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Autore: Frankie92    22/11/2012    8 recensioni
Dal primo capitolo:
"Aveva appena flirtato con un ragazzo che sembrava un dio greco. Un ragazzo che gli aveva preparato il pranzo migliore di sempre. Un ragazzo che era padre di un’adorabile e bellissima bambina.
Quando ci si metteva, il destino era proprio un bastardo"

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Kurt e Blaine si incontrano in un giorno qualunque al "La Bella Notte", un piccolo ristorante italiano a Brooklyn. Quel giorno qualunque cambierà la vita di entrambi, facendogli scoprire che a volte la felicità non è poi così lontana.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Due

 

 Mangiare è uno dei quattro scopi della vita...quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo 
(Proverbio cinese)
La mattina a casa Anderson era un caos. Letteralmente. 
Il problema non era la mancanza di organizzazione, ma il sonno pesante di Blaine, che lo portava a non sentire la sveglia, il che costringeva Christie ad alzarsi, spegnere quella cosa maledetta che odiava e tornarsene a letto a dormire (cattiva abitudine presa dal padre).
Fortuna voleva che ogni mattina la sua vicina Marley bussasse insistentemente alla porta prima di andare al lavoro, assicurandosi che padre e figlia fossero svegli, o almeno coscienti e Blaine era costretto ad alzarsi pur di non subirsi le varie minacce che quell’apparentemente dolcissima dottoressa gli urlava dalla porta.
Così cose che potevano essere fatte tranquillamente in un’ora, venivano fatte in una mezz’ora scarsa: Blaine trascinava una Christie capricciosa sul tavolo della cucina, mollandole un paio di toast con la marmellata  e un succo d’arancia davanti, mentre lui le preparava il pranzo, dopodiché vi era la maratona in bagno, tra lavaggio di denti, faccia e orecchie. Passati dieci minuti a vestire la bambina (chi aveva inventato le calze doveva essere un pazzo) e a dare un’ordinata alla sua testa riccioluta, si infilava un paio di jeans, maglia e giacca e uscivano di corsa, quasi facendosi investire da un paio di macchine e qualche volta  da una ciclista non tanto sveglio. 
E così, alle 7.59, riuscivano a trovarsi davanti all’asilo, dove già la maggior parte dei bambini e genitori era presente: le mamme si riunivano in piccoli gruppetti, alcune lamentandosi della giornata in programma, altre vantandosi di fare colazione in quella deliziosa caffetteria all’angolo, mentre i padri lanciavano costantemente occhiate all’orologio, pronti a scattare dopo aver lasciato la propria prole.
Neanche i bambini sembravano così entusiasti, appoggiati alle gambe dei genitori mezzi addormentati.
Blaine si inginocchiò davanti alla bambina.
“Controlliamo tutto, ok?”
Christie annuì, pronta a quel gioco divertente.
“Cartella?”
“C’è!”
“Pranzo?”
“Dentro la cartella”
“Quaderni e colori?”
“Anche”
“Bellissima bambina che deve andare all’asilo?”
Christie fece una risatina e fece una piroetta “C’è” 
“Ultima cosa importante: un abbraccio e un bacio grande a Daddy?”
La bambina non se lo fece ripetere due volte e si buttò tra le braccia di Blaine, lasciandogli un grosso bacio sulla guancia.
“Comportati bene principessa. Ti vengo a prendere questo pomeriggio, ok?”
La bambina annuì “Posso avere gli spaghetti per cena?”
Blaine scoppiò a ridere “Va bene” Sentì la campanella suonare “Ora vai e cerca di non combinare guai”
E con un ultimo bacio, la lasciò andare mentre la bambina saltellava in classe insieme a un paio di amichette.
Con un sospiro sollevato, decise di andare a bere un’altra tazza di caffè, quando il cellulare squillò e una voce scocciata gli urlò nell’orecchio.
“BLAINE MI ANNOIO!”
Il ragazzo roteò gli occhi “Buon giorno Sebastian. Non ti hanno mai insegnato come rispondere al telefono?”
“Thad ci ha provato, ma funziona solo quando lavoro”
“Ossia quando la tua editrice minaccia di ucciderti in svariati e coloriti modi se non le mandi la bozza del tuo ultimo capolavoro”
Con grande sorpresa di Blaine,  Sebastian aveva mostrato una strana passione per la letteratura e la scrittura,rivelandosi uno scrittore niente male: anzi i suoi romanzi (uno strano miscuglio di thriller e erotismo che Blaine aveva  osato leggere una volta per poi non farlo mai più)  stavano diventando sempre più famosi, tanto che il suo ultimo lavoro era atteso con impazienza.
Sebastian sbuffò “Ho sempre detto che a Sandra servirebbe farsi qualcuno di tanto in tanto. Mi sarei offerto io, se non fossi  gay, fidanzato e non avessi buon gusto”
“E comunque, non dovresti lavorare al tuo ultimo romanzo?” chiese Blaine mentre tentava di chiamare un taxi.
“La scadenza è tra un paio di mesi, ho tutto il tempo del mondo” 
“Il che vuol dire che lo scriverai una settimana prima della scadenza, quando Thad verrà a stare da me perché, cito testualmente, ‘non voglio finire in prigione per delitto passionale’. E Thad è una delle persone più pazienti del mondo per sopportarti”
“Quella volta c’è stata una piccola incomprensione!” si difese l’altro prontamente.
“Sebastian, gli hai quasi tirato un vaso perché ti aveva preparato un decaffeinato al posto di un caffè normale”
Sebastian brontolò qualcosa di incomprensibile “Comunque, dove stai andando adesso?”
Intanto Blaine era riuscito a salire su un taxi “Al supermercato, altrimenti questa settimana faccio morire di fame mia figlia”
“Ci vediamo direttamente lì”

“Fammi capire: ci hai provato con questo tizio e non appena ha visto Christie, se l’è data a gambe”
Blaine annuì semplicemente.
“Anderson, vicino a casa mia c’è una zingara che toglie il malocchio: sicuro di non volerci andare?” 
L’altro sbuffò sonoramente e riprese a fare la spesa senza rispondere.
Sebastian roteò gli occhi “Andiamo, piccolo chef. Stavo scherzando”
“Ho sempre odiato il tuo senso dell’umorismo”
“Tu lo adori”
“No, lo odio. Comunque non importa: sono stato azzardato a provarci, ma appena l’ho visto… Semplicemente ho perso la testa”
“Per un paio di occhi da cerbiatto e un sedere niente male? Dovresti smetterla di vedere tutti quei teen movie da quattro soldi”
Blaine lo fulminò con lo sguardo “Lasciamo perdere. Ho voluto provare ed ho fallito, fine. Non molti vorrebbero uscire con un ragazzo che la sera invece di uscire per locali deve controllare sotto al letto della figlia per eventuali mostri indesiderati”
L’altro lo guardò “Blaine, ci sarà qualcuno che…”
“Forse ci sarà, ma non in questo momento della mia vita”
Sebastian sospirò seccamente: quella storia andava avanti da anni ormai. Lui e Thad avevano provato più volte a farlo uscire con dei ragazzi, i problemi erano sempre gli stessi:  Blaine aveva ragione, pochi sarebbero usciti con un padre single con a casa una bambina di quattro anni, ma il più grande problema era la mancanza di fiducia che il moro aveva nella gente.
Sembrava quasi che si volesse impedire di innamorarsi, di trovare un compagno a cui potersi affezionare, per paura di finire con il suo cuore (e quello di Christie) spezzato. Perché quella bambina aveva un pregio e un difetto allo stesso tempo: si affezionava subito alle persone, poiché in ognuna di loro riusciva a vedere del buono.
E Sebastian lo aveva ormai capito: al contrario di sua figlia, Blaine rifiutava di affezionarsi, perché sapeva che le persone il più delle volte possono deludere e farti soffrire. 
E lui poteva sopportare il suo dolore, ma non quello di Christie: per lui la sua felicità era essenziale.
Eppure quel Kurt sembrava aver scalfito in pochi secondi quella barriera, per poi rovinare tutto.
Ma Sebastian non lo biasimava: nella stessa situazione non avrebbe agito diversamente.
“Ehi Seb, riusciresti a prendere quel pacco di cereali?” La voce di Blaine lo richiamò dai suoi pensieri.
Il ragazzo guardò prima l’amico poi lo scaffale e ghignò malignamente “Che c’è, Anderson, non ci arrivi?” lo punzecchiò prima di prendere la scatola.
“Sebastian, vuoi che tiri fuori la vecchia regola della ‘L’?”
“E vuoi che io chiami Thad per farti dire che sbagli o te lo dimostro in questo momento? Sai quanto amo dare spettacolo”
Scoppiò a ridere fino a quando Blaine per poco non gli tirò un pacco di pasta in piena faccia. 
“Forza, dobbiamo anche comprare quei biscotti al cocco che a Christie piacciono tanto” sbuffò il ragazzo riprendendo a guidare il carrello.


Kurt appoggiò il foglio sulla scrivania e si portò una mano sulla testa: non era possibile, non di nuovo.
“Stephanie, cara, potresti parlare di qualcos’altro oltre a qualsiasi cosa fatta di pelle? Poteva andare l’articolo sulle giacche, passi anche quello sugli stivali, ma esistono anche tante altre cose sai?” 
La ragazza davanti a lui, una minuta biondina che gli ricordava vagamente Brittany, inclinò la testa confusa.
“Ma pensavo che ti piacessero i miei articoli” mormorò con voce indispettita.
“Io adoro i tuoi articoli, ma questa tua… passione per la pelle è un po’ eccessiva, non credi?”
E non solo per gli articoli pensò dando un’occhiata alla gonna e agli stivali di pelle dell’altra.
Stephanie annuì e riprese l’articolo, ritornando al lavoro come nulla fosse.
Il ragazzo sospirò: ancora non capiva perché l’avevano assunta.
A mettere fine a quei trenta secondi di pace fu la rumorosa suoneria del suo telefono.
“Pronto, parla Kurt Hummel” rispose senza neanche guardare l’ID. 
“KURT QUESTA È UN’EMERGENZA!” urlò la voce al telefono. 
Kurt fu costretto a portarsi il telefono a distanza per la sorpresa “Tina, calmati! Cosa succede stavolta?”
“KURT IL MATRIMONIO È ROVINATO, NE SONO SICURA!” 
“Tina, se mi spieghi cosa sta succedendo, possiamo risolvere tutto” Sentì un brusio di voci, quando finalmente qualcuno rispose.
“Kurt, sono Mercedes” 
“Mercedes, felice di sentirti, ma cosa sta succedendo?”
Mercedes sospirò “Si tratta del vestito da sposa: Tina l’ha provato ed è scoppiata a piangere, dicendo che non era il suo abito: infatti l’atelier ha ordinato il modello sbagliato e  per ordinare l’altro modello e fare tutte le modifiche necessarie ci vorranno più di due mesi . Ora Tina è rannicchiata in vestaglia in un angolo dell’atelier e la cosa sta diventando imbarazzante”
Il ragazzo sgranò gli occhi dalla sorpresa “Non so se essere più preoccupato per questa questione o per le sorprendenti capacità divinatorie di Tina”
“Kurt, non è divertente e… TINA MOLLA QUELLE FORBICI! NON SEI MULAN!”
Incerto se scoppiare a ridere o preoccuparsi sul serio, alla fine decise per la seconda “Dì a Tina che andremo alla ricerca di un nuovo abito, ho il posto giusto dove cercare. Tu cerca di tenerla lontana dal suicidarsi sull’Empire State Building o da un orrendo taglio di capelli”
Poté quasi vedere la faccia sollevata di Mercedes “Grazie, tesoro. Non so cosa faremmo senza di te”
“Probabilmente vi ritrovereste a bruciare atelier di moda” rispose il ragazzo con una risata “Ti mando l’indirizzo dove dovete venire. Vi raggiungo lì alla pausa pranzo, ok? Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anch’io, dolcezza!”

Ci erano volute solamente due ore e quaranta minuti  per trovare il secondo abito perfetto per la futura signora Chang e altri venti minuti per assicurarle che sì, il modello era quello giusto e che sì, le modifiche sarebbero state terminate una settimana prima del matrimonio.
Mentre Tina si stava facendo prendere le misure, Kurt e Mercedes sedevano su un elegante divanetto, sorseggiando un paio di bicchieri di champagne offerti dalle assistenti.
“Tina mi ha detto del colpo dell’altro giorno” cantilenò Mercedes dandogli una gomitata scherzosa, ma Kurt sembrò non capire “Oh, non fare il finto tonto! Lo chef carino al ristorante! Ha detto Tina che in un paio di secondi vi stavate mangiando con gli occhi”
Kurt alzò gli occhi “Tina si sbaglia”
“Kurt Hummel, non osare mentirmi!”
“Non ti sto mentendo!”
“Invece sì!”
“No, invece!”
“Sì, invece!”
“No, invece!”
“Sì, invece!”
“Oh e va bene!” si arrese alla fine Kurt, stanco di quella bambinata “Lo chef era carino, molto carino, e abbiamo flirtato un po’”
Mercedes squittì “Lo sapevo!”
“Fino a che un’adorabile bambina non gli si è buttata addosso: era sua figlia”
L’espressione della ragazza cambiò “Sua figlia? Sei sicuro che non fosse.. che so sua nipote?”
“L’ha chiamato ‘Daddy’” spiegò il ragazzo “Mi sembra una prova certa, no?”
“E tu che hai fatto?”
Kurt sembrò fin troppo interessato al suo bicchiere vuoto “Niente di che… Sono scappato a gambe levate”
“TU COSA?” urlò la ragazza facendo voltare quasi tutte le persone nel negozio.
“C’è bisogno di urlare?” sussurrò leggermente imbarazzato.
“Kurt,  non pensi che sia stato… non so un po’ immaturo?”
“Cedes, lo conoscevo da un paio di minuti. Non farne un dramma”
Perché di drammi bastavano quelli che stavano facendo i suoi sensi di colpa. 
Dopo essere uscito da quel ristorante, si sentiva nello stomaco come una morsa che lo attanagliava: aveva forse sbagliato ad andarsene in quel modo? No, no di certo. Cavolo, quel ragazzo aveva una bambina, non voleva ritrovarsi a 26 anni ad essere un patrigno. Eppure non poteva fare a meno di pensare a Blaine e a quelle pozze di oro fuso che lo avevano così tanto affascinato. Appena lo aveva visto, il suo cuore aveva mancato un battito, ne era certo. 
Forse era quello il famoso colpo di fulmine? O forse era stato il suo cervello ancora sotto shock per la bontà di quel dolce a farlo confondere così tanto. Sapeva solo che in quel momento aveva fin troppa confusione in testa e c’era solo un metodo per schiarirsi le idee: una lunga passeggiata a Central Park.

Kurt agganciò il guinzaglio al collare e diede una lunga carezza alla cagna vicino a lui.
“Brava la mia Sally” la lodò fiero “Andiamo a fare una bella passeggiata, va bene?”
Sally era una bellissima dalmata femmina, dal pelo bianco e lucido e con una serie di macchioline nere dappertutto. 
Non era mai stato un tipo da cani (anche se Finn più volte aveva tentato di portare qualche randagio a casa), ma lei lo aveva conquistato fin da subito e poi la poteva definire un regalo speciale: infatti le era stata affidata dalla sua vecchia padrona di casa, dopo che lei aveva venduto il suo condominio per trasferirsi dai figli, che purtroppo non potevano permettersi di tenere anche Sally. 
Così lui aveva accettato di buon grado, visto che si era rivelata una cagnolina educata, addestrata e soprattutto molto affettuosa. Aveva quasi sei anni, ma rimaneva sempre una cucciolona.
Passeggiare a Central Park era rilassante: l’aria aperta, tutto quel verde, le statue e il lago, era un piccolo giardino dell’Eden in terra.
Ed era perfetto per schiarirsi le idee: quando aveva bisogno di ispirazione per il lavoro o aveva semplicemente bisogno di rilassarsi, quello era il suo posto speciale, il suo angolo di Paradiso. 
Così aveva pensato all’intera situazione ‘Blaine’ per giungere alla conclusione che era inutile rimuginarci troppo:  anche se avesse voluto, aveva perso la sua occasione scappando via in quel modo e forse non lo avrebbe neanche più rivisto, tanto valeva mettersi l’anima in pace. 
Sospirò e continuò a camminare con Sally al suo fianco, che ogni tanto si fermava ad annusare qualcosa o cercava di rincorrere qualche scoiattolo. 
“È inutile che ci provi: un giorno quegli scoiattoli conquisteranno il mondo” scherzò Kurt accarezzandole la testa divertito. Si sedette su una panchina, legò il guinzaglio di Sally a uno dei braccioli, e tirò fuori l’ultimo numero di Vogue, sfogliando le pagine avidamente. Ma la sua concentrazione durò ben poco, perché la dalmata sembrava fin troppo su di giri, muovendosi continuamente per liberarsi.
Il ragazzo chiuse la rivista “Vedo che oggi non abbiamo voglia di rilassarci, eh?” Slegò il guinzaglio e lo tolse dal collare “Forza, andiamo a farti correre un po’” 
 Tirò fuori una pallina rossa dalla borsa a tracolla e la lanciò, mentre Sally la rincorreva felice. 
Continuò così per un bel po’, fino a quando non lanciò la palla un po’ troppo lontano e non riuscì più a intravederla. Poi lo sentì: un urlo di dolore proprio nella direzione dove era diretta la cagna. 
Iniziò a correre, temendo che forse la sua Sally avesse morso qualcuno, forse un bambino, anche se la riteneva una cosa impossibile. Finalmente iniziò a vedere l’animale,accanto al quale c’era una bambina che piangeva disperata. Più si avvicinava, più gli sembrava di ricordare quei riccioli così scuri, mentre anche un’altra figura correva verso di lei e non ci mise molto a riconoscerlo: era Blaine.

Blaine amava portare Christie a Central Park. Almeno una volta alla settimana, passavano l’intero pomeriggio al parco, magari per fare un picnic o un giro sul quel carosello che la bambina amava tanto o semplicemente per dare da mangiare a scoiattoli e papere. 
Era uno di quei momenti a cui il ragazzo non avrebbe mai potuto rinunciare, perché la risata di Christie era il suono più bello del mondo e quando i suoi occhi iniziavano a brillare, in quel preciso momento sapeva di aver reso felice la sua bambina. E questa era la cosa più importante.
Mentre passeggiavano felici e Christie continuava a chiacchiere dell’asilo, Blaine per un momento riuscì a scordarsi del lavoro, dei problemi e perfino di Kurt, nonostante al solo pensiero poteva sentire ancora  le farfalle nello stomaco. 
Christie intanto smise di parlare all’improvviso, troppo intenta a guardare un adorabile scoiattolino mordere una nocciolina, e lasciò andare la mano del padre, iniziando a inseguire quella piccola creaturina che scappò subito via. 
Peccato che nella corsa, la bambina non vide in tempo il cane che le tagliò la strada, facendola cadere pesantemente a terra: aveva perso l’equilibrio cadendo di faccia e subito scoppiò a piangere per il fastidioso pizzicore alle mani e il dolore a uno dei ginocchi.
“Christie!” sentiva suo padre chiamarlo e il pianto aumentò “Piccola, non piangere! Daddy è qui”
Ma lei aveva bisogno di piangere, le faceva troppo male.
Blaine si chinò verso di lei, quasi non notando l’altro ragazzo che si era avvicinato fino a quando non parlò.
“Mi spiace tantissimo!” iniziò a scusarsi “Di solito Sally è tranquilla e…”
Il moro si voltò verso di lui “Non ti preoccupare, poteva succede…” Ma non riuscì a terminare la frase dalla sorpresa: Kurt, quella specie di angelo che era stato nei suoi pensieri negli ultimi due giorni, era davanti a lui, lo sguardo mortificato e preoccupato.
“Kurt” sussurrò semplicemente “Cosa ci fai qui?”
“Ero venuto a fare una passeggiata e...”c
“Daddy, tanto male!” si lamentò Christie riconquistando la sua attenzione. Blaine scosse la testa e tirò fuori un kit di pronto soccorso dallo zaino, prendendo dell’acqua ossigenata e delle garze.
“Aspetta ti do una mano” si offrì Kurt mentre reggeva le garze, permettendo a Blaine di disinfettare con calma la ferita al ginocchio e qualche graffio sulle mani. 
Christie intanto smise di piangere, lasciandosi andare solo a qualche singhiozzo: doveva essere una bambina coraggiosa. 
E quando Blaine le mise un paio di cerotti con i fiorellini, i suoi preferiti, si era calmata del tutto e si lasciò cadere tra le braccia del padre, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
Il moro la strinse a sé, poi si rivolse a Kurt “Grazie dell’aiuto” disse sinceramente. 
“Di niente…” mormorò l’altro leggermente imbarazzato mentre accarezzava la schiena di Sally “Mi spiace ancora per quello è che successo”
“Non è stata colpa tua” lo rassicurò “Dovevo stare più attento a dove questa piccola peste stava andando: spero che prima o poi smetterà di fare la cacciatrice di scoiattoli” Le fece il solletico sul fianco, facendola ridere un po’.
Kurt li guardò incantato: erano entrambi splendidi e poteva percepire l’amore di Blaine per la piccola semplicemente dal suo sguardo. 
Nel frattempo Sally si era avvicinata al moro e iniziò ad osservare la scarpa di Christie, facendola spaventare un po’. 
“Non avere paura” la tranquillizzò Kurt mentre legava di nuovo l’animale al guinzaglio “È dolcissima e non farebbe male a nessuno. È solo un po’ distratta”
Christie non sembrò molto convinta, ma anche lei cominciò a guardare quella bellissima dalmata e allungò la manina verso di lei, lasciandola annusare.
“È carina” sussurrò la bambina.
“E sembra che tu le piaccia” rispose il padrone divertito “E sicuramente dispiace anche a lei averti fatto cadere”
Blaine sorrise “Fortunatamente non è successo niente di grave: dovrò solo comprare un altro paio di calze”
“CALZE ROSA!” urlò la piccola entusiasta. 
“D’accordo, calze rosa” rispose il padre baciandole una guancia “Ora che ne dici di un bel frullato al cioccolato? Forse ti farà passare più velocemente la bua al ginocchio”
Kurt scoppiò a ridere all’espressione scioccata di Christie “Sììììì!” esclamò abbracciando stretta il padre, poi guardò di nuovo Kurt “Daddy, può venire anche il signor Kurt?”
E a quelle parole, entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi dalla sorpresa. 
Blaine sembrò titubare un attimo, incerto sulla situazione, ma quando sentì Kurt rispondere con un leggero sorriso, poté sentire il suo cuore mancare un battito.
“Se a tuo padre va bene, mi farebbe molto piacere”

Angolo dell'autrice
Se questo è stato troppo smielato per voi, mandatemi le parcelle dei dentisti a casa (la mia beta crede che la voglia mandare in coma diabetico)
Comunque eccoci con un nuovo capitolo, ma prima voglio ringraziarvi con tutto il cuore per le vostre recensioni e per aver dato una chance a questa storia: credetemi quando vi dico che è grazie a voi che ho la voglia di scrivere e continuare questa storia. Per quanto riguarda il capitolo, beh.... la prima parte è routine quotidiana durante l'estate, quando dovremmo svegliarci per il mare e la piccola peste di mia cugina spegne la sveglia perchè ha sonno. E Sebastian come autore non capisco da dove mi sia venuta, ma me lo immagino a scrivere romanzi tra l'erotico e il poliziesco (grazie immaginazione) E niente,quei si pensano tanto, tentano di scordardi e fortuna vuole che si incontrino...
E ora vi lascio, vi attendo per il prossimo capitolo davanti a un frullato e un caffè
Fatemi sapere cosa ne pensante, perchè ogni recensione mi fa sempre sorridere e spero che questa storia abbia fatto sorridere voi
Grazie alla mia dolce beta Michele per supportarmi sempre!
Baci e a presto

Frankie
  
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