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Autore: Kikka    02/07/2004    1 recensioni
Ho scritto questa storia oggi pomeriggio in un momento d'ispirazione acuta... Spero piaccia almeno un po. Il titolo è stato preso da un libro che ho letto l'anno scorso.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Una killer sentimentale"

Un medico mi si avvicina e dice: " non ha sofferto".  Ma che ne sanno loro? Cosa sanno del perché lui è morto? Morto... Solo questa semplice parola di cinque lettere mi fa venire i brividi. e questi aumentano al pensiero di averlo ucciso con un semplice sonnifero troppo forte per lui. Se l'avessi fatto come sempre con un proiettile nel cuore e un altro nel cervello forse a questa ora sarei tornata nel mio appartamento tranquilla e sicura che nessuno mi avrebbe trovata. E invece no... Mi ritrovo nella sala d'aspetto di un ospedale a rimurginare. Il solo  non avere la pistola a portata di mano mi ha sempre fatto diventare insicura. E adesso devo consolare la figlia di lui piangendo lacrime che non sono mie. Perché non lo ho ucciso alla solita maniera? Per non farlo soffrire? Non lo so. Sembra quasi che io sia diventata, anche se per una sola giornata, una killer sentimentale.

Ma adesso bisogna sparire al più presto. La mia mente cinica e "terroristica" è tornata in azione. Devo tornare ad essere la ragazza che vive di fronte al luogo dove è  successo "l'incidente".  Sapeva troppo. Era riuscito a collegarmi all' ondata di omicidi contro alcuni pezzi grossi a Dublino e zone limitrofe. Eppure sono stata attentissima. La mia carriera in questa città può definirsi finita.

Il telefono suona. Non aspetto neanche di sentire chi è. Dico "dove e quando". Sono loro. Probabilmente mi uccideranno. Ma ho un piano nei casi di emergenza.

Esco dalla sala d'aspetto. Mi dirigo verso la mia auto. Salgo e tiro fuori la pistola nascosta sotto il sedile. Forse non mi servirà. Lo spero... Metto in moto e mi dirigo verso il mio appartamento alla periferia di Dublino. Un auto mi segue. Probabilmente degli stupidi poliziotti che, per puro caso, hanno ipotizzato che non è stato un' incidente. Posteggio, salgo le scale, apro la porta e in meno di due minuti prendo lo zaino già pronto con lo stretto indispensabile, una valigetta con un fucile ad alta precisione smontato ed un telecomando, simile a quello delle macchinine tele-comandate. Peccato che mi servirà a far scoppiare la casa per non lasciare tracce. Ho una moto parcheggiata in un garage qualche via dopo la mia. Uscendo dalla porta secondaria eludo la sorveglianza. Salgo sulla moto, premo il bottone rosso sul telecomando e scappo verso il luogo "dell'appuntamento" mentre un enorme boato mi arriva lontano.

La mia vita è un eterno sparire e mentire. Ma è la vita che ho scelto quasi tre anni fa e,  anche se è piena di rischi, mi piace molto. Mi fa sentire forte e quasi invincibile anche se so di non esserlo. Ma io voglio combattere per le mia idee. Ormai sono arrivata al posto dove loro mi aspettano. Entro nel capannone. Il mio contatto e un tipo che conosco di vista mi danno dei nuovi documenti e mi spiegano come continuare la missione che adesso si terrà negli Usa. Mi dicono anche che sono maturata. Quindi quando la missione sarà terminata non sarò più solo una killer ma anche una terrorista vera e propria. Con una parrucca bionda e le lenti a contatto azzurre non sembro più io. Sarà il travestimento da usare in aereo. Un altro nome e un'altra nazionalità. Sto per uscire quando uno dei due mi fa i complimenti per essermi accorta subito che quel tipo sapeva e per come lo ho ucciso senza farlo attribuire a me con un metodo "perfetto". Accendo il motore di una nuova macchina e sparisco verso l' aereoporto.

"Se è stata un'idea perfetta perché allora mi sento così?"

 

 

  
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