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Autore: Ary Granger    24/11/2012    2 recensioni
Un anno. Sembra solo ieri che impazzava la dura lotta contro Voldemort.
Hermione Granger non riesce a capacitarsi di come il tempo sia passato così velocemente.
E non riesce ancora a capacitarsi che Ron non sia più lì con lei.
Sembra solo un'ombra di quella orgogliosa e perspicace grifondoro di una volta che ora vorrebbe solo dimenticare ogni cosa.
Una nuova minaccia e nuovi pericoli la trascineranno però nuovamente a quel periodo di terrore a fianco di qualcuno che forse la guerra ha segnato più lei.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pioveva su Londra quando Hermione si apprestava ad uscire dal San Mungo.
Anche quella giornata era finita ed ora non le rimaneva che raggiungere l'appartamento che aveva affittato poco distante dall'ospedale in cui seguiva i corsi di medimagia dopo...
"Dopo quella...." e la parola le rimase intrappolata in gola, quasi che il suo corpo non sopportasse neanche il suono di quel vocabolo.

Si riscosse immediatamente da quel torpore e corse verso casa: pioveva ma non aveva intenzione di smaterializzarsi per raggiungere il suo condominio.
Corse veloce, evitando le pozzanghere che si erano create per la forte pioggia e alla fine, anche se fradicia, riuscì ad entrare in casa.
Vide il telefonino lampeggiare: 2 chiamate perse. Una di Harry e un’altra di Ginny.
Li avrebbe richiamati il giorno dopo.
Si sentiva di essere una pessima amica nei loro confronti, in fondo si preoccupavano per lei.
Si tolse gli stivaletti zuppi all'ingresso ed il giaccone appendendolo accanto al portone. Rabbrividì per il freddo e decise di riscaldarsi con una doccia.
Lanciò un occhiata alla cucina in perfetto ordine.
Avrebbe mangiato dopo, forse.
Salì le scale ed entrò nel bagno.
Si spogliò gettando incurante gli abiti a terra, entrò nella doccia e si posizionò con gli occhi chiusi sotto il potente getto d'acqua calda.
Era distrutta pensò con un sorriso spento sulle labbra. Aveva scelto quella professione perché sapeva che non avrebbe avuto un solo momento libero e quel poco tempo che aveva lo passava studiando pur essendo stanca.
Non poteva permettersi così il lusso di pensare a ciò che era successo un anno prima.
“Già...un anno prima...”
Solo un anno fa Ron era ancora vivo.
"Ron..." sussurrò Hermione,  il respirò le si mozzò in gola e si portò una mano alla bocca per trattenere quei singhiozzi che sapeva non avrebbero perso tempo a prendere il sopravvento nel suo petto.
Restò per un momento immobile per far sì che il suo cuore riprendesse a battere normalmente, poi chiuse lo getto d'acqua ed uscì.
Indossò una camicia da notte, scese in cucina ed aprì il frigo per poter mettere qualcosa nello stomaco prima di andare a letto ma nulla riuscì a risvegliare il suo appetito.
Decise di mettere su l’acqua del bollitore per prepararsi una delle tante tisane che aveva nel ripostiglio accanto alla sua piccola ma accogliente cucina. Ne scelse una alla mela e ai fichi. Quando il bollitore fischiò verso l’acqua in una tazza e vi immerse la bustina che cominciò a macchiare il liquido trasparente di un rosso acceso che fermò il cuore della ragazza riportandola a quel giorno maledetto.
Con le mani tremanti girò il liquido e la macchia sul fondo si espanse. Così facendo Hermione si diresse con la tazza verso il divanetto di stoffa in soggiorno dove aprì un libro e cominciò a leggere. O almeno ci provava.  Per quanto si sforzasse non riusciva a leggere alcunché e presa da rabbia finì il contenuto della tazza, salì in fretta le scale per entrare nella sua camera e  si distese sul letto sperando di trovare un po’ di pace. Si girò e rigirò alla ricerca di una quiete interiore che pareva non arrivare mai fino a quando i suoi occhi non si chiuserò per la troppa stanchezza.

Ad un tratto lei si guardò intorno e vide che la sua camera era sparita per lasciare spazio ad una landa deserta piena di macerie e polvere.
Vide una sagoma in lontananza ma nonostante la polvere e l’oscurità riconobbe immediatamente chi fosse: Ron.
Lui la guardò e le si avvicinò. I suoi occhi azzurri risaltavano in mezzo a tutto quel tetro spettacolo di morte.
Hermione gli sorrise, gli corse incontro e lo baciò piangendo.
Lui, dal suo canto, rispose a quel bacio e l’abbracciò forte.
“Hermione non sai quanto ho aspettato questo momento...”  le sussurrò lui mentre le accarezzava i capelli.
“Ron  mi sei mancato così tanto...”  disse tra le lacrime la ragazza stringendolo a sè.
“Herm guardami” e così dicendo le prese il viso tra le mani in modo che lei potesse guardarlo negli occhi “Qualsiasi cosa succeda promettimi che andrai avanti con la tua vita...promettimi che non ti lascerai andare al dolore...” .
“Ron io non posso...”  e cercò di allontanarsi da quelle mani e da quel viso che le sorrideva malinconico ma lui la trattenne.
“Hermione Jean Granger...promettimelo!” le impose quasi come un ordine per poi aggiungere con estrema dolcezza “Per  favore...Promettimelo...”
Lei stupita dall’espressione dei suoi occhi accettò con un segno del capo e disse con tono appena udibile “Promesso.”
Il ragazzo sorrise alla risposta e stava per aggiungere qualcosa quando ad un trattò la spinse e le si parò davanti per poi caderle ai piedi con sguardo vacuo e un rivolo di sangue che usciva dalle labbra.
Hermione si inginocchiò gridando il suo nome tra le lacrime e stringendolo al proprio petto.
“RON NO!” urlò la giovane strega svegliandosi così da quell’incubo che non mancava di ricordarle cosa fosse successo.
Le mancava l’aria e i singhiozzi le scuotevano il petto costringendola ad accasciarsi di nuovo sul letto fino a quando non ebbe un po’ più di controllo sul suo corpo.
Guardò poi l’orologio sul comodino: erano appena le 3 del mattino.
Ogni notte sognava la morte di Ron e si svegliava tra pianti e singhiozzi. Le sembrava che ogni cosa fosse sempre così vera e in quel momento nella sua testa risuonò ancora quella terribile risata che quel maledetto giorno di un anno fa le fece alzare lo sguardo dal corpo inerme del grifondoro.
“Lurida mezzosangue” la voce di Lucius Malfoy si stagliava benissimo tra le urla di terrore che risuonavano nella valle “ora che non c’è nessuno ad imporsi tra te e me non sbaglierò di certo la mia mira: tranquilla,  sarà estremamente veloce ma sempre doloroso!”
La ragazza cercò la propria bacchetta per difendersi ma qualcuno alle sue spalle fu molto più veloce di lei.
“Stupeficium!” urlò lo sconosciuto e il corpo del mangiamorte  su schiantato in aria per poi ricadere qualche metro più avanti.
Hermione guardò dietro di sé per capire chi fosse stato a salvarle la vita ma vide solo una sagoma che si allontanava tra le polveri lasciandola sola con il povero Ron tra le braccia.
Rialzandosi da terra aveva poi raggiunto gli altri e combattutto fino alla fine affianco ad Harry.
Alla fine ce l’avevano fatta:  Voldemort era stato sconfitto e i suoi seguaci erano stati trucidati o consegnati al Ministero della Magia per essere processati e trasportati in celle d’onore ad Azkaban,  destino che ebbe Lucius Malfoy.
Ce l’avevano fatta.

“Ma a che prezzo?” si chiese Hermione,mordendosi il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le lacrime.
Troppe persone avevano pagato con la vita per la libertà del popolo magico contro la pazzia di un despota che perorava la causa della purezza di sangue.
“Troppe persone...” continuò a pensare la grifona.
Hermione poi si volse verso la finestra: era ormai l’alba.
Un altro giorno ricominciava e lei doveva ritornare a quel che rimaneva della sua vita.
  
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