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Autore: Ino chan    20/11/2012    2 recensioni
#SEGUITO DI DAZED AND CONFUSED.
-Quella che si prepara è la più grande battaglia per il genere umano.-
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La carcassa del Jet degli X-Men  riluceva sinistra negli ultimi raggi solari.
Tony la osservò a distanza, l’odore del carburante che si insinuava prepotente sotto il casco dell’armatura facendogli lacrimare gli occhi.  Volse il capo, attirato da un luccicare a limitare del suo campo visivo e muovendosi a fatica nell’erba alta, si mosse forse  i due muri cadenti, che reggendosi l’un con l’altro facevano da angolo della scalcinata proprietà  che era stata teatro dello schianto.
Si chinò, poggiandosi una mano sul ginocchio e raccolse da terra  la parte bruciata di un cip elettronico. La  osservò reggendola fra le dita guatate, prima di farla cadere nel palmo , contro il dischetto del propulsore. Strinse il pugno e guardò verso la casa diroccata  al centro del rettangolo di  terra battuta e sterpaglie in cui si trovava.
Era una delle tante fattorie abbandonate con la crisi portata dal governo Bush a giudicare lo stato di abbandono. Tony si mosse con cautela,   spostando lo sguardo dalle finestre oscurate ai muri scrostati che lasciavano vedere i mattoncini rossi con cui la casa era stata tirata su.
Tony sorrise, sembrava lo scenario di film dell’orrore.
Fece il giro per arrivare alla porta d’ingresso,  alzandosi sulle punte per guardare oltre i riquadri di vetro sporco che davano all’interno della casa. Non si vedeva un accidenti.
-JARVIS, visione termica.-
Una velo azzurrato calò sulla visuale di Tony.
Afferrò il pomolo della porta, provò a girarlo un paio di volte , prima di strapparlo via con uno strattone dei servomotori dell’armatura. Lo lasciò cadere sul gradino consunto e spinse la porta con la punta delle dita.
Tony avanzò di un passo, alzando gli occhi al soffitto, per poi abbassarli verso il pavimento. Abbracciò l’ambiente con uno sguardo, da destra, verso.
Si bloccò, incapace di muovere il collo.
Sgranò gli occhi, provando a forzare la presa che sembrava averlo bloccato come un gatto.
Una. Due. Tre volte, prima che qualcuno entrasse nella sua visuale.
Grazie alla visione termica poteva vedere che era un uomo, era troppo grosso per essere una donna, e che teneva un braccio sollevato verso di lui.
Nel muoversi di colori, dal giallo al rosso all’interno di quella figura umanoide abbozzata che lo sovrastava, Tony non notò nulla di strano. Era una persona come tutte le altre, tranne per il fatto che lo stava tenendo fermo con una sola mano sollevata verso di lui.
-Discreta la sua armatura signor Stark.-
Tony sollevò un sopracciglio,  prima di sentire la pressione sull’armatura  allentarsi.
Sollevò la visiera e nella penombra illuminata solo dagli ultimi raggi del sole morente, vide in volto l’uomo che l’avevo bloccato.
Sui trentacinque anni, capelli castano  rossicci tenuti spettinati sulla fronte , e occhi azzurri. Indossava una maglietta a maniche corte bianca su un paio di pantaloni neri infilati negli scarponi.
-Sei uno di quelli dell’aereo?- gli chiese Tony portando una mano al collo, che toccò goffamente da sopra la gorgiera.
-Mi chiamo…- Lo sconosciuto parve riflettere mentre osservava Tony con i profondi occhi chiari. Aveva lo scollo della maglietta macchiato di sangue e le tracce di una botta che gli aveva escoriato la pelle a lato della fronte  - …Erik.-

-.-.-.-.-.--.-.-.-

-Grazie per essere venuto a salvarci signor Stark.- mormorò Tempesta.
Tony portò le mani al casco e lo sfilò piegando in avanti la testa.
Si guardò attorno,  gli occhi che piano si abituavano alla penombra di quella che doveva essere stata una bella e accogliente sala da pranzo prima della chiusura della casa. Ora la carta da parati a fiorellini su fondo bianco  pendeva scollata  creando un ricciolo fino a terra, i pavimenti di cotto erano coperti da uno spesso strato di polvere , e i mobili di legno chiaro erano stati saccheggiati del loro contenuto e spaccati per diventrimento.
Ovunque c’erano scritte spray più o meno volgari  e nell’aria risegnata  una forte puzza di marijuana.
-Credo di aver pestato una pipa da crack.-  borbottò Logan  intanto che  lanciava nel focherello che ardeva nel centro della stanza una pallottola di carta da parati che, fra le fiamme, piegò su se stessa, crepitando e scoppiettando per via della colla.
Sollevò il piede destro,  e lo girò  afferrandolo con la mano sinistra per guardare la suola dello stivale. Guardò indietro sul pavimento, arricciando il naso.
Charles, sdraiato su un fianco accanto alla porta, sospirò - E’ già tanto che abbiamo trovato questo ricovero Logan.-
-Gli altri saranno qui a breve.- cercò di rassicurarli Tony, intanto che sedeva per terra a fatica, impicciato com’era dall’armatura - Come avete fatto a  scampare allo schianto? Vi  siete lanciati col paracadute?-
Ci fu un giro di sguardi fra i presenti e  Erik alzò gli occhi verso il soffitto.
Tony fece altrettanto perplesso.
Era buio, e il soffitto era alto fatto a travi di legno. Socchiuse gli occhi,  prima di realizzare che non era un ombra quella che stava vedendo.
-Hallo![*]- lo salutò Kurt.
Era appeso a testa in giù come un enorme pipistrello. Si reggeva con le gambe ripiegate e teneva le braccia incrociate al petto. Se Tony non gridò per la sorpresa, su solo perché,  da quando aveva indossato per la prima volta i panni di Iron Man, ne aveva viste di tutti i colori.
E un uomo, dall’aspetto vagamente demoniaco, azzurro puffo… Beh,  non era poi questo granchè.
-Lui?- chiese indicando Kurt con un cenno della testa.
-Sì, è un teleporta.- spiegò Charles -Significa che riesce a teletrasportarsi.  Ha visto l’aereo in caduta e ci ha teletrasportato fuori uno ad uno.-
-Lasciandoci a due metri d’altezza per fare prima.- si lamentò Erik passandosi una mano sulla ferita che doveva aver sanguinato parecchio a giudicarelo scollo della maglietta. C
Charles gli sorrise da sotto  il rettangolo di stoffa viola che lo copriva  da metà petto fino alle caviglie, il capo sollevato da terra da una giubba ripiegata a mo’ di cuscino.
I vestiti di Erik che si era tolto per tenerlo al caldo.
-Stai male?- gli chiese Tony notando solo ora il pallore e il velo di sudore freddo che gli copriva la fronte e gli incollava i capelli alla pelle..
Charles chiuse gli occhi, mantenendo l’espressione sorridente - Ho visto giorni migliori Tony.-

-.-.-.-.-.--.-.-.-

La Fortezza di Thanos era immersa in un silenzio innaturale.
Illuminata  da fasci di luci basse, piazzate dall’esercito per non avere mai l’obbiettivo in ombra, si stagliava contro il cielo buio come un gigante addormentato.
Diane passò la mano sul vetro appannato dal suo respiro e si volse verso la porta aperta a lasciar entrare una spiraglio di luce dal corridoio. Socchiuse gli occhi, e volse il capo, abbagliata dal cambio di illuminazione e Clint si fermò sulla porta, vedendola in piedi, inginocchiata sul divano posto alla strombatura della finestra.
-Sono le quattro del mattino che fai alzata?-… E in camera sua e di Natasha, ma  si limitò a fissarla confuso intanto che si chiudeva la porta alle spalle.
Diane lo guardò  andare verso il divano, incrociare le braccia sullo stomaco e sfilarsi la maglietta dalla testa. soffiò  dalle narici - E tu? Che vieni a letto adesso?-
Clint sfilò da sotto il cuscino la maglia del pigiama -… Ho aspettato di avere notizie di Xavier.- spiegò  alla sorella che si girò sui cuscini del divano, per sedersi con le ginocchia radunate al petto -…Che a parte sembrare tuo coetaneo,  non ha più pelle sulla schiene per le frustate che si è preso.-
-Si riprenderà?-
-Non finirà ancora in sedia a rotelle.-
Sfibbiò la cintura dei jeans,  si abbassò i pantaloni fino a mezza coscia e si sedette sul bordo del materasso dopo essersi scalzato .  Diane arricciò il naso, tornando a guadare il Castello che dominava Manhattan -… Natasha l’hai sentita?- gli chiese.
-Sì, Francis sta bene.-  annuì Clint intanto che infilava i pantaloni del pigiama - Era spaventato a morte, ma sta bene. Le ho detto di non mettersi in macchina con il buio e di rimanere con lui e la babysitter.-
-Povera Chloe se la sarà fatta addosso.-
Clint si buttò all’indietro sul letto - Un po’ come tutti.- 
Rimase per un momento immobile , a braccia larghe a mo’ di stella marina, prima di tirarsi su e scostare le coperte - Vieni.- disse facendo segno a Diane di avvicinarsi con la mano.
-Dove?-
-A dormire…- sbadigliò Clint -Non possiamo fare altro.-
-Davvero?-
Clint la guardò con gli occhi chiari sorridenti - Stasera , o meglio stamattina non possiamo fare nulla. E soprattutto assonnati non si vincono le battaglie.-
Diane mordicchiò il labbro inferiore, prima di convincersi.
Si alzò dal divano per andare al letto. Gattonò fino al cuscino  dopo essere salita sul materasso puntando le ginocchia e lasciandosi cadere sulle mani, e  si infilò sotto le coperte accanto al fratello che  si volse verso di lei.
L’afferrò per la maglietta e la fece rotolare per portarsela contro il petto.
Diane sentì la schiena riscaldarsi immediatamente, volse il capo verso la spalla per guardare  Clint che l’abbracciava e sorrise mettendosi già  con la testa sul suo braccio.
-Buona notte.-
-Non russare.-
-Io non russo  Clint non iniziare.-

-.-.-.-.-.--.-.-.-



Per Bruce Banner, di solito, i numeri che prendevano vita sullo schermo, confondendosi in una nebbiolina fastidiosa, era un segno  di staccare con il lavoro e andare a dormire. Ma quella sera, invece, benché si strofinasse gli occhi ogni due per tre, non riusciva a trovare la decisione per staccarsi di suoi calcoli e trovare la strada  del letto.
Aveva ascoltato sia il racconto del Professor Xavier che di Magneto ed erano stati entrambi una delusione.
Il Professore, aveva riferito di essersi svegliato ragazzo dopo aver sentito un dolore allucinante spaccargli in due la testa  mentre era nel suo ufficio alla Scuola e
Lehnsherr , aveva riferito di quella forza, simile ad un campo magnetico,  che gli aveva fatto tremare il casco sulla testa tanto che aveva dovuto tenerselo sulla testa con le mani.
Niente che spiegasse un simile ringiovanimento.
Guardò verso la finestra.
La Fortezza  che  sembrava allargare su Manhattan  un ombra buia come una mano  pronta a ghermire.
-Charles Xavier, età biologica, ventotto anni.- lesse ad alta voce il risultato dell’analisi  per poi passare a quella di Erik -Erik Lehnsherr, età biologica, trentatre  anni.-
-Sono ringiovaniti  più di trentacinque anni a testa!- esclamò una voce sbalordita  oltre lo schermo del pc.
Bruce alzò gli occhi  e spostò la testa per affacciarsi oltre il computer che gli occupava la visuale della porta.
Darcy,  si  stropicciò il viso sfregandolo con entrambe le mani, prima di entrare nel laboratorio deserto a passetti. Bruce distolse immediatamente lo sguardo, in difficoltà, dedicandosi con morboso interesse al grafico sul suo schermo.
La ragazza indossava solo una semplice  camicia da notte , azzurra.
Troppo poco per i suoi gusti e per i suoi poveri nervi ancora scossi dopo quello che era accaduto in ascensore.
Si fece di lato per farle spazio davanti al computer e si maledisse quando Darcy, invece di prendere una sedia, si accomodò sulle ginocchia per guardare i risultati.
-Stupefacente.-
Bruce gemette alzando gli occhi al soffitto.
Perché a lui?
Con i casini che l’Altro combinava non c’entrava nulla. Lui, era una brava persona.
-Bruce.-
-Uhn?-  Il dottore si stava strizzando la radice del naso fra due dita, gli occhi chiusi e le labbra tirate.
-Sei in imbarazzo?-
Bruce alzò la testa di scatto.
-No.- sbottò dopo un ritardo di qualche secondo che rese la sua risposta  per nulla convincente.
La verità era che  ormai era del tutto disabituato a relazionarsi con una donna per cui provava interesse. Darcy gli si appoggiò al torace con le spalle e  allungò la mano per muovere il mouse sul tappetino - Uhm… Sarà.-

Bruce le appoggiò la fronte su una spalla -Darcy.- sospirò.
-Sì?- gli rispose la ragazza
-Lo stai facendo a posta?-
-Sì.-


Voleva spingerlo a essere sincero con sé stesso, voleva spingerlo ad accettare lei e i loro  sentimenti, quelli che si intravisti in quell’ascensore,  anche a costo di forzare un po’ la mano.

-.-.-.-.-.--.-.-.-

 

Loki osservava l’uomo oltre il rettangolo di vetro che dava sulla stanza che, un anno prima, l’aveva visto urlante sotto i ferri di Sharon,  incerto se entrare o lasciarlo riposare.
Sospirò dondolando sui talloni  prima di decidere di provare a dormire almeno un paio d’ore prima di  ritrovarsi con gli altri attorno al tavolo della colazione. Mosse un solo passo prima di senti, nella testa, una voce familiare sussurrare debolmente.
Non ti va di conoscermi di persona Loki?
Loki volse il capo verso il vetro,  intuendo  un movimento nell’ombra che era il letto occupato da Xavier. Sorrise girandosi , una mano al retro del collo che sfregò indolenzito.
Charles spostò lo sguardo verso la porta che si apriva con un sibilo, sorridendo paterno al dio che si avvicinava al suo letto.
Era voltato su un fianco, per via delle ferite alla schiena  e idratato da due sacche di soluzione trasparente. Loki le osservò per un momento, prima di cercare con gli occhi una sedia e afferrarla per la spalliera.
La volse e si sedette a cavalcioni su di essa -… Come ti senti Professore?-
-Come uno che ha bisogno di un trapianto di pelle.-
-Non puoi farti una trasfusione del sangue di Logan invece di soffrire?-
Da quello che gli era stato raccontato, era grazie a lui se Tony e Bruce erano ancora in vita. Al suo sangue che era capace di guarire.
-No, è meglio non mischiare il sangue di due mutanti.- spiegò debolmente il professore chiudendo gli occhi azzurri con un sospiro indolenzito. Faceva pena in quelle condizioni.
Oltre che sembrare tremendamente giovane, sembrava terribilmente debole e indifeso.
Loki appoggiò il mento sulle braccia con cui aveva avvolto la spalliera della seggiola, osservandolo vagamente preoccupato. Aveva la brutta impressione di essere stato lui a tirarlo in quella situazione.
-Non sei stato tu a mettermi in pericolo.-
Loki sussultò.
-Ci sarei finito comunque a causa delle mie capacità.-
Loki aggrottò la fronte - Non dovresti leggere nella mente delle persone senza permesso.-
Charles sorrise - Non lo faccio di proposito, sono troppo debole per autodisciplinarmi.-
Loki lo osservo in silenzio.
-Devo liberare i miei ragazzi che sono intrappolati in quel castello. Gli alunni della mia scuola, telepati come me.-
-Li libereremo vedrai.-
-Mentire a qualcuno che può leggere i tuoi pensieri come parole su una pagina, che spreco di tempo.-
Loki abbassò gli occhi sulle punte delle scarpe mentre Charles tornava a guardarlo - Con me, puoi anche mostrarti turbato.-
-Quella che si prepara è la più grande battaglia per il genere umano.-
-Lo so.- mormorò Charles -… E ognuno dimostrerà cos’ha nel cuore.-


Fine capitolo uno.

 

Primo capitolo del sequel di Dazed and Confused. Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare.

 

Note e disclamers.

[*] Ciao in tedesco!   

   
 
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