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Autore: Selis    22/11/2012    4 recensioni
La mia tattica sembrò funzionare, e quella strana creatura mi tirò fuori da quel posto orribile; fu in quel momento che mi vidi, o meglio, ero quasi sicura di essere io, ma non ne ero del tutto convinta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Non ho idea di come mi sia uscita questa One shot. ( Avrò mangiato pesante, oppure mi sono fumata della roba buona l'altra sera.. ) Quindi non pretendete molto.. Non sono quella che si può definire una Scrittrice, quindi non abbiate troppe pretese! XD

Diciamo che mi perdo in cose inutili. ( Tipo questa.) xDD

 

 

Acquamarina

 

Poco dopo essere stata creata, passai molto tempo rinchiusa in un posto buio; non capivo dove mi trovavo, ma sapevo di non essere sola in quel luogo e nonostante quella certezza, avevo paura. Cos'ero io? Dove mi trovavo? Queste domande mi ronzavano in testa, spaventandomi ancora di più del buio opprimente nel quale ero immersa. Poco prima di essere rinchiusa avevo visto molte cose diverse, e dai sussulti delle creature che mi avevano presa non sapevo davvero cosa aspettarmi per il mio futuro.

Stavo quasi per perdere la speranza; sarei davvero rimasta in quel luogo per sempre? Senza rivedere la luce? Se avessi potuto mi sarei messa a piangere dallo sconforto. Era davvero quello il mio destino? Stare per sempre li rinchiusa? Ma cosa avevo fatto a quelle creature per meritarmi una cosa simile? E gli altri che erano nella mia stessa situazione? Cosa avevano fatto? Magari ero stata messa li per sbaglio! Si. Non c'era altra soluzione. Infondo non avevo fatto assolutamente nulla di male.

Improvvisamente la luce invase quel luogo, e tutti urlammo entusiasti. Venni sfiorata da uno di quegli esseri, e rabbrividii sotto quel tocco delicato ed intimo; ero terrorizzata, ma la creatura che mi stava toccando non sembrava avere cattive intenzioni, quindi cercai di mostrarmi al meglio delle mie capacità. Magari, facendo in quel modo, l'avrei convinta a tirarmi fuori.

La mia tattica sembrò funzionare, e quella strana creatura mi tirò fuori da quel posto orribile; fu in quel momento che mi vidi, o meglio, ero quasi sicura di essere io, ma non ne ero del tutto convinta. Eppure, la creatura riflessa su quella strana cosa, sembrava proprio quella che mi aveva tirato fuori dal posto buio; quindi quante possibilità c'erano che quello che teneva in mano fossi io?

"It's a beautiful aquamarine, Tanya. I'm pretty sure that will be perfect as the tip of the collection. "

"True! I knew it was a beautiful dress. And with this color is absolutely gorgeous. "

Che cosa stavano dicendo? Non riuscivo a comprendere, ma una dei due esseri sembrava molto felice, e mi fece fare una giravolta, togliendomi dalla visuale della superficie riflettente, per poi rimettermi dove mi aveva preso.

Ero spaventata. Cosa significavano quei versi che stavano facendo? Non capivo. Perché mi avevano rimesso in quel posto orribile?

Forse non andavo bene?

Eppure sembravano entrambe felici per qualcosa. Quindi perché?

I bisbigli erano aumentati anche all'interno di quel posto, ed io mi sentivo sempre più terrorizzata.

- Cosa avevo fatto di male? -

- Non hai fatto nulla bambina, quelle due ragazze hanno detto che sei bellissima. -

- Chi sei? Come fai a capire quegli strani suoni che emettono? Sei uno di loro? -

- Sono come te, anche se probabilmente non sono alla tua altezza. -

- Che vorresti dire? -

- Da quello che le ragazze hanno detto, te sei la punta della collezione. Il capo più bello insomma. -

- Ma io non l'ho chiesto! E' una cosa brutta? Cosa mi succederà? -

- Verrai messa nella vetrina principale, e verrai ammirata da tutti. Non è una cosa brutta bambina, vuol dire che resterai in mostra più a lungo degli altri. -

- Quindi non mi vogliono fare del male? -

- No tesoro. Nessuno ti farà del male. -

 

 

Capii in fretta quello che volle dirmi quel vestito; dopo poco tempo dalla nostra chiacchierata, gli esseri tornarono con dei loro simili molto più pallidi. Questi erano senza quegli strani fili colorati in testa, che successivamente scoprii essere capelli, e non possedevano nemmeno quel calore che avevo ormai accomunato alla loro strana razza.

Venni presa una seconda volta, ed infilata – solo così potrei definirlo – addosso a quella strana creatura fredda; mi sistemarono le pieghe in modo da far risaltare la mia fluidità, e mi riposizionarono davanti alla superficie riflettente della volta prima.

Mi ammirai per un tempo indefinito, mentre gli esseri facevano la stessa cosa con gli altri abitanti della scatola. Così la chiamavano! Scatola.

Che nome buffo che aveva.

Noi invece ci chiamavano vestiti. A me in particolare avevano dato un nome bellissimo, e da quello che avevo capito, rispecchiava il mio colore. Acquamarina.

La vetrina dove fui messa era enorme, e assolutamente meravigliosa; si affacciava su quella che chiamavano strada, ed ancora faticavo a credere che fosse tutta mia. Ero l'unico vestito presente, ed ero circondata da borse, cappelli e ciabattine. Fuori splendeva un caldo sole estivo, che mi fece risaltare ancora di più agli occhi di quegli esseri chiamati: umani.

Anche il negozio era enorme, molto più grande della vetrina dove mi avevano messo; ed era pieno di vestiti colorati. Doveva essere un luogo molto famoso, perché era sempre pieno di umani.

Quello che non capivo, era il motivo per cui certi vestiti erano messi distanti da altri. Le ragazze non avevano detto nulla a proposito di quella strana suddivisione; sembrava quasi che per loro fosse normale dividerci così. Avevo provato a chiedere, ma sembra che nessuna delle due riesca a comprendere la mia lingua... Eppure mi sembrava di essermi espressa in modo chiaro, inclinando appena una spallina. Avevo compiuto adagio quel gesto, in modo da farmi capire: ma loro non mi avevano ascoltata.

Sbuffai, muovendo appena l'orlo per levare quella fastidiosissima piega che ultimamente veniva ad infastidirmi; non mi piaceva non sapere le cose.

 

Il mio umore mutò improvvisamente non appena vidi passare fuori dalla vetrina, colui che da ormai parecchi giorni veniva a trovarmi; anche quel giorno con lui c'era il suo amico, che non appena mi vide sorridere raggiante all'altro fece una strana smorfia con il taschino. Penso che sia geloso di lui, visto che gli dedico tutte le mie attenzioni ogni volta che lo vedo passare. I due umani che avevano con loro mi guardavano, e discutevano tra di loro ignorandoci completamente; ma a me non interessava, ero semplicemente felice che Lui fosse venuto a trovarmi anche oggi.

Ogni giorno speravo che l'umano di lui entrasse nel negozio per comprarmi, e quando invece quello se ne andava senza farlo rimanevo un po' delusa, ma non lo davo a vedere, ed il giorno dopo davo il massimo per essere sempre perfetta.

L'amico mi sorrise malevolo, per poi passare una mano dietro la schiena di Lui, e trascinarlo via dalla vetrina; lo vidi mentre gli lanciava uno sguardo interrogativo, e l'altro cambiò subito espressione, sfoderando un falsissimo sorriso innocente.

Gli avrei urlato contro se avessi potuto. Era davvero un essere meschino.

Li vidi allontanarsi, e sospirai per l'ennesima volta arricciando appena l'orlo; quello che mi dava più fastidio era la confidenza che si prendeva l'altro nei suoi riguardi, ma magari tra amici si usava fare così...

Avrei aspettato il giorno seguente per rivederlo, sperando che l'altro non ci fosse.

 

Quella sera, quando il sole calò, una delle ragazze venne a farmi visita; non succedeva spesso, e ne fui felice. Infondo era merito loro se io mi trovavo in quel posto bellissimo. La salutai allegramente, abbassando una spallina e muovendo appena l'orlo, facendo giocare il verde acquamarina con i restati raggi del sole, ma quella non sembrò nemmeno accorgersene, e sospirò pesantemente.

“ I'm sorry sweetie. But contrary to our expectations, you have not been appreciated as you should have. It's time to go back to where you came from.”

Non capivo cosa voleva dire, ma il suo tocco non era affettuoso come la prima volta, anche se rimaneva delicato.

La vidi sollevarmi l'orlo, per poi sfilarmi delicatamente dall'umano freddo.

Cosa stava succedendo? Non mi ero sporcata. Non avevo nulla che non andava. Allora perché mi stava togliendo dalla vetrina?

Mi veniva da piangere, cosa avevo fatto per meritarmi una cosa simile? Provai ad implorarla di rimettermi al mio posto, ma la ragazza non ascoltò nessuna delle mie suppliche; mi riportò nella stanza della mia nascita come Acquamarina e, dopo avermi piegato accuratamente, mi rimise nella scatola buia da dove ero arrivata.

 

 

Fine.

 

L'angolo di Selìs:

Ok, questa cosa non ha senso. Se l'avete letta.. Beh.. Poveri voi! XD

Penso sia la cosa più strana che abbia mai scritto... E' incredibile quanto possa parlare di cavolate.. Non me ne capacito nemmeno io!! xDD

Ora mi rimetto a scrivere l'altra.. Prima di venir davvero linciata.. xD

Byee!!

   
 
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