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Autore: 1rebeccam    22/11/2012    21 recensioni
"L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito. Gli occhi erano scuri e, mentre guardava Alexis e si sporgeva verso di me per mettermela tra le braccia, il sorriso dolcissimo che le riservava, la rendeva ancora più bella. Sistemò la sua testolina rossa sopra la mia mano e mi fece le congratulazioni, dicendo che era bellissima…"
Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!' - 5
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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Mancano Ancora Tre Settimane...
*

La Guerra tra i Mondi

 


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…L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito. Gli occhi erano scuri e, mentre guardava Alexis e si sporgeva verso di me per mettermela tra le braccia, il sorriso dolcissimo che le riservava, la rendeva ancora più bella. Sistemò la sua testolina rossa sopra la mia mano e mi fece le congratulazioni, dicendo che era bellissima…

 

-Allora… ti piace il tuo nuovo lettino?-
Stella annuisce sorridendo e lui si china a baciarle il nasino.
-Brava paperottola, ormai sei diventata troppo grande per la culla, quella la lasciamo al fratellino.-
-E non tono tloppo glande anche pel ettele chiamata papelottola?-
Risposta pronta e lingua tagliente… e brava Stella!
Mette il broncio prima di tirarsi su il lenzuolo fin sopra la testa e Kate ride, mordendosi il labbro in silenzio. Adora origliare e sbirciare i suoi bambini, all’ora della nanna.
-Direi che essere una paperottola, non ha età…-
Rick la scopre fino al pancino, la sbaciucchia facendole il solletico e lei gli tira i capelli, dimenandosi e ridendo.
-Pappà… che stolia mi lacconti statela?!-
Nella penombra della lampada, le brillano gli occhi. Ogni sera ascolta le sue storie in silenzio, rapita dal tono della sua voce, molte volte, se la storia non ha effettivamente nessun senso, gli risponde a tono, cercando di trovare una spiegazione plausibile ad ogni cosa che inventa il suo papà e poi, finiscono per riderne insieme.
-Ti ho mai raccontato perché avevo scelto il nome Orson per il tuo fratellino?-
La spia fuori dalla porta solleva gli occhi al cielo e lo fa anche Stella, sbuffando.
-Pappà, Otton è un nome bruttittimo…-
-D’accordo, ne prendo atto, però è un nome importante.-
A questa frase, Kate, cerca di mettersi comoda, appoggiandosi allo stipite della porta, perché la curiosità la sta divorando.
-Allora… nel 1938…-
-Cot’è il millenovecentotlentotto?!-
Kate sghignazza e anche Rick sorride.
-Hai ragione, per te è uno spazio temporale senza nessuna importanza. Diciamo che è tanto, tanto tempo fa… come a dire ‘c’era una volta’…-
Stella annuisce seria, ora si che lo spazio temporale ha un senso.
-Allora… tanto, tanto tempo fa, un giovane che leggeva alla radio, decise di raccontare a tutta l’America un romanzo  di fantascienza dal titolo La Guerra dei Mondi, che parlava di astronavi, extraterrestri e invasioni di omini spaziali. Era un ragazzo intelligente e dalle molte risorse, rendeva eccitante tutto quello che leggeva e quando raccontava, con suoni ed effetti speciali, teneva i radioascoltatori con l’orecchio attaccato alla radio e con il fiato sospeso. E’ stato così bravo a raccontare questa storia, che molte persone hanno davvero creduto che la Terra stesse effettivamente subendo l'invasione da parte di una bellicosa flotta di astronavi marziane...-
Gli occhi di Stella sono spalancati sulla bocca di Rick, ha solo due anni e mezzo, ma si è immedesimata perfettamente nel racconto, visto che il suo papà l’ha già battezzata al mondo della fantascienza  facendole conoscere il piccolo Elliot e il suo dolcissimo amico E. T. ed è stato difficile farle capire perché il piccolo extra terrestre voleva per forza tornarsene a casa sua.
-E gli alieni tono allivati davvelo?-
-No tesoro, La Guerra dei Mondi era solo un romanzo, una storia immaginaria, ma raccontata così bene, da farla sembrare vera. E sai come si chiamava quel giovane così bravo?-
Lascia la domanda in sospeso, osservando attentamente la bambina che scuote la testa, rispondendo di no.
-Si chiamava ORSON Welles, diventato poi, uno degli attori e registi più grandi della storia cinematografica americana. Come vedi il nome Orson sarà anche bruttino, però è un nome importante, appartenuto ad un pezzetto della storia del nostro paese.-
Kate scuote la testa, doveva esserci un motivo particolare per quella scelta insensata: Orson Welles + attacco alieno = nome degno di un Castle!
Stella si mette a sedere sul letto, con le braccia conserte e la fronte corrucciata.
-Beh… anche Gabiel è un nome impottante… è il nome di un andelo… più impottante di cotì…-
Fuori dalla porta, Kate non può fare a meno di ridere, specie quando sente il sospiro rassegnato di Rick.
-Hai ragione… come competere con un angelo sulla scala dell’importanza! Ora mettiti giù, è tardi e PufPuf sta morendo di sonno.-
Le porge il paperottolo e lei si distende abbracciandolo a se.-
-Pappà… ma quando nasce Gabiel?-
-Presto. Ormai non ci vuole più tanto, solo altre tre settimane.-
-Quante tono tre settimane?-
-Mh… diciamo… il tempo che abbiamo passato in vacanza al mare.-
Il musetto di Stella si apre in un grande sorriso.
-Allola non è tanto tempo!-
Il cuore di Kate accelera inspiegabilmente, china la testa e sospira.
Perché sentire che il tempo stringe le mette ansia?
-Dobbiamo trovale l’elpantino per Gabiel pappà, ci andiamo domani?-
-Certo tesoro, domani ci dedichiamo alla caccia all’elefante… ora però dormi. Sogni d’oro Stellina!-
-Togni d’olo anche a te pappà… e anche a te mammina…-
Solleva la testa verso la porta e sorride arricciando il nasino.
Mamma finge di origliare, ma quei due sanno benissimo che, tutte le sere, resta lì ad aspettare la fine della storia di turno.
Entra in camera e si siede sul letto, si china a baciarla e la bambina le attorciglia le braccia intorno al collo.
-Buonanotte tesoro mio, dormi bene.-
Le rimbocca con cura il lenzuolo e mano nella mano, lei e Rick escono dalla stanza, lasciando la porta socchiusa.
-Quella bambina è un osso duro!-
Castle si finge preoccupato e lei gli accarezza i capelli e lo bacia.
-Hai l’aria stanca… mi spiace che debba fare tutto tu! Ieri notte hai scritto fino a tardi e oggi ti sei occupato di tutto.-
Lui le bacia la fronte.
-In effetti sono sfinito, ma non perché ho fatto il casalingo, è stata Gina a sfinirmi, mi ha tenuto 40 minuti al telefono, sclerando perché non ho ancora niente di pronto.-
-Ed è colpa mia!-
Sbuffa Kate, mentre lo trascina in camera da letto.
-Veramente ho già una prima bozza quasi pronta, ma siccome, per contratto, devo consegnarla a metà settembre e siamo solo a fine agosto, non ha nessun diritto di stressarmi per una consegna anticipata. Sono io la gallina dalle uova d’oro e sono stufo di sottostare alle sue paturnie.-
Finisce ridendo sotto i baffi, mentre si distende sul letto e lei scuote la testa.
-D’accordo che non vuoi anticipare la consegna, ma almeno potresti dirle che sei a buon punto, così non ti stressa.-
L’espressione del suo viso la fa ridere di gusto, ha la faccia di uno che gode a far rosicare gli altri, anche a costo di rimetterci personalmente in salute.
Si corica attaccata a lui, che mette il viso accanto al suo, poggiandole la mano sul pancione e tempo un paio di minuti, crolla per la stanchezza.
Kate invece, non riesce a prendere sonno, non riesce a trovare una buona posizione che le faccia riposare la schiena. Si gira e rigira un paio di volte, con la conseguenza che anche lui si gira e rigira, perché disturbato nel suo sonno. Decide che forse un bicchiere di latte potrebbe calmare lei e anche il bambino, così si ritrova seduta sul divano, da sola con i suoi pensieri.

 
…In realtà, appena nata, non era tutta questa bellezza, credo sia così per tutti i neonati, pensai che aveva un visetto bruttino, tutta raggrinzita, sembrava più una vecchietta, che una bambina e la pelle era troppo rossa, ma quando, un’ora dopo, finalmente me la ritrovai tra le braccia, era completamente diversa. I tratti del viso rilassati, il musetto in movimento come se ciucciasse, la pelle bianca e gli occhi… sembravano azzurri, ma non azzardai subito, magari avrebbero cambiato colore. Era davvero bellissima…

 
Non passa nemmeno mezz’ora, che lo sente scendere le scale a piedi nudi, sbadiglia mentre si gratta la testa per cercare di svegliarsi, arriva in basso e si guarda intorno, strizzando gli occhi per abituarsi alla penombra della stanza. La vede di profilo, seduta con le gambe sollevate sul divano e le spalle appoggiate al bracciolo, mentre ruota il collo e si passa una mano sulla nuca.
Si avvicina e l’abbraccia da dietro, lasciando che il bracciolo li tenga divisi, le poggia un bacio sulla guancia e lei sorride.
-Non ti senti bene?-
Le sussurra all’orecchio. Kate gli prende la mano e gli fa spazio per consentirgli di sedersi dietro a lei, si sistema tra le sue gambe e, appoggiando la testa sulla sua spalla, sospira.
-Allora? Non ti senti bene?-
Lei scuote leggermente la testa.
-La schiena mi dà problemi e lui non fa altro che muoversi, è diventato bravo con le capriole. Non riesco più a stare sdraiata. Eri così stanco, se avessi continuato a muovermi ti avrei svegliato, così ho pensato che magari, avrei potuto sonnecchiare sul divano.-
-Che idea malsana! Dovresti saperlo che mi sveglio quando non sei a letto con me, ho come una specie di radar, soprattutto  adesso che siamo agli sgoccioli.-
-Agli sgoccioli? Mancano ancora tre settimane, altro che sgoccioli!-
Rick sorride e comincia a massaggiarle il collo, scende piano sulle spalle, fino a fermarsi sulla schiena, all’altezza dei reni facendola sospirare e lamentare contemporaneamente.
-Tre settimane per te non significa che siamo agli sgoccioli?!-
-Per niente… 21 giorni… 504 ore… ti rendi conto? 30240 minuti…-
Rick sghignazza e lei si gira a guardarlo male.
-Beh… contando i minuti, hai ragione tu, con 5 cifre, tre settimane sembrano davvero un’eternità!-
-Uff… non scherzare. Io non ce la faccio più! Non riesco a muovermi, a dormire, mi sento… stupida…-
Finisce la frase, chinando la testa in avanti e abbassando la voce improvvisamente.
-Stupida?!-
Rick l’attira a se, le fa appoggiare la schiena al suo torace, attacca il viso al suo e le massaggia il pancione.
-Cosa c’è che non va, Kate?-
La sua voce è sussurro roco, è consapevole che quel tono di voce la rasserena e la tranquillizza, proprio come quando racconta una storia a Stella.
Dopo un paio di minuti di silenzio, in cui si gode le carezze e i piccoli baci sul collo, lei mette le mani sulle sue e le lascia immobili sul ventre.
-Vorrei che queste tre settimane passassero presto…-
-Ma?!-
Le chiede lui, strofinandole il naso sui capelli, mentre lei ha ancora la testa china e si guarda il pancione.
-Ma vorrei anche… che non passassero…-
Dice con una punta di rassegnazione nella voce e appoggia la testa di peso sul suo petto, Rick le bacia per l’ennesima volta i capelli e sorride.
-Vuoi restare una mongolfiera per sempre?-
Gli arriva un pugno sul braccio e ridono insieme.
-Quanto sei scemo Richard Castle!-
Lui per tutta risposta le bacia ancora il collo.
-E mi dica detective, può questo povero scemo azzardare una teoria… con tutta l’umiltà di questo mondo, s’intende!-
-Teoria su cosa?-
-Sulle prossime tre settimane di gestazione: le facciamo passare o fermiamo il tempo?-
Finisce la frase, con tono teatrale, come se stesse citando Shakespeare.
-Mhh… sentiamo, ma che sia una teoria possibile, o ti faccio sparire con la forza del pensiero.-
Lui le appoggia il mento sulla spalla.
-Paura?!-
Azzarda, stringendo gli occhi, aspettandosi un altro pugno in qualche parte imprecisata del corpo, invece non arriva nulla, nessun dolore, solo un altro, forte sospiro.
Riapre gli occhi e si ritrova i suoi puntati addosso. La guarda serio, perché si accorge che sono lucidi.
Il cuore gli si scioglie. Non è abituato a vederla fragile, anche durante tutta la gravidanza è stata sempre la solita Beckett, forte e autoritaria, cocciuta e orgogliosa, dinamica e movimentata, ma da un paio di giorni, dopo l’ultima ecografia, con l’avvicinarsi del parto, è  cambiata improvvisamente. E’ taciturna, calma, troppo calma… e la notte dorme poco. Pensava fosse per il peso, divenuto ingombrante, per i piccoli dolori che, a detta del medico, sono normalissimi arrivati alla fine dei 9 mesi, ma la verità è un’altra.
-Sono stupida, vero? Non vedo l’ora che tutto finisca, ma ho paura di non farcela.-
Rick le mette due dita sotto al mento e la bacia.
-Dicono che partorire sia la cosa più naturale del mondo, dall’inizio dei tempi, ma capisco anche che, chi si trova ad affrontarlo, in quel momento, non ci trovi nulla di naturale, ma, per quanta paura possiamo avere, perché ne ho tanta anche io, sono certo che andrà tutto bene.-
-E se qualcosa andasse storto? Non parliamo solo della mia vita, non m’importerebbe, ma se qualcosa andasse storto e dovesse succedere qualcosa al bambino, se…-
Un bacio la zittisce e un sorriso la calma.
-Io sarò lì con te, qualsiasi cosa dovesse succedere l’affronteremo insieme. Insieme riusciremo a far nascere questo bambino, non è che i figli possiamo averli già tutti pronti e confezionati!-
Lei non riesce trattenere una risata, gli mette la mano sul viso, accarezzando il crespo della barba sotto le dita.
-Tu ed io… Castle?-
-Tu ed io… Beckett!-
Lo bacia, continuando ad accarezzargli la barba e sorride.
-Tu ed io Rick… in momenti come questo ho la certezza che non possa succedere niente di brutto.-
Si baciano dolcemente, bisognosi di toccarsi e assaporasi, per aggrapparsi a quella speranza che sentono solo quando sono insieme.
-Interessante la storia di Orson Welles... è davvero un nome importante!-
Lui annuisce sorridendo.
-Peccato che sia così brutto…
Il sorriso si spegne all’istante e la sua espressione fa ridere Kate, che lo consola con un altro bacio.
-Hai impegni con la casa editrice domani mattina?-
Rick risponde di no, scuotendo la testa e la bacia ancora.
-Allora possiamo andare in quel negozio di giocattoli e articoli per bambini sulla 5th, dobbiamo assolutamente trovare l’elefantino.-
-Abbiamo girato per tutti i negozi di giocattoli di New York, nessuno di loro pare abbia un elefantino che vada bene per nostro figlio? Anzi, che vada bene per Stella!-
Sbuffa stringendosi a lei, che solleva le spalle.
-Deve scegliere il migliore amico di suo fratello, è una grossa responsabilità per lei trovare quello giusto.-
-Ma se non lo ha trovato nei negozi megagalattici della città, cosa ti fa pensare che resterà contenta in un piccolo negozietto?-
-Sono proprio i pupazzi megagalattici che non le piacciono.-
-Va bene… Ora però, torniamo a letto, ci facciamo tante, tante coccole e, scommetto quello che vuoi, che riuscirai ad addormentarti.-
Come al solito aveva ragione. Si sdraiano nella stessa posizione di quando erano sul divano e tra carezze, baci, massaggini e altre piccole coccole, si addormentano stretti e tranquilli.



Continua...


Angolo di Rebecca:

Ciao zie, come state? Sono tornata, anzi, è tornata Stellina!!!
Sempre più peperina la nostra piccola paperottola *-*
Doveva essere una shot, invece sono più capitoli... boh... non lo so perchè scrivo tanto!
Evi... mi avevi detto che potevo usare il tuo suggerimento ed io l'ho fatto,
per questo il cap. è dedicato a te <3 per i diritti ne discutiamo in privato :p
Fosse stato per me me, queste ultime 3 settimane le avrei fatte passare tra sangue e dolore...
ma zia Vale mi ha chiesto di evitare la strage, ed io spero di averla accontentata.



  
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