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Autore: itsabluelove    22/11/2012    6 recensioni
"Li aveva visti, merda. Cercò di ritirare le mani, ma la sua presa era salda. Lui le sfilò il pennarello dalle dita tremanti. La lasciò andare, per poi riacchiappare nuovamente il suo braccio. Tolse il tappo e iniziò a scriverci sopra. L'inchiostro a contatto con le ferite bruciava, forse un po'. Ma quando la frase "you're perfect to me" fu incisa tra quei segni, un sorriso le spuntò spontaneo sul volto."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio, come sempre. La stanza era impregnata di assenza, di vuoto. Solo un misero cuore che batteva all'impazzata, in quelle 3 del mattino. In un buio pesto, nero come la pece. Lei respirava profondamente, tenendosi accovacciata contro il petto, con gli occhi sbarrati. L'adrenalina correva su e giù per le vene. Tante canzoni risuonavano in testa. In quella notte di quel 17 maggio del 2013, tante ragazze non riuscivano a dormire. C'era chi ancora aveva le forze di saltare. Chi piangeva in lacrime di tristezza. E poi c'era lei, con gli occhi fissi nelle ombre. E rimase così sino alla mattina. Sveglia, attenta. Come sempre.

Si alzò presto dal letto scomodo. L'appuntamento era abbastanza mattiniero. Sapeva che il Meet&Great si sarebbe svolto dalle 10. Ma, se lei non era lì, pronta, era altrettanto certa che non l'avrebbe potuto vedere. Di nuovo. Ma questa volta non doveva andare così, non poteva andare così. Lei era lì per lui. E si era ripromessa da ormai sei lunghi mesi che lo avrebbe incontrato. Solo o in compagnia, fuori o dentro, nudo o vestito, lei lo avrebbe incontrato.
Sua sorella e la sua migliore amica erano lì con lei. Sentiva che quei due giorni lontano da casa sarebbero stati il cappio espiatorio di cui aveva tanto bisogno. Niente brutti momenti, niente tristezza. Lei ora doveva essere felice, con lui. Anche solo per due minuti. 

Come aveva sospettato, tante ragazze, che dico tante, migliaia di ragazze, erano già appostate davanti ai locali del Meet&Great. Ma ce l'avrebbe fatta, lei ci sperava. E resisteva, quasi sempre. Dunque si mise in fila, con un'abbondante dose di pazienza e di desiderio. Si, perchè solo il desiderio di poterlo abbracciare la spingeva ad andate avanti. Silenzio, ancora una volta, dentro di lei. Le ragazze attorno urlavano, svenivano, piangevano e ridevano. Ma lei no. Rispondeva a monosillabi alle domande delle sue compagne di viaggio. Si presentava educata a chiunque le rivolgesse la parola. Ma, quando loro arrivarono, silenzio. Zitta, piano piano avanzava. Tranquillamente, senza spinte o senza brutte parole. Sapeva che le cose belle arrivano lentamente, così da poter essere assorbite e sfruttate meglio. Lei non spingeva. Teneva saldamente il loro ultimo cd, un pennarello e tanta voglia di vederlo. 

Dopo circa tre ore, solo due persone la separavano da lui. Si tolse la giacca, il caldo della folla si faceva sentire. Sospirò, riponendola nella sua borsa. Ecco, adesso si sentiva pure troppo in mostra. Strinse le braccia contro il corpo, alla bene e meglio. Una delle due guardie di sicurezza le fece segno di entrare. Prese un lungo respiro e varcò la soglia. 

Era lì. Occhi verdi, quasi celesti, quasi ghiacciati. Labbra rosa. Fossette nelle guance. I suoi scompigliati capelli ricci. Lui. Nient'altro che lui. Non c'era più nessuno, non c'era più neanche lei. Perchè lui annullava tutto, lui era perfetto. E la perfezione non può stare con le cose imperfette. E lei lo sapeva, lei era imperfetta. 
 

Lui alzò lo sguardo, preoccupato dal fatto di non aver sentito stridule urla o tonfi di corpi svenuti sul pavimento. E la vide. Timida, spaesata, stretta nella sua insicurezza. Si alzò, istintivamente. Senza dare conto agli altri presenti in sala, la raggiunse. La prese per mano, l'attirò verso di se e l'abbracciò. Forte, ma allo stesso tempo con delicatezza. L'abbracciò per un puro senso di volerla tra le sue braccia, di volerla proteggere. Per la prima volta nella sua vita era lui ad aver bisogno di proteggere qualcuno. E tutto questo lo affascinava, lo incantava. 

 
Lei, presa alla sprovvista dal comportamento di lui, chiuse gli occhi. E vide meglio. Poté vedere quanto buono era il suo profumo, quanto neanche minimamente si avvicinava a ciò che aveva sempre pensato. Poté vedere quanto morbida era la sua guancia sui suoi capelli. Vedeva tutto. Vedeva sapori, profumi, tatto. Vedeva ad occhi chiusi, in silenzio. E fu allora che iniziò a piangere. Pianse per ringraziare la vita, quella vita che tante volte aveva disprezzato, ferito e macchiato. Quella vita che non riusciva ad apprezzare mai, quella vita che la faceva soffrire. Ma quella vita che gli aveva dato lui, il suo punto di riferimento. Pianse, singhiozzò. 
 

Lui sciolse l'abbraccio nel sentire i lamenti di lacrime che sgorgavano dai suoi occhi. La fissò, intensamente, cercando di capire cosa la turbava. Ma soprattutto il motivo per cui era così attratto da lei. Silenzio, nessuno parlava. Tutti stavano rispettando la loro privacy, gentilmente. Prese le sue mani, entrambe, e se lo portò alle labbra, baciandole castamente, senza mollare la presa dei suoi occhi. Ma il suo campo visivo si soffermò su qualcos'altro. Su qualcosa che lui stesso non capiva. Che quasi gli faceva paura. Su cui si sentiva impotente, troppe volte. 
 

Li aveva visti, merda. Cercò di ritirare le mani, ma la sua presa era salda. Lui le sfilò il pennarello dalle dita tremanti. La lasciò andare, per poi riacchiappare nuovamente il suo braccio. Tolse il tappo e iniziò a scriverci sopra. L'inchiostro a contatto con le ferite bruciava, forse un po'. Ma quando la frase "you're perfect to me" fu incisa tra quei segni, un sorriso le spuntò spontaneo sul volto. 
 

Lentamente, quasi a voler prolungare il suo tempo con lei, ripose il tappo sul pennarello, e tornò a fissarla. Poteva scorgere un'espressione incredula. Di tanto aspettata felicità completa. Quello era un sorriso. Un sorriso che forse non le usciva sul volto da troppo tempo. Ancora silenzio, ancora non voleva rompere quella bolla di magia. Le asciugò una lacrima dal viso, sorridendole un poco. Ridacchiando quasi, del buffo tentativo da parte sua di nascondere il rossore sugli zigomi. 
 

Lo guardò, ancora una volta incredula, contagiata dal suo ridacchiare. Sorrise, infinitamente. E lo abbracciò, con tutta la forza che aveva dentro, una forza immensa che viveva imprigionata in lei, ma che quel piccolo gesto aveva finalmente scarcerato. Lo lasciò andare, titubante, per concedere le sue attenzioni ai restanti, che ancora non avevano parlato. Era un amore muto, un amore silenzioso tra idolo e fan. Un amore cauto che nessuno mai avrebbe osato disturbare. Era una tale chimica che ti toglieva il fiato e le parole. Era di una tale bellezza che era impossibile non rimanere a guardarlo. 
 
Quell'amore muto continuò, in eterno. Dentro ai loro cuori, dentro ai loro pensieri. Dentro a sorrisi riacquistati e a sorrisi ridati. Sorse ogni giorno più forte di prima. Nonostante la distanza, nonostante la gente, quell'amore muto era lì. E gridava, urlava e saltava di gioia. Un amore muto che faceva più caos di una mandria di elefanti dentro una gioielleria. Un amore muto che vive in ogni anima di ogni fan. In ogni anima di ogni idolo. Un amore muto che funge da laccio comunicante tra i due generi. Un amore muto, ma eterno.
  
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