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Autore: __harryssmile    24/11/2012    7 recensioni
- dal capitolo 5 - "Metto a fuoco il suo viso e per poco non mi prende un infarto.
“O PORCA PUTTANA, SANTA PALETTA E SAN CRISPINO!”. L’anziana signora si porta una mano al petto dal tanto è scandalizzata.
“Le ragazze di solito svengono o scoppiano a piangere..” dice lui, atteggiandosi.
“TU SEI HARRY STYLES!” gli urlo contro, gli occhi spalancati dalla meraviglia. Non riesco neanche a sbattere le palpebre dal tanto lo fisso.
“Vuoi un autografo? Una foto? Il mio numero di telefono?” continua lui.
“TU SEI HARRY STYLES!” continuo ad urlare, puntandogli un dito contro."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 – Maths won’t be my job. Definitely.
 
Okay, Julie, cosa vuoi che sia? E’ solo una stupida, stupidissima verifica di matematica. Inutile. Inutile come la materia stessa. Come se mi potesse servire nella vita saper fare le scomposizioni di polinomi!
Il professore Courts sta distribuendo le verifiche e l’ansia sale ancora di più. Poggia un foglietto sul mio banco e procede con la distribuzione. Guardo di sfuggita Leigh, la mia migliore amica e compagna di disavventure, e lei ricambia lo sguardo preoccupato. Lo sguardo torna sul foglio.
Ma che minchia è?, arabo?Non mi sembrava di essermi iscritta ad alcun corso di arabo, cinese o russo. Perfetto, sono fottuta.
 
La campanella suona e io sono la prima a consegnare. Certo che sono la prima, ho fatto metà verifica, tre esercizi su sei, e uno mi sa che l’ho pure sbagliato. Vabè, poco importa. Dopotutto questa è la verifica conclusiva dell’anno, non penso sia così importante. Dai, ho due 7. Non sarà così stronzo da mettermi il debito, vero?
Torno al mio posto e mi abbandono sulla sedia. C’è ancora molta gente che deve consegnare. Guardo un attimo fuori dalla finestra. E’ fine maggio e mancano pochi giorni alla fine della scuola. Ormai posso contare i giorni rimanenti sulle dita delle mie due mani. Vediamo, oggi è il 27 maggio e la scuola finisce il 9. Mmh, no, non ci stanno sulla mia mano perchè sono 11 giorni, o 12? Ah no, 13, maggio ha 31 giorni. O ma vaffanculo, la matematica non sarà mai il mio mestiere.
“Allora? Come è andata?” chiedo a Leigh appena lei torna al suo posto. Tanto so già la risposta: ‘Bene, era abbastanza facile! Il professore è stato bravo, pensavo fosse peggio’. E infatti, Leigh mi risponde: “Bene, era facile dai! Il prof è stato bravo, pensavo fosse peggio”. Cosa vi avevo detto? Solo due parole ho sbagliato. Dopotutto, a Leigh va tutto bene. La sua vita è perfetta e se non fosse la mia migliore amica e se non fosse che la conosco dalla prima elementare, potrei odiarla dalla vita perfetta che ha. E’ stata eletta per due anni di fila come la più bella della scuola. Con i suoi capelli biondo oro, gli occhi verdi, la carnagione chiara, fisico normale e formoso e un carattere stupendo. Chi non la sposerebbe? Ma la domanda è: chi minchia sposerebbe una come me? Sono l’opposto di Leigh, ho due occhi grandi e color cioccolato. Li definisco ‘cioccolato’ perché è l’unica cosa marrone che mi piace. Anzi, che adoro. Castani sono anche i miei capelli, lunghi fino a metà schiena, ondulati e quasi sempre crespi. L’unica cosa che mi piace di me è il fisico, di cui devo ringraziare mia mamma e mio papà per avermi trasmesso un fisico asciutto e qualche forma al posto giusto. Per il resto, sono solo definita dagli altri ragazzi come ‘la migliore amica di Leigh Waldorf’. Meglio che niente.
“Uh Leigh, devo farti ascoltare assolutamente questa canzone!” – “One Direction?” – “Esattamente baby!” Le offro una cuffietta del mio i-pod e parte ‘Still the one’. Ci muoviamo a tempo di musica e alla fine lei commenta con un “Niente male, devo dire che mi piacciono ogni giorno di più!” – “Finirai per amarli come me, non temere” la rassicuro con uno sorriso, mentre canticchio la canzone. “Waldorf, Cole, un po’ d’attenzione per favore!” ci richiama la nostra prof di italiano appena entrata in classe. Metto via l’i-pod a velocità razzo e sorrido complice alla mia amica.
Dopo due snervanti ore di letteratura, finalmente la campanella suona e io sono libera di andarmene da quell’inferno di scuola. Ancora mi chiedo, dopo quattro anni che la frequento, cosa mi abbia spinto a scegliere proprio quella scuola. Okay, liceo linguistico qualificato e quant’altro, ma ora non ce la faccio davvero più. Fortunatamente, la scuola sarebbe finita nel giro di qualche giorno e fino a settembre non l’avrei mai più rivista.
 
Bene, ora mi sento anche in dovere di presentarmi almeno un po’. Giusto perché voi sappiate con chi avete a che fare. Mi chiamo Julie Grace Cole e odio essere chiamata con il mio nome intero. Ho diciassette anni, sono figlia unica e vivo con mia madre e mio padre a Brighton, una cittadina inglese a due ore da Londra, nel sud dell’Inghilterra. Non posso lamentarmi della mia città e per di più, io e Leigh abitiamo a pochi metri l’una dall’altra. Ci conosciamo da dodici anni e siamo sempre state in classe insieme, siamo praticamente inseparabili. La mia scuola non è molto lontana da casa mia, quindi cerco sempre di andare a casa a piedi e quando proprio sono stanca prendo l’autobus e in cinque minuti sono sulla soglia di casa mia, come feci anche quel giorno, quel giorno dopo la verifica di matematica, quel 27 maggio, quel giorno in cui ebbi la notizia sconvolgente.
 
“Sono a casa!” urlo aprendo la porticina in legno della villetta. Nessuno mi risponde. “Oh, ma c’è qualcuno sì o no?”. Julie, sei un po’ stupida però, se non ci fosse nessuno, nessuno risponderebbe, no? Faccio spallucce. “Meglio così” mi dico salendo le scale e lanciando la borsa sul letto. Un rumore mi fa sobbalzare. Il gatto. Avevo lanciato la borsa sul gatto. Questo è scattato sulle quattro zampette pelose e soffia con ira contro la borsa nera. Povero scemo, pensa che la borsa si sia lanciata volontariamente contro di lui. “Oh Harold, sei proprio stupido” gli dico, accarezzando il pelo morbido e lucido. “Almeno sei bello e mi fai compagnia” continuo, strabuzzandolo di coccole. Decido di alzarmi e andare a vedere cosa mia madre mi abbia lasciato da mangiare. Pasta. Certo, è italiana e crede di poter cucinare pasta a vita! Ma non sa che esiste anche altro cibo?! Almeno la pizza la fa buona, almeno quella. Sì, mia madre è italiana. Mio padre, durante uno dei suoi viaggi intorno al mondo sarebbe andato in Italia e avrebbe conosciuto mia madre, una prominente hostess appena laureata in lingue. Inutile dire che fu amore a prima vista. Fatto sta che io in Italia non ci ho mai messo piede.
Prendo il mio piatto di pasta e lo scaldo nel microonde. Grazie a Dio hanno inventato il microonde, sennò con cosa avrei scaldato il mio cibo? Sarei morta di fame viste le mie abilità inesistenti in fatto di cucina. Finito, apro il frigorifero. Faccio per prendere la mia tavoletta di cioccolato, quando mi accorgo che non c’è. “DOV’E?” urlo esasperata. “HAROLD, DOV’E’ LA MIA TAVOLETTA DI CIOCCOLATO AL RISO SOFFIATO DELLA MILKA? L’HAI PRESA TU?” urlo contro al gattino indifeso. Lui si limita a miagolare e a strusciarsi contro la gamba. Sbuffo contrariata e vado a prendere un cioccolatino al caffè nella credenza. E’ buono, ma non come la mia tavoletta. Improvvisamente mi ricordo che quel giorno sarebbe andata in onda l’ultima puntata di Glee, la mia serie preferita. Accendo, di nuovo felice, la tv e metto sul canale sei. Ma niente, buio. “E’ UNO SCHERZO?!” grido fissando lo schermo a 42 pollici HD, comprato a Natale, che non vuole saperne di funzionare. “MA VAFFANCULO!”. Salgo le scale svogliata e mi lancio sul letto. Harold si avvicina e si accoccola al mio fianco e inizia a miagolare e fare le fusa. “Che minchia vuoi pure tu?” gli chiedo accarezzandogli la testa. Lui mi guarda, continuando a fare versi. Giusto, i croccantini. Rifocillo il gatto e poi accendo il pc. Sono in casa da venti minuti e sono già impazzita. Record signori. “Andiamo a vedere cosa combinano i cinque coglioni su twitter...” dico osservando i miei due poster che ritraggono cinque ragazzi, uno più bello dell’altro, in una posa plastica e da veri fighi. Ammicco. Giusto per cambiare, quel giorno neanche il computer voleva funzionare ed era più lento di una lumaca. Inizio a schiacciare tasti a caso finchè il profilo di Niall non si apre. “Alleluia!” dico con tono gioioso. Leggo che il suo ultimo tweet era di un minuto fa.. quindi era online.. quindi, forse, mi avrebbe seguita… Inizio a twittargli circa un centinaio di tweet tutti uguali, sperando che lui mi segua, mi noti, mi risponda, faccia qualsiasi cosa! Schiaccio sul pulsante ‘connetti’ incrociando le dita.. Ma niente, come al solito non mi aveva seguita. Grandioso. “GRANDIOSO!” dico esternando il mio pensiero. “LA VERIFICA DI MATEMATICA MI E’ ANDATA DI MERDA, IL CIOCCOLATO E’ FINITO, LA TV NON PARTE, IL COMPUTER E’ LENTO, NIALL NON MI HA SEGUITA E IO MI RITROVO A PARLARE CON UN GATTO. MA TI SEMBRA NORMALE, HAROLD?”. Il gattino mi fissa e finisce per dire un ‘miao’ e si accuccia ai miei piedi. Sbuffando, mi abbandono al mio cuscino, esasperata. 


BUONSAAALVE PIPOL!
Okay, parto col dire che questa è la mia prima fanfiction, una mia grande amica l'ha letta e mi ha consigliato di postarla. Questa è solo un'introduzione generale della storia, ma sappiate che i capitoli due e tre sono già pronti u.u 
Bene, vorrei sincerametne sapere cosa ne pensate voi.. Accetto sia commenti positivi che negativi, ovviamente, mi aiuterebbero molto a perfezionare il mio modo di scrivere :) 

Per qualuuuuunque cosa, scrivetemi anche sono twitter, sono @liamsautograph c: 

Aspetto tante recensioni jashdbeba nel frattempo, cuori e amore a tutti <3

Vi lovvo <3


  
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