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Autore: supernova_the_fifth    23/11/2012    2 recensioni
Quando la vita ti sembra normale. quando credi che tutto andrà per il meglio...è allora che il passato ti si ripresenta dinnanzi!
Dal capitolo 6:
[ Cloud non alzò lo sguardo da terra e non cercò di discolparsi. In cuor suo sapeva che ciò che lo sfregiato aveva appena detto era vero. In fin dei conti non aveva tentato nulla per fermalo e impedirgli di fare qualcosa.
Aveva perso davvero tutto quello che era un tempo.
E fin da subito sapeva di aver condannato tutti loro a morte certa. Nella sua mente aveva cercato più volte di pensare che si sarebbe concluso tutto per il meglio per tutti loro ma sapeva di mentire a se stessa.
Lei aveva comunque continuato a sperare; ora però tutta la consapevolezza di ciò che attendeva Anna, Erica, Mattia, Giulia, Naya, Elisabetta e Alice la colpì come un macigno.
Le parole che la raggiunsero qualche istante dopo furono il colpo di grazia.
- Anche se immagino che un secondo omicidio di massa non possa pesarti troppo sulla coscienza. Vero Supernova?- ]
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Nexus Universe'
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The bond of brotherhood

 

Dire che la testa era l'unica parte che doleva era praticamente una blasfemia. Poteva giurare di sentire Raphael imprecare nel suo linguaggio molto colorito ogni sorta di insulto, imprecazione o altro contro chiunque avesse osato ridurlo con dolori del genere se si fosse ritrovato al posto suo. Il tutto coronato dal classico “Let's kick some shell!* prima di lanciarsi nella ancor più classica rissa pestando e riempiendo di lividi e occhi neri chiunque passasse sotto le grinfie della sua ira.

No. Decisamente la testa non era l'unica parte che doleva.

Forse era più facile elencare ciò che non faceva male a quel punto: in una parola? Niente. Sentiva i muscoli urlare di dolore pur essendo fermo, le costole crepitare sotto il piastrone del guscio ad ogni respiro e non voleva pensare al resto.

- Mhh.-

Emise un flebile mugugno appena cercò di fare un respiro normale ma rinunciò subito sentendo dolore.

Udiva un lieve brusio in lontananza ma non era abbastanza cosciente per capire se era un rumore vero o era semplicemente la sua testa troppo scombussolata.

Anche se, dolori a parte, doveva ammettere di sentirsi meglio. O almeno meglio dell'ultima volta in cui aveva avuto abbastanza coscienza di se per capire il suo stato fisico. E quant'era passato dall'ultima volta? Non ne aveva idea. Il periodo in cui contava i giorni della sua cattività erano finiti presto come erano iniziati e col passare del tempo erano aumentati anche i momenti di incoscienza rispetto ad una anche debole lucidità di mente.

Quella perciò era la prima volta dopo inclassificabile tempo che sentiva qualcosa in più oltre al semplice dolore.

Quasi in risposta ad una sua muta preghiera, gli occhi si aprirono lentamente rivelandogli un ambiente leggermente illuminato. La cella gli appariva sfuocata e decisamente diversa da come la ricordava. Solitamente era tutto buio, umido, sporco, avvilente. Invece in quel momento quel poco di visibilità che i suoi occhi stanchi gli permettevano di avere gli dava la sensazione di calore. Sapeva di casa.

Con la coda di un occhio vide del bianco sul suo piastrone.

La sensazione di prima...bende? Chi diamine curerebbe il suo prigioniero dopo mesi di continue torture nei quali tagliuzzarlo e ferirlo non è mai sembrato un problema?

Una nuova fitta di dolore lo invase e non riuscì a reprimere un secondo mugugno che passò a pelo sulle labbra.

- Donatello. -

La voce gli arrivò chiara. Era diversa dalle voci che era abituato a sentire, che era stato abituato a sentire nella sua lunga prigionia. Questa voce era dolce. Era calma, forse un po' titubante sotto sotto e per l'ennesima volta era qualcosa che gli dava la sensazione di casa.

Volse lo sguardo a sinistra, verso la fonte del suono, ma non riuscì a vedere niente. Con un grande sforzo allora cominciò a volgere l'intero capo, fino ad iniziare a mettere a fuoco un ammasso di figure davanti a se.

Quella più vicina, quella che ovviamente aveva parlato però, catturò subito la sua attenzione.

Due occhi, grandi e di color smeraldo acceso che lo fissavano e riflettevano il suo sguardo misto di paura e confusione.

Questo solo per un istante, perché subito quelli di Donatello cominciarono ad ingrandirsi fino al limite, le iridi nocciola dietro la maschera che dardeggiavano avanti e indietro sulla ragazza di fronte a lui.

Non poteva. Non doveva.

Era l'ennesima trovata per farlo parlare, un colpo basso che avrebbe dovuto farlo cedere, lì dove tortura e agonia non avevano avuto successo.

Ma era così reale. Sentiva quello sguardo addosso, lo sentiva sulla pelle e su ogni lembo del suo corpo.

Con una voce che non pensava più di possedere finalmente decise di proferire le parole che ormai stavano facendosi strada in gola.

- Cloud? -

Vide la ragazza sgranare leggermente gli occhi, se ciò le era ancora possibile, e in quel momento la sua mente geniale cominciò dopo tanto a ri-funzionare.

Seppur ancora sotto shock, cominciò a guardare sul serio chi aveva davanti. Erano simili, quello era lampante, ma quella non era sua sorella. Non poteva essere sua sorella. I capelli castano chiaro, contrariamente a sua sorella, erano lisci e piatti. Cadevano sul volto però, con un taglio corto se non ad eccezione fatta per una lunga ciocca che nascondeva l'orecchio sinistro e arrivava fino al petto.

Esattamente come Cloud.

Il viso era un po' più in carne però i tratti erano molto simili e la corporatura era la stessa.

Gli occhi. Quelli erano ciò che lo attiravano di più. Se c'era una particolarità in sua sorella erano per certo gli occhi, di un colore così acceso da non sembrare nemmeno naturale, così particolari da non poter essere confusi. E quella ragazza li aveva.

Shell! Are you working for help me understand that THAT girl is not my sister or what?! What a shell of a brain!*

Ok. La ragazza che aveva di fronte era, quindi, a tutti gli effetti Cloud. E da bravo genio qual'era ci vollero meno di due nanosecondi per collegare l'informazione.

La ragazza di fronte a lui era Cloud.

Cloud.

Non si rese nemmeno conto di mandare al diavolo le ferite e l'intero corpo malmesso alzandosi a sedere, non si rese conto di aprire le braccia. Non se ne rese conto fino a quando la brunetta di fronte a lui, completamente incurante della sua condizione fisica, si tuffò nel suo abbraccio cominciando a piangere come una bambina.

Poteva essere anche la tartaruga più intelligente, poteva aver già collegato tutto nel suo cervello, ma solo quando strinse la sorella minore tra le sue muscolose braccia finalmente riuscì a capire cosa aveva davanti.

Non una cella.

Non nuovi inganni.

 

E in quel momento ne erano certi entrambi.

Erano a casa.

 

–—

 

Cloud non credeva di avere ancora lacrime da versare. Eppure in quel momento era lì, avvolta nell'abbraccio di Donatello, facendone scorrere fiumi. Sentiva le calde lacrime scenderle lungo le guance senza sosta, una dopo l'altra.

Solitamente sarebbe morta dalla vergogna, piangere così come stava facendo ma per questa volta avrebbe lasciato correre.

Il maestro Splinter aveva sempre cercato di far capire a lei e a Raphael, il più orgoglioso tra le quattro tartarughe, che le lacrime non avevano nulla di sbagliato nello sgorgare quando si provava dolore. Erano una cura: forse non il ricordo, ma alleggerivano il dolore, qualsiasi fosse il problema.

E Cloud si rendeva conto che stava avvenendo proprio quello. Due anni di vuoto. Due anni che per certo non rimpiangeva perché le avevano permesso di conoscere tante persone nuove, i suoi amici ma che comunque restavano perennemente impregnati dalla devastante sensazione di essere stata abbandonata, di essere sola.

Ma ciò che provava in quel momento era ben distante dallo sconforto. Il dolore stava lentamente svanendo, nel calore di un abbraccio che non avrebbe più creduto possibile.

- Donnie, Donnie, Donnie, Donnie, Donnie... -

Senza nemmeno accorgersi, cominciò a mormorare il nome della tartaruga dalla bandana viola sempre di più, prima come un sussurro, poi come una preghiera. Quasi a sperare che quella fosse finalmente la tanto attesa realtà.

Una mano le si posò sulla schiena muovendosi facendo dei piccoli cerchi. I singhiozzi ininterrotti cominciarono a diminuire ed il tremore andava via via diminuendo.

Cloud non aveva il coraggio di alzare la testa. Restava lì, con il volto accoccolato nell'incavo del collo di Donatello aspettando di essere pronta.

Aveva tenuto gli occhi chiusi mentre si crogiolava nel calore del fratello ma qualcosa la spinse ad aprili. La mano del ninja viola era ancora appoggiata alla sua schiena e Cloud poteva sentire chiaramente che tremava.

Le scappò un sorriso. Non era l'unica ad avere paura. Chiudendo gli occhi un'ultima volta, fece un respiro profondo ed uscì dal suo rifugio.

- You look wonderful. -

- Ahah listen to the funny mutant. Talk the one full of bendages, mask ruined and with more bruises than after a fight with a bunch of Foot ninja.* -

Mentre rispondeva sarcastica al commento di Donatello, Cloud faceva vagare lo sguardo su ogni millimetro della sua figura. Era pieno di graffi e lividi violacei ma in lui non c'era niente di diverso rispetto a due anni prima.

Il volto leggermente ovale, zigomi pronunciati, braccia e gambe muscolose grazie ad anni ed anni di continui allenamenti che non risentivano delle moltissime ore che il genio passava davanti uno schermo di un computer o semplicemente ad aggiustare e costruire gli oggetti più improbabili.

Il piastrone, apparentemente perfetto, ma che in controluce o semplicemente passandoci una mano sopra si riempiva di tante e lievi scheggiature. Il guscio, di quel colore grigio verde, che ricopriva l'intera schiena. Le mani poi, così strane ma per lei così normali, con sole tre dita ed i piedi con due.

Dove solitamente la cintura di cuoio era annodata ora vi era una delle tante bende che ricoprivano le ferite più profonde ed in alcuni punti Cloud riusciva a notare il formarsi di dei piccoli aloni scuri, segno che Donatello non era guarito dalle lesioni più recenti.

Il bianco del bendaggio poi, faceva risaltare ancora di più la carnagione verde oliva.

Finalmente gli occhi di Cloud tornarono a posarsi su quelli del fratello, le iridi bianche ancora intente ad osservare la sua, di condizione.

Resosi conto di essere osservato il suo sguardo si sollevò incatenandosi al suo.

Nessuno dei due pareva intenzionato a parlare. In realtà non ve ne era nemmeno bisogno. Erano lì, entrambi e bastava.

- Eh ehm! -

I due fratelli volsero lo sguardo verso il resto degli occupanti della baita, ricordandosi di non essere soli.

Donatello si trovò ad essere oggetto degli sguardi anomali di quattro umani che non aveva mai visto prima.

- Friends of yours? - Cloud annuendo si alzò per fare le presentazioni.

Draciel dal canto suo li fissava con un leggero ghigno in faccia.

Cloud e la tartaruga si scambiarono un'occhiata fugace. Donatello non cominciò nemmeno a porsi il quesito sul perché il basilisco fosse lì in quel momento; conoscevano quella faccia ed avevano entrambi la brutta sensazione di sapere cosa sarebbe avvenuto di lì a...

Prima ancora che riuscissero a finire di formulare il pensiero il basilisco, con uno scatto degno di un podio olimpionico, era già piombato su di loro con tutto il suo dolce peso.

- Donatellooooooo! -

- Eh-ehi Dras! Long time not see you big boy. - disse Donatello con voce strozzata, affaticato dal dover sorreggere l'intero peso del serpente.

- Ok. - Cloud si intromise nel piccolo ricongiungimento tra rettili. - Now tell me. Why in this shell of a world am i always on the bottom!!* -

Nella baita partì un secondo attacco di risa.

- Bene. Qualcuno ora avrebbe la gentile creanza di tradurre il tutto? - disse ad un tratto Mattia sarcastico. - No perché io credo di aver afferrato meno di un decimo di ciò che avete detto. -

Prima che l'ex ninja potesse cominciare il resoconto, Anna sbuffò.

- Dannazione a Google Translator. Quando serve davvero non c'è mai. -

 

 

 

 

*Prendiamo a calci qualche guscio!

*Shell! Stai lavorando per aiutarmi a capire che quella ragazza non è mia sorella o cosa?! Diavolo d'un cervello!

*Sei una favola

Ahah ha parlato il mutante divertente. Parla quello pieno di bende, con la bandana rovinata e più lividi che dopo un combattimento con un gruppo di Foot ninja.

*Donatellooooooo!

Eh-ehi Dras! Tanto tempo che non ci si vede ragazzone.

Ok. […] Adesso ditemi. Perché in questo diavolo di mondo sono sempre io sul fondo?

   
 
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