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Autore: redRon    11/06/2007    24 recensioni
TERZO [E ULTIMO] CAPITOLO
“Ho paura”, sospirò Hermione.
A quell’affermazione, Draco credette di perdere tutto il calore che aveva ricevuto da lei ritornando ad essere freddo come il ghiaccio.
[...]“Paura di cosa, Hermione?”, incalzò lui, quasi sussurrando, stringendola a sé.
“Di non essere per te”.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dh cap1

Allora, premetto subito che questa ff è assolutamente inedita per il mio stile. Primo, perché è una Draco/Hermione e io non ho mai scritto una Draco/Hermione; secondo, perché è una ff un pochetto malinconica ed io non ho mai scritto ff malinconiche. Chi ha avuto modo di leggere le mie ff (oh Dio…) avrà capito che io scrivo scene commediose con protagonisti i Malandrini, James/Lily, Ron/Hermione…beh, cari fan della coppia Draco/Herm, non me ne vogliate. Mi scuso in anticipo con voi se magari la storia che segue non è particolarmente interessante e vi ringrazio se vorrete cominciare a leggerla.

 

Questa ff è dedicata a gemellina, che oggi 11/06/2007 compie la bellezza di 19 anni, con l’augurio che possa trascorrere questo giorno e il resto della sua vita nel modo migliore possibile quale la persona che è.

Continua a deliziarci con le tue meravigliose Draco/Herm!!! 

 SEI GRANDE, TI VOGLIO BENE!!!

 

E adesso, buona lettura ^^

 

 

 

Now  I know, She’ll be there for me

 

Capitolo 1

She’s crying my tears

 

I suoi passi rimbombavano per il corridoio deserto.

Quella sera non era proprio in vena di ronde, ma non era una buona cosa sottrarsi al proprio dovere.

Non per una come Hermione Granger.

Camminava ancora, la bacchetta stretta in mano, e si guardava a destra e a  sinistra per controllare che tutto fosse a posto, che non ci fossero studenti fuori dai loro dormitori a quell’ora.

Però le sue scarpe facevano troppo rumore. Se ci fosse stato uno studente non ligio alle regole nei paragi, si sarebbe dato alla fuga una volta che le sue orecchie avrebbero percepito quei sinistri tap tap.

Hermione pensò che in verità non le sarebbe importato più di tanto se uno studente si fosse trovato in giro per la scuola, lo avrebbe lasciato scappare e non avrebbe fatto rapporto a nessuno.

Quella sera non se la sentiva di punire qualcuno. Quel lavoro era meglio lasciarlo ai Dissennatori.

Sbuffando, continuò a percorrere l’ampio corridoio fino a quando una porta socchiusa attirò la sua attenzione.

La parte diligente di Hermione le diceva di andare a controllare perché magari qualcuno era lì dentro a fare qualcosa di non propriamente sano. La parte svogliata di Hermione – ma solo quella sera, per ignoti motivi, esisteva una parte svogliata di Hermione – le diceva di lasciar perdere, che magari era stato Gazza a lasciare erroneamente la porta aperta. Non erano affari suoi.

Ovviamente a prevalere fu la sua parte diligente, che la incitò ad avvicinarsi alla porta ed entrare in quell’aula.

Quando aprì un po’ di più la porta questa scricchiolò, neanche si trovasse in un castello degli orrori. In fondo era solo a Hogwarts.

A volte, però, Hogwarts poteva benissimo trasformarsi in un castello degli orrori.

Affacciò la testa per vedere chi o cosa vi fosse dentro.

Era una vecchia aula inutilizzata dove, su un piccolo tavolo di legno consumato, giaceva una candela, l’unica fonte di luce.

“C’è qualcuno?”, chiese, non ottenendo però nessuna risposta.

Stava per andar via, quando uno strano odore la fece arrestare sulla soglia.

Odore di fumo, sgradevole per le sue narici.

Convenne che dentro quell’aula c’era qualcuno e che quel qualcuno stava beatamente fumando.

Hermione pensò di andare da quel tizio e dirgliene quattro, magari anche lasciarlo andare con la promessa di non farsi più beccare da lei.

Perché doveva punire qualcuno che non nuoceva a nessuno, se non a se stesso?

Decise di entrare e si diresse verso quella figura seduta a terra con le spalle poggiate al muro.

“Potevi anche sceglierti un posto con qualche finestra se proprio avevi desiderio di fumare”, disse Hermione.

Non riusciva a capire chi fosse, il suo viso era immerso nell’ombra.

Riusciva a vedere la sua mano, tra le cui dita una sigaretta si stava via via consumando da sola, la cenere intatta.

“Faccio finta di non averti visto”, Hermione era sul punto di andarsene.

“In effetti, non credo tu mi abbia visto. Se lo avessi fatto non te ne andresti via cosi”.

La figura si voltò verso di lei, affondando il viso nella luce, rivelandosi.

“Malfoy???”, esclamò Hermione, come sconvolta.

“In carne e ossa, Granger”, rispose il ragazzo, lasciando cadere a terra quell’ammasso di cenere che era diventata la sua sigaretta.

“Malfoy, oggi non sono in vena di niente, quindi sparisci per favore”, disse lei scocciata.

“Fino a prova contraria, sei tu che sei venuta ad intrometterti nella mia solitudine”, era calmo.

Hermione non sapeva se guardarlo con rabbia e disprezzo o guardarlo con…con che cosa si poteva mai guardare Draco Malfoy se non con rabbia e disprezzo? Con pietà? Ma non era quella la situazione adatta per guardare Malfoy con pietà. L’espressione di Hermione risultò infine indecifrabile.

Draco Malfoy, al contrario, aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero intricato. Era tranquillo, come non lo era mai stato. Forse.

“Cosa facevi qui?”, gli domandò Hermione, che decise di stare in piedi e guardarlo dall’alto, almeno per una volta – era però una questione di statura, perché era risaputo che Hermione Granger si dimostrava superiore a Draco Malfoy in fatto di contrasti verbali.

“Tu cosa facevi qui?”, ribatté Draco con la medesima domanda.

“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, non te l’ha mai detto nessuno?”.

“A dire il vero no, ma io sono Draco Malfoy e le domande le faccio io. Che facevi qui?”, il tono tranquillo della sua voce faceva uscire Hermione fuori dai gangheri, il che non era ammissibile.

“Facevo la ronda”, si arrese, non aveva voglia di battibeccare, “E adesso gradirei mi dicessi cosa facevi tu qui, in un’aula sperduta di Hogwarts, con una sigaretta in mano che neanche hai fumato”.

Hermione credette di farsi furba nel formulargli la domanda indirettamente, senza l’uso del punto interrogativo.

Ma si sbagliava.

Draco, per tutta risposta, batté il palmo della mano sul pavimento, invitandola a sedersi accanto a lui.

No. Quello non poteva trattarsi di Draco Malfoy.

Draco Malfoy non avrebbe mai chiesto a Hermione Granger di sedersi accanto a lui, non in quella vita.

E Hermione Granger non avrebbe mai accettato quell’invito.

Sta di fatto che Draco le aveva realmente fatto cenno di sedersi accanto a lui.

E lei aveva realmente accettato di sedersi accanto a lui su quel freddo pavimento, le gambe distese messe l’una sull’altra.

Il silenzio regnava incontrastato. Hermione avrebbe voluto chiedergli di nuovo cosa ci facesse lui lì, ma rinunciò.

Non le avrebbe risposto per la seconda volta.

Draco Malfoy picchiettava le dita sul pavimento. Poi poggiò la testa al muro e cominciò a canticchiare una canzone, quasi sussurrandola, gli occhi chiusi.

 

Oh my Baby, how beautiful you are

Oh my Darling, completely torn apart
You're gone with the sin my Baby and beautiful you are
You're gone with the sin my Darling*

 

“Ti metti anche a cantare, adesso?”, Hermione non sapeva più cosa pensare.

La situazione in cui si trovava era decisamente surreale.

“Lo trovi strano?”.

“Direi di si”.

“E perché trovi strano che io canti e non trovi strano il tuo essere qui con me? Non è strano anche questo?”.

Hermione si era voltata a guardarlo. Lui aveva ancora la testa appoggiata al muro e gli occhi restavano chiusi.

La domanda di Draco la fece riflettere.

Aveva dannatamente ragione.

“Sento che mi guardi”, sussurrò lui, “Trovi qualcosa in me di interessante a tal punto da posarvi il tuo sguardo? E questo, non lo trovi strano?”.

Hermione si ritrovò spiazzata.

Non sapeva come ribattere, non riusciva a proferir parola.

Nonostante fosse a conoscenza del fatto che lui si era accorto che lo fissava, continuava a guardarlo.

Il suo viso era sereno, rilassato, come mai l’aveva visto prima.

Era bello come un dio, ma il problema era che lui non era affatto un dio: era un demonio.

Non sapeva se aspettarsi che lui da un momento all’altro le facesse del male, che la facesse soffrire, che le scagliasse una qualche fattura, che la ingiuriasse, come aveva sempre fatto da sette lunghi anni.

“Mi fissi ancora”, disse lui ad un tratto, facendola sobbalzare, “Pensi se avere o no paura di me?”.

Draco aprì gli occhi e con una lentezza esasperante, si avvicinò a Hermione, che non poté far altro che trattenere il respiro.

Avrebbe avuto tutto il tempo per scappare via, ma era paralizzata.

“Non voglio farti niente”, sibilò lui, mentre avvolgeva Hermione con un braccio, tirandola a sé,mentre poggiava l’altra mano al muro, come a non voler lasciare a Hermione alcuna via di scampo. Con un incantesimo spense la candela, immergendo loro due e la stanza nell’oscurità.

“Non fiatare”, le suggerì.

Qualche secondo dopo, le orecchie di Hermione percepirono un suono indistinto di passi. Come mai non se ne era accorta prima? E Draco era forse dotato di poteri sovraumani che gli conferivano un superudito?

La verità era che lei era troppo presa dal ragazzo che aveva accanto e da ciò che le aveva detto, per concentrarsi su altri rumori.

“E’ Gazza”, sussurrò lui, “Fortuna che non ha a seguito quella sua gattaccia, altrimenti ci avrebbe scovati di sicuro”.

Hermione aveva la respirazione bloccata. Era totalmente schiacciata contro il petto di lui ed era incapace di qualsiasi movimento a causa del braccio che le cingeva le spalle.

Iniziò a tremare.

Era paura?

“Granger, che ti prende?”, domandò, sempre mantenendo quell’insolito tono tranquillo. Lasciò che Hermione si appoggiasse al muro, ma si mantenne estremamente vicino a lei.

Con un colpo di bacchetta, Draco riaccese la candela e vide gli occhi di Hermione, lucidi e impauriti.

Draco sogghignò.

Avvicinò una mano al suo viso e iniziò ad accarezzarlo lentamente.

“Fai bene ad avere paura”, sibilò, “Se solo volessi potrei deturpare il tuo bel visino d’angelo, lo sai questo?”.

Si, lo sapeva. Non c’era alcun dubbio.

Quello che le stava davanti, che la stava accarezzando facendole perdere il lume della ragione, era Draco Malfoy.

Aveva tutte le ragioni per avere paura.

Ma lei era pur sempre Hermione Granger, colei che, a detta di molti, non si faceva minimamente scalfire dagli attacchi del bel Serpeverde, che sapeva come tenergli testa e di certo era più abile di lui in fatto di incantesimi.

Ma il prototipo di Hermione Granger conosciuto da tutti non era lo stesso che si trovava in quella stanza, sola, con Draco Malfoy.

E la bacchetta non si ricordava nemmeno dove l’aveva messa.

All’improvviso, lo sguardo impaurito di Hermione si trasformò nello sguardo determinato che prevalentemente la caratterizzava.

E con quello sguardo fissò il ragazzo di fronte a lei.

“Non lo faresti”, gli disse, come in tono di sfida.

“Non adesso”, sussurrò lui come se avesse in pugno la sua sorte, e le era tanto vicino da poter sentire il suo respiro di ghiaccio inondarle il viso.

Draco le girò la testa in modo da porre a contatto la guancia di lei con il muro. Poi poggiò la sua mano sull’altra guancia.

A che gioco stava giocando?

“Che fai, Malfoy? Lasciami!”, lei però non faceva niente per divincolarsi.

“Che differenza c’è tra il freddo del muro e il freddo della mia mano?”.

Che strana domanda.

“Apparentemente nessuna, sono entrambi freddi. Mi sento tra due lastre di ghiaccio. L’unica differenza credo sia che il muro rimarrà freddo in eterno, la tua mano può ricevere calore da un'altra”.

Draco sogghignò.

“E cosa preferisci tra il freddo muro e la mia fredda mano?”.

Di certo non la tua mano, avrebbe risposto se si fosse trovata in un’altra situazione. Si trattava della fredda mano di Draco Malfoy, e il solo pensiero l’avrebbe disgustata.

Ma sarebbe andata contro ogni umana previsione se avesse risposto che poggiare la guancia su un muro era più piacevole che poggiarla sulla mano di qualcuno. Nonostante quel qualcuno fosse Draco Malfoy.

Con un celere scatto, staccò la sua faccia dal muro e poggiò la sua mano sulla guancia di Draco, anch’essa fredda come il marmo.

Draco rimase sbalordito dall’audacia della ragazza, ma non volle darlo a vedere esteriormente.

Il suo solito ghigno malefico dipinto sulle sue labbra perfette.

“Attenta”, suonava come un avvertimento, “Così facendo rischi di abbandonarti agli oscuri meandri del peccato”, mentre parlava le accarezzava la guancia col dorso della mano.

“E qual è il peccato?”, lei invece teneva immobile la sua.

Draco, con uno scatto veloce, tolse la mano della ragazza dal suo viso e le prese il suo con entrambe le mani, avvicinandosi pericolosamente a lei.

Quegli occhi marmorei emanavano scintille infuocate.

Io sono il peccato, mia piccola Mezzosangue!!!”, era quasi furioso, talmente vicino a lei da sfiorarle il naso col proprio.

Il viso di Hermione era bloccato da entrambe le mani del Serpeverde.

Aveva la sensazione di non aver ben capito.

Mia?

Piccola?

Mezzosangue?

Mia indica possesso e, a meno che il mondo non si fosse capovolto, Draco Malfoy non possedeva Hermione Granger, di questo lei ne era sicura.

Piccola non lo era, solo pochi mesi dividevano la data di nascita di Draco dalla sua. Che fosse un vezzeggiativo tipo tesoro, amore o roba simile? Impossibile per il semplice fatto che quel termine era stato proferito dalla bocca intrisa di veleno di Draco Malfoy, che di sicuro non conosceva nemmeno l’esistenza di vezzeggiativi.

Mezzosangue, beh, quello era un classico.

Draco lasciò andare il viso di Hermione e si distese completamente a terra, le braccia incrociate dietro la testa, gli occhi di nuovo chiusi.

“Ma che fai?”, chiese Hermione scettica.

Quel ragazzo si stava rivelando un vero e proprio mistero.

Rivelarsi come un mistero suonava un po’ come ossimoro.

Doveva ammettere, però, che non le dispiaceva affatto quella situazione, forse perché Draco non aveva cattive intenzioni nei suoi confronti.

Lui non rispose alla domanda e riprese a canticchiare quel motivetto di prima.

 

You're gone with the sin my Baby and beautiful you are
You're gone with the sin my Darling*

 

Ancora una volta Hermione si ritrovò a fissarlo.

E ancora una volta Draco si accorse di essere osservato.

“Mi consumi se continui a guardarmi così”, mormorò.

“A volte mi chiedo se tu sia un’entità sovrannaturale o un comune mortale come tutti noi”.

Draco si sfilò un braccio da sotto la testa e lo porse a Hermione.

“Feriscimi. Se uscirà del sangue allora saprai la risposta”.

“Sei masochista”.

“No, sono Draco Malfoy”.

Hermione prese tra le mani il braccio di lui e iniziò a giocherellare con la sua mano.

“Ti stai di nuovo concedendo al peccato”, disse Draco.

“Forse sei tu che vuoi liberartene”.

“E’ difficile liberarsi di se stessi, non credi?”.

Hermione, per l’ennesima volta, non seppe come rispondere.

Continuava a disegnare ghirigori sul palmo della mano di Draco, e lui si godeva il tocco caldo delle sue dita.

Draco aprì gli occhi e voltò lentamente la testa verso di lei. Schiuse leggermente le labbra come se avesse voluto dire qualcosa che però non riusciva a pronunciare.

Hermione aveva lo sguardo basso sulla mano di Draco, ma vedeva con la coda dell’occhio gli occhi di Draco puntati su di lei.

“Non andare”, sussurrò Draco con voce profonda e sforzata, come se gli fosse costata un’immane fatica pronunciare quelle due semplici ma profonde parole.

Hermione guardava gli occhi grigi di Draco, dai quali traspariva qualcosa di insolito, che mai si sarebbe immaginata potesse uscire da quegli occhi, i quali erano soliti emanare odio allo stato puro.

Tristezza, solitudine, infelicità.

Stati d’animo camuffati alla perfezione da quella maschera da cattivo che si era creato da quando aveva messo piede al mondo.

Stati d’animo che Hermione non credeva potesse possedere quell’essere che, fino a qualche ora fa, considerava un demonio privo di alcuna umanità, ma che adesso si stavano rivelando proprio a lei.

Perché proprio a lei concedere tale onore?

In fondo, era entrata in quell’aula tetra per puro caso, era rimasta con Draco Malfoy per puro caso.

Sarebbe successa la stessa cosa se, anziché lei, fosse entrata Pansy Parkinson?

Forse Pansy Parkinson era troppo stupida per far uscire Draco da quella prigione che si era lui stesso creato.

Magari Hermione possedeva quel pizzico di comprensione in più, quanto bastava per scavare nell’animo della gente e capire i problemi che la affliggevano.

Ma Hermione non aveva scavato nell’animo di Draco.

Era stato lui stesso a permettere che Hermione gli leggesse gli occhi.

“Perché pensi che io me ne voglia andare?”, gli chiese in un tono dolce che non credeva di aver mai potuto rivolgere a lui.

“Perché la maggior parte delle persone che mi incrociano, cambiano strada. E quelle con cui sto, stanno con me perché ho potere”.

“Che intendi con potere?”.

“Il potere di essere influente e altamente persuasivo, ma solo nei confronti delle persone come me”.

“Cioè i Serpeverde?”.

“Anche”.

Anche? Significa che ci sono altri come te?”.

“Probabile”.

“Io non credo”.

Draco le rivolse uno sguardo interrogativo.

“Penso che ognuno di noi sia unico nel suo genere”, spiegò lei.

“Quindi tu sei unica nel tuo genere, che è quello di divorare libri a più non posso. Ed io sono unico nel mio genere, che è quello di essere il cattivo della situazione”.

“Dici di essere il cattivo della situazione, quello che ha potere…ma io vedo qualcos’altro in te, qualcosa di…”.

Draco si alzò di scatto e, con la mano con cui poco prima Hermione giocherellava, le afferrò entrambi i polsi.

Ancora una volta, il suo viso fu vicinissimo a quello di lei.

“Qualcosa di che, Granger? Qualcosa di buono? Era questo quello che stavi per dire?”, sibilò.

Il suo gelido respiro colpiva le labbra di Hermione e le inebriava la mente.

Prima ancora di rendersi conto che i polsi le facevano male, lui la liberò dalla sua morsa d’acciaio, il suo viso prepotentemente vicinissimo a quello della ragazza.

“Ti sto dando il tempo di scappare, Granger”, ormai le sue labbra stavano quasi per toccare quelle di lei.

“Non voglio scappare”.

“Peggio per te”.

Mancava solo un millimetro, e Hermione Granger stava per essere baciata da Draco Malfoy, senza opporre resistenza alcuna.

Improvvisamente, Draco allontanò il proprio viso dal suo, tornando a stendersi sul pavimento.

Hermione stette immobile per alcuni secondi, giusto il tempo necessario per riacquistare lucidità mentale.

Poi, riprese a fissare la sua sagoma stesa a terra, il suo volto rilassato e gli occhi di nuovo chiusi – il suo unico modo per scappare dalla realtà.

“Draco…”, provò a chiamarlo.

“Per te non ero solo Malfoy?”.

“Beh, adesso per me sei Draco. Ti dispiace?”.

“Affatto. Ma per il resto del mondo rimarrò Malfoy, è inevitabile. Non sono altro che questo”.

“Cosa?”.

“Qualcosa che non saprei come definire, forse perché non so neanche io cosa sono”.

Con la sua voce, Draco seppe rievocare quegli stati d’animo che poco prima i suoi occhi avevano rivelato. Era molto profonda, roca, quasi spezzata.

 

(So what am I)
What do I have but negativity
’Cause I can’t justify the way, everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain/ hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own**

 

Una piccola lacrima solitaria rigò il viso di Hermione.

Non avrebbe mai pensato che quel perfido Serpeverde nascondesse in realtà un animo così fragile.

Si sentì in colpa, perché con i suoi modi di fare non aveva fatto altro che rendere ancora più solitaria la sua esistenza.

“Che fai, piangi?”, le chiese ad un tratto.

Nessun tono allarmato nella sua voce.

Hermione rimase stupita dalla perspicacia del ragazzo, nonostante tenesse gli occhi chiusi.

“Cos…no, ma che dici…?”, mentì la ragazza, cercando invano di asciugarsi gli occhi, ma più lo faceva più le lacrime uscivano a fiotti.

“Quando una ragazza sta muta o lo fa perché ha perso la lingua, o lo fa perché piange in silenzio. Quale delle due cose?”.

“Ho perso…ho perso la lingua”.

La frase, però, non terminò chiaramente.

Era scoppiata in un pianto disperato.

Draco si mise a mezzobusto e tolse delicatamente le mani dal volto di Hermione, che chinò la testa per non farsi vedere in quello stato.

Ma tanto sapeva che era troppo tardi.

Draco cercava di togliere via le lacrime con il pollice.

“Quelle sono le lacrime che avrei dovuto versare io”, sussurrò, alzandole il viso, “Perché hai deciso di farlo per me?”.

Hermione gettò le braccia al collo di Draco, continuando a piangere incessantemente sulla sua spalla.

Lui le accarezzava i capelli e la stringeva forte, come se non volesse più lasciarla andare via, per non ritrovarsi di nuovo solo.

Che egoista, pensò.

Hermione continuava a singhiozzare, si sentiva così inutile ed insignificante…

Tutti gli innumerevoli libri che aveva letto non spiegavano come comportarsi in casi del genere.

L’unica cosa che era in grado di fare in quel momento era piangere, piangere come non aveva mai pianto prima, piangere per Draco Malfoy.

Poi qualcosa di fresco le solleticò l’orecchio, calmandola come per miracolo.

Era Draco che le sussurrava qualcosa.

 

Everything's so blurry
and everyone's so fake
and everybody's empty
and everything is so messed up
pre-occupied without you
I cannot live at all
My whole world surrounds you
I stumble then I crawl***

                                            

Sorrideva mentre pronunciava quelle parole.

Hermione si staccò da lui lentamente, mantenendo però salda la presa sui suoi bracci.

Draco sorrideva. Il sorriso più dolce che qualcuno le avesse mai rivolto.

Qualche secondo dopo, però, tornò serio.

 “Cosa stai provando in questo momento?”, le chiese, lo sguardo di ghiaccio, “Pietà, compassione nei miei confronti?”.

Lo sguardo ipnotico di Draco l’aveva imprigionata ancora una volta.

Era però certa che ciò che provava in quel momento nei confronti del gelido Serpeverde andava ben al di là della semplice pietà, della semplice compassione.

Fu il tocco dolce di Hermione a far rilassare la fronte di Draco.

Davvero quella Mezzosangue sarebbe rimasta con lui, non sarebbe corsa via? Era difficile da credere, eppure stava accadendo.

Dentro di lui affiorava una strana sensazione, qualcosa di nuovo, nei confronti della creatura che gli stava davanti.

Che si trattasse di un sentimento mosso dall’egoismo?

“Ti farai del male”, le disse.

Hermione non capì.

O semplicemente non volle capire.

L’unica cosa che voleva era toccare quelle labbra dal disegno perfetto con le proprie. Chiedeva troppo?

Hermione era sempre più vicina.

“In una favola babbana, non credo di aver letto che Cappuccetto Rosso baci il lupo cattivo”, mormorò Draco, sarcastico.

Ma Hermione non voleva parlare.

Era bloccata ad un centimetro dalle sue labbra.

Un centimetro: così infinitamente piccolo eppure così infinitamente grande.

“Vuoi davvero fare quello che stai per fare?”, le chiese a fior di labbra, “Se vuoi farlo davvero, dimentica che sono Draco Malfoy”.

“Perché?”, fiatò Hermione.

“Perché non baceresti mai Draco Malfoy, neanche sotto maledizione”.

“Forse non bacerei il Draco Malfoy perfido, arrogante e odioso. Ma te, si”.

“Me?”.

“Te, il ragazzo che teme che io possa scappare e lasciarlo solo”.

“Puoi scappare, se vuoi. Io non ti tratterrò”.

“Ti ho già detto che io non voglio scappare. Voglio stare con te”.

Quella conversazione a fior di labbra stava facendo impazzire entrambi.

Uno dei due doveva decidersi a fare una mossa.

“Draco, ti avverto”, sussurrò Hermione, “Conterò fino a tre, dopodiché io ti bacerò, non mi importa di nulla”.

Lui non protestò.

“Uno”.

Cos’era quel tum tum nel suo petto?

“Due”.

Hermione non riuscì a pronunciare il fatidico tre.

Le sue labbra erano infine state catturate da quelle di lui.

La bocca di Draco si muoveva dolcemente e lentamente su quella di lei, come se un brusco movimento potesse ferirla, come se quella fosse stata la prima volta che stava baciando qualcuno. Col cuore.

Ecco cosa tamburellava frenetico dentro di sé, tanto violentemente che gli sembrò volesse squarciargli il petto.

Hermione gli concesse di approfondire il bacio, capendo che Draco si stava trattenendo.

Dopo quello che per loro sembrò l’eternità, si separarono.

I loro sguardi si incatenarono per l’ennesima volta.

“Draco…”, lo chiamò.

Lui le rispose con un sorriso.

“Draco, io credo di…io ti…”.

Draco le posò un dito sulle labbra.

“Non dirlo, mi basta solo saperlo. Sapere che esiste qualcuno al mondo che sia in grado di amarmi. E che esiste qualcuno al mondo che io sia in grado di amare”.

Hermione non riuscì a fermare le lacrime che, incessanti, le inondavano il viso. Era più forte di lei.

Draco continuava a sorriderle dolcemente e la strinse a sé.

“Faresti meglio a tornare nel tuo dormitorio. È tardi”.

Lei scosse la testa contro il suo petto.

Le baciò i capelli.

“Avevo troppa paura che tu te ne andassi e mi lasciassi solo. Ma adesso sono io che ti chiedo di farlo, perché so che qualcuno ci sarà un giorno. Per me”.

“Non ci sono stata per tutta la tua vita”, singhiozzò Hermione.

“Questa sera è stata più lunga di tutta la mia vita”.

Lei si allontanò dal suo abbraccio, asciugò le lacrime e lo guardò.

Si chinò leggermente verso di lui in modo da potergli strappare un altro, ultimo bacio. Poi si alzò e raccolse la sua bacchetta.

Si voltò verso di lui e gli rivolse un luminoso sorriso.

Draco sapeva che lei c’era e ci sarebbe stata sempre. Per sempre. Per lui.

“Ciao, Draco”, disse Hermione.

Lui ricambiò il saluto con un cenno della mano.

Poi Hermione varcò la soglia della porta e sparì, immersa nell’oscurità del corridoio.

Draco fissò la porta dell’aula, senza aspettarsi che la ragazza la varcasse di nuovo.

“Ciao…Hermione”.

Era stata la prima volta, durante il corso di quella sera, che Draco l’aveva chiamata per nome.

Una lacrima solitaria lungo il suo viso.

 

Continua…

 

 

 

* Gone with the sin - H.I.M.

 

** Somewhere I belong - Linkin Park

 

*** Blurry - Puddle of Mudd

 

Ok, se siete arrivati fino a qui significa che quanto meno era leggibile.

Che ne direste di lasciare un commentino per questa inedita ff?

Vi ringrazio in anticipo^^

 

Per gemellina: tesoro, avrei potuto dedicarti anche una ff più allegra, però mi è venuta l’ispirazione per questa cosa deprimente. L’ho scritta all’incirca tre settimane fa e non vedevo l’ora di fartela leggere. So che non è un granché, comprendo la mia inesperienza in fatto di Draco/Herm. Beh, fammi sapere com’è andato il mio esordio e magari ne scriverò un’altra (più commediosa, però) ^^ Grazie un miliardoooo e ancora auguri. Ti voglio bene^^

 

Un bacione a tutti!

 

  
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