò a riflettere.

Il cacciatore... un'entità concreta e astratta allo stesso tempo. Una chiamata, una vocazione… che si rendeva corporea attraverso i nuovi potenziali come il giovane Gilbert. Capace per svanire dalla storia per generazioni, per poi ritornare prepotentemente in un singolo momento e far fuori un'intera stirpe di vampiri nel tentativo di completare il proprio magico percorso, che avrebbe indirizzato il potenziale verso un altrettanto magico rituale…
Si grattò la testa confuso.
Tutta quella storia gli faceva venire il mal di testa.
Ricordava la leggenda che Atticus Shane aveva narrato ai propri studenti qualche ora prima ed era quasi sicuro che la meta finale di tutto quel gioco di streghe e tatuaggi fosse null'altro che la chiave per liberare Silas.
Ora restavano due domande importanti: chi era Silas e come convincere il Jeremy a collaborare senza che s'innescasse qualche strano effetto collaterale del tatuaggio.
Aveva già perso un amico in quel modo: per la mancanza d'informazioni, per non aver indagato abbastanza, e non voleva assolutamente che andasse così anche per il giovane Gilbert….

Mentre stava ancora riflettendo su tutte queste cose, il cellulare che aveva in tasca emise tre piccoli squilli.

Elena: Dobbiamo parlare.

Alzò gli occhi al cielo e imprecò sottovoce.
Non avendo sentito nessun sospiro dalla camera di suo fratello aveva dato per scontato che la bella neo-vampira fosse stata schiavizzata da Caroline per i preparativi del gran galà di Miss Mystic Falls. Invece, evidentemente aveva preso un abbaglio e questo significava, almeno per la maggior parte delle volte, guai. Grandi, grossi e schifosi guai…

Si alzò dal letto e quasi andò a sbattere contro la faccia del fratello.

"Che ci fai in camera mia, Stef?" chiese, arretrando di un passo "E se avessi avuto compagnia?"

"Io ed Elena ci siamo lasciati…"

"Oh…" fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Damon guardò il fratello percorrere la stanza a grandi passi più e più volte, senza emettere un singolo suono. Era distrutto, lo si vedeva lontano un miglio, si era nutrito da poco con del sangue umano, segno che probabilmente il freezer in cantina sarebbe stato da rifornire, e aveva i nervi a fior di pelle.

Anche Damon stava in silenzio, non sapendo cosa dire.

L'entrata del fratello lo aveva davvero colto alla sprovvista, come un fulmine a ciel sereno.

E, dopo quel fulmine, il messaggio di Elena assumeva anche tutto un altro significato…

Fece un passo in direzione della porta e Stefan gli si parò di nuovo davanti.

"Hai intenzione di proibirmi di lasciare la mia stanza per il resto dei miei giorni?" disse sarcastico, ma Stefan lo fissava dritto in faccia, sconvolto "Ti aspetta una lunga attesa…"

"Non… non provarci…" esclamò il biondo, faticando a trattenersi, stringendo i pugni e lasciando che una lacrima gli rigasse il volto "e non fingere che questo non sia il giorno migliore della tua vita. Elena è diversa per colpa tua. Elena ha questi sentimenti distorti per colpa tua…"

A quelle parole Damon prese il fratello per il bavero della camicia e lo sbattè sul divano. Al di là del divano per essere esatti.

"Non azzardarti più a darmi la colpa per quello che sta accadendo ad Elena, sono stato chiaro?!" gridò Damon, al di là di ogni possibile controllo "Non sono stato io a lasciarla morire, non sono stato io a trasformarla in un vampiro e non sono stato io a mentirle riguardo a Klaus."
"No… tu lei hai solo dato il tuo sangue così che i suoi sentimenti e il suo giudizio siano influenzati da quello che avete condiviso!"
"Ma che cosa ti sei bevuto, del sangue avariato?!" chiese Damon, respingendo nuovamente il fratello.
Aveva bevuto, era sconvolto e agiva irrazionalmente, non una buona combinazione insomma.
"Sai perfettamente che lo scambio di sangue non genera dipendenza" esclamò "Eccita, lo ammetto, ma se fosse come dici tu io ora dovrei fare gli occhi dolci a Klaus… e anche tu a quanto mi ricordo!"
"Stai zitto!" gridò Stefan piombandogli addosso e mandandolo a sbattere contro il muro.
"Lascia la città. Stanotte. Tieni fede al patto. Lascia la città e lasciaci liberi di vivere la nostra storia così come l'avevamo programmata!"
Damon fissò per alcuni secondi il fratello che lo accusava piangendo.
E all'improvviso, capì.

Stefan si teneva la testa tra le mani e cercava un capro espiatorio perché a sua volta… era stato preso in giro…

Per una volta, tutti i pezzettini del puzzle andavano a posto e il messaggio di Elena si caricava di un nuovo, esaltante, terrificante ma stupendo significato.

Stefan aveva ragione…

Era lui la causa…

E mai come in quel momento, si era sentito così felice in tutta la sua non-vita.

Mentre ancora Stefan gli urlava contro di lasciare la città Damon fece un balzò e si catapultò fuori dalla finestra. Atterrò sull'erba bagnata, si pulì la mano sui pantaloni e lanciò una fugace occhiata verso la sua camera dove, era certo, Stefan avrebbe dato sfogo a tutto il suo dolore.

Prima di dileguarsi, estrasse dalla tasca il cellulare e scrisse un messaggio a Caroline

Lascia perdere la festa. Stefan ti aspetta a casa sua. E' arrivato il momento di ricambiare ciò che lui ha fatto per te dopo la trasformazione.

Poi sparì, in direzione della bianca casa dei Gilbert.

  
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