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Autore: FairyElise    10/06/2007    2 recensioni
Due band. Amore o odio? I loro due manager. Ma quale in realtà è la loro storia? Cosa hanno veramente dovuto affrontare? Un viaggio attraverso i sentimenti di chi nasconde qualcosa di più...[FF My chemical romance a 4 mani by Elyrock & Frytty].
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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lol X°°D Cambiate il soggetto del titolo del cap. con un 'we' e otterrete le nostre scuse... =P Davvero...scusate se abbiamo aggiornato con così tanto ritardo ma entrambe siamo state prese dalla scuola e volevamo anche portarci avanti con i capitoli prima di pubblicare XD Comunque...dopo circa un mese rieccoci qui.
Ovviamente un grazie grossissimo a chi ha recensito e anche chi ha soltanto letto.
Un bacione a: crazy4frankiero, etoil noir, Lady numb e Deah (in bocca al lupo per la band!). Grazie mille a tutte. I vostri commenti ci rendono davvero felici. E per quanto riguarda Frank e la sua antipatia ...bhe, continuate a seguire... =P

Sammy & Ely
Enjoy!!


4

4. I’m sorry

Li guardo stupita.

Non credevo rimanessero ad ascoltare i ragazzi.

Gerard sembra anche piuttosto colpito positivamente.

Sussurra qualcosa a Frank,

ma la sua espressione non cambia.

Eppure i suoi occhi non riescono ad assecondare l’apparente freddezza che dimostra.

< Così ...tu sei la loro manager? > comincia Bob.

Finalmente qualcuno rompe il ghiaccio.

< Già... > dico semplicemente < Li conosco da quasi un anno ormai... > continuo.

< Non sono affatto male...hanno uno stile piuttosto originale... > commenta.

< Già...non sono la solita band dalle sonorità punk-rock...mi hanno stupito la prima volta che li ho visti...e dal vivo danno il meglio > lo informo.

Frank si allontana sussurrando qualcosa.

Non riesce ad ammettere che sono bravi?

Lo seguo con lo sguardo, mentre si accende una sigaretta.

< Non preoccuparti di lui... > la voce di Brian mi riporta alla realtà.

Mi volto a guardarlo. E’ così gentile eppure ci conosciamo da pochissimo tempo.

< La band è ottima, davvero > continua < Ok, forse sono agli inizi, però promettono bene... > sorride.

Sorride e per un secondo mi perdo nell’azzurro-grigio dei suoi occhi.

La canzone sul palco cambia: “Love = lies”.

Una ballata dolce,

diversa dalle altre canzoni.

La voce di Jake veste la musica della chitarra acustica che Alex concentrata suona.

Sì, non è solo una mia impressione.

Sono ottimi.

*

Finiamo di suonare tra le grida del pubblico, che è stato semplicemente fantastico. Togliendomi la chitarra e trattenendola per il manico, vado ad abbracciare Jen. E' la prima volta che sento di aver fatto qualcosa di buono, in tutti i sensi.

< Siete stati davvero bravi! > Commenta Bob dandoci una pacca sulla spalla e dispensando sorrisi.

Sembravano così freddi all'inizio... non mi aspettavo che ci guardassero dal backstage.

< Siete stati grandi!! > Esclama qualcuno dall'insieme di abbracci che ci circondano.

Mentre tutti stanno pensando a come festeggiare, mi allontano per riporre la chitarra su uno degli amplificatori lì vicino.

< Dovresti sapere che le ragazzine come te non devono giocare con le chitarre... >

Mi volto per vedere chi è, ma non ce n'è bisogno. Ho già riconosciuto la voce.

Frank.

Nemmeno un commento da parte sua, nemmeno un complimento.

Non posso nascondere la delusione.

< Beh... a me piace "giocarci"... c'è qualcosa che non va? > Gli chiedo girandomi e facendo spallucce. Sono troppo contenta per mettermi a discutere.

< Perchè dovrebbe esserci qualcosa che non va? >

Mi chiede continuando a fumare la sua sigaretta, ormai quasi consumata del tutto.

< Non ti stiamo tanto simpatici a quanto pare... > Lo guardo mentre butta la sigaretta a terra e schiaccia la punta con il piede.

< Siete solo dei ragazzini... > Risponde come se fosse ovvio.

< Non ci conosci nemmeno! > Replico.

Ho detto che non volevo discutere? Beh... sto iniziando a mandare al diavolo il mio buon proposito.

Fa spallucce, indifferente.

< Siete troppo giovani per i miei gusti... >

< Ma chi cazzo ti credi di essere per giudicarci?! >

Adesso non ce la faccio più.

Viene qua a dirmi che siamo troppo giovani per i suoi gusti, ma non spetta a lui giudicare!

< Cos'è, sei la classica figlia di papà, viziata, che non sopporta di avere torto?! >

Mi domanda sarcastico, guardandomi con aria di sfida.

< Tu non sai un cazzo di me! > Lo spingo, correndo via.

Nessuno sa cosa ho passato. Nessuno. Tanto meno lui.

Dov'è finita tutta la felicità di prima? La gioia di aver suonato per la prima volta davanti ad un pubblico così vasto? L'adrenalina che ho provato suonando, respirando l'aria della libertà? Dove? Voglio davvero farmela strappare via da uno che nemmeno mi conosce?

Non vorrei, ma non ci riesco. L'ho buttata nel cesso la mia felicità.

Forse non ho il diritto di essere felice almeno per una volta nella mia vita. In fondo, non ho nessuno.

*

Alexandra corre via piangendo.

Non l’avevo mai vista piangere.

Mai.

Osservo Frank, poco più in là.

Ho sentito ogni singola parola sputata da lui. E non riesco a passarci sopra.

Non credevo potesse essere così.

Stupida. Infondo non lo conoscevo nemmeno.

Alexandra si siede qualche metro più in là.

Lo sguardo perso.

Il bagliore di felicità che c’era prima è sparito,

sostituito solo dal vuoto, dalla tristezza.

E’ quasi palpabile, la sua delusione.

Frank fa per prendere la sua chitarra, probabilmente per accordarla.

Eh, no bello.

< Sai che sei stato un vero stronzo?! > lo aggredisco prima che riesca a vedermi.

Alza lo sguardo verso di me. Ha un espressione...spezzata.

< Che cazzo vuoi ora? > replica infastidito.

Recita. E si vedrebbe lontano un miglio. O almeno lo capisco io.

Perché è esattamente com’ero io appena qualche mese fa in questo momento.

< Non ti è sembrato di esagerare un po’? Umh?! > comincio, cercando di stare calma.

Deve aver toccato una ferita ancora aperta.

Perché non ho mai visto Alexandra piangere. Mai.

< La verità fa male... > dice semplicemente, spegnendo la sua sigaretta.

< Cazzo... ero convinta che il successo non avesse cambiato nessuno di voi. Evidentemente mi sbagliavo... Forse hanno ragione gli altri... > sussurro quest’ultima parte.

Gli altri sono molto gentili. Ma lui....

< Perché? Che dicono gli altri? > dice annoiato.

Recita. Ancora.

< Lascia stare...tanto a quanto pare non ti interessa delle opinioni di quelli che ti circondano, tanto meno dei loro sentimenti... > abbasso lo sguardo. Che totale delusione.

< Senti...non è un problema mio se quella ragazzina si mette a frignare per un mio commento... >

La sua voce si abbassa un po’, insicura.

Colgo il suo sguardo. Spezzato.

Che c’è...cominci a renderti conto di aver combinato un casino?

< Giusto perché tu lo sappia...Quando eravate agli inizi, Alexandra adorava come suonavi, forse sei stato proprio tu a darle maggior voglia di prendere in mano quella chitarra... > dico.

Lo guardo ancora. Colpito.

E poi me ne vado.

E spero di vederlo scusarsi con lei al più presto.

*

Beh... se voleva farmi sentire in colpa, c'è riuscita benissimo. Afferro la mia chitarra e mi siedo a gambe incrociate per accordarla. Volgo ad Alexandra un ultimo sguardo. Sta piangendo e cazzo, mi dispiace!

La felicità che le ho visto sul volto quando abbracciava tutti dopo il concerto è sparita del tutto, ma in fondo, che ne sapevo che avrebbe reagito così!

Sbuffo e mi rivolgo totalmente alla mia chitarra.

Che stronzo che sono!

Mi fa male vedere le persone piangere e poi perchè? Soltanto perchè è giovane, inesperta ma con tanta voglia di fare.

Lo si capisce lontano un miglio che è felice solo con la sua chitarra tra le braccia...

Forse dovrei davvero andare a chiederle scusa.

Sono troppo orgoglioso per farlo, vero?

Si che è vero, perchè mi conosco, e bene anche.

Non ho il coraggio di andare là e dirle semplicemente che mi dispiace, che non mi va di vederla piangere.

Però, le mia gambe non si muovono, nonostante i miei occhi la stiano guardando mentre si asciuga le lacrime.

Cazzo, sono proprio uno stronzo se non faccio nulla!

*

Mi asciugo le lacrime con le maniche della felpa, tirando su con il naso.

Mi ero ripromessa di non piangere mai più, ma è bastato lui a farmi ritornare tutto in mente.

Non devo piangere.

Ormai ho imparato ad essere forte, a cavarmela da sola.

Non devo piangere.

< Ehi... > Mi volto e mi ritrovo a qualche centimetro da quegli occhi che prima mi hanno aggredito.

< Che cazzo vuoi ancora? Non ti è bastato farmi piangere? Vuoi vedermi anche sbattere i piedi per terra come una mocciosa? > Lo aggredisco.

Mi guarda intimidito, ma non penso sia perchè gli ho messo paura.

E'... dispiaciuto forse?

< Sono venuto solo per chiederti scusa... insomma... io non pensavo che... insomma, mi dispiace! > Abbassa lo sguardo e per un momento credo di vederlo arrossire.

< Già... > Riesco soltanto a dire.

E' stato gentile a venire a scusarsi, ma non riesco a dimenticare quello che mi ha detto.

Mi mordo un labbro per non piangere, anche se voltandomi dall'altra parte per non farmi vedere o forse semplicemente per non guardarlo negli occhi, le lacrime iniziano a rigarmi le guance, mentre cerco almeno di trattenere i singhiozzi.

Non devo piangere.

Solo... non ci riesco.


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