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Autore: ToraStrife    22/11/2012    1 recensioni
"Tu sei l'eroina prescelta. Colei che ci libererà dall'Imperatore delle Tenebre. Sei Light Crusader"
Ma le cose non sono mai così semplici, neppure se sei una paladina della giustizia.
[Terza classificata al "Majocco!" Contest indetto da Marge86]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Light Crusader final Act
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LIGHT CRUSADER




Il pesante portone venne abbattuto con un gran tonfo.
Era finalmente cominciata la parte conclusiva dell'assalto al quartier generale nemico, dimora del malvagio Imperatore delle Tenebre.
L'esercito di creature-ombra poste a difesa della fortezza era stato completamente debellato.
La grande luce del sole si estese dalla soglia, a scacciare le tenebre dimoranti troppo a lungo in quegli oscuri recessi.
La prima sagoma che ombreggiò parte di quei raggi apparteneva alla stessa figura che aveva demolito la porta.
Una ragazza, dal fisico eccezionalmente imponente per la sua giovane età, si fece strada all'interno del covo.

- Nulla può resistere alla forza di Karsika, la guerriera Orso! -

Dietro di lei, un'altra figura femminile, decisamente più piccola, oltrepassò in maniera aggraziata la compagna, rivolgendole nel contempo uno sguardo malizioso.

- Davvero una grande forza! Con quella fai scappare anche i ragazzi! -

- Silenzio, Swena, inutile e ruffiana guerriera Cigno! - Ruggì la vichinghesca guerriera, massaggiandosi il pugno con il quale aveva facilmente spazzato via le ante dall'ingresso principale. - Concentrati piuttosto sulla missione! -

- Ma sì!... Ma sì!... Pensi sempre al lavoro, tu. - rispose Swena, sollevando le spalle che mossero lievemente il candido mantello, il cui aspetto ricordava, coerentemente, le eleganti ali del Cigno che rappresentava.

- Nyaaaaay! -

Un urlo dal tono decisamente entusiasta, proveniente dall'esterno, distrasse le due interlocutrici, mentre una ragazzina ben più giovane delle altre due fece il suo ingresso con un balzo, andando a posarsi sulle spalle di Karsika, che usò come trampolino per spiccare un salto mortale ed atterrare in piedi, al pari di una perfetta ginnasta, con tanto di inchino per lo scarno pubblico presente.
Pubblico che, anziché un applauso, le riservò torve occhiatacce di disapprovazione.

Myagola, insopportabile guerriera Gatto! Risparmiaci le tue buffonesche esibizioni atletiche! - Tuonò Karsika.

Swena, trovandosi una volta tanto d'accordo con il bestione che si divertiva sempre a stuzzicare, rincarò la dose.

- E cerca di fare la seria, almeno adesso che siamo finalmente giunti allo scontro finale! -

- Nyaaaaa! - Fu la protesta della giovane guerriera felina, che sottolineò il disappunto agitando la coda. Il suo linguaggio si riassumeva in una serie interminabile di miagolii: infatti, era l'unica del gruppo a non parlare lingua umana.

- Basta così, ragazze. Mantenete la concentrazione. Questo è un momento importante! -

Una voce dall'esterno fece scattare sull'attenti le tre guerriere. Il timbro più profondo e il tono, pacato ma deciso, evidenziavano l'età più avanzata, rispetto al resto del gruppo, della quarta guerriera che in quel momento stava facendo il suo ingresso.
La figura snella e slanciata era protetta da una succinta armatura dorata, adornata da un mantello rosso, fissato alla stessa con una spilla a forma di cuore.
I lunghi capelli neri della donna, coperti da un diadema, anch'esso dorato,  facevano da cornice a un viso severo e concentrato; dimostrava non meno di trent'anni, il doppio della media delle altre colleghe, anche se in questo caso si sarebbe dovuto parlare di sottoposte, essendo lei la leader della squadra.
Le tre combattenti, nel frattempo, erano immobili e mute, in attesa di ordini.
La leader prese fiato, e cominciò l'arringa.

- Voi tutte sapete che da qui in poi è un punto di non ritorno. Quindici lunghi anni sono passati dall'inizio di questa guerra. Io stessa l'ho combattuta nella sua interezza. Ho fronteggiato il malvagio Imperatore delle Tenebre, battaglia dopo battaglia, duello dopo duello, ma oggi è finalmente giunta la resa dei conti. -

Il momento era solenne, e l'emozione si percepiva negli occhi di tutte, mentre la comandante continuava.

- Quindici  anni sono lunghi. Questa guerra mi ha invecchiata, ho combattuto così a lungo che quasi non mi pare vero che oggi si possa davvero scrivere la parola fine. - I lineamenti del viso si distesero. - Non so come andrà a finire, ragazze. Ma qualunque cosa succeda, sappiate che sono fiera di aver potuto addestrare e condurre, in questa epica battaglia, delle guerriere eccezionali come voi. Grazie di tutto, davvero. -

La guerriera dall'armatura dorata fece un profondo inchino per sottolineare solennemente l'ultima frase.

Karsika non riuscì a dire nulla: era troppo occupata a passarsi il braccio sugli occhi inondati dalla commozione.
Persino Swena, nel suo tentativo di dire una frase a effetto in risposta, riuscì solo a balbettare, tra un singhiozzo e l'altro.

- È stato e sempre sarà un onore servirla, Light Crusader! -

Myagola si era direttamente precipitata, in lacrime come una fontana, ad abbracciare la leader.
Passati alcuni minuti per sfogare gli animi, lo sguardo della comandante riprese la sua espressione risoluta.

- Siete pronte? -

Il trio urlò il suo assenso all'unisono.
Swena fu la prima a lasciare la scena per avanzare verso la sala del trono.

- Noi andiamo in avanscoperta. Lei ci raggiunga subito dopo con Bubo. -

- E si sbrighi, o troverà solamente le briciole dell'Imperatore! - Aggiunse Karsika con ritrovata spavalderia, sollevando un pugno per sottolineare la sua forza.

- Nyaaaa! - Non poté fare altro che aggiungere Myagola, seguendo zampettante le altre due.

Ritrovatasi sola, Light Crusader si concesse finalmente di appoggiarsi a uno stipite della porta, e abbandonare per un momento quella maschera di imperturbabilità dietro la quale doveva nascondersi, per necessità, dalle compagne.
Cominciò a sentire il cuore pompare freneticamente, mentre il fiato diveniva corto e le gambe si facevano deboli.

- È normale che tu ti senta agitata! -

- Bubo! -

Gli occhi della guerriera si spostarono ad osservare la civetta meccanica che in quel momento stava sfrecciando dentro la soglia per poi posarsi, dopo un paio di planate circolari, sulla sua spalla destra.

- Siamo all'atto finale, non è vero, Minerva? -

- Non chiamarmi con quel nome, Bubo. - Lo rimproverò la donna.
- Quando ho indosso quest'armatura io sono Light Crusader! -

- Poco importa il nome. Tu sei tu, in qualsiasi veste. - Si giustificò il pennuto, stringendo la testa tra le ali  chiuse.

Il piumaggio, le zampe e il becco del volatile erano composti da una serie uniforme di scaglie metalliche dorate, che si intonavano non poco all'armatura della padrona, del medesimo materiale.
Unica eccezione, il petto e gli occhi, fatti di argento.
Il contrasto che andava a crearsi tra oro e argento ricordava il contrasto tra sole e luna: era uno degli aspetti di Bubo che avevano sempre affascinato Minerva.

- Stai bene, amica mia? - Domandò con voce metallica la civetta.

Minerva annuì, mentre Bubo scosse la testa, non pienamente convinto.

- Non sei obbligata, sai....  - Spiegò l'uccello, ma Minerva lo fermò con un cenno della mano.

- Ne abbiamo già parlato! Sono arrivata fino a qui. È una cosa che devo fare. - bisbigliò la donna.

La civetta la squadrò allargando e restringendo meccanicamente gli obiettivi rossi che fungevano da pupille.

- Sei davvero sicura? Lo ripeto, non sei obblig... -

- Mi darai una mano anche questa volta, Bubo? - Lo interruppe Minerva con un sorriso. Bubo si arrese all'evidenza, e abbassò il capo.

- Io sono la tua arma. Ti servirò sempre. -

Minerva passò una mano ad accarezzare la testa della civetta.

- Grazie. Questa volta sarà davvero l'ultima, te lo prometto. -




Lo scontro si era rivelato difficile, come previsto. Ma dopotutto, lui era l'Imperatore delle Tenebre.
Il Twilight Crasher di Karsika, la micidiale carica che tutto travolge, aveva avuto ben scarso effetto: con un manrovescio il malvagio aveva spedito la guerriera dell'Orso a incastonarsi nella parete di fronte.
A nulla valse la pioggia di piume acuminate da parte di Swena: la Dancing Rain, vanto e orgoglio dell'aggraziata combattente, che mille nemici aveva trafitto, non riusciva assolutamente a fare breccia nella difesa dell'Imperatore.
L'armatura nera del nemico, pregna di malvagità, era una barriera impenetrabile.
Di rimando, fu una sfera di energia negativa, scagliata da una mano aperta del sovrano, a colpire in pieno la guerriera Cigno, facendola accasciare a terra, in preda a terribili spasmi.
Neppure Myagola, la combattente così veloce da poter evocare un uragano con la velocità dei suoi movimenti, poté far molto.
La Midnight Tornado era stata facilmente contrastata, l'Imperatore aveva addirittura ribaltato i ruoli, e fu la gatta a fare la parte del fuscello inerme, travolto dal suo stesso vento.
L'imperatore osservò con una piccola smorfia divertita le tre avversarie battute.

- Tutto qui? I miei servi erano dunque così scarsi, per essersi fatti battere da voi? -

Karsika avrebbe voluto rispondere con una minaccia, Swena con una risposta acida, ma tutto quello che riuscirono a tirare fuori fu una serie sconnessa di gemiti, oltre che a qualche fiottio di sangue.
Myagola si limitò a soffiare al pari di un gatto.

- Non ti stupire. Tu sei su un piano del tutto differente. O non avresti resistito tutto questo tempo. -

La voce che introdusse Light Crusader nella sala diede una ventata di speranza al trio di cadute, che si voltarono all'unisono nella direzione della loro leader. Light Crusader intanto continuò ad apostrofare l'Imperatore.

- Hai devastato questa terra per fin troppo tempo. Ma oggi finirà tutto! Ragazze, Attacco Delta! -

Uno sguardo d'intesa tra la Crociata della Luce e le compagne fu il segnale convenuto.
Le tre guerriere, rimessesi faticosamente in piedi,  circondarono l'Imperatore e puntarono le braccia nella sua direzione.

- Attacco - Iniziò Karsika.
- Delta! -  Continuò Swena.
- Nya! - Concluse Myagola.


Dal nulla si materializzarono bianchi fasci di luce che andarono a formare un triangolo, i cui spigoli erano le combattenti stesse.
L'imperatore, intrappolato al centro, cominciò a sentirsi schiacciare da una forte pressione, come se la gravità all'interno della zona delimitata fosse aumentata di decine di volte.

- L'attacco Delta è il nostro asso nella manica. Ora non ti potrai muovere! - Spiegò Karsika.

Myagola sottolineò la frase dell'amica con un "Nya" di soddisfazione.

- Per te è finita! Light Crusader, finiscilo! - Urlò Swena con uno sguardo all'indirizzo della guerriera dorata.

Light Crusader annuì e poi si rivolse alla civetta. - Bubo! Sei pronto? -

- Come sempre! - Rispose il volatile spiegando le ali e alzandosi in volo.

God Arrow! - Gridò Light Crusader.

Il corpo meccanico di Bubo cominciò a scomporsi e a trasformarsi. Le sue ali si allontanarono e divennero dei flettenti; il corpo si allungò ai fianchi e divenne sottile, trasformandosi in un rider; mentre le ali si allontanavano, una corda, che univa le due estremità, si tese nel processo.
Light Crusader afferrò così, al volo, l'arco nel quale Bubo si era trasformato.
Sulla schiena della guerriera si materializzò una faretra con tanto di frecce.
Con una mano prese una di esse e la sistemò sul poggiafreccia, tendendo l'arco e posizionandolo all'altezza degli occhi per prendere la mira.

- Questa è la fine! - Gridò un'ultima volta Light Crusader prima di scoccare la freccia.
Fu un istante di completo silenzio, interrotto solamente dal sibilare del dardo scagliato a tutta velocità verso il bersaglio.
Poi il rumore della punta che oltrepassava le protezioni per infilarsi in profondità nella carne.
Due occhi si spalancarono, mentre le pupille divennero piccolissime.
Un gemito soffocato, mentre uno sbruffo di sangue uscì dalla bocca semiaperta.
Gli occhi dei presenti osservarono la scena, increduli di quanto stava accadendo.
Chi in quel momento si stava accasciando a terra, con gli occhi sbarrati e una punta di lacrime, non era l'Imperatore.

- Swena! - Gridò Karsika, osservando con orrore il corpo della compagna, trapassata alla schiena da una strale che non doveva essere diretta a lei.
La guerriera dell'Orso si girò, esterrefatta, verso Light Crusader.

- Light Crusader, come ha potuto sbagliare.... -

Un altro sibilo. Una fitta al petto. Karsika osservò sconcertata la freccia che le si era appena conficcata.

- Non ho sbagliato. -


Karsika non riusciva a credere ai suoi occhi, né alle sue orecchie, mentre, a peso morto, abbandonava questo mondo.
La figura calma e immobile di Light Crusader, quegli occhi gelidi di chi non prova emozioni né pentimento, furono l'ultima cosa che vide.

Myagola, in preda allo shock, si abbandonò a una folle rabbia ferina. Come una lince impazzita, corse a quattro zampe su e giù per la sala, per poi avventarsi, pervasa da un istinto omicida mai provato prima, verso Light Crusader, allo scopo di strapparle la giugulare con i denti.
Un sibilo, però, fu più veloce di lei e un dardo le trapassò il corpo minuto, sbalzandola all'indietro e facendola cadere a terra.
- Nya.... - Riuscì solo a mormorare, prima di chiudere gli occhi, inondati dalle lacrime.

Light Crusader, eliminate le ex-compagne, abbassò finalmente l’arco, aprì la mano e lo fece cadere a terra.
L'arco si scompose e ritornò nella sua forma originaria.
Una forma in quel momento particolarmente furibonda.

- Minerva! Sei impazzita? Perché...? -

- Perché? - Lo interruppe la donna, abbozzando una piccola risata.
- Perché, mi chiedi? -

Bubo, mentre sbatteva le ali, non riuscì a dire  nulla: quella davanti a lei non era la Minerva che aveva sempre conosciuto. O perlomeno, si rifiutava di arrendersi all'evidenza.

- È semplice, no? - Continuò Light Crusader. - Perché vi odio! -

- Come... ci odi? - la fissò incredulo Bubo.

- Non capisci, vero? Nessuno di voi ha mai capito nulla! - Sbraitò Minerva, isterica. - Nessuno di voi un bel giorno si è svegliato per poi venire strappato dal suo mondo, per capitare in uno totalmente sconosciuto! Nessuno di voi si è trovato coinvolto e costretto per quindici anni a combattere una stupida guerra, e per cosa poi? Perché una stupida profezia aveva decretato che fosse l'eroina prescelta! -

Le ultime due parole le sottolineò con particolare sprezzo.
Bubo rimase scioccato dall'inaspettata rivelazione.

- Minerva, tu... -

Finita la sfuriata, il tono di Light Crusader cominciò ad affievolirsi, fino a diventare quasi  impercettibile.

-... E soprattutto, in quindici anni, possono cambiare molte cose.  Si possono scoprire cose che non immagineresti mai... Provare sentimenti verso chi non immagineresti mai.... -

Bubo voltò incredulo lo sguardo verso l'Imperatore, che stava mostrando un sorriso derisorio e carico di trionfo. Tornò immediatamente con gli occhi verso Minerva, che aveva chinato il capo e posto le mani sul grembo, con aria colpevole.

La civetta balbettò. - Minerva... perché.... perché non me ne hai parlato...-

- E che ti avrei dovuto dirti? - Controbatté la guerriera. - Che mi ero innamorata del mio peggior nemico? Del male che minacciava il vostro mondo? Che per colpa dei miei sentimenti ero diventata una trad... -

- I sentimenti non c'entrano nulla! - La interruppe Bubo. - Traditrice lo sei diventata quando hai colpito alle spalle tre persone che ti avevano affidato la loro vita, perché credevano in te! -

- Risparmiami le prediche. - Rispose con tono annoiato Light Crusader, distogliendo tuttavia lo sguardo e abbassandolo. - Non sono più una ragazzina. -

Si voltò, dando completamente le spalle al suo ex-compagno, mentre aggiunse: - Non sono più quella che conoscevi. -

-  Sei rimasta la solita, invece. - La rimproverò Bubo. - Stupida e immatura proprio come ti conobbi... -

Bubo non poté aggiungere altro.
Una sfera di energia negativa lo colpì in pieno, gettandolo a terra e circondandolo di nere scariche elettriche.
Light Crusader si girò sorpresa verso il tiratore, che aveva la mano ancora fumante, pervasa dalle scintille della medesima energia.

- Direi che questa pagliacciata è durata abbastanza. - Commentò l'Imperatore, con un'occhiata di disprezzo verso l'uccello tramortito.

- Non sei d'accordo, amor mio? - Aggiunse, ammiccando amorevolmente verso Minerva, con un effetto particolarmente grottesco, dato il tono divertito con cui si espresse. Come se fosse un gioco.
A grandi passi l'Imperatore si avvicinò verso l'animale sofferente, e alzò un piede, intenzionato a dargli il colpo di grazia: calpestandolo lo avrebbe  sbriciolato in mille pezzi, tra molle e frammenti di metallo che sarebbero saltellati qua e là per tutta la sala.
Un attimo prima dell'impatto, due braccia cinsero il bacino del sovrano da dietro, allo scopo di fermarlo.

- Ti prego. Voglio finirlo io. - Fu la richiesta di Minerva, mentre osservava con occhi freddi il corpo di Bubo.

L'imperatore sorrise. - E sia. Io vado a riposarmi. Più tardi dovremo pensare a come riformare un nuovo esercito. E poi, conquistare il mondo che domineremo assieme, mia futura regina. -
Lanciò un'ultima occhiata languida verso Light Crusader, prima di congedarsi nei suoi appartamenti privati.
Rimasta sola, la combattente tirò fuori dalla faretra una freccia.

- È giusto che sia con questa a trafiggerti, amico mio. - Spiegò al compagno morente. - Addio, Bubo. Ti spedisco all'altro mondo. - Ridacchiò. - Chissà, magari ci rivedremo lì. -

La civetta era in uno stato semicosciente, e riuscì a comprendere la frase solo a sprazzi. I sensori ottici malfunzionanti rendevano la vista annebbiata, riuscì solo a vedere Minerva, la sua vecchia amica di un tempo, avvicinarsi con un dardo divino.
Fu un attimo, in cui sentì  la freccia attraversargli il corpo.
Le funzioni del suo corpo calarono di intensità, fino a cessare del tutto.
Le gemme rosse dei suoi occhi diventarono opache, come il led spento di un televisore rotto.
Sbrigata la faccenda, Light Crusader si alzò e andò a raggiungere il suo amato.


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- La mitologia ci insegna che molti dei erano accompagnati e rappresentati da animali. Prendiamo ad esempio la dea Minerva presso i romani, derivata da Menrva degli Etruschi, e soprattutto il corrispettivo greco di Atena. Divinità che rappresentava aspetti apparentemente contrastanti come guerra e la medicina, simboleggiava anche la saggezza, l'amore per le arti e la musica. In particolare possiamo notare come nelle sue rappresentazioni, essa venga sempre raffigurata in compagnia di una civetta. Quest'ultima simboleggiava le stesse caratteristiche della dea, vale a dire la saggezza e la filosofia.... -

La campanella suonò squillante, ed immediatamente un coro entusiasta di venti persone si scatenò; il pubblico interò si alzò dai banchi e, prese al volo le cartelle, uscì dalla classe come un fiume in piena.
Il professore, deluso da tanto entusiasmo nell'evitare la sua spiegazione, sospirò e si limitò a bofonchiare un paio di parole su compiti a casa e pagine da studiare, pur sapendo che sarebbero stati, nella ressa, spudoratamente ignorati.
Gli occhi socchiusi dal momento di depressione, però, si riaprirono di colpo, come quelli di un luccio che aveva appena adocchiato una succulenta ranocchietta indifesa.
La ranocchietta in questione stava perdendo tempo a raccogliere il contenuto dello zainetto, sparso ai piedi del banco, poiché, tra la fretta e la sua ben nota imbranataggine, aveva infilato l'accessorio al contrario, e per giunta dimenticato aperto, con il risultato che potete immaginare.

- Miss Asamiya! - La chiamò con un tono falsamente mellifluo, che alle orecchie della poverina sembrò della stessa dolcezza di artigli raschiati su una lavagna.
La studentessa si girò di scatto, sollevando nella mossa i neri capelli, che tornarono a posarsi uniformi sulle spalle, e sfoggiò un gran sorriso di circostanza, mentre dentro di lei un principio di panico stava iniziando a farsi strada.

- S-sì? Signor Azabusa? -

- Si ricordi, domani, il compito di recupero di Storia verterà proprio sulla lezione di oggi. -

- Me ne ricorderò, signore! - Annuì la ragazza continuando con il sorriso nervoso.

- Lo voglio sperare. - Commentò con una punta di malignità il docente.
- Perché non mi spiego come la figlia di un'archeologa possa avere risultati sempre così scars... -

- Minnie-chan! È tardissimo! Non possiamo aspettare oltre! -

Un piccolo uragano dai capelli corti e castani venne in soccorso della compagna, afferrandole  il polso con la mano e trascinandola via con la velocità del vento.
Minnie ebbe solo il tempo di tenere stretto con l'altra mano uno spallaccio dello zaino, nella speranza che nella fuga il contenuto non uscisse di nuovo.
Le urla di protesta del professore, ignorate, si fecero sempre più lontane.
La corsa terminò fuori dal cancello della scuola, concedendo alle due studentesse una pausa per il fiato.

- Grazie per avermi cavato di impiccio, Asako! -

Per tutta risposta Minnie ricevette una 'gioviale' pacca sulla spalla che per poco non la fece ruzzolare a terra.
Asako era la classica ragazza sportiva. Capelli castani corti, con un taglio molto maschile, fisico asciutto che però non sacrificava delle forme generose, delle quali Minnie aveva sempre provato una grande invidia. Minnie pensò che la divisa scolastica donasse molto ad Asako, pur nella banale quotidianità.
Era un gran peccato che quest'ultima avesse l'abitudine, nel tempo libero, di vestire rozzi scaldamuscoli e antiestetiche felpe della tuta, usurate dai continui allenamenti di atletica.
Sarebbe bastata qualche gonna corta per farle fare strage di cuori presso i ragazzi.
Tralasciando questo pensiero, Minnie adorava in lei il carattere sincero, schietto e affabile, anche se tendeva a dimostrarlo con maniere un po' rozze, tipo la pacca.
Asako si scusò ridendo per la "indelicatezza", non potendo tuttavia evitare di rivolgerle un piccolo rimprovero.

- Però il Prof non ha tutti i torti: con una madre archeologa, dovresti essere praticamente cresciuta tra leggende e racconti mitologici, a dispetto delle tue insufficienze croniche. Ti ha persino chiamati Min... -

- ....nako. Minnie sta per Minako, quante volte te lo devo ripetere? - La interruppe la compagna, con una punta di irritazione. - Poi, mia madre, te la raccomando: è sempre via per qualche scavo intorno al mondo. Mentre io sono da sola a badare al negozio con papà. -

- Il negozio di antiquariato! Oggi non ci dovevi passare? -

- Come sempre. -

L'espressione che Minnie aveva in quel momento fece sbuffare Asako.

- Ancora quegli occhi sognanti. Stai ancora pensando ai Cucù e quelle stramberie meccaniche che non interessano più a nessuno? -

A quelle parole Minnie si corrucciò: sapeva che l'amica non metteva mai malizia nelle sue parole, ma a volte la sua schiettezza, così diretta, finiva per punzecchiarla un po' troppo sul vivo.
Che male c'era? Fin da piccola era sempre stata a contatto con la merce di quel negozio. Passava ore e ore a osservare vecchi lampadari, vasi impolverati, giocattoli dimenticati.
La gente odierna, persa nella fretta delle loro vite vuote, vedeva tutto quello come cianfrusaglie, ciarpame, inutile vecchiume.
Per lei era diverso: contagiata dalla passione del padre, vedeva quel negozio come una biblioteca senza libri: un deposito di ricordi e memorie che alcune persone venivano a vendere, nell'attesa che qualcun altro le ricomprasse a sua volta.
Le piaceva, come concetto: un tramandamento di oggetti, depositi indiretti di momenti trascorsi.
Ma non era tutto.
Suo padre era anche un esperto orologiaio, e si occupava anche della manutenzione e della riparazione di vecchi orologi, meccanici, a cucù, o le classiche vecchie cipolle. Persino giocattoli a molla, quando capitava.
Da lui aveva imparato tutti i piccoli trucchetti del mestiere, e spesso paragonava il ticchettio di un ingranaggio al battito di un cuore: caldo, regolare, sintomo di vita.
Pensando a questo, quel commento le sembrò di un'imbarazzante superficialità, e questo la irritò molto.

- Interessano a me: basta e avanza! - Rispose stizzita, mentre si voltava e si allontanava a grandi passi.

Asako capì immediatamente di aver fatto una gaffe, e scattò gridando un "Aspetta!" in direzione dell'amica.
Per sua fortuna, ci pensò la stessa goffaggine di Minnie a fermare quest'ultima.
Asako, tra lo sbalordito e il divertito, dovette trattenersi, per non ridere alla vista della sua amica, lunga distesa a seguito della caduta.

- In cosa sei inciampata, stavolta? -

Mentre Minnie puliva la divisa, Asako si chinò e prese in mano l'oggetto responsabile dell'incidente. Il commento fu molto sbrigativo.

- Un rottame. -

Minnie guardò di sfuggita il residuato, e la sua attenzione venne subito attirata come una calamita. Aveva già dimenticato il dolore e le piccole escoriazioni.
Fu attirata così tanto da quell'oggetto da arrivare a strapparlo direttamente dalle mani di Asako, che disinteressata, aveva già deciso di ributtarlo a terra.

- È solo un giocattolo. - Lamentò l'amica,  perplessa dal morboso interesse che nel frattempo stava crescendo negli occhi di Minnie. Quest'ultima la ricambiò con uno sguardo storto, e si sentì in dovere di correggerle l'ennesima sciocchezza detta.

- È una civetta! In metallo! Sembra che funzioni tramite ingranaggi. -
Sottolineò mentre analizzava con attenzione le caratteristiche del giocattolo. - Scommetto che funziona ancora! -

- Lo hanno buttato! Sicuramente non funziona più. - Rispose Asako annoiata.

- Lo vedremo! - Controbatté Minnie, mentre rosse fiamme di determinazione  le ardevano negli occhi.





Persa nell'oblio, la mia mente vaga senza meta. È questo il luogo dove tutti vanno dopo la morte? Anche quelli come me?
Non me l'ero mai chiesto.
Però, adesso, sento delle voci, poco lontano. Sono voci familiari.
Un dialogo tra due persone. Una delle due voci la riconosco: è la mia.
L'altra?
Appartiene alla mia padrona.
Alla migliore amica.
Alla mia assassina.
Però la voce è molto meno profonda, e il tono più alto.
E il dialogo che sento mi mette addosso una grande nostalgia.
Ora capisco: sono ricordi.
Il ricordo di quando la incontrai per la prima volta.

- Perché sei triste, ragazza? -
- Mi sono persa. Un momento fa ero assieme al mio papà. Un attimo dopo mi ritrovo in questo posto sconosciuto. Dove sono? -
- Questo luogo è Olimpia. Una volta però qui non era così arido e inospitale come vedi. Ma dimmi, qual è il tuo nome, se posso permettermi? -
- Minerva. È un nome strano, lo so... -
- No, non lo è affatto. Dimostra anzi che tu sei colei che io, che noi tutti, in questa terra, attendavamo da tempo. -
- Attendavate? Me? Perché? -
- Perché tu porti il nome della Dea che abbiamo pregato ogni giorno affinché si avverasse la profezia. -
- Solamente per questo? Per un nome e una leggenda? -
- Non è un caso. Il fatto che tu sia capitata qui, e che io ti abbia trovato. -
- A proposito, chi sei tu? -
- Oh, scusa se non mi sono presentato. Mi chiamo Bubo. Sono una civetta meccanica che ha ricevuto il dono della vita direttamente dalla Dea Minerva. Era destino che ci incontrassimo, perché sono stato creato apposta per servirti e accompagnarti nel tuo destino. -
- Perché mi stai dicendo tutte queste cose, Bubo? -
- Perché tu sei l'eroina prescelta. Colei che ci libererà dall'Imperatore delle Tenebre. Sei Light Crusader. -


Ricordo che all'inizio non ci voleva credere, e non potevo biasimarla.
Poi ci conoscemmo meglio. Ne nacque una meravigliosa amicizia.
Ammiro ancora oggi la sua determinazione, e di come accettò, quando le spiegai della missione.
Per essere morto, comunque, sento ancora quello strano dolore, ma soprattutto la delusione.
Solo adesso mi hai confessato tutte le sofferenze che hai patito fino ad ora.
Perché, Minerva? Ho sempre pensato fossimo compagni e amici.
Me ne accorgo ora, sai? L'oltretomba, nel quale mi hai spedito, è come un sogno. Mi sembra quasi di rivivere il momento della mia morte.
Ti sto rivedendo, adesso, davanti a me, con quella freccia appuntita.
Stranamente, però, il tuo aspetto è quello di una ragazzina, lo stesso di quando ci siamo conosciuti.
E adesso la freccia che stai brancando sta calando su di me.
No, ti prego! Non uccidermi ancora!

- NOOOOOOOOOOOOOOOOO! -

Lo strillo della civetta fu un qualcosa di così acuto e potente che il servizio di bicchieri di cristallo del periodo Taishò andò in una miriade di frantumi, e anche qualche antichissimo vaso di terracotta della dinastia Ming si riempì di pericolose crepe.
Quando finalmente cessò di gridare, Bubo alzò la testa.
Si trovava sdraiato, a pancia in su e con le ali distese. I supporti visivi erano spalancati e il becco semiaperto. Essendo una macchina non aveva bisogno di riprendere fiato, ma sentì che la pompa interna dell'olio stava battendo a mille.
In termini di  'esseri viventi', si sarebbe semplicemente potuto dire che fosse agitato.
Si rimise faticosamente eretto, studiando con un'occhiata l'ambiente circostante. Una quantità immane e disordinata di oggetti era disposta alla rinfusa all'interno di uno stanzone chiuso.
La tipologia era assolutamente variegata e quasi casuale, ci si trovava dalla lampada ad olio a piatti e piattini di ceramica, passando per vasellame vario. Ma soprattutto notò, vicino a lui, degli strani aggeggi meccanici appesi alle pareti.
In sottofondo, un martellante rumore di ticchettii e rintocchi di piccole campane.
Un lamento sommesso proveniente dal pavimento indicò alla civetta anche la presenza di un essere vivente. Guardò in basso.
A vederla, Bubo, spaventato, strillò nuovamente.
Questa volta anche il vasellame della dinastia Ming soccombette.
Qualche orologio addirittura 'impazzì', specialmente un uccello da cucù che schizzò via dalla sua abitazione per andarsi a frantumare sulla parete opposta.

- Non uccidermi! - Piagnucolò l'automa. -  Non voglio diventare uno spiedo! Ti prego, Min... -

- Minako, sì. Mi chiamo così. Certo che urli proprio forte tu... Ehi, come sai il mio nome? -

La civetta rimase interdetta dalla strana risposta. Non era Minerva?
Tornò a curiosare in basso, mentre la ragazza si massaggiava il fondoschiena dolorante, a fianco dell’alto sgabello dal quale era caduta.
Quei piccoli attimi di smarrimento finirono non appena Bubo vide cosa la ragazza teneva ancora in mano, che lo gettò nuovamente nel panico.

- La freccia! Mi vuoi uccidere! Aiuto! - Urlò il volatile sbattendo all'impazzata le ali, come un cappone in procinto di venire decapitato.

Minnie guardò con curiosità la pericolosa 'arma' che aveva in mano.

- Guarda che è un semplice cacciavite. -

La risposta riportò alla ragione Bubo, non senza una certa perplessità.

- Un... cacciavite? Per farci cosa? -

- Ovviamente, per smontarti... -

La risposta rigettò la civetta nel panico. Minnie allora cercò di spiegarsi meglio.

- Ti giuro, non volevo farti a pezzi! Volevo solamente aggiustarti! Certo non mi aspettavo un giocattolo che  parlasse e mi rispondesse come una persona ver... -

La ragazza finalmente si rese conto di stare intrattenendo una conversazione con un giocattolo parlante.
Infatti il terzo urlo all'interno del negozio fu il suo.
Fortunatamente, la sua voce non era potente come quella di Bubo, per cui non ci fu alcun danno.
Quando finalmente le acque si furono calmate, i due rimasero in silenzio alcuni minuti, studiandosi a vicenda.
Bubo era quello più confuso. Cercò di fare ordine nelle proprie idee.
Punto primo: a quanto pare non era morto.
Punto secondo: non sapeva dove si trovava.
Punto terzo: aveva davanti a sè una ragazza che affermava di chiamarsi Minako. Minako. Come aveva fatto a scambiarla per Minerva? Studiò con attenzione la ragazza.
Un fascio di capelli neri che si estendevano sulla spalle, di fronte alla faccia stupita e un po' timorosa che lo stava scrutando a sua volta con curiosità.
A osservarla bene, capì il motivo del fraintendimento: Minako, almeno esteticamente, assomigliava terribilmente a Minerva.
Non la donna matura che lo aveva ucciso (ucciso? Ma lui era ancora vivo!) insieme alle altre compagne, per passare dalla parte del nemico.
La ragazzina che si trovava davanti era il ritratto sputato della Minako di quindici anni fa, la stessa del 'sogno' di poco prima.
Minako, a sua volta, stava fissando quello strano automa, fin troppo sofisticato per essere un normale giocattolo. Non si limitava a parlare. Sembrava dotato di una I.A. particolarmente sofisticata, in grado di ragionare. Anzi, di più. Sembrava provare emozioni. Come la paura, nell'incidente di qualche istante prima.

- Chi ti ha costruito? - Fu la domanda che ruppe il ghiaccio.

Il volatile venne colto di sorpresa, e rispose nella maniera più istintiva (o automatica?) che gli venne.

- Sono una civetta meccanica a cui è stata data la vita dalla dea Minerva per.... -

Uno sguardo di estremo scetticismo da parte dell'interlocutrice congelò il resto della frase sul becco di Bubo.

- Uhm... storiella interessante. - Commentò Minnie. - No, voglio sapere del tuo creatore. Chi ti ha fornito di una così sofisticata intelligenza, movenze così reali, autonomia impressionante... -

Bubo lo guardò, perplesso.

- Ehr... te l'ho appena detto. Mi è stata data la vita... -

Minnie cominciò a spazientirsi.

- Ok, bello scherzo. Sei telecomandato, vero? C'é qualcuno che parla attraverso di te. Ho indovinato? -

- Ma di che diavolo parli? -

- Non me la dai a bere! Dov'é l'antenna? Chi è che ha organizzato lo scherzo? Proprio oggi che papà non c'é e mi ha affidato il negozio! -

Ne seguì una imbarazzante colluttazione dove Bubo cercava di sfuggire a Minnie, che aveva ripreso il cacciavite per andare a fondo della faccenda, a costo di farlo a pezzi.
Fino a che un lungo squillo di telefono li sorprese entrambi, ponendo fine alla scenetta.
Minnie corse all'apparecchio.

- Antiquariato Asamiya, posso esservi utile? -

- Minako, sei tu? -

Minnie riconobbe la voce: la madre di Asako.

- Buonasera, signora Nakamura. Posso fare qualcosa per lei? -

- Asako è lì da te? -

La domanda fece alzare un sopracciglio alla ragazza.

- No, ci siamo lasciate... - Guardò l'ora. - Circa quattro ore fa. -

La notizia sembrò avere un effetto deleterio sul tono della madre, che espresse tutta la sua agitazione.

- Ormai si è fatto buio, e Asako non è ancora tornata a casa. -




- Perché mi stai seguendo? - Chiese molto sbrigativamente Minnie, armata di torcia elettrica, mentre la civetta le svolazzava attorno.

- Ti posso sempre venire utile. - Fu la naturale risposta di Bubo.

- Ah sì? E come potrebbe mai un giocattolo meccanico... -

Non finì la frase, vedendo che gli occhi di Bubo avevano cambiato conformazione e le pupille rosse erano rientrate, facendo posto a due faretti, che si accesero.
Un paio di nuovi coni luminosi affiancarono il primo, nella sfida contro il buio.

- ... Non male. - Ammise Minnie.

Vi era un altro motivo per cui Bubo si era unito alla ricerca di Asako.
A seguito di quella telefonata, i suoi sensori si erano messi in allerta.
Stava captando la presenza di qualcosa a lui fin troppo familiare.
La conferma di ciò arrivò a due isolati dal negozio, quando, girato l'angolo, trovarono Asako.
E non era sola.


- Che... Che cos'è? -

Raccapricciata, Minnie fece cadere la pila a terra, indicando con dito tremante la cosa sul corpo esanime di Asako.
I fasci luminosi della vista di Bubo rimasero puntati sulla creatura, che parve piuttosto infastidita dalla luce emessa.
Minnie continuava a tremare, mentre l'essere si mostrava in tutta la sua interezza: un ammasso informe di oscurità solida, dotata di due paia di arti.
Era come se un'ombra avesse deciso di staccarsi dal muro o dal terreno, per diventare tangibile. Una specie di tentacolo fuoriusciva dal suo petto, estendendosi verso la vittima, e finendo con una ventosa appiccicata al torace di quest'ultima.
Bubo si preoccupò di indirizzare la luce direttamente sulla ventosa, che si ritrasse di malavoglia dal petto di Asako.
La civetta conosceva bene quella creatura, ma non riusciva assolutamente a spiegarne la presenza lì.

- Eravate stati spazzati via. Vi ho visti. -

Minnie si voltò leggermente in direzione di Bubo, senza smettere di fissare con la coda dell’occhio il corpo dell’amica ed il mostro.

- Tu sai cos'é quella cosa? -

- Creature ombra. - Spiegò Bubo. - Si nutrono della linfa vitale degli esseri viventi. E quando una vittima viene svuotata, diventa una di loro. -

- Vuoi dire che Asako... -

- La tua amica è in guai seri. -

A quelle parole Minnie raccolse immediatamente la torcia caduta.

- Odiano la luce, ho capito bene? -

- Sì, ma questo non sarà sufficiente... -

Un terzo fascio si accese, andando a puntare direttamente sulla 'testa' dell'ombra senziente. Due piccole perle bianche, che dovevano essere gli occhi, brillarono della luce riflessa, mentre la cretura irritata iniziò a emettere un lungo sibilo.
D'improvviso, dall'oscurità spuntarono due, quattro, dodici piccoli pallini bianchi.

- L'ombra non era da sola! - Urlò Bubo.

Una di esse si gettò alla carica dei due. La civetta deviò spostandosi in volo. Minnie non fu così fortunata: l'impatto con l'ombra le fece cadere la torcia, che si ruppe in mille pezzi.
In mezzo al tafferuglio, circondata dalle tenebre e al pensiero di essere, lei e la sua amica, alla mercé di quegli abominevoli esseri, Minnie si lasciò andare a una serie di urla di panico.
Seguendo la voce, Bubo puntò la vista sulla ragazza. La luce dei coni fece indietreggiare le ombre.

- Che possiamo fare? - Chiese, smarrita, Minnie, implorando un consiglio.

- La luce li infastidisce, ma è solo un palliativo. Per affrontarli ci vorrebbe ben altro. -

- Come ad esempio? -

- Light Crusader. -

- Che cosa? -

- La guerriera prescelta... bah, è inutile che io te lo dica. -

- Chi è questa guerriera? -

Bubo guardò la ragazza con una punta di perplessità. Spiegarlo sarebbe stato troppo lungo. Abbozzò la prima frase che gli venne in mente.

- Una ragazza di nome Minerva. -

- E perché dovrebbe avere il mio nome? -

Bubo la guardò storto, preoccupandosi immediatamente dopo di  fare un giro attorno all'area di Asako e tornare su Minnie, per sgomberare, anche solo di qualche attimo, il campo dai nemici.

- Non avevi detto di chiamarti Minako? -

- Ti ho mentito. Anzi, ho mentito a tutti. -

- E perché? -

Minnie fece una piccola pausa, mentre Bubo continuava a roteare lo sguardo luminoso intorno all'area.

- Lo volevo tenere nascosto. Odio il mio nome. Me l'ha dato una stupida mamma che fa l'archeologa e mi lascia sempre sola per i suoi scavi! -

Toccante confessione, pensò Bubo, ma assolutamente non era il momento giusto. Due ragazze erano in balia di un branco di mostri succhia-vita, e agitare un paio di lucette non sarebbe servito a nulla.
Però, si rese conto, le coincidenze stavano diventando un po' troppe.
Prima l'incredibile somiglianza, adesso pure il nome identico.
Possibile che...
Dannazione, ma in che diavolo di posto si era risvegliato?
Ma, assurdo per assurdo....

- E se fossi tu, Light Crusader? O perlomeno, potessi diventarlo? -

Minnie non riusciva a comprendere le criptiche parole della civetta.

- Non ho tempo di spiegarti. Ma rispondi solo a una domanda: vuoi salvare te e la tua amica? -

- Che domande sono? Certo che sì! -

- Allora ripeti questa frase: Potere divino, fa ch'io compia il mio destino. -

Bubo ricevette un improperio irripetibile, insieme a un irritato: "Ma ti pare il momento delle filastrocche?"

- Vuoi salvarla o no? -

Minnie rivolse uno sguardo al corpo inerme di Asako. Era la sua migliore amica. Una serie di immagini, ricordi, momenti sereni, altri tristi, passarono come illusioni davanti agli occhi.
Asako era sempre stata al suo fianco, per lei.
Ancora si ricordava di quella volta, quando...

- Ti sbrighi? Se la tua amica muore, sappi che me ne lavo le penne! -

Anche la pazienza di una civetta meccanica aveva il suo limite.
Minnie, riportata di peso alla realtà, decise di fare quel benedetto tentativo.

- Potere divino, fa ch'io compia il mio destino. -

Ci fu un attimo di pausa.
Nulla.
Minnie era al culmine della rabbia.

- Hai visto, pennutaccio della malora? Non è servito a n.... -

Come un lume che si fosse improvvisamente acceso, una luce abbagliante si sprigionò dal corpo di Minnie.

- In genere ci vuole qualche secondo. - Si giustificò serafico Bubo.

Il bagliore accecante fece immediatamente arretrare i mostri, infastiditi da tanta intensità, e li fece scappare al sicuro, nel buio del vicolo, laddove la luce non poteva raggiungerli.

Minnie guardò le sue mani, le sue braccia e il resto del suo corpo.
Un improvviso senso di leggerezza la avvolse. Si rese conto che i suoi vestiti erano scomparsi.
Una brezza leggera le accarezzò il corpo, prima che, materializzandosi dal nulla, aurei pezzi di metallo andassero a sistemarsi addosso, ognuno al proprio posto.
Per ultima, apparve una spilla forma di cuore, dal quale uscì un drappo rosso che avvolse le spalle e la schiena di Minnie, mentre il fermaglio si sistemava sul pettorale.
Quando il bagliore si affievolì, Minnie non era più la ragazzina imbranata, figlia di un'archeologa e di antiquario.
Era appena diventata....

- Che cosa sono diventata? - Si chiese in effetti, guardando con incredulità l'armatura dorata nella quale era stata appena cambiata.

- Sei Light Crusader! Congratulazioni! - Rispose entusiasta Bubo, che in tutto quel trambusto aveva dimenticato un’importante formalità: si posò a terra, proprio ai piedi di Light Crusader. Chinò la testa, estese le ali, a mimare un profondo inchino, e socchiuse gli occhi.

- Mi presento: Il mio nome è Bubo, e sono la tua civetta da battaglia. -

Minnie rimase senza parole. Non capitava certo tutti i giorni di diventare da un momento all'altro una... non lo sapeva bene nemmeno lei. Ma in quel momento, nella testa, c'erano due dilemmi assolutamente importanti, che chiedevano una risposta.

- Avrei due domande.... -

- Dimmi. - Rispose Bubo accomodante.

- La prima: ero visibile, nella mia interezza, quando ho subito il cambiamento dai miei normali vestiti a questa... questa.... armatura? -

- Certo! - Rispose Bubo tranquillamente.

Il viso di Minnie cominciò a diventare paonazzo.

- Cioè, sì, insomma...ero.... nuda? -

- Certo.... perché? - Chiese Bubo con candore.

Il che fece scattare in Light Crusader una molla omicida.
Bubo evitò per miracolo un piede intenzionato a schiacciarlo ripetutamente.

- Brutto pervertito! Maniaco! Mi hai vista nuda! -

Bubo fuggì in volo, mettendosi a distanza di sicurezza, mentre Minnie continuava ad abbagliargli insulti.

- Uccellaccio guardone e depravato! Hai visto il mio giovane e innocente corpo! -

Le ingiuste e illogiche accuse indignarono profondamente Bubo.

- Sono una civetta meccanica! Cosa vuoi che mi interessi del tuo corpo? -

E si voltò, ostentando sdegno.
L'uccello, tra sè e sè, si lasciò sfuggire una considerazione a mezza voce.

- E poi, non c'é proprio paragone con l'altra Minerva, quella adulta. -

- HAI DETTO QUALCOSA? -

- Nulla di nulla. - Rispose la civetta, impettita.

La surreale atmosfera che si era creata diede l'occasione alle creature di tornare, passata la sorpresa iniziale, di nuovo all'attacco.
Accorgendosi delle presenze, Light Crusader cambiò immediatamente tono.

- Ehm, Bubo.... -

- Cosa c'è, stavolta? - Chiese l'automa, seccato.

- Riguardo la seconda domanda.... -

- E allora? -

- QUALI SONO LE MIE ARMI? - Gridò finalmente la paladina, che aveva cominciato un'impietosa fuga, inseguita dal gruppo degli avversari.

- Ah, giusto. - Realizzò il volatile. Per poi scendere in picchiata.

- Sono io la tua arma! -

- Come? - Chiese Minnie, indaffarata su e giù per il vicolo a tentare di scollarsi le ombre dalle calcagna.

- Pronuncia God Breaker, e stavolta niente domande! -

Minnie non se lo ripetere due volte, ed eseguì.
Come già successo molte altre volte in quindici anni di battaglie, Bubo modificò il suo assetto da civetta, trasformandosi istantaneamente in uno scudo, che andò a infilarsi nel braccio destro di Light Crusader.
Dallo scudo emerse, da sotto la superficie, una lunga lama appuntita, come fosse una spada attaccata al braccio

Light Crusader provò di riflesso a voltarsi e a descrivere con il braccio un arco di centottanta gradi.
Tagliate di traverso, le prime due vittime caddero a terra.
Non male come prima mossa, pensò Bubo.
Menando altri fendenti, Light Crusader affettò tre ulteriori creature.
Stava imparando in fretta.
Light Crusader vide in lontananza e inorridì, dandosi della stupida, al pensiero di aver dimenticato Asako incustodita per tutto questo tempo.
Almeno tre creature ombra erano su di lei, nell'intento di riprendere il pasto.

"...quando una vittima viene svuotata, diventa una di loro."

Anche correndo, le ci sarebbe voluto troppo tempo per raggiungerli.
Istintivamente, allungò il braccio verso l'amica, quasi a volerla raggiungere.
Una voce nella sua testa le suggerì la soluzione.

God Boomerang! -

Il God Breaker attaccato al braccio estese immediatamente due alette, taglienti, ai lati dello scudo.
Quest'ultimo partì a tutta velocità dal braccio della guerriera, volando in un vorticoso movimento rotatorio.
In un frammento di secondo era già arrivato a destinazione, liquidando a dovere i tre assalitori, e tornando prontamente indietro.
Ma prima che esso potesse tornare al braccio della guerriera, qualcosa andò storto.
Tre nuovi elementi erano infatti apparsi alle spalle di Light Crusader, e mentre questa aveva l'attenzione puntata su Asako, la presero di sorpresa e la gettarono a terra, puntellandola al terreno.
Il God Boomerang venne deviato dall'artiglio di uno di essi, e finì per  spiattellarsi contro una parete, cadendo a terra.
Si ritrasformò in civetta e tentò una disperata carica contro il gruppo, ma nella sua forma originale poteva ben poco, ed ebbe la peggio nella breve scaramuccia che lo vide scaraventato miseramente di nuovo contro il muro.
Disarmata, immobilizzata e con il compagno tramortito, Light Crusader si rese conto della gravità della situazione.
In quel momento, lei, eroina senza alcuna arma, guerriera senza alcun potere, rifletté di quanto, nonostante un'armatura e un nome altisonante da "paladina della giustizia", non valesse poi così tanto, rispetto all'imbranata e inutile ragazzina che era sempre stata.
Guardò ancora una volta Asako: le cadde una lacrima, al pensiero di aver fallito, nel tentativo di proteggere la sua amica.
Con un peso nel cuore, contemplò l'imminenza della propria fine.
Fine che si avvicinava insieme all'artiglio nero di uno di quegli esseri, in procinto di penetrarle il petto.
Chiuse gli occhi, per poi sentire una forte pressione sulla pelle, e avvertire una gran confusione scatenarsi attorno a lei.
Il peso che la immobilizzava improvvisamente sparì. La sua pelle venne sferzata, per alcuni secondi, da aria in movimento a folle velocità.
Quando il caos finì, trovò il coraggio di dischiudere le palpebre.
Era come se il vicolo fosse stato teatro, per un attimo, di una piccola tromba d'aria.
Tra cartacce e nuvole di polvere ancora sollevate, Minnie notò i corpi dei suoi assalitori accatastati l'uno sull'altro, a qualche metro da lei: su di essi notò numerosi tagli, come se qualcuno avesse agitato all'impazzata un coltellino, facendone scempio.
Non finì di notare queste cose che dovette spostarsi d'istinto, per evitare l'agguato di una figura sopra di lei.
Nel movimento, notò un getto di sangue, insieme a una piccola fitta al braccio. Un taglio, simile a quelli riscontrati sui cadaveri.
Spostò istintivamente lo sguardo in direzione dell'assalitore.
Anzi, l'assalitrice.
Il suo aspetto era infatti quello di una ragazzina, anche se i lineamenti, marcatamente felini, la rendevano meno umana di quel che sembrasse.
Occhi selvatici la scrutavano con ostilità, mentre, spuntando da una piccola cascata di capelli rossi, due orecchie triangolari, come quelle di un gatto, si muovevano in continuazione, cercando di captare ogni rumore possibile.
La bocca spalancata, che lasciava intravedere piccoli canini appuntiti, la posizione a quattro zampe, rannicchiata come una molla pronta a scattare: tutto comunicava in lei un terribile astio.
Sembrava pronta a saltarle addosso al minimo segnale.
Ed avrebbe fatto così, se una voce meccanica non l'avesse fermata.

- Myagola... tu qui? -

Bubo, svolazzando malamente a causa dello scontro subito, andò a posarsi sulla spalla di Light Crusader. La civetta quindi specificò meglio la domanda.

- Myagola.... quindi anche tu sei viva? -

La ragazza gatto guardò l'automa dorato con un misto di sospetto e curiosità, poi spostò lo sguardo su Ligh Crusader, e si irrigidì, soffiando minacciosamente.

- Mi riconosci, Myagola? Sono io, Bubo! -

La felina spostò nuovamente l'attenzione sulla civetta, piagnucolando un sommesso.

- Nyaaaa....... -

- E' una gatta? - Domandò Minnie a Bubo.

- Una specie. - Spiegò la civetta. - Era una delle nostre compagne, prima... prima che Minerva... -

- Prima che io cosa?! - Chiese concitatamente Minnie, avanzando senza accorgersene di un passo.

Myagola scattò rabbiosamente in avanti e saltò addosso alla guerriera dorata, con le fauci ben spalancate, dirette al collo di Minerva.
I suoi canini però non affondarono nella carne, ma in una dura scorza di metallo.
La gatta lasciò immediatamente la presa, sputando a lato Bubo che si era infilato preventivamente tra le sue fauci. La civetta si rimise in piedi, e in volo, andando a interporsi tra le due guerriere.

- Myagola. Non è lei. Mi capisci? Non. È. Lei. -


La ragazza gatto guardò incredula il volatile meccanico.
Protestò con un: - Nya.... -.
Poi, il suo sguardo si riempì di rabbia,  e il suo miagolio divenne un acuto grido di protesta.
Bubo rimase, inflessibile, tra Myagola e Light Crusader.

- Non. È. Lei. A costo di ripeterlo all'infinito, Myagola. -

Per tutta risposta, la guerriera felina si mise le mani tra i capelli, e cominciò a scuotere la testa come una forsennata.
Alla fine, dopo un altro violento miagolio di protesta, spiccò un balzo altissimo, sparendo nel cuore della notte.

Light Crusader assistette alla scena, ancora più confusa.

- Bubo... cosa sta succedendo, qui? -

- Te lo spiegherò poi, Minerva... ma, intanto... -

- Sì? -

- Non eri preoccupata per la tua amica? -

Minnie si lasciò sfuggire un piccolo urlo di terrore: se ne era nuovamente dimenticata!
In preda al panico, si precipitò verso l'amica. Una rapida occhiata permise a Bubo di tranquillizzare la compagna.

- Abbiamo fatto in tempo. Le ci vorrà qualche giorno di riposo a letto, ma è salva. -

Un'altra grande emozione seguì quella sera giornata già carica di avvenimenti incredibili e avventure strabilianti: quando venne riportata a casa Asako, tra le lacrime di sollievo della madre.
Ma quella giornata si portò dietro anche tanti interrogativi e dilemmi.
Per Bubo, il morire, risvegliarsi in una realtà che non conosceva, incontrare una giovane Minerva, veder nascere una nuova Light Crusader...
Scoprire che Myagola era ancora viva. Quando se n'era andata, la guerriera gatto sembrava davvero confusa... Probabilmente, proprio come lui, si era ritrovata sola e sperduta in questo mondo sconosciuto. Ed era davvero carica di rancore verso la Minerva che l'aveva uccisa. Ed è qui che la civetta si arrovellava maggiormente.
Nonostante le apparenze, lui e la guerriera Gatto erano, senza dubbio, vivi. E se lo era Myagola , allora c'era motivo di credere che anche Swena e Karsika...
Si ricordò in quel momento delle parole di Minerva.

"Ti spedisco all'altro mondo. Chissà, magari ci rivedremo lì. "

Volse lo sguardo verso Minnie, per poi ritornare ai suoi pensieri.

- Che cosa ci hai fatto, Minerva? - Si chiese retoricamente la civetta.
Subito dopo si spense, o meglio, si "addormentò", per la prima volta, in quella giornata, sulla spalla di Minnie, mentre passeggiavano sulla strada verso casa.
Anche Minnie in quel momento era tormentata da una miriade di domande, dubbi e dilemmi per la testa. Ma due vinsero la priorità su tutti gli altri.

- Come spiego la mercanzia rotta nel negozio a papà? Come faccio per la verifica di storia di domani? -

La luna splendeva alta nel cielo, testimone della prima, stramba e avvincente avventura di .... Light Crusader.


^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Sul giaciglio reale, l'Imperatore, spogliato della sua armatura, stava accarezzando il corpo della sua innamorata.
Senza quel pesante involucro che lo faceva sembrare, agli occhi del mondo, un temibile e pericoloso orco, aveva a tutti gli effetti l'aspetto di un normale essere umano.
Il corpo muscoloso era cosparso da mille cicatrici, e molte di esse erano state causate, nel corso degli anni, proprio dalla donna che in questo momento giaceva dormiente vicino a lui.
La vita è davvero strana, pensò l'Imperatore. Essere odiato da tutti, ma avere l'amore proprio dal suo più temibile nemico.
- La vita non è proprio la favola che ci si aspetta. - Commentò inavvertitamente.
Un sommesso gracchiare lo distolse dalle sue riflessioni.

- Non ti hanno mai insegnato a bussare prima di entrare in una stanza privata, Aracne? - fu il commento, leggermente irritato, dell'oscuro signore.

- Chiedo venia, o Imperatore. -

Una grottesca caricatura di donna, una terrificante chimera, con la testa, le braccia e il busto nudo di un essere umano, ma sei orribili zampe pelose al posto delle gambe, si prostrò al cospetto del letto.

- Allora, hai notizie da darmi? - Chiese l'Imperatore con tono sbrigativo.

- Sì, o mio signore. Devo purtroppo confermare i suoi sospetti. La civetta è ancora viva. -

L'Imperatore sospirò. - Quindi, deduco, che anche le altre tre .... -

- Non ne ho la certezza, sommo Imperatore. La cosa avrebbe senso, tuttavia. Soprattutto alla luce del  fatto che i corpi sono misteriosamente scomparsi, e non è stato possibile trovarli da nessuna parte. -

L'Imperatore sorrise all'indirizzo di Minerva, avvolta in un sonno profondo.

- Il mio piccolo fiore alla fine non ci è riuscita... -

- È arrabbiato, mio signore? -

- Al contrario, mia fida Aracne. Sarà ancora più divertente. - Rispose l'Imperatore, abbandonandosi a una sottile risata.

La sfida ormai era iniziata.

  
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