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Autore: Kyuketsuki Assassin    21/11/2012    1 recensioni
Raccolta di one-shot ispirate a un libro che ho letto: "Angeli dell'Apocalisse, tra il bene e il male". Mi sono chiesta...e se le nazioni, durante la Storia, avessero incontrato i quattro Cavalieri dell'Apocalisse? Ecco com'è nata quest'idea, spero vi piaccia ^^
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tregua, una breve tregua dopo il terribile scontro avvenuto poco prima. Il silenzio è lo stesso che ci si aspetterebbe di trovare in un cimiterio, nonostante poco prima sia accaduto il finimondo quando i soldati italiani sono usciti dalle trincee per conquistare le linee nemiche, scontrandosi duramente contro i soldati austriaci mentre i proiettili e le granate scoppiavano loro intorno, sovrastando le urla degli uomini. Lo scontro fu breve, ma cruento, e riconoscendo la sconfitta, gli italiani avevano ripiegato, lasciando i compagni morti e i feriti nella terra di nessuno, aspettando, con ribrezzo, che i loro lamenti e i loro urli di agonia vengano messi a tacere dai cecchini nemici.
 

Tutta questa agonia, tutta questa morte...era troppo, era troppo per il povero Italia: non ce la faceva più a vivere in una buca di fango, ad aspettare che tutti, dal primo all'ultimo, vengano uccisi come bestie da mecello. Il suo sguardo amareggiato vagava sui volti scarni e vitrei dei suoi uomini: molti se ne stavano in disparte, guardando l'ultima lettera ricevuta dalla famiglia, oppure la foto dei figli, come se sapessero, nel profondo, che non sarebbero più tornati alle loro case per abbracciare di nuovo i propri cari, e che sarebbero morti lì, in quella buca, a causa della fame, dei proiettili nemici, oppure per le malattie, che appestavano la trincea, in agguato come una bestia famelica che attende la prossima preda.

A volta Italia si trovava a pensare che sarebbe così facile alzarsi, esporsi al nemico, in modo che i cecchini possano sparargli in testa e porre così fine a quell'agonia, ma...no, non l'avrebbe fatto, non avrebbe permesso che la paura e la rassegnazione gli facessero fare una cosa del genere, nonostante non passasse secondo in cui non tremasse dalla paura. Tutto di quella guerra lo spaventava.

Guerra stesso lo spaventava.

Solo nel ricordare il Cavaliere Rosso, sentiva ancora nelle orecchie le sue risate folli: risate gelide, senza allegrie, piene di follie e cariche di un piacere perverso nel far sì che le due fazioni si attacchino come bestie rabbbiose, perché Italia sapeva bene che era Guerra a scatenare gli istinti più violenti e sanguinari del genere umano.

L'unica consolazione era che lo Spettro si faceva vedere solo quando l'attacco era imminente, in compenso, Carestia e Pestilenza erano sempre presenti, come una promessa imminente di morte. Feliciano poteva vederli, mentre gli altri no, e se gli avessero chiesto cosa stava fissando, lui avrebbe semplicemente risposto che fissava il vuoto.

Pestilenza era seduto a gambe incrociate sul bordo della trincea, mentre Caresita era al suo fianco, in piedi e con le braccia incrociate al petto. Entrambi fissavano il campo di battaglia. I loro destrieri aspettavano, immobili come statue.

“Guerra si è dato alla pazza gioia” disse a un certo punto Pestilenza, guardando gli innumerevoli morti.

“È solo un esibizionista” sbottò Carestia “Lo sai che gli piace mettersi in mostra”

“Senti chi parla”

Italia vide il volto scarno del Cavaliere Nero fare una smorfia, ma non aggiunse nulla. I suoi occhi d'ossidiana passavano sui soldati nella trincea, finché non indicò un ragazzo dall'aria malata e sofferente, che si teneva il braccio fasciato e sporco di sangue rappreso. In quel momento lo Spettro ricordò alla nazione un giudice accusatore.
“Quanto gli dai?”

Pestilenza guardò il poveretto, studiandolo con fare quasi critico

“Due giorni”

“Due giorni?” Carestia fece una mezza risata, tornando con le braccia incrociate al petto “Due giorni per morire di cancrena? Sei crudele”

“...voi siete crudeli”

Si accorse troppo tardi di aver parlato, ma ora mai non serviva: i due Spettri l'avevano sentito ed entrambi lo fissavano come se si fossero accorti solo in quel momento della sua presenza, ma i loro sguardi erano talmente freddi che lo ridussero al silenzio.

Non era la prima volta che li incontrava, poteva quasi considerarli come dei conoscenti, ma ogni volta lo spaventavano, soprattutto Carestia, che lo metteva a disagio quando posava su di lui quello sguardo accusatore.

I due Cavalieri rimasero a fissarlo per alcuni minuti, che parvero ore, facendo trasalire Italia quando notò Pestilenza alzarsi raggiungendo il proprio destriero, seguito a ruota da Carestia.

Montarono in sella, pronti ad andarsene, magari andando in qualche altra trincea, non lo sapeva, quando il Cavaliere Bianco gli sorrise, un sorriso che sembrò una smorfia orribile a causa delle piaghe e delle pustole infette che aveva sul volto, e disse due semplici parole:

“Arrivederci, Italia”

La nazione non poté non lasciarsi scappare un gemito di sconforto quando li vide sparire. Le parole di Pestilenza gli avevano fatto capire una cosa sola: gli Spettri sarebbero tornati.





Angolo dell'autrice:

Ok....dopo un anno che non avevo uno straccio di ispirazione...rieccomi, a continuare questa raccolta che mi sta a cuore. Sì, ho scritto tanto, e sì, anche il prossimo capitolo sarà lunghino. E, come avrete notato, adoro mettere Carestia e Pestilenza nello stesso capitolo. Dopo tutto...sono i promonitori di Morte, che viene affiancato da Guerra. Dopo questa “allegra” divulgazione, ringrazio di cuore tutti quelli che leggono questa mia raccolta, quelli che l'hanno commentata, e quelli che l'hanno messa fra le preferite. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, prometto che sarò più rapida, parola di scout (?)

Alla prossima! Farvel!

  
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