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Autore: Rose_97    24/11/2012    4 recensioni
Dal testo:
"Oggi, io Peter Hale, vi racconterò la storia di come Cappuccetto rosso (con una parlantina un po’ più sviluppata del solito) e il Grande Lupo Cattivo (ahahahaha lui cattivo! Si come no!) si innamorarono."
Genere: Angst, Comico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiacchierata

Poteva essere solo una persona…
-Derek? Ci hai messo troppo tempo.- avvicinandosi a noi venne colpito alla nuca dal nuovo Alpha.
-Derek! Ci ha messo troppo! Guada come sono ridotti i tuoi due amici.- quel bastardo era appena riuscito a far accasciare Derek al suolo. Era potente ed esperto, ma rimaneva lo stesso un bastardo.
-Non ti hanno mai detto che non è leale colpire alle spalle? Ma soprattutto che non c’è divertimento nel prendersela con chi non è in grado di difendersi?- rispose a tono alzandosi.
-Oh, ma non me la stavo prendendo con Stiles; se noti bene è Annabeth ad essere ridotta male! E poi niente di tutto ciò sarebbe successo se mi avessero detto ciò che volevo sapere.- così Miguel si avvicinò alla ragazza, si chinò e con una mano le prese il mento e girò il suo viso delicatamente verso quello di Derek come per mostrargli ciò che aveva fatto poco prima.
-Se ti piace così tanto perché non stai fermo un attimo che provo a farlo io a te?- ringhiò l’ultimo arrivato.
-Mi deludi Derek, mi aspettavo qualcosa di più originale da parte tua. Devo però farti i miei complimenti per il tuo nuovo ragazzo, anche se credevo che ti piacessero un po’ più focose, in tutti i sensi. Non so se mi spiego.-
-Pff… che battuta squallida.- commentai a bassa voce pensando, ingenuamente, che non mi avessero sentito, poi mi resi immediatamente conto che era praticamente impossibile che non mi avessero sentito. Infatti i due si girarono verso di me rivolgendomi occhiatacce e ringhi, mentre Ananbeth accennava un sorriso.
-Dovresti insegnare a tuo ragazzo a non intromettersi nei discorsi altrui.- commentò divertito Miguel.
-E tu a guardarti alle spalle.-aggiunse la ragazza, che fino a poco tempo prima era a terra dolorante, e subito dopo era in piedi, e con gli artigli graffiava lungo tutta la schiena, l’Alpha dagli occhi color ghiaccio,  che si inginocchiò. Il sangue iniziò a colare lentamente e dolorosamente (immagino e spero) dai graffi. Poi la ragazza di abbassò di poco, giusto per arrivare a stingere bene il collo del ferito, strinse il collo con una stretta a dir poco impressionante e continuò a stringere. Lo stava soffocando e nonostante Miguel cercasse di liberarsi, non ci riuscì. Continuava a dimenarsi e lei a stringere. Ma ad un certo punto venne fermata da Derek che la avvertì.
-Sta arrivando il resto del suo branco. Anche se lo uccidessi saremmo in netta minoranza, e Stiles non è in grado di difendersi da eventuali attacchi. Fermati e andiamocene.-
-Se lo lasciamo vivo riproverà a ucciderci. O noi o lui.- affermò convinta.
-Non vuoi capire allora! Se lo uccidiamo ora verremo uccisi noi dopo! Basta. Andiamocene.-non sapevo cosa dire, ma ero d’accordo con Derek. Dovevamo andare via e anche in fretta.
-Uff.. e va bene. Andiamo!- così mollò la presa sul collo dell’uomo e uscimmo di corsa dallo scantinato. Io tornai a casa mentre Annabeth e Derek andarono alla villa Hale.
Non ci misi molto a tornare a casa e quando arrivai mi ci chiusi dentro. Affamato andai in cucina e molto velocemente mi preparai un panino. Mi precipitai in camera cercando di fare meno rumore possibile.
Riflettendoci bene quella sera avevo rischiato la vita più delle altre volte. Per prevenire qualsiasi attacco da parte di un licantropo schizzato un po’ troppo male, chiusi tutte le finestre a chiave, abbassai la tapparella e chiusi la porta a chiave. Quando finii  di barricarmi in camera mi cambiai, mi misi il pigiama e mi stesi sul letto, riflettendo su ciò che potesse volere dal Kanima il nuovo branco di Alpha. Dopo essere rimasto per un paio di minuti a fissare il soffitto, caddi tra le braccia di Morfeo. Era da tanto che non dormivo così agitato. Da quando Scott è stato morso passavo le notti in bianco, rischiando la mia vita e la mia incolumità mentale e quando avevo tempo di dormire non potevo dire di certo che dormivo bene. Ma quella sera riuscii a svegliarmi un bel po’ di volte. Quando realizzai che quella notte non avrei chiuso occhio, senza svegliarmi mezz’ora dopo, decisi che sarebbe stato meglio utilizzare quel tempo a disposizione per capire che cosa centrasse il Kanima con tutto ciò che stava accadendo.
Dopo più di due ore davanti a libri aperti e al computer acceso mi arresi e tornai a dormire, questa volta un po’ più tranquillamente. Il mattino arrivò inesorabile (Esagerato!) e il risveglio fu un po’ brusco, specialmente per i miei gusti. Quel maledetto cellulare iniziò a squillare esattamente quando il sogno iniziava a farsi molto interessante.
Scott:
 
Una chiamata persa.
Decisi che quel giorno non sarei andato a scuola e sarei rimasto a casa a riposarmi. In fondo me lo meritavo, dato che la sera prima avevo rischiato di morire e nessuno mi aveva chiesto come stavo, o se avevo voglia di parlare di ciò che era appena successo.
Sapevo che da un momento all’altro mio padre sarebbe arrivato a svegliarmi, così aprii la porta che poco prima era chiusa a chiave e tirai su la tapparella, spalancai la finestra e lasciai entrare un po’ d’aria, stando attento che non entrasse altro.
Poco dopo il telefono squillò, di nuovo.
Scott:
 
Ehi Stiles! Ho appena saputo quello che è successo ieri sera.
Mi dispiace non essere venuto ad aiutarti.
Scusa. Ne parliamo a scuola.
Ah dimenticavo! Derek deve parlarti.
È piuttosto preoccupato per te.
Scott.
 
Quando lessi il messaggio maledissi Scott per non essere venuto ieri sera ad aiutarmi, insomma, è il mio migliore amico. Poi quando lessi che Derek era preoccupato per me, mi misi a ridere. Doveva essere uno scherzo. Derek che si preoccupa per qualcuno, o meglio per me! Ahahaha doveva essere uno scherzo per forza, non c’era altra spiegazione plausibile.»
«Guarda che anche io ho dei sentimenti! Sono un essere umano»
«Al massimo sei un licantropo. Comunque decisi di rispondere a Scott dicendogli che quel giorno non sarei venuto a scuola perché non mi sentivo molto bene.
-Stiles! Non vai a scuola? È tardi! Sbrigati!-gridò mio padre dal piano di sotto.
-No papà, non mi sento molto bene. Oggi non vado!-risposi rimettendomi sotto le coperte.
-Vuoi che resti a casa con te? È da tanto tempo che non passiamo una giornata insieme.-chiese gentilmente, apparendo sulla soglia della porta. Aveva ragione, il tempo che passavamo insieme era sempre poco e veniva interrotto ogni volta per via di problemi sovrannaturali di cui lui non era a conoscenza.
-No papà, vai pure a lavoro. Se ho bisogno ti chiamo.- così dicendo mi salutò e andò a lavoro.
Scesi a fare colazione, presi la mia tazza la riempii di caffè e accesi la tv. A quell’ora non c’era niente di interessante, ma dovevo rilassarmi  quindi mi misi comodo sul divano. Era da tanto che non facevo una cosa così normale senza essere interrotto da qualche chiamata di Scott che mi avvertiva che il mondo sovrannaturale non gli dava pace. Come al solito quel momento di pace e tranquillità venne spazzato via in pochi secondi: posai la tazza vuota nel lavandino e quando stavo per stravaccarmi di nuovo sul divano qualcuno bussò alla porta.
-Possibile che in questa città non si può mai avere un attimo di pace!- dopo aver inveito, aprii la porta e mi trovai davanti l’Alpha più scorbutico del mondo.
-Derek? Cosa ci fai qui? Soprattutto, tu conosci l’esistenza dei campanelli? Pensavo ti piacesse entrare dalle finestre o apparire dal nulla. Perché hai quell’espressione di chi si è appena pentito di aver fatto qualcosa? Smettila di ringhiare! Lo sai che non mi fa più paura… ok forse un pochino, ma non è giusto che tu utilizzi le mie paure per divertirti! Perché so che ti diverti a farmi diventare matto e a mettere in pericolo la mia salute: fisica e mentale.-improvvisamente mi tappò la bocca con il palmo della mano.
-Vuoi smetterla di parlare. Sembri una macchinetta, senza interruttore! Ora mi fai entrare o devo subirmi il terzo grado?-sbottò scocciato il moro.
-Oh si!Ehm…giusto.-mi spostai e lo feci entrare (dalla porta! Ci pensate? Derek che entra dalla porta come un ’normale’ civile!).
-Come mai oggi non sei andato a scuola?-chiese guardandosi intorno.
-Eh… sei qui per chiedermi tutti i dettagli della mia vita, o hai qualcosa di più interessante da chiedermi?-incredibile, si presentava a casa mia per chiedermi cosa? Perché non ero andato a scuola?
-Non volevo essere indelicato! Comunque volevo accertarmi che tu stessi bene. Tutto qui.- e si avvicinò a me fino ad avere pochi centimetri di distanza.
-Sei… sei venuto qui solo… per sapere come stavo? Da quando ti interessano queste cose? Ok, ok la smetto di fare domande di cui so che non riceverò risposta.- conclusi , andandomi a sedere sul divano e spegnendo la tv.
-Mi interessa perché un branco di Alpha è qui in città e…- su interruppe a metà frase lasciandomi sulle spine.
-E? continua! Non ti mangio mica! Anzi sarebbe il contrario dato che non sono dotato di artigli.- lo incitai.
-E non voglio che ti faccia male soprattutto per una mia mancata supervisione nei tuoi confronti. Quindi ho deciso che d’ora in poi tu dovrai avere qualcuno del branco che ti accompagni. Sei l’anello debole, ma importante, del branco quindi devi avere una minima difesa.- rimasi spiazzato dalla decisione improvvisa del licantropo. Non mi aveva neanche consultato e decideva per me.
-Scusa? Hai deciso per me? Uff.. wow! Ok senti, me la cavo benissimo da solo. Non ho bisogno del tuo aiuto solo perché ti faccio pena, va bene?! E poi come credi che la prederebbe mio padre se venisse a sapere che ogni notte si troverebbe uno di voi in camera mia? Per di più te! Che sei stato arrestato da lui in persona e ha ancora dei sospetti su di te. Non credo che sia l’ideale quindi la riposta è sempre la stessa. No, grazie.-in effetti aveva ragione lui. Ma mio padre avrebbe notato la presenza di qualche “ospite indesiderato” in casa. Non è mica stupido!
-Uff… sapevo che non avresti accettato subito. Ora passiamo a ciò che è successo la scorsa sera. Vuoi parlarne?- ok, tutta quella gentilezza da parte di Derek era alquanto inquietante. Persino Peter sarebbe risultato meno inquietante. Però diciamo che me lo doveva in un certo senso, quindi mi andava bene.
-Sinceramente non mi va molto. Ma se vuoi sapere i dettagli non ci sono problemi. Vuoi un po’ di caffè?-chiesi gentilmente.
-Non ti voglio costringere, sappilo. Per il caffè va benissimo.-rispose restando in piedi davanti alla finestra del salotto.
-Ok ma siediti. Mi da fastidio vederti in piedi davanti alla finestra. Sei inquietante. E non mi sento costretto.-così mi alzai e presi una tazza di caffè per Derek, che si era accomodato sulla poltrona di fianco al divano.
-Dicevamo. Sai che cosa vogliono dal Kanima?-chiesi tendendogli  la tazza.
-No, non so perché cercano il Kanima né perché gli interessi tanto, e neanche Peter ne ha la minima idea.-la sua voce era preoccupata e quasi agitata.
-Tutto ciò non mi rassicura. E Annabeth come sta?- mi ricordai che anche se lei era veramente messa male, era un Alpha quindi non c’era problema. Ma mi interessava lo stesso.
-Oh, lei sta bene. Sai… licantropia.- affermò finendo di bere l’ultimo goccio di caffè.
-Già...- passammo i minuti successivi a parlare di molte cose, che però non riguardavano i problemi sovrannaturali. Il tempo volava via e noi continuavamo a chiacchierare animatamente. In fondo Derek non è così scorbutico come vuole dimostrare, bisogna solo coglierlo dal lato giusto.
Ad un certo punto si alzò e disse che doveva andare a sbrigare alcune faccende e se ne andò (dalla porta).
Pranzai e poi mi misi a fare delle ricerche sul Kanima. Non trovai nulla di ché. Verso pomeriggio tardo mio padre fece ritorno a casa, prima del solito.
-Stai meglio Stiles?-domandò apparendo sulla soglia della porta di camera mia.
-Io? Ehm… certo! In forma smagliante!- risposi gesticolando.
-Ok. Quindi non ti dispiacerà preparare la cena, suppongo.- non mi diede neanche il tempo di rispondere, che sparì al piano di sotto per vedersi la partita in tv. Così non mi rimase altra scelta che andare a preparare la cena. Quando finii di servirla, mi ritirai in camera mia con il piatto pieno di cibo, mentre l’altro lo diedi a mio padre che era incollato al televisore a guardare la partita. Mentre mangiavo non riuscivo a smettere di pensare a ciò che mi aveva detto Derek qualche ore prima. Un pensiero riaffiorò: Camera 221. Dovevo sapere che cosa c’era dentro. Di sicuro centrava qualcosa con gli Alpha.
Poco dopo aver finito di mangiare qualcuno suonò il campanello, per fortuna andò mio padre ad aprire. Intanto mi preparavo per andare all’ospedale, ma il mio piano venne bocciato non appena mio padre venne a chiamarmi.
-Stiles è per te!-venni chiamato a piano di sotto da mio padre. Così scesi e andai a vedere chi si era preso la briga di venirmi a trovare.
 
 
 
 
Eccomi tornata! Finalmente direte (o forse speravate che non tornassi proprio?) XD
Comunque mi scuso per la pausa, ma le idee iniziavano a scarseggiare e dovevo raccoglierne altre :D
Ora voglio sapere che ne pensate di questo nuovo capitolo, quindi scrivete un bel po’ di recensioni :3 Fatemi felice :)
Ora leyda sarà contenta dopo avermi scassato i cosiddetti ed esser riuscita nell’intento!
Detto questo vi saluto. Al prossimo capitolo :D
Baci 

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