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Autore: _vdechelon    23/11/2012    1 recensioni
“Strano, mi hanno sempre raccontato che chi va in guerra soffre…”
Alzo lo sguardo e sul suo viso c’è un sorriso strano. Alzo un sopracciglio e si avvicina a me.
“Sai, non tutti hanno la fortuna di avere nell’equipaggio una bella ragazza…” Con la mano mi sfiora la guancia e solo adesso capisco la natura di quel sorriso perverso. Mi allontano e lo guardo in malo modo." (dal cap. 2)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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5 anni dopo…

New York. Odio il traffico di New York. Ecco perché preferisco prendere la metro. Ma questa mattina, chissà per quale strana ragione ho voluto prendere il taxi. Arriverò in ritardo, lo so. Speriamo solo che Morris non sia ancora arrivato. Appoggio la testa al finestrino, sopportando i suoni fastidiosi dei clacson. Poi vedo lui. Non posso crederci. Prendo dalla borsa i primi dollari che trovo e li do al tassista, scendo velocemente e chiamo il suo nome. Si volta e sorride, stupito. Mi è mancato così tanto. Gli vado incontro e gli getto le braccia al collo, stringendolo. Dopo tutto questo tempo è il minimo. Mi accarezza i capelli e mi prende il viso tra le mani.
“Sei sempre bellissima.”
“Ah, dai smettila, tu sei sempre bugiardo.” Ridiamo.
“Perché non prendiamo qualcosa?” Dovrei andare a lavoro ma… Lui è più importante.
“Certo.”
“Allora, che mi dici?” Siamo seduti in una delle tante caffetterie di NY, fuori fa freddo, ma qui dentro si respira un’aria calda e rilassante. C’è anche il sottofondo natalizio.
“Beh, ho trovato lavoro, in una biblioteca. Non ho fatto molto.”
“Non è mai poco.”
“Ah Josh, mi mancavano i tuoi pensieri filosofici.” Ridiamo insieme, mi mancava davvero questa testa calda. “E tu? Come mai qui?”
“Ho lasciato l’esercito pochi mesi fa. Dopo…” S’interrompe, abbassando lo sguardo sul suo cappuccino.
“Dopo cosa?” Chiedo preoccupata.
“Una specie di epidemia. Un mistero.” La sua voce roca raffredda la mia pelle. Deglutisco. Ho paura di chiedere. Mi guarda, socchiude le labbra, poi decide di tacere. Ho capito, non ho bisogno d’altro.
“Il giorno in cui te ne sei andata, hai dimenticato questa.” Dalla giacca estrae una lettera ripiegata, ingiallita. “L’ho conservata come meglio potevo.” Me la porge e al tocco di quella carta umidiccia, un brivido mi ripercorre la schiena. Ho il vuoto nello stomaco. La guardo perplessa, leggendo l’intestazione scritta sul lato in alto a destra, con una biro nera. ‘To Sarah.’
Sospiro, mi alzo e vado nel bagno. Controllo che non ci sia nessuno e mi appoggio di spalle alla parete. Chiudo gli occhi per qualche secondo e la apro.

Cara Sarah,
ti scrivo perché forse troverai più sincerità in queste parole, che in quelle dette a voce. Sono un codardo, lo so.
Chiederti di restare, sarebbe ingiusto, da egoista. Quello che mi chiedo è: perché chiedere di rimanere sempre accanto a te è da egoisti? Non è questo quello che conta? L’amore verso l’altro? Si, perché io sono talmente stupido e codardo da non riuscire neanche a dire le parole più sincere che potrei mai urlare al mondo. Ti amo. Ti ho amata dal primo istante in cui ti ho vista. Vorrei aver potuto dirlo quando avrei dovuto, quando tu, con i tuoi meravigliosi occhi, mi hai fatto sentire parte di qualcosa. Mi hai fatto sentire parte di te. E credimi quando ti dico che non potevo ricevere niente di meglio da questo mondo patetico e crudele. Quindi ti prometto una cosa. Io verrò a cercarti un giorno. Sono disposto a camminare nella città più affollata del mondo, scrutare un viso per volta, finché non rivedrò il tuo. Un giorno ci rincontreremo e sperando di aver sotterrato la mia codardia, rimesso da parte il mio egoismo, mi avvicinerò alle tue labbra e ti sussurrerò: ti ho amata, ti amo e ti amerò per sempre.
Con il cuore, Jake.

Le lacrime rigano il mio viso ormai, mi stringo al petto la lettera stropicciandola, e mi accascio sul pavimento, singhiozzando. Due mani mi accarezzano i capelli. Josh si abbassa davanti a me e cerca di calmarmi.
“Mi dispiace.”
“Lui non c’è più, lui mi amava, e…” Continuo a singhiozzare, il che non mi permette di parlare. “Non l’ho neanche salutato.” Josh si avvicina e mi abbraccia. Non riesco a fermarmi.
Lui è andato via. Portato via da quel mondo crudele da cui scappava via, nella ricerca di qualcosa di più. E io l’ho abbandonato. Sono io l’egoista. Non lui. Dopo cinque anni, passati a pensare che lui non mi meritasse, che dovevo guardare avanti. E ora? Cosa ho ottenuto? Solo un vuoto, che porterò con me per il resto della mia vita.
 
Note dell’autrice:
Salve! Si, lo so. Non è l’epilogo che ti porta a sorridere. Però con questo, ho solo voluto dimostrare, che in amore, agire d’impulso, non porta sempre a ottimi risultati. Si, magari lui sarebbe morto lo stesso, ma, in uno stato d’animo diverso. E con questa storia ho voluto anche sottolineare, di quanto siano più umani i soldati che vivono i secondi con la paura di poter morire che noi, che viviamo solo seguendo i costumi ridicoli della nostra società. Grazie e alla prossima!
  
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