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Autore: PennarelliScarichi    21/11/2012    7 recensioni
Per un secondo fissò il vuoto, poi il suo sguardo mise a fuoco il suo riflesso sul vetro: una ragazza con pochissimi capelli, pallida e con lo sguardo stralunato la fissava intensamente.
Poggiò una mano sul suo viso e l'immagine fece la stessa cosa : era lei.
La Gin tanto bella. La Gin con il cancro. La Gin malata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascoltatela con questa canzone. È veramente importante :
http://www.youtube.com/watch?v=hSH7fblcGWM.
Buona lettura!

La stanza era buia nella penombra del mattino: una mattinata  piuttosto fredda, per essere Settembre.
L'estatate si era portata via con lei il sole,e aveva dato spazio alle nuvole e al vento.
Sul letto, protetta dalla coperta color cappuccino, c'era lei.
Ginevra,o come la chiamavan tutti,Gin.
Il volto cereo era adornato da piccole lentiggini, che facevano capolineo sotto ai suoi giganti occhi grigi: il naso alla francese e le orecchie a punta la facevano somigliare vagamente ad un folletto.
Sorrideva sempre,ma quella mattina le labbra sottili erano socchiuse in una smorfia seria.
'Le giornate così mi mettono tristezza' sospirò voltandosi lentamente verso la finestra: deboli gocce di pioggia tintinnavano sopra al vetro,leggermente appannato.
Si alzò nel silenzio e si mise a sedere sul sottofinestra, proprio per osservare la pioggia: le gocce di varia grandezza si gettavano sulle pozzanghere nell'asfalto, e tutto aveva una tonalità grigiastra.

Spostò lo sguardo verso la spazzola, e senza pensarci cominciò a passarsela tra i capelli: dopo pochi secondi, la guardò inorridita. 
Spazientita tolse i capelli e li buttò nel cestino,ai suoi piedi.
Tremando appoggiò una mano sul vetro freddo: le sue dita affusolate erano molto  pallide, e la vista del colore violaceo delle vene sul dorso della mano la irritò. Le sue mani erano troppo pallide,così tanto che era costretta ad indossare maglioni con maniche molto lunghe per evitare la vista di quella mostruosità.
Per un secondo fissò il vuoto, poi il suo sguardo mise a fuoco il suo riflesso sul vetro: una ragazza con pochissimi capelli, pallida e con lo sguardo stralunato la fissava intensamente.
Poggiò una mano sul suo viso e l'immagine fece la stessa cosa : era lei.
La Gin tanto bella. La Gin con il cancro. La Gin malata.

Ancora di più irritata portò le gambe  al petto, e appoggiò la testa sulle ginocchia.Socchiuse gli occhi e le lacrime calde cominciarono a solcarle il viso.
Nel silenzio della stanza si sentivano solo i suoi singhiozzi deboli: era stanca di fingere di star bene,di fingere di essere forte.
Lei non era forte. Per nulla.
Se fosse stata forte non si sarebbe ridotta all'età di diciannove anni in una stanza di ospedale, fuori dalla città.
Se fosse stata forte avrebbe avuto una chioma lunga fino alle spalle.
Se fosse stata forte non avrebbe avuto quella malattia che la trascinava verso la morte.

<<  Tesoro,vado un attimo a comprare delle riviste per stanotte. Tu non ti allontanare dalla stanza,torno subito. Ti amo  >> la voce di un ragazzo rieccheggiò nella stanza vuota.

Liam. Il suo fidanzato.
Si erano conosciuti parecchi anni prima,e si erano subito piaciuti: loro erano uno di quei pochi amori che sbocciano con la primavera, e crescono fino a immettere le proprie radici nei cuori delle persone.
Si erano visti,piaciuti,amati,seguiti all'inifinito.
Era lui l'unica ragione per cui Gin lottava.
Lui che la abbracciava tutte le sere, lui che toglieva paziente i capelli dalle spazzole per farla sentire meglio.
Sapevano entrambi che la malattia le aveva strappato via i migliori anni della sua vita,e che alla fine le avrebbe strappato anche la vita.
Spesso cercavano di parlarne,ma Liam alzava lo sguardo serio e cambiava discorso.
Lui non si meritava tutto questo,tutto questo dolore: infondo aveva diciannove anni, aveva tutta una vita davanti. Non poteva perdere tempo dietro ad una malata terminale.

Così Gin preparò una borsa con l'essenziale dentro, prese un pezzo di carta e cominciò a scrivere:

Caro Liam.

So che è strana questa mia lettera,che forse la strapperò a metà e stasera,quando tornerai,farò finta di nulla. Ma devo sfogarmi,devo mettere per scritto tutto quello che ho da dire.

Credevo davvero che io e te saremmo stati l'infinito.
Non so neanche perchè te lo sto dicendo, è solo che quando uno si trova da solo con se stesso...comincia ad avere paura. E tu non sai quanta paura abbia avuto nella mia vita.
Non quando c'eri tu,ovvio:
mi sembrava di essere invincibile, di essere la tua roccia, di essere quella che sa sempre cosa dire, che sa aiutarti.
Ma c'è qualcosa di più invincibile...la malattia. E per quanto possiamo passarci sopra, lei c'è e continua ad impossessarsi di ogni cellula del mio corpo.
Se solo avessi saputo che la mia vita sarebbe finita così, non mi sarei mai presentata quel giorno. Non ti avrei sorriso,non ti avrei dato il mio numero. Non avrei permesso tutto quello che sta per succedere.

Mi ha chiamata il medico stamattina ,dicendo che mi rimanevano poche ore di vita,e sai, ho pianto tutto il giorno.

Mi conosci,di solito quando piango ho bisogno di qualcuno che mi asciuga le lacrime e che mi dice che tutto andrà bene. Ma oggi no, oggi ero sola.

Ora sono qui. Sto lottando con tutta me stessa per non prendermela con la vita. Eppure non ci riesco.
La colpa è solo sua. Sua per tutte le volte in cui sarebbe dovuta essere dalla mia parte, e invece c’eri tu a dirmi che tutto sarebbe tornato al suo posto, che non ero una sfigata e che Dio non ce l’aveva con me.

Spesso mi sono chiesta perchè non sono stata fortunata come le altre ragazze. Voglio dire, essere sani,avere degli amici,l'ultimo ballo,crearsi una famiglia: poi mi sono convinta che qualcuno là sopra mi abbia voluto punire per tutte le volte in cui mi sono lamentata della mia vita.

Oh, Dio, mi hai punito per questo, non è vero?
 

Se potessi mi alzerei,sorriderei e cercherei di andare avanti,di sopravvivere. Ma non è possibile, non riesco a fare nulla.

Non riesco neanche a smettere di piangere,figurati se posso combattere.

E tu, Liam, che mi dicevi sempre che ogni cosa sarebbe andata bene. Perché mi hai mentito?
Perché non mi hai mai detto che a volte sorridere non basta? Sorridere non serve a niente.

Alzo lo sguardo e vedo le pareti cupe di questo ospedale: tutto questo bianco così innaturale sarà l'ultima cosa che i miei occhi vedranno.

Scusa se ti sto bagnando il foglio, scusami.

Il fatto è che anche se il medico mi ha detto che probabilmente non supererò la notte, non voglio nessuno qui con me. 
Non voglio che mi vedano così.

Voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia di quando stavo bene,dei miei capelli lunghi e biondi che sapevano di vaniglia.

Ma non è possibile. Io non sono più quella ragazza.

Non voglio andarmene, ho ancora così tante cosa da fare,da dire.

Per esempio, scusami per quella volta in cui per sbaglio ti rovesciai la cioccolata calda sui pantaloni.

E mamma, se tu stai leggendo,scusami per quella volta in cui dalla rabbia ho rotto la tua tazza preferita,non volevo,davvero.

Mi mancherete così tanto. Mi mancherà il fatto di stare in mezzo alla gente, di sorridere e sentirmi amata.

Mentre ora sono sola.
Sola con le mie paure.
Non voglio morire, Liam.

Mi sembra tutto così irreale, non mi sembra vero.

Eppure sto male.

So di stare male, vorrei davvero smettere di soffrire.

Non mi sto arrendendo, è solo che mi sento così maledettamente stanca.

I miei occhi vogliono chiudersi,ed io sto lottando,ti giuro che lo sto facendo,ma il cancro è più forte di me.

Quindi promettimi che domani mattina non piangerai.

Io voglio sorridere, Liam.
Io lo voglio, credimi.
Perdonami.
Scusami se non potrò, non volevo.

Prenditi cura di mia mamma, non farla piangere. DOVETE ESSERE FORTI.

Non fate come sto facendo io adesso,andate avanti più forti di prima.

Chi l'avrebbe mai detto che non sarei uscita da questo posto? O meglio, che non sarei uscita viva.

Penso sia arrivato il momento, me lo sento.

Augurami buona fortuna,dai.

Lo sai che divento nervosa quando devo fare una cosa importante.

Dimmi « in bocca al lupo » io ironicamente ti risponderò « crepi ».

Che brutta parola da dire in questi casi,vero?
 

Ora però sono stanca.

Il tubo che il dottore mi ha messo sulla bocca sta diventando sempre più piccolo,e l'aria non c'è quasi per nulla.

Ti amo, lo sai vero? Forse dovevo dirtelo più spesso,ma sai come sono fatta...odio esprimere quello che ho dentro. Odio essere debole.

Eppure, lo sono.

Ho paura,Liam.

Ma devo affrontare questa cosa,una volta per tutte.

Stringimi la mano, perché adesso è pallida e trema, e non riesco nemmeno più a scrivere tanto bene.
Non riesco a sentirla.
Sappi che quando chiuderò gli occhi penserò a te, per sempre.

Ora vado, ho un sonno terribile.


 

Domani è il mio compleanno e non voglio avere le occhiaie per tutto il giorno,ti pare?

Non riusciremo a fare colazione insieme,però. Quindi non aspettarmi,Liam.

Non aspettarmi.

Vai avanti.

Innamorati,ama e vivi.

Per tutti e due.

                                                                                            Sempre tua,Gin.

  
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