Allora,
premetto subito che questa ff è assolutamente inedita per il mio stile.
Primo, perché è una Draco/Hermione e io non ho mai scritto una
Draco/Hermione; secondo, perché è una ff un pochetto malinconica ed io non ho
mai scritto ff malinconiche. Chi ha avuto modo di leggere le mie ff (oh
Dio…) avrà capito che io scrivo scene commediose con protagonisti i Malandrini,
James/Lily, Ron/Hermione…beh, cari fan
della coppia Draco/Herm, non me ne vogliate. Mi scuso in anticipo con voi se
magari la storia che segue non è particolarmente interessante e vi ringrazio se
vorrete cominciare a leggerla.
Questa
ff è dedicata a gemellina, che oggi
11/06/2007 compie la bellezza di 19 anni, con l’augurio che possa trascorrere
questo giorno e il resto della sua vita nel modo migliore possibile quale la
persona che è.
Continua
a deliziarci con le tue meravigliose Draco/Herm!!!
SEI GRANDE, TI VOGLIO BENE!!!
E
adesso, buona lettura ^^
Now I know, She’ll be there for
me
Capitolo
1
She’s
crying my tears
I
suoi passi rimbombavano per il corridoio deserto.
Quella
sera non era proprio in vena di ronde, ma non era una buona cosa sottrarsi al
proprio dovere.
Non
per una come Hermione Granger.
Camminava
ancora, la bacchetta stretta in mano, e si guardava a destra e a sinistra per controllare che tutto fosse
a posto, che non ci fossero studenti fuori dai loro dormitori a
quell’ora.
Però
le sue scarpe facevano troppo rumore. Se ci fosse stato uno studente non ligio
alle regole nei paragi, si sarebbe dato alla fuga una volta che le sue orecchie
avrebbero percepito quei sinistri tap
tap.
Hermione
pensò che in verità non le sarebbe importato più di tanto se uno studente si
fosse trovato in giro per la scuola, lo avrebbe lasciato scappare e non avrebbe
fatto rapporto a nessuno.
Quella
sera non se la sentiva di punire qualcuno. Quel lavoro era meglio lasciarlo ai
Dissennatori.
Sbuffando,
continuò a percorrere l’ampio corridoio fino a quando una porta socchiusa attirò
la sua attenzione.
La
parte diligente di Hermione le diceva di andare a controllare perché magari
qualcuno era lì dentro a fare qualcosa di non propriamente sano. La parte
svogliata di Hermione – ma solo quella sera, per ignoti motivi, esisteva una parte svogliata di Hermione
– le diceva di lasciar perdere, che magari era stato Gazza a lasciare
erroneamente la porta aperta. Non erano affari suoi.
Ovviamente
a prevalere fu la sua parte diligente, che la incitò ad avvicinarsi alla porta
ed entrare in quell’aula.
Quando
aprì un po’ di più la porta questa scricchiolò, neanche si trovasse in un
castello degli orrori. In fondo era solo a Hogwarts.
A
volte, però, Hogwarts poteva benissimo trasformarsi in un castello degli
orrori.
Affacciò
la testa per vedere chi o cosa vi fosse dentro.
Era
una vecchia aula inutilizzata dove, su un piccolo tavolo di legno consumato,
giaceva una candela, l’unica fonte di luce.
“C’è
qualcuno?”, chiese, non ottenendo però nessuna risposta.
Stava
per andar via, quando uno strano odore la fece arrestare sulla
soglia.
Odore
di fumo, sgradevole per le sue narici.
Convenne
che dentro quell’aula c’era qualcuno e che quel qualcuno stava beatamente
fumando.
Hermione
pensò di andare da quel tizio e dirgliene quattro, magari anche lasciarlo andare
con la promessa di non farsi più beccare da lei.
Perché
doveva punire qualcuno che non nuoceva a nessuno, se non a se
stesso?
Decise
di entrare e si diresse verso quella figura seduta a terra con le spalle
poggiate al muro.
“Potevi
anche sceglierti un posto con qualche finestra se proprio avevi desiderio di
fumare”, disse Hermione.
Non
riusciva a capire chi fosse, il suo viso era immerso
nell’ombra.
Riusciva
a vedere la sua mano, tra le cui dita una sigaretta si stava via via consumando
da sola, la cenere intatta.
“Faccio
finta di non averti visto”, Hermione era sul punto di
andarsene.
“In
effetti, non credo tu mi abbia visto. Se lo avessi fatto non te ne andresti via
cosi”.
La
figura si voltò verso di lei, affondando il viso nella luce,
rivelandosi.
“Malfoy???”,
esclamò Hermione, come sconvolta.
“In
carne e ossa, Granger”, rispose il ragazzo, lasciando cadere a terra
quell’ammasso di cenere che era diventata la sua
sigaretta.
“Malfoy,
oggi non sono in vena di niente, quindi sparisci per favore”, disse lei
scocciata.
“Fino
a prova contraria, sei tu che sei venuta ad intrometterti nella mia solitudine”,
era calmo.
Hermione
non sapeva se guardarlo con rabbia e disprezzo o guardarlo con…con che cosa si
poteva mai guardare Draco Malfoy se non con rabbia e disprezzo? Con pietà? Ma
non era quella la situazione adatta per guardare Malfoy con pietà. L’espressione
di Hermione risultò infine indecifrabile.
Draco
Malfoy, al contrario, aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero intricato.
Era tranquillo, come non lo era mai stato. Forse.
“Cosa
facevi qui?”, gli domandò Hermione, che decise di stare in piedi e guardarlo
dall’alto, almeno per una volta – era però una questione di statura, perché era
risaputo che Hermione Granger si dimostrava superiore a Draco Malfoy in fatto di
contrasti verbali.
“Tu
cosa facevi qui?”, ribatté Draco con la medesima domanda.
“Non
si risponde ad una domanda con un’altra domanda, non te l’ha mai detto
nessuno?”.
“A
dire il vero no, ma io sono Draco Malfoy e le domande le faccio io. Che facevi
qui?”, il tono tranquillo della sua voce faceva uscire Hermione fuori dai
gangheri, il che non era ammissibile.
“Facevo
la ronda”, si arrese, non aveva voglia di battibeccare, “E adesso gradirei mi
dicessi cosa facevi tu qui, in un’aula sperduta di Hogwarts, con una sigaretta
in mano che neanche hai fumato”.
Hermione
credette di farsi furba nel formulargli la domanda indirettamente, senza l’uso
del punto interrogativo.
Ma
si sbagliava.
Draco,
per tutta risposta, batté il palmo della mano sul pavimento, invitandola a
sedersi accanto a lui.
No.
Quello non poteva trattarsi di Draco Malfoy.
Draco
Malfoy non avrebbe mai chiesto a Hermione Granger di sedersi accanto a lui, non
in quella vita.
E
Hermione Granger non avrebbe mai accettato quell’invito.
Sta
di fatto che Draco le aveva realmente fatto cenno di sedersi accanto a
lui.
E
lei aveva realmente accettato di sedersi accanto a lui su quel freddo pavimento,
le gambe distese messe l’una sull’altra.
Il
silenzio regnava incontrastato. Hermione avrebbe voluto chiedergli di nuovo cosa
ci facesse lui lì, ma rinunciò.
Non
le avrebbe risposto per la seconda volta.
Draco
Malfoy picchiettava le dita sul pavimento. Poi poggiò la testa al muro e
cominciò a canticchiare una canzone, quasi sussurrandola, gli occhi
chiusi.
Oh
my Baby, how beautiful you are
Oh
my Darling, completely torn apart
You're gone with the sin my Baby and beautiful you
are
You're gone with the sin my
Darling*
“Ti
metti anche a cantare, adesso?”, Hermione non sapeva più cosa
pensare.
La
situazione in cui si trovava era decisamente surreale.
“Lo
trovi strano?”.
“Direi
di si”.
“E
perché trovi strano che io canti e non trovi strano il tuo essere qui con me?
Non è strano anche questo?”.
Hermione
si era voltata a guardarlo. Lui aveva ancora la testa appoggiata al muro e gli
occhi restavano chiusi.
La
domanda di Draco la fece riflettere.
Aveva
dannatamente ragione.
“Sento
che mi guardi”, sussurrò lui, “Trovi qualcosa in me di interessante a tal punto
da posarvi il tuo sguardo? E questo, non lo trovi
strano?”.
Hermione
si ritrovò spiazzata.
Non
sapeva come ribattere, non riusciva a proferir parola.
Nonostante
fosse a conoscenza del fatto che lui si era accorto che lo fissava, continuava a
guardarlo.
Il
suo viso era sereno, rilassato, come mai l’aveva visto
prima.
Era
bello come un dio, ma il problema era che lui non era affatto un dio: era un
demonio.
Non
sapeva se aspettarsi che lui da un momento all’altro le facesse del male, che la
facesse soffrire, che le scagliasse una qualche fattura, che la ingiuriasse,
come aveva sempre fatto da sette lunghi anni.
“Mi
fissi ancora”, disse lui ad un tratto, facendola sobbalzare, “Pensi se avere o
no paura di me?”.
Draco
aprì gli occhi e con una lentezza esasperante, si avvicinò a Hermione, che non
poté far altro che trattenere il respiro.
Avrebbe
avuto tutto il tempo per scappare via, ma era paralizzata.
“Non
voglio farti niente”, sibilò lui, mentre avvolgeva Hermione con un braccio,
tirandola a sé,mentre poggiava l’altra mano al muro, come a non voler lasciare a
Hermione alcuna via di scampo. Con un incantesimo spense la candela, immergendo
loro due e la stanza nell’oscurità.
“Non
fiatare”, le suggerì.
Qualche
secondo dopo, le orecchie di Hermione percepirono un suono indistinto di passi.
Come mai non se ne era accorta prima? E Draco era forse dotato di poteri
sovraumani che gli conferivano un superudito?
La
verità era che lei era troppo presa dal ragazzo che aveva accanto e da ciò che
le aveva detto, per concentrarsi su altri rumori.
“E’
Gazza”, sussurrò lui, “Fortuna che non ha a seguito quella sua gattaccia,
altrimenti ci avrebbe scovati di sicuro”.
Hermione
aveva la respirazione bloccata. Era totalmente schiacciata contro il petto di
lui ed era incapace di qualsiasi movimento a causa del braccio che le cingeva le
spalle.
Iniziò
a tremare.
Era
paura?
“Granger,
che ti prende?”, domandò, sempre mantenendo quell’insolito tono tranquillo.
Lasciò che Hermione si appoggiasse al muro, ma si mantenne estremamente vicino a
lei.
Con
un colpo di bacchetta, Draco riaccese la candela e vide gli occhi di Hermione,
lucidi e impauriti.
Draco
sogghignò.
Avvicinò
una mano al suo viso e iniziò ad accarezzarlo lentamente.
“Fai
bene ad avere paura”, sibilò, “Se solo volessi potrei deturpare il tuo bel
visino d’angelo, lo sai questo?”.
Si,
lo sapeva. Non c’era alcun dubbio.
Quello
che le stava davanti, che la stava accarezzando facendole perdere il lume della
ragione, era Draco Malfoy.
Aveva
tutte le ragioni per avere paura.
Ma
lei era pur sempre Hermione Granger, colei che, a detta di molti, non si faceva
minimamente scalfire dagli attacchi del bel Serpeverde, che sapeva come tenergli
testa e di certo era più abile di lui in fatto di
incantesimi.
Ma
il prototipo di Hermione Granger conosciuto da tutti non era lo stesso che si
trovava in quella stanza, sola, con Draco Malfoy.
E la
bacchetta non si ricordava nemmeno dove l’aveva messa.
All’improvviso,
lo sguardo impaurito di Hermione si trasformò nello sguardo determinato che
prevalentemente la caratterizzava.
E
con quello sguardo fissò il ragazzo di fronte a lei.
“Non
lo faresti”, gli disse, come in tono di sfida.
“Non
adesso”, sussurrò lui come se avesse in pugno la sua sorte, e le era tanto
vicino da poter sentire il suo respiro di ghiaccio inondarle il
viso.
Draco
le girò la testa in modo da porre a contatto la guancia di lei con il muro. Poi
poggiò la sua mano sull’altra guancia.
A
che gioco stava giocando?
“Che
fai, Malfoy? Lasciami!”, lei però non faceva niente per
divincolarsi.
“Che
differenza c’è tra il freddo del muro e il freddo della mia
mano?”.
Che
strana domanda.
“Apparentemente
nessuna, sono entrambi freddi. Mi sento tra due lastre di ghiaccio. L’unica
differenza credo sia che il muro rimarrà freddo in eterno, la tua mano può
ricevere calore da un'altra”.
Draco
sogghignò.
“E
cosa preferisci tra il freddo muro e la mia fredda mano?”.
Di
certo non la tua mano,
avrebbe risposto se si fosse trovata in un’altra situazione. Si trattava della
fredda mano di Draco Malfoy, e il solo pensiero l’avrebbe disgustata.
Ma
sarebbe andata contro ogni umana previsione se avesse risposto che poggiare la
guancia su un muro era più piacevole che poggiarla sulla mano di qualcuno.
Nonostante quel qualcuno fosse Draco Malfoy.
Con
un celere scatto, staccò la sua faccia dal muro e poggiò la sua mano sulla
guancia di Draco, anch’essa fredda come il marmo.
Draco
rimase sbalordito dall’audacia della ragazza, ma non volle darlo a vedere
esteriormente.
Il
suo solito ghigno malefico dipinto sulle sue labbra
perfette.
“Attenta”,
suonava come un avvertimento, “Così facendo rischi di abbandonarti agli oscuri
meandri del peccato”, mentre parlava le accarezzava la guancia col dorso della
mano.
“E
qual è il peccato?”, lei invece teneva immobile la sua.
Draco,
con uno scatto veloce, tolse la mano della ragazza dal suo viso e le prese il
suo con entrambe le mani, avvicinandosi pericolosamente a
lei.
Quegli
occhi marmorei emanavano scintille infuocate.
“Io sono il peccato, mia piccola
Mezzosangue!!!”, era quasi furioso, talmente vicino a lei da sfiorarle il naso
col proprio.
Il
viso di Hermione era bloccato da entrambe le mani del
Serpeverde.
Aveva
la sensazione di non aver ben capito.
Mia?
Piccola?
Mezzosangue?
Mia
indica possesso e, a meno che il mondo non si fosse capovolto, Draco Malfoy non
possedeva Hermione Granger, di questo lei ne era sicura.
Piccola non
lo era, solo pochi mesi dividevano la data di nascita di Draco dalla sua. Che
fosse un vezzeggiativo tipo tesoro,
amore o roba simile? Impossibile per
il semplice fatto che quel termine era stato proferito dalla bocca intrisa di
veleno di Draco Malfoy, che di sicuro non conosceva nemmeno l’esistenza di
vezzeggiativi.
Mezzosangue,
beh, quello era un classico.
Draco
lasciò andare il viso di Hermione e si distese completamente a terra, le braccia
incrociate dietro la testa, gli occhi di nuovo chiusi.
“Ma
che fai?”, chiese Hermione scettica.
Quel
ragazzo si stava rivelando un vero e proprio mistero.
Rivelarsi
come un mistero
suonava un po’ come ossimoro.
Doveva
ammettere, però, che non le dispiaceva affatto quella situazione, forse perché
Draco non aveva cattive intenzioni nei suoi confronti.
Lui
non rispose alla domanda e riprese a canticchiare quel motivetto di
prima.
You're
gone with the sin my Baby and beautiful you are
You're gone with the sin my Darling*
Ancora
una volta Hermione si ritrovò a fissarlo.
E
ancora una volta Draco si accorse di essere osservato.
“Mi
consumi se continui a guardarmi così”, mormorò.
“A
volte mi chiedo se tu sia un’entità sovrannaturale o un comune mortale come
tutti noi”.
Draco
si sfilò un braccio da sotto la testa e lo porse a
Hermione.
“Feriscimi.
Se uscirà del sangue allora saprai la risposta”.
“Sei
masochista”.
“No,
sono Draco Malfoy”.
Hermione
prese tra le mani il braccio di lui e iniziò a giocherellare con la sua
mano.
“Ti
stai di nuovo concedendo al peccato”, disse Draco.
“Forse
sei tu che vuoi liberartene”.
“E’
difficile liberarsi di se stessi, non credi?”.
Hermione,
per l’ennesima volta, non seppe come rispondere.
Continuava
a disegnare ghirigori sul palmo della mano di Draco, e lui si godeva il tocco
caldo delle sue dita.
Draco
aprì gli occhi e voltò lentamente la testa verso di lei. Schiuse leggermente le
labbra come se avesse voluto dire qualcosa che però non riusciva a
pronunciare.
Hermione
aveva lo sguardo basso sulla mano di Draco, ma vedeva con la coda dell’occhio
gli occhi di Draco puntati su di lei.
“Non
andare”, sussurrò Draco con voce profonda e sforzata, come se gli fosse costata
un’immane fatica pronunciare quelle due semplici ma profonde
parole.
Hermione
guardava gli occhi grigi di Draco, dai quali traspariva qualcosa di insolito,
che mai si sarebbe immaginata potesse uscire da quegli occhi, i quali erano
soliti emanare odio allo stato puro.
Tristezza, solitudine, infelicità.
Stati
d’animo camuffati alla perfezione da quella maschera da cattivo che si era
creato da quando aveva messo piede al mondo.
Stati
d’animo che Hermione non credeva potesse possedere quell’essere che, fino a
qualche ora fa, considerava un demonio privo di alcuna umanità, ma che adesso si
stavano rivelando proprio a lei.
Perché
proprio a lei concedere tale onore?
In
fondo, era entrata in quell’aula tetra per puro caso, era rimasta con Draco
Malfoy per puro caso.
Sarebbe
successa la stessa cosa se, anziché lei, fosse entrata Pansy
Parkinson?
Forse
Pansy Parkinson era troppo stupida per far uscire Draco da quella prigione che
si era lui stesso creato.
Magari
Hermione possedeva quel pizzico di comprensione in più, quanto bastava per
scavare nell’animo della gente e capire i problemi che la
affliggevano.
Ma
Hermione non aveva scavato nell’animo di Draco.
Era
stato lui stesso a permettere che Hermione gli leggesse gli
occhi.
“Perché
pensi che io me ne voglia andare?”, gli chiese in un tono dolce che non credeva
di aver mai potuto rivolgere a lui.
“Perché
la maggior parte delle persone che mi incrociano, cambiano strada. E quelle con
cui sto, stanno con me perché ho potere”.
“Che
intendi con potere?”.
“Il
potere di essere influente e altamente persuasivo, ma solo nei confronti delle
persone come
me”.
“Cioè
i Serpeverde?”.
“Anche”.
“Anche? Significa che ci sono altri come
te?”.
“Probabile”.
“Io
non credo”.
Draco
le rivolse uno sguardo interrogativo.
“Penso
che ognuno di noi sia unico nel suo genere”, spiegò lei.
“Quindi
tu sei unica nel tuo genere, che è quello di divorare libri a più non posso. Ed
io sono unico nel mio genere, che è quello di essere il cattivo della
situazione”.
“Dici
di essere il cattivo della situazione, quello che ha potere…ma io vedo qualcos’altro in te,
qualcosa di…”.
Draco
si alzò di scatto e, con la mano con cui poco prima Hermione giocherellava, le
afferrò entrambi i polsi.
Ancora
una volta, il suo viso fu vicinissimo a quello di lei.
“Qualcosa
di che, Granger? Qualcosa di buono? Era questo quello che stavi per
dire?”, sibilò.
Il
suo gelido respiro colpiva le labbra di Hermione e le inebriava la
mente.
Prima
ancora di rendersi conto che i polsi le facevano male, lui la liberò dalla sua
morsa d’acciaio, il suo viso prepotentemente vicinissimo a quello della
ragazza.
“Ti
sto dando il tempo di scappare, Granger”, ormai le sue labbra stavano quasi per
toccare quelle di lei.
“Non
voglio scappare”.
“Peggio
per te”.
Mancava
solo un millimetro, e Hermione Granger stava per essere baciata da Draco Malfoy,
senza opporre resistenza alcuna.
Improvvisamente,
Draco allontanò il proprio viso dal suo, tornando a stendersi sul
pavimento.
Hermione
stette immobile per alcuni secondi, giusto il tempo necessario per riacquistare
lucidità mentale.
Poi,
riprese a fissare la sua sagoma stesa a terra, il suo volto rilassato e gli
occhi di nuovo chiusi – il suo unico modo per scappare dalla
realtà.
“Draco…”,
provò a chiamarlo.
“Per
te non ero solo Malfoy?”.
“Beh,
adesso per me sei Draco. Ti dispiace?”.
“Affatto.
Ma per il resto del mondo rimarrò Malfoy, è inevitabile. Non sono altro che
questo”.
“Cosa?”.
“Qualcosa
che non saprei come definire, forse perché non so neanche io cosa
sono”.
Con
la sua voce, Draco seppe rievocare quegli stati d’animo che poco prima i suoi
occhi avevano rivelato. Era molto profonda, roca, quasi
spezzata.
(So
what am I)
What do I have but negativity
’Cause I can’t justify the way,
everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain/ hollow and
alone
And the fault is my own, and the fault is my
own**
Una
piccola lacrima solitaria rigò il viso di Hermione.
Non
avrebbe mai pensato che quel perfido Serpeverde nascondesse in realtà un animo
così fragile.
Si
sentì in colpa, perché con i suoi modi di fare non aveva fatto altro che rendere
ancora più solitaria la sua esistenza.
“Che
fai, piangi?”, le chiese ad un tratto.
Nessun
tono allarmato nella sua voce.
Hermione
rimase stupita dalla perspicacia del ragazzo, nonostante tenesse gli occhi
chiusi.
“Cos…no,
ma che dici…?”, mentì la ragazza, cercando invano di asciugarsi gli occhi, ma
più lo faceva più le lacrime uscivano a fiotti.
“Quando
una ragazza sta muta o lo fa perché ha perso la lingua, o lo fa perché piange in
silenzio. Quale delle due cose?”.
“Ho
perso…ho perso la lingua”.
La
frase, però, non terminò chiaramente.
Era
scoppiata in un pianto disperato.
Draco
si mise a mezzobusto e tolse delicatamente le mani dal volto di Hermione, che
chinò la testa per non farsi vedere in quello stato.
Ma
tanto sapeva che era troppo tardi.
Draco
cercava di togliere via le lacrime con il pollice.
“Quelle
sono le lacrime che avrei dovuto versare io”, sussurrò, alzandole il viso,
“Perché hai deciso di farlo per me?”.
Hermione
gettò le braccia al collo di Draco, continuando a piangere incessantemente sulla
sua spalla.
Lui
le accarezzava i capelli e la stringeva forte, come se non volesse più lasciarla
andare via, per non ritrovarsi di nuovo solo.
Che
egoista,
pensò.
Hermione
continuava a singhiozzare, si sentiva così inutile ed insignificante…
Tutti
gli innumerevoli libri che aveva letto non spiegavano come comportarsi in casi
del genere.
L’unica
cosa che era in grado di fare in quel momento era piangere, piangere come non
aveva mai pianto prima, piangere per Draco Malfoy.
Poi
qualcosa di fresco le solleticò l’orecchio, calmandola come per
miracolo.
Era
Draco che le sussurrava qualcosa.
Everything's
so blurry
and everyone's so fake
and
everybody's empty
and everything is so messed
up
pre-occupied without you
I cannot live at all
My
whole world surrounds you
I stumble then I
crawl***
Sorrideva
mentre pronunciava quelle parole.
Hermione
si staccò da lui lentamente, mantenendo però salda la presa sui suoi
bracci.
Draco
sorrideva. Il sorriso più dolce che qualcuno le avesse mai
rivolto.
Qualche
secondo dopo, però, tornò serio.
“Cosa stai provando in questo momento?”,
le chiese, lo sguardo di ghiaccio, “Pietà, compassione nei miei
confronti?”.
Lo
sguardo ipnotico di Draco l’aveva imprigionata ancora una
volta.
Era
però certa che ciò che provava in quel momento nei confronti del gelido
Serpeverde andava ben al di là della semplice pietà, della semplice compassione.
Fu
il tocco dolce di Hermione a far rilassare la fronte di
Draco.
Davvero
quella Mezzosangue sarebbe rimasta con lui, non sarebbe corsa via? Era difficile
da credere, eppure stava accadendo.
Dentro
di lui affiorava una strana sensazione, qualcosa di nuovo, nei confronti della
creatura che gli stava davanti.
Che
si trattasse di un sentimento mosso dall’egoismo?
“Ti
farai del male”, le disse.
Hermione
non capì.
O
semplicemente non volle capire.
L’unica
cosa che voleva era toccare quelle labbra dal disegno perfetto con le proprie.
Chiedeva troppo?
Hermione
era sempre più vicina.
“In
una favola babbana, non credo di aver letto che Cappuccetto Rosso baci il lupo
cattivo”, mormorò Draco, sarcastico.
Ma
Hermione non voleva parlare.
Era
bloccata ad un centimetro dalle sue labbra.
Un
centimetro: così infinitamente piccolo eppure così infinitamente
grande.
“Vuoi
davvero fare quello che stai per fare?”, le chiese a fior di labbra, “Se vuoi
farlo davvero, dimentica che sono Draco Malfoy”.
“Perché?”,
fiatò Hermione.
“Perché
non baceresti mai Draco Malfoy, neanche sotto
maledizione”.
“Forse
non bacerei il Draco Malfoy perfido, arrogante e odioso. Ma te,
si”.
“Me?”.
“Te,
il ragazzo che teme che io possa scappare e lasciarlo
solo”.
“Puoi
scappare, se vuoi. Io non ti tratterrò”.
“Ti
ho già detto che io non voglio scappare. Voglio stare con
te”.
Quella
conversazione a fior di labbra stava facendo impazzire
entrambi.
Uno
dei due doveva decidersi a fare una mossa.
“Draco,
ti avverto”, sussurrò Hermione, “Conterò fino a tre, dopodiché io ti bacerò, non
mi importa di nulla”.
Lui
non protestò.
“Uno”.
Cos’era
quel tum tum nel suo
petto?
“Due”.
Hermione
non riuscì a pronunciare il fatidico tre.
Le
sue labbra erano infine state catturate da quelle di lui.
La
bocca di Draco si muoveva dolcemente e lentamente su quella di lei, come se un
brusco movimento potesse ferirla, come se quella fosse stata la prima volta che
stava baciando qualcuno. Col cuore.
Ecco
cosa tamburellava frenetico dentro di sé, tanto violentemente che gli sembrò
volesse squarciargli il petto.
Hermione
gli concesse di approfondire il bacio, capendo che Draco si stava
trattenendo.
Dopo
quello che per loro sembrò l’eternità, si separarono.
I
loro sguardi si incatenarono per l’ennesima volta.
“Draco…”,
lo chiamò.
Lui
le rispose con un sorriso.
“Draco,
io credo di…io ti…”.
Draco
le posò un dito sulle labbra.
“Non
dirlo, mi basta solo saperlo. Sapere che esiste qualcuno al mondo che sia in
grado di amarmi. E che esiste qualcuno al mondo che io sia in grado di
amare”.
Hermione
non riuscì a fermare le lacrime che, incessanti, le inondavano il viso. Era più
forte di lei.
Draco
continuava a sorriderle dolcemente e la strinse a sé.
“Faresti
meglio a tornare nel tuo dormitorio. È tardi”.
Lei
scosse la testa contro il suo petto.
Le
baciò i capelli.
“Avevo
troppa paura che tu te ne andassi e mi lasciassi solo. Ma adesso sono io che ti
chiedo di farlo, perché so che qualcuno ci sarà un giorno. Per
me”.
“Non
ci sono stata per tutta la tua vita”, singhiozzò Hermione.
“Questa
sera è stata più lunga di tutta la mia vita”.
Lei
si allontanò dal suo abbraccio, asciugò le lacrime e lo
guardò.
Si
chinò leggermente verso di lui in modo da potergli strappare un altro, ultimo
bacio. Poi si alzò e raccolse la sua bacchetta.
Si
voltò verso di lui e gli rivolse un luminoso sorriso.
Draco
sapeva che lei c’era e ci sarebbe stata sempre. Per sempre. Per
lui.
“Ciao,
Draco”, disse Hermione.
Lui
ricambiò il saluto con un cenno della mano.
Poi
Hermione varcò la soglia della porta e sparì, immersa nell’oscurità del
corridoio.
Draco
fissò la porta dell’aula, senza aspettarsi che la ragazza la varcasse di
nuovo.
“Ciao…Hermione”.
Era
stata la prima volta, durante il corso di quella sera, che Draco l’aveva
chiamata per nome.
Una
lacrima solitaria lungo il suo viso.
Continua…
*
Gone with the sin -
H.I.M.
**
Somewhere I belong -
Linkin Park
***
Blurry -
Puddle of Mudd
Ok,
se siete arrivati fino a qui significa che quanto meno era
leggibile.
Che
ne direste di lasciare un commentino per questa inedita ff?
Vi
ringrazio in anticipo^^
Per
gemellina: tesoro, avrei potuto
dedicarti anche una ff più allegra, però mi è venuta l’ispirazione per questa
cosa deprimente. L’ho scritta all’incirca tre settimane fa e non vedevo l’ora di
fartela leggere. So che non è un granché, comprendo la mia inesperienza in fatto
di Draco/Herm. Beh, fammi sapere com’è andato il mio esordio e magari ne
scriverò un’altra (più commediosa, però) ^^ Grazie un miliardoooo e ancora
auguri. Ti voglio bene^^
Un
bacione a tutti!