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Autore: Ino chan    22/11/2012    1 recensioni
#SEGUITO DI DAZED AND CONFUSED.
-Quella che si prepara è la più grande battaglia per il genere umano.-
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimatum alla Terra da parte di Thanos aveva fatto in poche ore il giro del mondo. Ogni uomo, donna, bambino del pianeta sapeva cosa stava accadendo a Manhattan, e che quella Fortezza apparentemente impenetrabile caduta giù dal cielo, non era il nuovo trailer di un qualche film di Spielberg.
Tavole rotonde si rincorrevano sugli schermi televisivi.
Scienziati contro militari.
Pessimisti contro ottimisti.
Chi predicava l’attacco preventivo, e chi il bisogno di conoscere il proprio nemico prima di caricarlo a testa bassa con il rischio di infilare da soli la testa nel cappio del boia. L’isteria serpeggiava  fra le strade.
La conta dei suicidi, in quella prima settimana fu  impressionante.
La guerra non era ancora iniziata,  e già si contavano i cadaveri.

 

 
La prima settimana.

Manhattan era un immensa città fantasma.
La gente era fuggita nella notte, come aveva potuto, intasando i ponti. Prendendo d’assolto i traghetti. Trascinando nelle valige i ricordi di una vita.
Steve  Rogers sollevò da terra il volantino di una palestra e sospirò appallottolandolo fra le mani intirizzite dal freddo nonostante i guanti.
C’era qualcosa di malvagio in quell’enorme Palazzo immerso nel silenzio.  
L’aria sembrava ispessirsi ad ogni passo verso quel profilo  metallico che sbarrava la strada che Steve stava percorrendo , vibrare satura di elettricità. Si fermò, portando gli occhi al cielo. Il buco che l’aveva lasciata cadere era chiuso, ma spessi nuvoloni gravano su di essa oscurando il sole.
-Sembra  il set di Io sono Leggenda.-
Steve volse il capo verso Sharon.
-Oh lascia stare.- sbuffò la ragazza scrollando il capo riccioluto - Tendo a dimenticare che non sai un accidente di film.-
Steve sospirò riprendendo a camminare, svoltando per imboccare una traversa .  Sharon lo seguì dopo un ultimo sguardo alla Fortezza. Si strofinò le braccia da sopra le maniche della giacca e tornò a puntare gli occhi scuri su Steve che camminava di fronte a lei reggendo lo scudo col braccio sinistro. - Conoscevi mia nonna.-
Steve la guardò da sopra una spalla.
Sharon si chiese se per caso fosse priva di filtri mentali.
Si fissarono, per un momento, nel bel mezzo della strada deserta.
-Come?- le chiese l’uomo.
-Peggy. Peggy Carter.-
Sharon vide il sangue sparire dalla parte del  viso di Steve privo della maschera di Capitan America - Ho letto i suoi diari.-
Se possibile, Steve divenne ancora più bianco.
-Volevo sapere se…-
Si bloccò, attirata da un movimento oltre la testa del Capitano.
Alzò gli occhi, inclinando il capo, puntandoli sul terrazzo di una palazzina, una delle poche adibite ad abitazioni di quel quartiere,  alla loro destra.
Era  una donna, anziana.
Il vento che si incanalava nella stradina le schiacciava addosso la camicia da notte candida .
Sharon aggrottò la fronte mentre Steve si voltava come lei e alzava gli occhi.
La vecchia puntò le mani alla ringhiera del terrazzino e poi sollevò a fatica una gamba corta e tozza. Sharon, nonostante la lontananza, riuscì a distinguere il reticolato di vene bluastre sulla pelle chiara lasciata scoperta dalla camicia da notte con colletto di pizzo.
La osservò confusa, prima di capire che cosa stava accadendo.
-NO SIGNORA.- urlò mentre Steve scattava in avanti.
Troppo tardi.
La donna cadde come un  manichino ai piedi del Capitano che saltò all’indietro quasi lasciando cadere lo scudo.  Si girò verso Sharon  ansimando per lo shock .
La ragazza si era coperta il viso con le mani e respirava a fatica alzando e abbassando le spalle a scatti.

-Sharon.-
-Mio Dio. Mio Dio.-

Steve, deglutì a vuoto avvicinandosi alla vecchietta, aggirò la pozza di sangue che le si allargava sotto la testa e la volse.  Aggrottò la fronte e poi alzò gli occhi verso il terrazzino dalla quale la donna si era lanciata.
-Oh santo Cielo.- sussurrò.
Aveva il davanti della camicia da notte completamente imbrattato di sangue.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Una vecchietta si è lanciata nel vuoto nella zona di Inwood .- mormorò Natasha, due dita all’auricolare che teneva all’orecchio destro.  Clint la guardò da sopra una spalla, prima di riportare l’attenzione  al Palazzo che li sovrastava e dalla cui ombra immensa erano coperti.
-Un altro suicidio?- chiese  senza togliere le mani dalle tasche -Maledizione.-
Si guardò attorno. Ricordava di essere già stato in quella zona, una sera, alla ricerca di una pizzeria retta davvero da un vero italiano e non da qualche afgano con  il nome scritto  sbagliato sul grembiule. Ricordava di aver girato in auto come una trottola fino a notte fonda, in compagnia di Tony che continuava a giocare con l’autoradio.
-Guarda che casino.- mormorò Natasha dietro di lui. Le auto ammucchiate e lasciate lì  per evitare di dover attendere lo sciogliersi della fila, i portoni spalancati, tutto parlava dell’isteria che aveva colto la popolazione alla vista della Fortezza.
Clint si soffermò sulle vetrine sfondate dei negozi, le saracinesche divelte e gli allarmi distrutti e lasciati a pezzi davanti agli ingressi.  Sorrise ad una scritta  a spray ancora gocciolante.
-E’ la fine del mondo…- lesse a bassa voce.
-Non hanno tutti i torti.- sospirò Natasha.
Sembrava davvero la fine del mondo, l’inizio di un brutto film  della domenica sera, con l’astronave madre che oscura il sole  di una giornata qualunque  senza il minimo preavviso.
Arrivati infondo alla strada, svoltarono  a destra per tornare verso il jet.

-Ehi.-

Erano in cinque, sicuramente biker,sicuramente una banda.
Tutti vestiti di pelle, con lo stesso giubbotto di pelle .
Clint si rese conto di essere letteralmente invisibile per il gruppetto armato di catene e spranghe di ferro. Due di loro stavano caricando in macchina la refurtiva trovata nella strada che i due agenti  avevano appena passato, ma gli altri tre stavano puntando Natasha quasi con la bava alla bocca.
Si volse verso la compagna che osservava la scena passiva - Non fargli troppo  male.-
La ragazza sollevò gli occhi verdi al cielo con un sospiro -Tenterò.- 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Omicidio suicidio.-
-Il settimo cadavere  della giornata.-
Tony si massaggiò la testa con una mano mentre Steve copriva  con un lenzuolo il vecchio  che, sfondando la porta dell’abitazione corrispondente al punto di volo della nonnina, aveva trovato cadavere nel suo letto con un coltello da cucina ancora piantato nel petto. Vide i macchinari per la respirazione e le aluccie che gli sbucavano dal naso - Probabilmente aveva avuto un ictus, era immobilizzato e lei si prendeva cura di lui.-
-Lei si chiamava Glory.- disse  Thor poggiando  il portafoto che aveva preso dal comodino - Glory e Julian .- spostò la foto.  Ritraeva i due  vecchietti davanti ad una torta il numero 50 a candeline. Dietro di loro un festone con la scritta “Buon Anniversario Julian e Glory
Tony premette le labbra una contro l’altra.
Quell’uscita di pattuglia per l’isola si era tramutata in un  scampagnata in un libro di Stephen King. Scosse il capo e distolse lo sguardo dalla sagoma del vecchio visibile sotto al  lenzuolo macchiato di sangue.
-Facciamoli portare via perdio.- sbottò uscendo dalla stanza in un clangore di ferro, visto che  camminando sbatteva gli stivali dell’armatura contro il pavimento come se l’odiasse a morte. Si fermò  in mezzo al piccolo corridoio con la carta da parati a rampicanti alla vista di Sharon, bianca come un fantasma - Esci da qui. - le ordinò perentorio indicandole il pianerottolo dietro di lei -Subito.-

-Tony.- cercò di protestare.
-Esci.-

 -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Nat, per fortuna ti avevo detto di non fargli troppo male.-
Natasha sbuffò, le mani ai fianchi disegnati, valorizzati ancora di più dalla tuta aderente che indossava -Non è colpa mia se più sono grossi, più cadono facilmente.-
Clint si chinò ad afferrare il bikers più vicino a lui, agguantandolo per il colletto del gilet  e tirandolo su. Aveva sicuramente il naso rotto, assieme ad  un'altra decina di lividi sparsi e sangue a fiumi da una ferita all’attaccatura di capelli - Mi pare che questo sia caduto sulla faccia più di una volta  sulla faccia.-
Natasha non riuscì a nascondere un sorrisetto - Mi ha toccato il sedere.-
-Quale crimine.- sbuffò Clint mollando malamente la presa al poveretto massacrato, raddrizzandosi e pulendosi le mani sul davanti dei pantaloni.
-Rientiamo?- gli chiese Natasha inclinando il capo.
-Sì, prima che ammazzi qualcun altro.-
-Non li ho ammazzati no…- Non fece a tempo a finire la frase che vide uno dei bikers alzarsi aggrappandosi alla macchina colma di refurtiva e lanciarsi come un animale verso Clint di spalle.  Lo colse in un lampo confuso in cui vide spiccare il coltello a serramanico che teneva in mano.
Clint si volse, piegandosi in avanti per incassare la carica, ma  qualcosa sibilò oltre la sua testa e il bikers cadde all’indietro urlando.
-Che diavolo?- chiese  Clint  allungando il collo.
Si volse in direzione dello scocco della freccia che aveva colpito il suo aggressore, portando lo sguardo verso l’alto.
Vide un ombra  ritirarsi dal cornicione del palazzo che faceva angolo con la strada saccheggiata dalla banda di motociclisti. Qualcuno che imbracciava una balestra?
-Buck.- mormorò.
-Io pensavo che tu fossi l’unico a saperlo fare.- Clint volse il capo verso Natasha che pareva sbalordita almeno quanto lui - Quanto saranno? Quaranta metri in linea d’aria?-

-Anche di più.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Tony non era abituato a sentirsi responsabile verso qualcuno.
Era una sensazione nuova.
Prima di Pepper.
Prima di Howard.
Aveva sempre vissuto per sé stesso, per Tony e basta.
Ora che sentiva oltre alla sua famiglia, il peso anche di chi aveva attorno, un pensiero lo martellava. Chi diavolo me lo fa fare?
Combattere per …  Affezionarsi a…
Non era da lui, maledizione.
Si fermò,  prendendosi la testa fra le mani.

“Questo significa diventare grandi Tony.”


Tony inchiodò davanti alla camera occupata dal Professor Xavier, aggrottò la fronte e volse il capo verso la porta automatica. Sbuffò, dalle labbra e si volse verso di essa, infilandosi nella stanza in penombra -Sei stato tu?- chiese alla persona immobile sotto alle coperte.
Gli avevano detto delle capacità di Charles, ma  fra il sentirlo dire e  ascoltare una voce estranea in testa correva un mare.
Il mutante, sotto le coperte, si mosse appena.
-…Non è stata una bella uscita, vero?-
-Abbiamo trovati sette cadaveri, due omicidi suicidi.-
Charles chiuse gli occhi, sospirando - La paura fa brutti scherzi.-
-Se continua così, Thanos non avrà una popolazione da conquistare.-
Si sedette sul bordo del letto, di spalle rispetto al professore,  voltato su un fianco per non poggiare le spalle scorticate dai colpi di frusta sul materasso - Ho un bruttissimo presentimento.-
-E’ un nemico Tony, non farti intimorire perché viene da un altro pianeta. Anche Loki veniva da un altro mondo,  eppure l’hai affrontato.-
Tony lanciò uno sguardo all’indietro verso Charles .
-I dubbi e i timori sulle nostre capacità e su quello che stiamo facendo, è l’ultima cosa che ci serve Tony. Dobbiamo rimanere saldi, in attesa dell’alzarsi della marea.-

 

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Non riesci proprio a non fare il saggio della situazione vero?-
Charles sussultò ,  voltando il capo verso l’ombra scura che occupava il secondo letto della stanza.
Tony , entrando spinto dalla sorpresa di averlo sentito nei suoi pensieri, non si era accorto di non essere solo con lui. Che c’era qualcun altro sdraiato mollemente sul secondo letto, le braccia dietro la testa e le gambe incrociate ad altezza delle caviglie.
-Non fare l’acido Erik.- sospirò chiudendo gli occhi.
Il mutante volse il capo che teneva sulle braccia raccolte dietro la testa a mo’ di cuscino, verso l’amico. Nella penombra riusciva solo a distinguere il braccio che teneva sporto il bordo del materasso.
-…E tu non fare il Gandalf il Bianco della situazione.-
Charles soffocò una risata -E tu non fare Saruman.-
Erik  si passò una mano sul viso  soffocando una risata -Siamo tornati giovani.-
-Così sembra.-
-Non intendevo per l’età.-
Charles non cambiò tono di voce  - Io nemmeno.-

 

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-Che è successo?-
Diane  spostò gli occhi dalla porta imboccata da Clint , verso Loki che  la osservava dalla terrazza panoramica del salotto , quella che  di solito  Tony  usava come punto di volo e di atterraggio. Si chiuse nelle spalle, afferrando  il telecomando dal divano e spegnendo il televisore sulla pubblicità di un potente smacchiatore.
-Non lo so, mi ha chiesto dove  tengo le foto, quelle che   gli assistenti sociali gli hanno permesso di portare via da casa. - sollevò le mani oltre la testa e poi le lasciò cadere -…  E quando glie l’ho detto, ha imboccato la porta a razzo.-
Loki sollevò gli angoli delle labbra in un sorriso.
-Sai qualcosa che io non so?-
-Diciamo che ho un buono spirito di osservazione.-

Le si avvicinò mantenendo l’espressione sorridente e le  prese fra due dita un ricciolo color miele. Lo allungo leggermente prima di portarglielo dietro l’orecchio. Possibile che non s fosse accorta di quanto Buck e Clint si somigliassero?
Però era anche vero, che non vai a pensare di trovarti davanti qualcuno che sai che è morto da più di venticinque anni.
Aveva ancora la mano accanto al viso della ragazza e allungò il pollice per sfiorarle una guancia calda -Hai le lentiggini.-
Diane sgranò gli occhi.
-Si , hai le lentiggini sul naso.-
La ragazza socchiuse gli occhi a sentirsi accarezzare il nasino - Già, devi vedermi appena un po’ di sole.-
Loki chinò il capo in avanti sussurrando dolce - Se andrà bene ti vedrò quest’estaEhi.-
Diane aveva girato la testa un secondo prima che riuscisse a baciarla - Beh?-
-Pff…-
Loki rise - Cos’è una ripicca per non averti baciato l’altro giorno?-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

-Che stai facendo?- chiese Diane  intanto che rigirava fra le mani il caschetto giallo di plastica rinforzata che Tony le aveva allungato. Scambiò uno sguardo con Peter e  se lo infilò sul capo, assicurandoselo sulla testa con le cinghie che fece passare sotto al mento -E soprattutto non ti sembra un po’ esagerato?-
Tony, davanti a loro, stabilizzò la  posizione, sculettando quasi mentre Loki e Logan, che avevano rifiutato il caschetto, asserendo che fargli male non era così  semplice, si tiravano indietro di un passo, misurando Logan l’altezza dei soffitti della camera  blindata in cui si trovavano e Loki la distanza a cui Tony aveva messo il manichino da abbattere.
-No, non ho esagerato Diane, tieniti quel casco sulla testa e zitta se vuoi rimanere.-
Le luci , posti in faretti lungo tutto lo stanzone, sfarfallarono come a preannunciare la catastrofe.
-Ho un brutto presentimento.- borbottò Peter storcendo il naso e strizzando un occhio.
Un ronzio allarmate si levò dal bracciale dell’armatura che Tony aveva indossato,  Diane non fece a tempo a chiedersi se fosse normale che un lampo illuminò l’ambiente a giorno e un boato l’assordì costringendola a portare le mani alle orecchie.
-Attenta!- sentì urlare e mezzo secondo dopo fu letteralmente sollevata di peso  da un braccio che le avvolse la vita e buttata per terra.  Ad un soffio dalla barra di ferro in cui erano incastonate i faretti.
Si alzò a sedere, lanciando  uno sguardo a Peter, a terra dietro di lei ,  per poi cercare Logan e Loki , anche loro seduti sul pavimento in cemento.
-Stark.- borbottò  Wolwerine  - Non ti sembra di aver leggermente esagerato?-


 

Fine capitolo.

 

 

 

   
 
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