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Autore: Mistress Lay    11/06/2007    17 recensioni
Tango vuol dire seguire i sensi, non le parole *Dedicata a fann1kaoriyuki*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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El Tango

El Tango

By Mistress Lay

Disclaimer: a chi ne detiene i diritti. Compresa me con le mie ubbie.

 

Questa fanfic è un regalo di compleanno – in ritardo, lo so ma la festeggiata mi ha perdonata! – per fann1kaoriyuki… che per la sottoscritta sarà sempre Hachi! ^^

Chérie, tel’avevo promessa, come condono del tuo giorno di compleanno, la terza sorpresa, la mia terza promessa.

Si sa, il tre è un numero magico: doveva essere la shot basata sul film che ti dissi ormai un mese fa, ma l’ispirazione non va molto d’accordo con l’imposizione della sottoscritta, quindi ho cambiato tutto e in un mezzo pomeriggio è uscito fuori questo!

Dopotutto doveva essere una sorpresa… no? XD

Inoltre l’idea calzava a pennello con la stagione e con i tuoi imminenti esami! ^^

 

Completamente sulle note de ‘El tango de Roxanne’ cantata da Josè Feliciano nel film ‘Mulin Rouge’, che tu ami tanto!

 

Besos,

Ti voglio bene Hachi!

 

Miss

(comunque in attesa di un ordine da eseguire con la mia fedele katana!)

 

 

*

 

 

 

Il locale 'Tre manici di scopa' non era mai stato così affollato di giovani studenti, l'atmosfera era ben più calda del solito, non solo per i 30 gradi ma anche per la buona dose di burrobirra che circolava tra i ragazzi. La musica era a tutto volume, incantata magicamente da quello che poteva sembrare un jubox magico, metà dei presenti erano in pista a ballare come scalmanati mentre la cospicua altra metà si stava scolando la decima o l'undicesima burrobirra mentre barcollava da un tavolo ad un altro, invitando le ragazze ad una danza folle.

Contrariamente a quanto si potesse pensare, non erano solo Grifondoro quelli che si davano alla pazza gioia, c'era una buona parte di Corvonero e la maggioranza dei Tassorosso. I Serpeverde non si facevano di certo pregare, anche se mantenevano un livello di sobrietà maggiore.

Harry fece scorrere la punta del polpastrello lungo tutta la circonferenza del suo boccale semipieno di burrobirra, pensosamente.

Al suo fianco Hermione sorseggiava il suo spritz, di cattivo umore, continuava a borbottare che tutti erano degli incoscienti e 'come aveva fatto la McGranitt a concedere una serata del genere agli studenti dell'ultimo anno'.

 

Già, come aveva fatto.

 

Harry era convinto che la McGranitt in un certo senso volesse alleggerire gli animi di coloro che stavano per conseguire i M.A.G.O.: sarebbero usciti dalla protezione di Hogwarts e proseguire per le loro strade, o tentare di seguirle, con la guerra imminente non era semplice nemmeno avere quella certezza.

Erano cambiate molte cose dalla morte di Silente.

Nel corso di quell'anno scolastico erano stati rafforzati tutti i controlli e le protezioni a Hogwarts e Hogsmeade, la nuova preside si era imposta con autorità nel suo lavoro e non faceva rimpiangere nessuno del vecchio Silente: non c'erano state ulteriori incursioni all'interno della scuola, ma Voldemort non ne aveva risparmiate per tutta l'Inghilterra.

Quell'anno, contrariamente alle tradizioni secolari della scuola, la McGranitt aveva concesso una serata di divertimento ai 'Tre manici di scopa' agli studenti di tutto il settimo anno, prima degli esami che si sarebbero tenuti da lì a due giorni - Harry sospettava anche perchè la presenza dei maghi provenienti dalle famiglie non babbane era massiccia e la loro richiesta era stata di poter festeggiare la loro dipartita con una 'cerimonia' babbana -.

La McGranitt sapeva perfettamente che gli studenti che avrebbero avuto in mano i M.A.G.O. si sarebbero immessi nella società magica dilaniata dalla guerra, sarebbero stati soli e isolati, Hogwarts poteva dare solo protezione agli studenti, dopo la scelta sarebbe stata lontana dai suoi protetti, impegnata a custodire i nuovi protetti.

Quindi la preside aveva pensato ad un’ultima distrazione, ad un addio speciale, ad una festa per rallegrarli.

 

L'ultimo anno.

E poi che sarebbe successo?

 

- Dai, 'Mione, lasciali divertire - borbottò Harry. Hermione gli scoccò un'occhiata di traverso che sapeva di tradimento. Incrociò le braccia al petto, contrariata, mentre la musica si alzava di volume e le danze si facevano più sfrenate assieme alle risate e ai cori denigratori dei Serpeverde.

- No! - esclamò improvvisamente a voce acuta Hermione e scattò in piedi mentre gli occhi nocciola si assottigliarono pericolosamente - Le taglio le mani! - e partì in quarta con la bacchetta sguainata verso Lavanda.

Harry nemmeno si premurò di seguirla, si bevve un lungo sorso di burrobirra e fece scorrere lo sguardo per tutta la sala. Fu in quel momento che lo vide.

Era seduto ad un tavolo circondato da alcuni Serpeverde, aveva una mano diafana e ben curata stretta al manico del boccale semivuoto di burrobirra, sull'altra mano era posato il suo mento, in un gesto del tutto elegante che lo faceva sembrare un cavaliere pensoso di tempi andati, accanto a lui alcuni amici gli stavano parlando concitatamente.

 

Chissà qual è il problema, si domandò Harry.

 

Draco Malfoy.

 

Anche per lui le cose erano cambiate dalla morte di Silente: aveva trascorso metà estate in latitanza poi era tornato un bel giorno a bussare alla porta della McGranitt assieme a Piton e chiedere un aiuto. Era stato imputato dal ministero per l'omicidio di Silente, di essere una spia e un mangiamorte e di aver facilitato l'incursione dei mangiamorte a Hogwarts.

In tribunale Harry aveva testimoniato in suo favore.

Ricordava ancora i suoi occhi pieni di paura di fronte a Silente, la sua espressione colpevole e vacua di malvagità, la sua voce tremante di dolore per la preoccupazione della sorte della madre.

Harry ricordava perfettamente anche la proposta di Silente di abbassare la bacchetta e ragionare assieme, ricordava anche la mano abbassata di Draco.

Non aveva scambiato con Malfoy nemmeno una parola se non il giorno del suo rilascio quando gli aveva chiesto personalmente dove sarebbe andato. Non gli aveva chiesto perchè si era unito ai mangiamorte, lo sapeva, il perchè.

Forse prima era stato l'adolescente spocchioso e snob ma adesso era solo un ragazzo preoccupato per le sorti della madre.

Aveva rinnegato il padre e il marchio passando dall'altro lato della barricata, non c'era bisogno di chiedergli altro.

E una settimana dopo il suo rilascio era stata sventata un attacco dei mangiamorte dagli auror, e poi un altro ancora.

Draco era passato dalla loro parte completamente il giorno in cui Harry aveva liberato la madre dalla cella nella quale la sua stessa sorella l'aveva rinchiusa. Anche in quell'occasione non c'era stato dialogo, almeno, non a parole.

Harry aveva visto chiaramente gli occhi di Draco perdere contegno e inumidirsi mentre accennava frettolosamente a Harry, le sue labbra si era schiuse per dire qualcosa ma Harry poi se n'era andato, lasciandolo solo con la madre.

Hermione e Ron tornarono al tavolo, lei furiosa, lui rosso di imbarazzo.

- Harry, tu non balli? - domandò Ron, per stemperare quell'atmosfera pesante che si era venuta a creare.

- Ron! - Hermione ne approfittò per lanciarsi in una filippica contro Ron, la sua impulsività e mille altre cose. Ron prese una delicata tonalità verde sul viso, segno che stava cominciando ad essere intollerante al troppo alcool bevuto.

- Ron! -

Ron si alzò in piedi e schizzò via verso il bagno.

Harry sospirò annoiato mentre Hermione si accontentava di guardarsi attorno: - Harry... sbaglio o Malfoy sta guardando te? -

Harry sollevò il capo e incontrò gli occhi di Draco Malfoy, subito il Serpeverde distolse lo sguardo.

- E' solo una tua impressione -

 

 

*

 

 

Oh no, Draco stava davvero guardando Harry in quel momento.

Lo stava guardando da un po', un bel po', si poteva quasi dire che lo stesse osservando da una vita, se una vita potesse essere equiparata a quest'ultimo anno quando tutte le sue convinzioni sono crollate rovinosamente.

Ora si era ritrovato da quella parte che Silente aveva difeso fino alla morte, dalla parte di Potter, per salvare la madre, per salvare se stesso, per essere se stesso.

E non aveva previsto di prendersi una cotta seria per lui.

Non avevano mai parlato veramente, per essere sinceri, solo in un’occasione, due secondi, un veloce scambio di battute dopo il processo per omicidio di Draco. nemmeno in occasione della liberazione di Narcissa, se non un veloce scambio di sguardi.

 

Però… era successo.

 

- Devi dirglielo! – esclamava in quel momento Pansy abbattendo un pugno contro il duro legno del tavolo, i braccialetti in argento tintinnarono come campanellini – E’ la tua ultima occasione! -

Blaise aspirò il fumo della sigaretta che aveva tra le labbra mentre metteva una mano sulla spalla di Draco: - Non assillarlo, Pans –

- Blaise! Devi essere dalla mia parte! -

Draco scoccò un’occhiata a Blaise di traverso: - Come mai ti dissoci da Pansy? –

Blaise ghignò: - Perché devi credere che ci sia un secondo fine? –

- Blaise, da quando ti conosco non c’è mai stata una volta che tu non facessi qualcosa per il tuo tornaconto personale! – sbottò Draco appoggiandosi allo schienale della sedia.

- Va bene, va bene… ho intenzione di prendermelo io, se non hai le palle per farti avanti -

Draco scattò subito in piedi, perdendo la sua espressione circospetta, allungando la mani ad afferrare il bavero della camicia di Blaise: - Ripeti – sussurrò con voce tagliente.

Pansy lo prese un braccio, avvicinandosi al suo viso: - Su, Draco, calmati, Blaise stava solo scherzando –

Draco non era ancora convinto e continuava a fissare il suo ex migliore amico con l’espressione più avvelenata possibile fino a che Blaise non ebbe la saggia idea di alzare le mani in segno di resa e ammettere che stava scherzando.

- Visto? – domandò Blaise non appena Draco tornò a sedersi senza smettere però di guardarlo male – Sei geloso. Persino di me, il tuo migliore amico! E dire che quasi ci scambiavamo le bacchetta parlanti a vicenda! – tirò un respiro di fumo – Vai da lui prima che qualcuno pensi che tu sia troppo stupido per invitarlo a ballare! -

- Non mi pare che io debba ballare con lui -

Pansy schioccò le dita, accentuando il suo sorriso: - Blaise, questa sì che è un’ottima idea! –

Blaise le mandò un bacio: - Ovvio che sì baby –

Pansy puntò contro Draco l’indice e il ragazzo si trovò a due centimetri dagli occhi l’unghia ben curata e smaltata di Pansy: - Fila a invitarlo a ballare! –

- Da quando ballare e dichiarazione vanno a pari passo? – domandò caustico Draco afferrando il boccale di burrobirra.

Pansy gli cinse le spalle con il braccio: - Da quando, mio caro Draco, hanno inventato il tango – gli soffiò in viso, con tono sensuale – Tu sei un ottimo ballerino, Potter magari non sa come riuscire a non pestarti i piedi ma nel tango basta che solo uno conduca, no? –

- Tango vuol dire seguire i sensi, non le parole – replicò con aria saputa Blaise – Forse questa volta non sarai a disagio a mostrare i tuoi sentimenti. Ballando parlerai e gli aprirai il tuo cuoricino serrato da mille chiavi -

Draco gli fece una smorfia: - Ma che avete vuoi due oggi? Che c’era nelle burrobirre che vi siete scolati? –

Pansy gli fece l’occhiolino: - E’ che siamo stufi di vederti così! Buttati! – e lo spinse giù dalla sedia – Vai da lui! –

Blaise alzò la bacchetta: - Penso io alla musica, tu vai dal tuo bello –

Bastò un’occhiata per capire che quelle sanguisughe dei suoi migliori amici gli avrebbero lanciato volentieri anche un imperius per farlo scollare di lì. Con un grugnito si arrese: - Non crediate che me ne manchi il coraggio! – esclamò mentre Pansy rise.

 

Gliela faccio vedere io…, sussurrò tra sé e sé.

 

Avevano rigirato le sue parole con maestria particolare, dovevano aver studiato bene le sue parole sul tango, o forse erano sull’orlo della disperazione di vedere Draco guardare da lontano Potter e non fare nulla. Begli amici.

Scansò alcuni ballerini scalmanati dalla pista, notando con la coda dell’occhio alcuni Serpeverde, sotto l’indice puntato di Pansy, sgomberare la pista alla bene meglio mentre Blaise sorseggiava il suo whisky incendiario – altro che burrobirra corretta – e lanciava un incantesimo al jubox.

Subito le note sfrenate della musica babbana vennero sostituite dalle note del bandoneòn°  e dello sviolinare ammaliante che annunciava il tango.

 

Ormai era di fronte al tavolo di Harry.

 

Era in piedi, cercando di fermare Hermione dalla sua crociata serale verso Seamus e le sue serenate ad altissima voce in mezzo alla sala, mentre dichiarava amore eterno a Justin Finch-Fletchey – che tra l’altro non sembrava nemmeno molto irritato, tutt’altro – quando i suoi occhi si sollevarono e lo videro.

Draco non disse nulla, si chinò leggermente tendendogli la mano curata con il palmo all’in su, in un chiaro invito.

Harry sbattè più volte le palpebre, sorpreso da quell’inaspettata richiesta.

- Vuoi ballare con me? – domandò infine Draco con voce ridotta quasi ad un mormorio sommesso, lieve eppure giunse alle orecchie di Harry sovrastando qualsiasi altro rumore. Non c’era la voce strimpellante di Seamus nel mondo della sorpresa nel quale era caduto. Non c’erano le note del tango che si stavano diffondendo nell’aria, quell’assolo di pianoforte di noti acute. Non c’era il casino proveniente dalla calca.

- Io… -

Stava per dire di no, o forse per rifiutare la richiesta con veemenza, o forse stava scoppiando a ridere quando Dean lo scontrò del tutto accidentalmente facendogli perdere l’equilibrio.

Cadde tra le braccia di Draco, che lo cinsero subito.

- Mi aspettavo una replica meno calorosa di questa, devo ammetterlo – ridacchiò Draco Malfoy.

Harry lo guardò ribelle e solo in quel momento si accorse di quanti centimetri lo dividessero da Malfoy. Eppure le sue braccia non accennavano a lasciarlo libero.

- Non so ballare – replicò con quanto distacco possibile.

Draco si chinò sul suo orecchio: - Conduco io. Tu fidati di me –

- Fidarmi di te? -

- E’ solo un ballo, Harry – lo chiamò con il suo nome, per rilassarlo – Vedrai, ti piacerà. È un tango – e lo attirò a sé nell’abrazo di inizio – Non c’è uno schema prefissato. Ti guiderò io -

 

E lì cominciò l’incantesimo.

 

Inizialmente la caminada fu titubante, sconnessa, non in accordo con il ritmo ma poi la cadenza divenne un fatto secondario e tutto si mosse da solo, guidato da Draco, dal suo corpo.

 

Il tango scivolò loro addosso come una carezza sensuale, le note entrarono in perfetta sintonia con loro, si mossero a musica, a istinto, Draco conduceva e Harry lo seguiva, passivo quasi fosse una bambola tra le sue braccia.

 

Draco ballava con passione, in preda ad una febbre sconosciuta, e lo guardava con quegli occhi febbricitanti, ardenti di un segreto nudo sotto lo sguardo smeraldo di Harry.

Non erano mai stati così vicini, così intimamente connessi nei movimenti e nel pensiero.

Harry sentì la pelle accapponarsi per l’emozione mentre seguiva la caminada di Draco straordinariamente senza pestargli i piedi o rallentarlo, in un perfetto ocho completo e ripetuto.

 

Il tango si fece più lento, accattivante come un corteggiamento, lento e seducente come le note del fuelle.

 

Tutto di ciò che li circondava perse significato mentre i loro occhi si fissavano.

 

Qualsiasi suono, qualsiasi altra persona, qualsiasi altra cosa estranea a loro due e al desiderio fisico che si risvegliò in loro divenne solo un pallido abbaglio.

Le loro mani incatenate dov’erano congiunte, le loro labbra così vicine da essere respiro su respiro ma abbastanza distanti da non farle combaciare mai.

 

Poi la sensualità divenne seduzione, la dolcezza snervante mutò nella molinete di Harry e quando il piede di Draco si flettè nella parada, bloccandogli la giravolta i loro movimenti divennero voluttuosi come se appartenessero a due amanti o meglio, come se fossero le carezze provocanti di una sola persona, tanto erano vicini.

 

Danzarono con passi ampi, sincroni, aumentando la falcata della caminada, velocizzando il passo fino all’ultima esplosione finale quando le loro labbra si sfiorarono, al decadimento del fuelle e alla scala di note vibranti del pianoforte, si fermarono, intrappolati in quell’abbraccio feroce e selvaggio, in balia della tenerezza della melodia, come sorpresi a fare qualcosa di estremamente proibito.

 

Nel momento stesso in cui si fermarono cessò la musica completamente, cessò di esistere anche il loro piccolo e segreto mondo, ritornò ad esserci attorno a loro un altro mondo, quello reale, quello popolato di incubi oltre che di sogni, di facce sorprese che li fissavano sbalorditi da quell’azzardata performance.

Quando tornarono a guardarsi attorno con gli occhi ancora sbarrati dalla recente esperienza videro attorno a loro che la festa aveva languito e tutti gli sguardi erano puntati verso di loro: Hermione era ancora in piedi, dove Harry l’aveva lasciata, Ron era accanto alla porta del bagno, aggrappato allo stipite, con l’aria di uno che, pur affascinato dallo spettacolo e tornato con i piedi per terra – Malfoy e Harry, per Merlino! – vuole tornare a vomitare in santa pace in bagno. Pansy e Blaise erano al tavolo, in piedi, l’una con una mano sulla bocca e l’altro con la sigaretta ormai spenta tra le labbra.

I primi a muoversi da quella situazione furono Draco e Harry stessi, per la precisione Draco che, visto l’imporporarsi imbarazzato delle gote di Harry, lo prese per un polso e lo trascinò fuori, incurante degli altri.

A contatto con l’afa estiva di quella notte di giugno si concessero di respirare.

La mano di Draco era ancora avvolta al polso di Harry quando questi parlò: - Oh… mai sentito una cosa simile… -

Draco lo guardò, tra il lusingato e il circospetto, senza dire alcunché.

Harry volse lo sguardo verso di lui: - Grazie, Draco – la sua voce era roca e sommessa. Ancora non si sentiva segno di vita al di là della porta alla quale erano appoggiati, nella sala del locale, forse a tutti era venuto un infarto.

E non era nemmeno stata colpa di Voldemort, un risultato eccellente.

- Di cosa? – domandò Draco inarcando un sopracciglio, sorpreso dallo sguardo sinceramente grato di Harry, dalla limpidezza di quegli smeraldi.

- Di avermi fatto conoscere il vero Draco -

 

Quello vero.

Quella parte del cuore trasformata in un altare per Harry.

Per un sogno.

Di essere con lui.

 

Draco sbuffò divertito e disse sinteticamente: - El tango –

 

Harry gli sorrise.

Le loro mani si strinsero, allacciandosi.

 

- Così non ti devo dire niente, vero? – domandò Draco a Harry, con leggero accenno di titubanza – Ho parlato abbastanza? -

 

Il tango.

Il linguaggio segreto del corpo.

Oh sì, Draco aveva parlato abbastanza.

E Harry gli aveva risposto a sufficienza.

 

Le labbra di Harry si avvicinarono al suo viso ma non lo baciò, semplicemente replicò, in un soffio di alito caldo: - La vuoi la tua risposta? –

- E in cosa consiste? – domandò giocosamente Draco mentre Harry si addossava a lui, deliziandolo con il suo caldo peso.

- Contatto, Draco. è questo il segreto del tango – ribatté Harry divertito mentre posava finalmente le sue labbra su quelle di Draco.

 

E il bacio.

Non solo l’alito caldo di un contatto accidentale, non lo stuzzicare di labbra sfiorate durante il tango sensuale che li aveva coinvolti e avvolti nelle sue spire ammaliatrici.

No.

Era un bacio.

Finalmente.

 

Scontro piacevole di labbra morbide, lingue esigenti e desideri inespressi.

 

Da quanto lo avevano aspettato…

Da quando le loro braccia si erano strette, una contro l’altra, una attorno alla vita una mano sulla spalla, da quando le loro guance si erano sfiorate, i loro occhi incatenati senza lasciarsi mai, il calore del loro contatto intimo, troppo intimo da poter essere ignorato.

 

E quel bacio.

Ormai un contatto quasi famigliare, in considerazione del loro tango, del loro avvinghiarsi.

 

Quando si staccarono si guardarono negli occhi come se fosse passato un’era intera da quando non lo avevano fatto. Con passione, erano stretti l’uno all’altro, Draco ancora appoggiato alla porta, Harry ancora addossato al suo petto, il loro abbraccio stretto, quasi soffocante, anelante di un maggior contatto.

 

- Wow – soffiò Draco con un sospiro.

Harry lo capiva benissimo, anche lui si sentiva frastornato: - Wow davvero… -

Rimasero in silenzio per qualche secondo fino a che Draco non prese la parola: - Come hai fatto a ballare così prima? Io so ballare il tango ma tu? –

Harry scrollò le spalle e appoggiò il mento sul petto di Draco chiedendo: - Quindi… ora che si fa? Voglio dire… come ci comportiamo? –

- Hai detto che non hai bisogno di dichiarazioni o altro, no? -

- Sì, hai detto già tutto -

- Quindi direi che… potremmo… -

- Potreste FINALMENTE baciarvi! – esclamò una voce.

I due si voltarono verso il luogo da cui proveniva quella voce: la finestra. O meglio, LE finestre, tutte occupate da studenti curiosi affacciati. Quella che aveva parlato era stata Pansy.

Seamus posizionò un cartoccio contenente dei pop corn sul davanzale al quale era appoggiato: - Continuate pure… -

Blaise gli diede manforte: - Mi raccomando, fateci vedere tutto –

 

- CHE STATE FACENDO? – la voce di Hermione sovrastò qualsiasi rumore – ADESSO NE HO ABBASTANZA! TORNATE TUTTI A SCUOLA! IMMEDIATAMENTE! -

 

La porta si spalancò mentre gli incantesimi di un’infuriata Caposcuola fecero catapultare fuori gli studenti, chi riusciva fuggiva a gambe levate, chi non poteva era obbligato a pulire il locale di Madama Rosmerta senza magia – e tenne personalmente per la collottola Ron -.

 

Nel fuggi-fuggi generale, Draco prese la mano di Harry, intrecciando le sue dita con le proprie: - A scanso di equivoci… noi due stiamo insieme, eh? –

Harry gli rivolse un sorriso grande: - El encanto del Tango –

 

 

 

Fin

 

 

°il bandoneòn è uno strumento simile alla fisarmonica, indispensabile per la musica del tango. I ballerini del tango lo chiamano affettuosamente ‘fuelle’.

La ‘molinete’ è una giravolta che normalmente il conducente blocca con una ‘parada’, ovvero ferma la compagna con il piatto del piede, facendola tornare nella posizione originaria.

Penso che il resto dei termini sia conosciuto.

 

 

Miss

  
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