Capitolo 8: Il giorno più lungo dei
Greason
“E |
agle
one a Mitchell Tower… qui Prima Squadriglia
Sperimentale in rientro dall’area di New York per missione di intercettamento a
sommergibile nemico… chiedo il permesso di atterrare… over!”
“Mitchell Tower a Prima Squadriglia:
permesso accordato. La pista 2 è libera: vento di 5 nodi al traverso. Scendere
in ordine di volo, come da procedura.”
“Roger…
chiudo!”
Il
capitano Andrew Steve Greason mosse la manetta verso la direzione di chiusura e
subito il possente rombo del radiale Pratt
& Whitney Double Wasp[1] si
fece più sommesso. Azionò poi la leva dei flaps, abbassò opportunamente il muso
e, con alcuni calibrati colpetti di pedale si allineò perfettamente all’asse
della pista. Quando l’altimetro registrò i centossessanta piedi[2]
(l’aerodromo era praticamente a livello del mare), il pilota azionò il comando
del carrello, si accertò che le spie confermassero la discesa e il successivo
bloccaggio e richiamò dolcemente la cloche per riottenere l’assetto
orizzontale. Come avvertì il colpo del terreno, efficacemente ammortizzato dai
due carrelli principali, abbassò ancora la coda fino a far toccare anche il
ruotino posteriore.
Premendo
sui pedali per azionare i freni, Andy osservò la lancetta dell’anemometro
calare progressivamente dalle
“Bentornato,
Greason! Com’è andata la caccia…?” gli chiese quest’ultimo.
L’interpellato
si sfilò il casco di cuoio e lo gettò rapidamente nel cockpit, poi saltò giù
per andare incontro al superiore: “Poteva andare meglio, signore…!”
“Non
siete riusciti a colpirlo?” domandò il futuro comandante dell’Ottava Forza
Aerea americana in Europa.
“Beh…
per colpirlo, lo abbiamo anche colpito” rispose il capitano, liberandosi dalla
mae-west[6] “ma
non posso garantirle che sia andato distrutto…!”
“Allora
non farà molta strada… se l’avete colpito non riuscirà mai a riguadagnare il
mare aperto riforzando l’imbocco della baia!”
“Già…
sempre che quel demonio non preferisca passare per il Sound, dopo aver risalito
l’East River: sarebbe effettivamente un pazzo se cercasse di uscire ancora da
Coney Island…!”
“In
un modo o nell’altro
“Yamamoto
docet, colonnello… sono tiri che, almeno una volta, possono sempre riuscire. E
quel dannato kapitan dev’essere senz’altro un ottimo allievo di Gunther
Prien…!”[7]
“Lasciamo
stare” tagliò corto l’ufficiale superiore “piuttosto, appena i suoi uomini la
raggiungono, venite da me per il de-briefing: voglio tutti i particolari
dell’attacco.”
“Signorsì…!”
I
due si scambiarono il saluto, poi Eaker voltò le spalle al sottoposto per
tornarsene nel suo ufficio. Andy rimase invece presso il suo nuovo apparecchio,
attendendo di essere raggiunto dai suoi compagni di squadra.
Il
reparto attualmente diretto dal tenente-colonnello Eaker, ovvero il 3rd Experimental Figther Group,
era inquadrato nei ranghi della Fourth
Air Force, a presidio del territorio nazionale ed era stato appositamente
costituito per testare i nuovi modelli di caccia che l’industria aeronautica
stava mettendo a disposizione dell’arma aerea. La Prima Squadriglia, comandata
da Andy Greason, aveva pertanto il compito di portare in volo i nuovi possenti P-47. Lui e i suoi fedeli compagni - che
era riuscito a portarsi dietro dalle Hawaii - avevano ricevuto questo incarico
subito dopo il rimpatrio, nel quale lo aveva naturalmente seguito anche la sua
dolce ed energica “metà”, che adesso prestava servizio all’ospedale cittadino
di Saint Jacob.
Era
da circa una settimana che le otto ex Tigri
Volanti si occupavano di portare in volo quei magnifici “bestioni”, come li
chiamavano scherzosamente. Massicci ma meravigliosamente veloci e
sorprendentemente agili alle alte quote, grazie alla surpotenza garantita
dall’efficace turbocompressore accoppiato al possente radiale a diciotto
cilindri.[8] In
picchiata facevano un po’ impressione, data la loro velocità terminale che
poteva superare le 500 miglia orarie,[9] ma in
compenso l’eccezionale robustezza della macchina, unita alle confortevoli
dimensioni dell’abitacolo, dava ai piloti un piacevole senso di sicurezza. Come
davano, durante le prove di tiro, un’esaltante impressione di potenza
distruttiva le otto mitragliatrici da mezzo pollice sistemate nelle ali.
Mancava
solamente una missione operativa a confermare le superlative qualità del nuovo
mezzo… e così, quel venerdì 20 Febbraio 1942, i componenti del 1st Squadron
del 3rd EFG, in forza alla 4th AF, erano stati finalmente
accontentati!
Proprio
quella mattina, infatti, Andy Greason e il fido James Stone si erano recati in
città per consegnare una relazione tecnica negli uffici della Republic, situati nella Quarantaseiesima
Strada. Una volta sbrigata la commissione, prima di rientrare al Mitchell Field, Andy aveva pensato di passare al St.Jacob per fare una visitina alla moglie, che non vedeva dal
lunedì precedente (Flanny era entrata in servizio a tempo pieno e avrebbe avuto
libera soltanto la domenica successiva) e chiederle se potevano magari pranzare
insieme, dal momento che nel pomeriggio
non erano previsti voli di prova. Ma siccome era ancora troppo presto per il
suo turno di riposo (erano le otto del mattino) lui e James avevano pensato di
ammazzare il tempo facendo una passeggiata nella zona del porto.
Stavano
dunque camminando lungo la calata 32, quando, dalla acque della Baia Superiore,
era spuntato nientepopodimeno che un sottomarino tedesco…!
***
Quanto
accaduto in seguito è facile da intuire… i due aviatori avevano raggiunto il
primo telefono per avvertire l’aeroporto, erano saltati sulla jeep assegnata alla loro unità ed erano
rientrati precipitosamente alla base. Dopodiché l’intera Prima Squadriglia
Sperimentale, con i suoi otto P-47
nuovi fiammanti, aveva decollato alla volta della Grande Mela!
Quando
erano arrivati sul cielo della metropoli l’impudente quanto audace Unterseeboot 855 del korvettenkapitan
Herbert Thyssen, dopo aver seminato lo scompiglio nella Upper Bay dell’Hudson, si
era già incanalato lungo l’East River (il canale che separa Brooklyn da
Manhattan) in modo da riguadagnare l’Oceano Atlantico attraverso il Long Island
Sound.[10]
Altri
piloti avrebbero probabilmente desistito dal tentare un impresa del genere… ma
non le vecchie Tigri Volanti del
Gruppo comandato dal colonnello Hardgison a Kunming, né la 3a Squadriglia
del 18mo Gruppo del maggiore Carson a Wheeler Field, né tantomeno le
colonne portanti del 99mo Gruppo Caccia, fulcro della futura 10a
Forza Aerea in Europa!
Cosicché,
con un’audacia che rasentava la pazzia, gli otto Thunderbolt avevano picchiato, uno dietro all’altro, su quel
temerario intruso… e i sempre affaccendati cittadini newyorchesi avevano
assistito, dai ponti e dalle calate, a quell’imprevisto quanto avvincente
spettacolo, dal quale gli spettatori più appagati erano sicuramente stati
quelli sul Brooklyn Bridge, avendo visto i caccia passarci sotto per giungere radenti
sul bersaglio…!
Come
accennato anzitempo, l’esito finale dell’operazione
non era stato esattamente quello sperato[11] ma, se
non altro, i membri del 3rd EFG potevano dirsi soddisfatti per avere
finalmente testato i loro nuovi caccia in una missione operativa reale.
***
“Perdiana…!
E così l’avete proprio attaccato a volo radente?!” esclamò il
tenente-colonnello Eaker, tra l’incredulo e l’ammirato.
“Sì,
signore” confermò il capitano Greason “alla prima picchiata mi sono fatto
precedere dal tenente Stone, dal sottotenente Maxim e dal sergente Williams,
che hanno spazzato il ponte del sommergibile con le Browning per impegnare i serventi dell’antiaerea, così da permettermi
di sganciare i due confetti da 250[12] che
avevo caricato sul mio Jug.”[13]
“Magnifico…!”
commentò il superiore “E lo ha colpito…?”
“Non
gravemente, purtroppo” rispose Andy, scuotendo la testa “come mi hanno
confermato i sottotenenti Hames e Harris, che hanno dato una seconda ripassata
al bersaglio, dietro di me. Quando siamo risaliti oltre la quota di sicurezza
imposta dai grattacieli e abbiamo invertito la direzione, ci siamo infatti accorti
che navigava ancora!”
“E
quindi…?”
“Abbiamo
deciso di fare un secondo passaggio” il capo-squadriglia mandò giù il caffè
contenuto nel bicchierino di carta “questa volta ho fatto io da apristrada
insieme a Stone, scendendo a circa 15 piedi dall’acqua del fiume”[14] Eaker
spalancò gli occhi, sbalordito “subito dopo è sceso invece il tenente Sanders,
con altre due pillole tipo M31… lui è stato più preciso di me, ma nemmeno
stavolta quel maledetto nazi ha voluto saperne di andare a picco!”
“Non
capisco come ha fatto a scamparla” intervenne Victor, con tono stizzito “Roy mi
guardava la coda, più in alto e diceva che l’avevo preso in pieno…!”
“E
lo confermo” intervenne l’interessato “non ho visto colonne d’acqua, quindi
entrambe le bombe lo hanno beccato di sicuro!”
“Probabilmente
una delle due non è esplosa” osservò il tenente-colonnello “sono percussori di
tipo nuovo, non ancora perfettamente a punto.”
“Chicchi
di riso” esclamò Sanders, ancora irritato “se avessimo avuto delle M43 o delle
44, allora…”[15]
“Non
potevamo usare quelle in piena città” obiettò il capitano “troppo pericoloso
per i civili.”
“E
certamente il comandante di quell’U-Boat contava su questo, quando gli è venuta
la bella pensata di fare una visitina alla Grande Mela” concluse il comandante
del Terzo Gruppo, battendosi le punte delle dita “beh, speriamo che la Marina
riesca a intercettarlo prima che possa uscire dal Sound! Quanto a me, non mi
resta che visionare i films delle vostre cinemitraglie[16]… ad
ogni modo mi congratulo con voi per il magnifico lavoro: anche se la
scampassero, quei crauti, come i loro camerati, avranno meno velleità per
ritentare l’impresa” l’ufficiale superiore si alzò in piedi “congratulazioni,
signori: avrete senz’altro una citazione ufficiale!”
“Grazie
a nome di tutti, colonnello” rispose Andy Greason, mentre i suoi compagni si
scambiavano sorrisi e pacche sulle spalle “ma forse gradiremmo maggiormente un
po’ di riposo: collaudare quei bestioni per tutta la settimana non è stato
particolarmente rilassante…!”
“Più
che giusto… riprenderete servizio lunedì mattina. Vorrebbe congedare i suoi
uomini, capitano? Dovrei parlarle in privato.”
“Bene…
potete andare, ragazzi: ci vediamo dopo.”
I
membri della squadriglia salutarono i superiori e uscirono dall’ufficio di
Eaker. Questi fece cenno al capitano di sedersi e sturò una bottiglia di Bourbon, prelevata da uno stipetto. Aprì
poi un piccolo frigorifero Philco ed
estrasse la vaschetta del ghiaccio: “Due cubetti bastano?”
“Uno
è più che sufficiente, signore.”
Messo
il ghiaccio nei bicchieri, il comandante del reparto porse il suo al capitano e
cominciò a versarci il whisky… ma, prima che arrivasse a metà altezza, Andy lo
fermò alzando il palmo dell’altra mano: “Basta così, grazie!”
“Davvero…?
Mi ricordo che a Spanner beveva di più.”[17]
“A
Spanner ero ancora scapolo, colonnello…!” rispose Andy scuotendo il bicchiere
per far sciogliere il ghiaccio.
“Ah,
già… tendo sempre a dimenticarmelo” Eaker ridacchiò, sedendosi sul piano della
scrivania “sarà che lei, dopotutto, non mi sembra cambiato molto!”
“Come
pilota direi di no…!” ribatté Greason, mostrando un mezzo sorriso.
“Già…
bene” Eaker si batté le mani sulle coscie “parlando seriamente, dai rapporti
che ha redatto sul nuovo P-47, il suo
giudizio sulla macchina mi è apparso molto favorevole.”
“È
un apparecchio eccezionale, signore… Sasha Kartveli è un vero genio!”
“In
effetti… questi russi danno il meglio di sé quando si occupano di arte, scienza
e tecnica, piuttosto che di politica… come i tedeschi, del resto!”[18]
“Quando
l’ho visto per la prima volta, mi chiedevo come potesse seriamente volare un affare
simile…! In effetti è un po’ rigido alle basse quote, ma quando lo porti su e
azioni la surpotenza, diventa un razzo. E nella manovra, almeno rispetto al P-40, sembra quasi una libellula… è
incredibile!”
Il
tenente-colonnello inclinò la testa: “Le confesso che, da un cacciatore nato
come lei, mi sarei aspettato piuttosto una preferenza per il gioiello dell’NAA.”[19]
“Parla
del Mustang?” il capitano sorseggiò
dal suo bicchiere “Sì, ho provato anche quello, ma in quota non regge il
confronto[20]… e poi mi sembra
piuttosto fragilino, in confronto al Thunderbolt!”
“E
uno come lei, che ha già sperimentato due atterraggi di fortuna, non può che
apprezzare l’elevata robustezza di questa cellula, non è vero?” ammiccò Eaker.
“Può
dirlo forte. Per non parlare della comodità di quel cockpit… c’è solo un posto,
finora, dove mi sono sentito meglio…!”
“E
sarebbe…?”
“Fra
le braccia di mia moglie… ma questo è un caso limite!”
Il
colonnello rise di cuore a quella battuta, ma tornò subito serio: “Sto per
darle un’informazione strettamente confidenziale, Greason: il Dipartimento sta
pensando di costituire una forza aerea da basare in Gran Bretagna, con lo scopo
di effettuare incursioni in profondità sul continente europeo, occupato dai
nazisti. Come sa, gli inglesi si sono spezzati le ossa nei pochi bombardamenti
diurni che hanno tentato e hanno preferito ripiegare sulle incursioni notturne.
Il generale Arnold e il generale Marshall[21] sono
invece convinti che solo le incursioni diurne potrebbero garantire una
precisione bastante a colpire efficacemente i centri dell’industria tedesca,
evitando un inutile spreco di bombe e di carburante.”
“E,
soprattutto, limitando le perdite fra i civili” puntualizzò il capo-squadriglia
“sono assolutamente d’accordo, signore!”
“Questo
renderà ovviamente necessario scortare le nostre formazioni di bombardieri… e
quindi occorrerà capire quali siano i nostri caccia che meglio possono
misurarsi con gli intercettori della Luftwaffe...”
“Logico…!”
“…quindi
l’idea sarebbe quella di creare un apposito gruppo di scorta, composto da
diverse squadriglie che equipaggeremmo coi nostri modelli più recenti: i P-38, i P-47 e i P-51.”
“Mi
sembra ottimo. Ma io che c’entro?”
“Con
l’esperienza operativa che ha capitalizzato fin da prima di Pearl Harbour, lei sarebbe
proprio l’elemento più adatto. Se la sente di assumere il comando del reparto?”
“Io…?!
Comandante di Gruppo?!!”
“Sì…
naturalmente l’incarico comporterebbe la sua promozione a maggiore. Cosa ne
dice…?”
Andrew
Steve Greason rimase diversi secondi a fissare il cubetto di ghiaccio che
finiva di sciogliersi nel Bourbon… in
un primo momento ebbe voglia di rispondere Non
me la sento… faccio il pilota da caccia perché c’è la guerra, ma non ho
ambizioni di carriera e bla bla bla… mentre avvertiva la forte tensione su
tutto il corpo, trasmessagli dalla consapevolezza che fra poco si sarebbe
cominciato a fare sul serio!
Lo
avrebbero mandato in Europa, a combattere i nazisti… e i flug offizieren della Luftwaffe
sarebbero stati ben più efficienti che non gli aviatori del Sol Levante!
Per
un momento considerò l’accettare la proposta di Eaker come un qualcosa di
spaventosamente ingiusto verso la sua anima gemella… ma poi ricordò le parole che
un certo colonnello Hardgison gli aveva rivolto alcuni mesi prima, a Kunming: Lo tenga sempre in testa, Andy: noi, la
nostra gente, i nostri amici… abbiamo bisogno di lei!
Pensò
allora che la sua Flanny doveva essersele dette addirittura da sola, queste
parole, quando, ancora tirocinante all’ospedale Santa Johanna di Chicago, le avevano chiesto se voleva offrirsi
volontaria per il servizio di prima linea. E lei non aveva esitato un istante a
rispondere “sì!”…
*Devo
essere degno di lei, dopotutto…!* pensò il nostro amico. Perciò rispose:
“D’accordo… accetto! A condizione che mi vengano concessi i miei attuali compagni
di squadra.”
“Ma
si capisce, caro Greason” rispose Eaker con un largo sorriso compiaciuto
“questo era assolutamente implicito. Le affideremo un Gruppo di tre
squadriglie: lei ci metta al comando quelli fra i suoi che ritiene più navigati
e noi le assegneremo i necessari complementi. Farete un altro turno di prova
per familiarizzare con le altre macchine, poi riceverete istruzioni per il
trasferimento. Tutto chiaro?”
“Chiarissimo”
Andy si rialzò e posò il bicchiere vuoto sul tavolo “c’è altro?”
“Nient’altro,
vada pure… ah, no: aspetti un momento…!”
“Signore…?”
il pilota si fermò, già col berretto in mano.
“Dovrei
avere qui… solo un attimo, eh…?” il comandante di reparto frugò velocemente nei
cassetti della scrivania “Maledizione, dove diavolo… ah, meno male: eccoli…!”
Estrasse
una piccola scatola che porse al suo subordinato. Questi ne aprì il coperchio e
osservò sbalordito due coppie di spille a forma di foglia di quercia e un’altra
singola di stazza più piccola, ormai non più eccessivamente brillanti a causa
dell’ottone un po’ ossidato.[22]
Mentre
Greason lo guardava ammutolito, Eaker ridacchiò: “Non mi guardi come se fossi sbronzo,
Andy! La pratica sarà piuttosto spiccia… e, dopo l’exploit di stamattina,
ritengo li possa indossare anche subito!”
“Se…
se lo dice lei, signore…!”
“Se
preferisce che glielo ordini, non si faccia problemi a chiedermelo.”
“No,
no… non c’è n’è alcun bisogno… grazie!”
“Bene.
Allora, congratulazioni… maggiore Greason!”
Dopo
aver messo i suoi nuovi gradi in tasca, Andy eseguì un saluto impeccabile:
“Grazie, tenente-colonnello Eaker: le assicuro che darò sempre il massimo di me
stesso… e così i miei uomini!”
“Non
ne ho il minimo dubbio!” affermò senza riserve il superiore, restituendo il
saluto.
Congedatosi,
Andy lasciò l’ufficio e percorse meccanicamente il corridoio, diretto
all’uscita. Passando davanti all’ingresso della toilette, si fermò un istante e
vi entrò d’impulso. Lieto di non trovarvi nessuno, si avvicinò allo specchio
più vicino, si tolse il giubbotto di volo ed estrasse di tasca la scatoletta,
appoggiandola sul piano del lavandino. Si tolse quindi rapidamente il grado di
capitano dal colletto della camicia color cachi e lo sostituì con quello nuovo,
utilizzando la spilla più piccola… poi ripeté l’operazione col giubbotto di
volo, utilizzando le due spille più grandi (le ultime due, delle stesse
dimensioni, le avrebbe usate per la giacca dell’uniforme di gala). Per ultimo
indossò il berretto e rimase ad osservare la sua figura, fissando le foglie di
quercia spiccare al posto delle precedenti “traversine di binario”…
“Maggiore…”
si disse, sussurrando “…Flanny, tuo marito è un maggiore… cavolo!!”
Accidenti,
doveva dirglielo! Si fiondò fuori dal bagno e corse fino al bugigattolo che gli
era stato assegnato come ufficio. Afferrò il ricevitore e compose il numero
dell’ospedale Saint Jacob, ma dopo un
breve conciliabolo e dopo essersi informata al riguardo, la centralinista gli
disse la signora Hamilton (sic) non poteva assolutamente venire all’apparecchio
in quel momento!
Seccato
ma non rassegnato, l’impaziente ufficiale si precipitò fuori dalla palazzina
del comando, dove ritrovò i suoi compagni che lo aspettavano, chiacchierando.
“Ragazzi…
mi dispiace, ma dovrete far bisboccia da soli, per il momento: io devo correre all’ospedale!”
“È
successo qualcosa…?!” gli domandò James Stone, con tono preoccupato.
“Niente,
niente… devo solo parlare a mia moglie. Ci vediamo qui lunedì mattina!”
Senza
aggiungere altro saltò sulla Chevrolet
che aveva noleggiato temporaneamente di persona e, dopo aver gettato il
cappello sul posto del passeggero, mise in moto e partì facendo stridere le
ruote.
Mentre
osservava l’auto allontanarsi, Victor Sanders rimuginava, grattandosi la testa…
“Non
sarà diventato padre, per caso…?” chiese infine, rivolto a James.
L’altro
lo guardò di traverso: “Ma tu quando la finirai di dire scemenze…?!” sbuffò.
***
Flanny
Greason, dopo essersi levata i guanti, aprì il rubinetto dell’acqua fredda. Si
lavò le mani accuratamente, poi si slacciò la mascherina e si frizionò il viso
a lungo. Afferrò l’asciugamano e, mentre lo stava usando, si rivolse a una
collega dal viso grassoccio: “C’è rimasto del caffè, Judith?”
“Sì,
un po’… te lo scaldo.”
“Lascia:
lo prendo così com’è.”
“Ma
dai, faccio in un attimo” obiettò la collega. Poi, mentre accendeva il
fornelletto e ci metteva il bricco sopra, si permise di osservare “abbi un po’
più cura di te stessa…!”
“Grazie
del consiglio!” rispose l’altra, in tono neutro.
“Prego!”
ribatté Judith, senza tanti complimenti.
Non
appena il caffè fu abbastanza caldo, prese una tazzina e la riempì: “E
comunque, se non vuoi farlo per te, fallo almeno per noi… o per il tuo maritino!”
concluse, sorridendo e porgendole il caffè.
Seduta,
Flanny la guardò da sotto in su: “Sto notando che, da quando ci siamo ritrovate
tutte qui, siete diventate decisamente più… disinvolte, mh…?” commentò,
sorseggiando il liquido.
Effettivamente,
ai tempi della scuola per infermiere, nessuna delle sue compagne più giovani (quasi tutte, almeno…) si sarebbe
azzardata a prendersi con lei tutta quella confidenza. L’infermiera dai capelli
rossi si guardò le mani: “Forse è perché ti abbiamo visto più… rilassata…?”
“O
forse è l’influenza della nostra cara Candy…!”
Judith
accusò il colpo, basita per di più dall’aver sentito la severa Flanny appellare
la loro frizzante collega in quel modo! Del resto non ci aveva ancora fatto
l’abitudine al nuovo atteggiamento che quelle due tenevano l’una verso l’altra,
da quando si erano riviste in quell’ospedale, dove la bionda e lentigginosa
compagna di studi prestava già servizio da qualche tempo, come caposala del
reparto chirurgia.
Judith
Nethan e Natalie Venc non avrebbero mai dimenticato cos’era accaduto al loro
arrivo al St.Jacob, quando la
direttrice del personale paramedico le aveva ricevute e accompagnate, assieme a
Flanny, nella saletta delle infermiere…
***
Una
settimana prima…
“Miss
Candy…? Le affido tre colleghe trasferite dalle Hawaii, che lavoreranno con
lei. Le aiuti ad ambientarsi, cosi potrete cominciare subito.”
“Certo,
dottoressa Campbell! Benvenu…” l’interpellata, che stava dando le spalle alla
porta quando il gruppetto era entrato, si voltò e rimase stranita nel trovarsi
di fronte le sue ex-compagne di tirocinio, specialmente la sua occhialuta e coriacea
compagna di stanza, che aveva visto partire volontaria ben otto mesi addietro,
alla volta della lontana Cina.
“Ragazze”
aggiunse la responsabile “questa è la signorina Candice White, caposala del
reparto chirurgia. E queste, Candy, sono le signorine Judith Nethan e Natalie Venc
e la signora… che ha? Non si sente bene…?!” domandò, accorgendosi finalmente
della sua faccia stralunata.
La
bionda si riscosse all’istante: “Nn… no, no…! Tutto a posto, dottoressa… ho
capito, ci penso io. Stia tranquilla…!”
“Bene…
allora buon lavoro!”
“Arrivederci,
direttrice!” rispose Natalie, per tutte.
Quando
la dottoressa Campbell si richiuse la porta alle spalle, un solare sorriso illuminò
il dolce viso di Candy: “Ragazze, siete voi…!! Che bellissima sorpresa…
Judith…! Natalie…! Flanny…!!!”
“Ciao,
Candy…!” rispose quest’ultima con un sorriso che, per quanto tenue,
rappresentava una discreta novità per la sua destinataria, anche se, in quel
momento, la ragazza dai codini d’oro era troppo commossa per prestare
attenzione a questo particolare.
“Sei
a casa!! È meraviglioso… come stai, Flanny…?”
“Mai
stata meglio. E mi sembra che anche tu sia in piena forma!”
“Sì,
io sto benissimo… grazie!”
“Ne
sono felice…!”
“Anch…”
stavolta il cervello di Candy riuscì a registrare che c’era qualcosa di diverso…
Dato
il bene che comunque le voleva (e in questo aveva contribuito anche la visita
che aveva fatto a casa Hamilton dopo la loro separazione, accompagnata dall’amico
Stear) l’impulso di Candy sarebbe stato quello di abbracciarla… tuttavia,
memore della sua riservatezza, si limitò a porgerle la mano, sempre
sorridendole con gli occhi lucidi: “Sono così contenta che tu sia tornata sana
e salva…!”
Dapprincipio
Flanny le strinse dolcemente la mano, accentuando anche lei il suo sorriso… ma,
subito dopo, l’attirò a se e le buttò le braccia al collo! Non disse nulla, ma
la strinse forte, con affetto…
L’espressione
di stupore che la dottoressa Campbell aveva visto prima sul viso di Candy non
era niente al confronto di quella che vedevano adesso le altre compagne, mentre
le due si abbracciavano! Alla muta domanda dell’infermiera bionda, espressa
scuotendo la mano destra con le dita raccolte a mazzetto, Natalie rispose
roteando il dito indice, mentre Judith fu ancora più esplicita, battendosi
l’indice della destra sull’anulare della sinistra…
Ma
la dolce Candy, che per certe (rare) cose era sempre stata un poco tarda,
continuava a non capire…!
***
Terminato
il suo caffè Flanny ripose la tazzina sul tavolo e si rialzò da sedere,
guardando severamente la collega dai
capelli rossi: “Beh… influenza o meno, ti avverto che oggi non è aria per le
battute di spirito: la nostra collega è piuttosto… nervosa!”
“Insolito”
commentò Judith “e perché?”
La
mora sospirò: “Prima stavamo operando il povero marinaio di una petroliera che
è stata colpita nel porto… aveva delle ustioni terribili. Ce l’abbiamo messa
tutta, ma… non c’è stato niente da fare…!”
“Oh,
mio Dio…!! In effetti avevo sentito delle voci… pare che un sommergibile nemico
fosse penetrato nella rada!”
“Infatti”
confermò Flanny “e quella petroliera è stata appunto una delle vittime. Candy non
ha mai sopportato la vista degli effetti della guerra… per quanto ne so, è
l’unica cosa che possa farla veramente infuriare.”
“Hai
ragione… è sempre stata una pacifista convinta.”
“Appunto.
Per cui, bada soprattutto che non venga fuori il discorso su mio marito…!”
“A
proposito, non glielo hai ancora presentato?”
“E
chi ne ha avuto modo? Non lo vedo da quando abbiamo preso servizio, lunedì
scorso. E sta’ sicura che non glielo presenterò certo oggi…!”
***
Andy
inchiodò i freni davanti all’ingresso dell’ospedale e il brusco arresto fece
piombare il suo berretto d’ordinanza sul tappetino davanti al sedile. Preso dalla
sua foga l’ufficiale neopromosso non ci fece nessun caso e uscì dalla vettura
lasciandolo dov’era.[23]
Con
la massima decisione entrò nell’atrio e si avvicinò alla reception, dove
un’impiegata dall’aria severa, sentendo il rumore dei suoi passi
sull’impiantito, lo guardò.
“Ehm,
buongiorno…!”
“Desidera…?”
“Sono
il maggiore Greason, dell’Air Force. Avrei urgenza di parlare con mia moglie!”
“Spiacente,
ma non siamo in orario di visite.”
“Ma…
veramente mia moglie non è una paziente: è un’infermiera, lavora qui.”
“In
tal caso dovrà attendere il suo turno di riposo. Lo conosce?”
“Io…?
Ehm… veramente no!”
“Male.
Conosce almeno il nome di sua moglie?”
L’ufficiale
sentì qualcosa mettersi a girare nelle proprie parti basse[24]…
quella tizia era la quintessenza della rigidità burocratica!
“Si
capisce che conosco il nome di mia moglie…!! Si chiama Flanny… Flanny Greason!”
rispose, piccato, senza pensarci troppo.
“Vediamo
subito…” rispose l’impiegata mettendo mano a un registro dalle dimensioni
scoraggianti. Dopo averlo scorso con la rapidità derivante dalla più consumata
competenza, sentenziò: “…no: qui non risulta nessuna Flanny Greason…
spiacente!” e richiuse di scatto il librone.
Andy
avvertì marcatamente i polpastrelli della donna che iniziavano ad arpeggiargli
i nervi, che l’azione mattutina contro quello spudorato U-Boat non aveva certamente
contribuito a rilassare. Fece un respiro profondo e si produsse in uno dei suoi
tipici sorrisi carismatici, che anche con le femmine un po’ ostiche
funzionavano (quasi) sempre...[25]
“Mi
perdoni… dimenticavo di precisarle che il suo nome da nubile fa Hamilton…
Flanny Hamilton! Sarebbe così cortese da dare un’altra sbirciatina?”
“D’accordo”
rispose la burocrate, con bonaria condiscendenza “poteva dirlo subito, però…!”
polemizzò comunque.
L’altro
ebbe la pungente tentazione di risponderle brutalmente che quando si è reduci
da un’azione di combattimento eterodossa come quella di attaccare un
sommergibile che s’infiltra nel porto della città più importante del Paese, con
l’angoscia di colpire per sbaglio i tuoi stessi connazionali, il tutto a bordo
di un apparecchio nient’affatto semplice, che nemmeno conosci ancora bene, può
anche capitare di non essere precisi di fronte alla pignoleria di un’acida
gallina che si frappone fra te e la tua donna, alla quale non vedi l’ora di riferire
che stai bene, caso mai fosse già al corrente di quel che era successo! Ma
sapendo quanto fosse controproducente perdere la calma di fronte a
interlocutori di quel genere, si limitò a respirare di nuovo, infilando le mani
nelle tasche dell’impermeabile.
“Allora…
ah, eccola qui: Flanny Hamilton, divisione chirurgia. Il suo turno di riposo è
terminato da cinque minuti. Staccherà alle sei e mezzo.”
“Cosa….?
Ma adesso sono appena le due… non vorrà farmi aspettare qui per più di quattro
ore?!”
“Ha
qualcosa di meglio da fare?”
Sentendo
montare la stizza per non poterle nemmeno rispondere affermativamente, giacché
il colonnello Eaker lo aveva licenziato fino a lunedì, il nostro amico stette
quasi per perdere la testa! Per un paio di secondi accarezzò persino l’idea dell’autolesionismo,
così da farsi ricoverare d’urgenza, purché lo facessero entrare… ma comprese subito
che mettendo in atto una mossa del genere si sarebbe giocato i gradi appena
conquistati e inoltre la sua gentile consorte non lo avrebbe sicuramente
applaudito… anzi!
“No,
nulla d’importante… le dispiace se mi accomodo su quel divano laggiù? Sa, ho
avuto una mattina piuttosto pesantuccia…!”
“Nessuno
glielo impedisce.”
“Grazie…
lei è davvero molto gentile…!”
“Non
c’è di che!”
Il
povero Andy strinse la mascella per non farsi scappare qualche frase
compromettente, voltò le spalle alla “simpatica” funzionaria, raggiunse il
suddetto divano e vi si stravaccò letteralmente sopra, emettendo un lungo
sospiro di rassegnazione. Trenta secondi dopo, era già sprofondato nel sonno!
***
“Uff…
anche per oggi è finita, grazie al cielo…!” esclamò Judith.
“Già…
e domani ci hanno anche concesso la giornata libera” aggiunse Natalie “una vera
pacchia! Flanny, tu dormi fuori, stasera?”
Mentre
posava il camice nell’armadietto, l’interpellata le prestò attenzione,
guardando però di sfuggita la loro compagna bionda, rimasta seduta al tavolino
con la faccia appoggiata sulle mani. Non spiccicava parola da ore.
“Credo
di sì” rispose poi “ero d’accordo con Andy che gli avrei telefonato appena staccavo.
Dovrebbe averci trovato una sistemazione, qui in città… voleva che andassimo a
Providence per farmi vedere la casa dove staremo dopo la guerra, ma solo per
domenica non era il caso di allontanarsi così tanto. Ora non saprei…”
“Comunque
starete insieme, no?” le disse Judith, passandole accanto “Fortunata te…!” concluse,
sussurrando e facendole l’occhiolino.
Flanny
la ricambiò con uno sguardo corrucciato, mentre Natalie si rivolse alla terza
collega: “E tu, Candy…? Vai poi dai tuoi amici?”
La
bionda si riscosse e le rivolse uno sguardo semiapatico: “Può darsi… Annie mi
aveva invitato a stare da loro, per il week-end. Ma nemmeno io prevedevo che
domani ci avrebbero lasciate libere… e poi non sono più tanto in vena!”
“Su,
cerca di reagire” le disse la rossa “lo so che oggi è stata una giornata dura,
ma devi svagarti, un po’!”
“Svagarmi…? Judy, oggi sono morte cinque
persone in questo ospedale, uno dei quali fra le più atroci sofferenze. Hai
saputo cos’è successo, stamattina? Questa guerra mostruosa c’è arrivata persino
in casa!! Come posso pensare di svagarmi?!”
La
compagna, di fronte a quella veemenza, ammutolì, mentre Natalie intervenne con
fare conciliante: “Beh, forse Judy ha usato il termine sbagliato… ma ogni tanto
anche noi dovremo pur staccare la spina. Altrimenti, se crolliamo davvero, non
saremo più di nessuna utilità!”
“Hai
ragione anche tu” sospirò Candy “scusatemi, ma oggi ho
“Devi
smetterla di concentrarti su tante cose allo stesso tempo” disse Flanny “non è
la prima volta che te lo dico…!”
La
bionda girò la testa verso di lei: “Lo so… è sempre stato un mio difetto, ma
cosa posso farci? Veder soffrire la vittima di una disgrazia o di una malattia
è un conto… ma veder soffrire - e morire
- la gente che si sta uccidendo a vicenda, è una cosa che non posso assolutamente
digerire. È inutile, Flanny: io non sono come te! Tu sei più forte, sei più…”
“Cinica…?”
suggerì l’interessata, scribacchiando qualcosa su un modulo, per poi riporlo in
uno schedario.
“Buon
Dio, no” sussultò la compagna, con un guizzo “ti giuro che questo non l’ho mai nemmeno
pensato!”
L’amica
(tali erano, oramai) le appoggiò una mano sulla spalla: “E fai bene… perché il
mio non è cinismo: è soltanto una scorza che ho dovuto necessariamente cucirmi
addosso. Come dovrai fare anche tu, se non vuoi rischiare d’impazzire!”
La
collega la guardò negli occhi, sorridendo mestamente: “Hai ragione…! E sto
appunto cercando di farlo, credimi… ma per ora ci riesco soltanto attraverso la
rabbia che mi provoca tutto questo schifo!”
Anche
Flanny mostrò un’ombra di sorriso: “Beh, in fondo è un modo come un altro… dopotutto,
meglio la rabbia che la depressione!”
“Su
questo non c’è dubbio” approvò Natalie “comunque, cerca di non farti troppo
cattivo sangue, Candy: la guerra finirà, prima o poi.”
Lei
si voltò di scatto: “Finirà, dici? Sicuro. Il guaio è che, dopo qualche tempo,
se ne farà un’altra… poi ancora un’altra e poi un’altra ancora… sempre, fino a
quando durerà questo mondo disgraziato!”
“E
cosa ci vuoi fare?” intervenne Judith, cercando di calmarla “Purtroppo
l’umanità è sempre stata bellicosa.”
La
collega si alzò dal tavolo e mise le mani sui fianchi: “Certo…! E lo sai
perché? Perché le guerre le decidono sempre quelli che non le combatteranno di persona. Mica sono loro, a rischiare la pelle…! E, come se non bastasse, tutti quei
politici delinquenti possono sempre contare su quegli stupidi che vanno addirittura
a combattere di propria iniziativa, per la gloria o lo spirito d’avventura! Volontari…!! Quelli non li ho mai potuti vedere: non sono meno
responsabili di quegli altri!”[26]
“Qualcuno
in buona fede ce ne sarà” azzardò Natalie, sbirciando Flanny con una certa
preoccupazione “che chi sceglie di diventare soldato per difendere
semplicemente il suo Paese…!”
“Qualcuno
sì” ammise Candy “ma la maggior parte si va ad impegolare in conflitti che di certo
non lo riguardano da vicino… come Stear, il cognato della mia amica Annie: te lo
ricordi?”
“Di
chi parli…?” chiese Natalie, perplessa.
“Beh…
in effetti l’hai visto una volta sola… proprio quando arrivammo a Chicago per
entrare alla scuola del St. Johanna. Il
primo giorno uscimmo tutte insieme per fare un giro in città e incontrammo lui
e suo fratello che passavano in automobile. Ti ricordi che ci diedero un
passaggio?”
“Ah,
ma certo” ricordò Judith, giungendo le mani “erano proprio due ragazzi
simpatici e carini! Stear era quello cogli occhiali, se non sbaglio…”
“Sì,
esatto. Nove mesi fa, Stear ha preso su armi e bagagli e se n’è andato di casa.
Qualche settimana dopo la mia amica Annie, torchiando come si deve suo fratello
Archie (che allora era suo fidanzato), riuscì a sapere che Stear s’era
arruolato volontario nelle Tigri Volanti,
in Cina! E alla sua fidanzata, l’altra mia amica Patty, non aveva confidato niente: le aveva spedito una semplice
lettera, mettendola di fronte al fatto compiuto… e chiedendole di perdonarlo,
perché aveva capito che doveva dare un senso alla propria vita…!!” a questo
punto le venne un singulto e dovette fermarsi “Beh… spero proprio che lo abbia
trovato prima di perderla, la vita… perché non è più tornato…!!” detto questo
estrasse rapidamente il fazzoletto e si terse le lacrime che le erano spuntate subito.
Silenziosamente,
Flanny prese la caraffa d’acqua e riempì un bicchiere quasi fino all’orlo. Poi
si avvicinò a Candy, che già singhiozzava: “Tieni…!” sussurrò.
“Grazie…!”
mormorò lei.
“È
triste, sì…” sospirò Natalie, cogli occhi bassi “…dev’essere stato terribile per
la tua amica!”
“Terribile
è dir poco… lo sai che ha tentato il suicidio?”
“Ossignore”
esclamò Judith, trasalendo “davvero…?!”
“Sì,
Judy… e ce ne vorrà, prima che si riprenda del tutto!”
“La
capisco” ammise Natalie, a sua volta “perdere un ragazzo così bello e gentile!
Come faceva pure, di cognome? Collins…?”
“Cornwell”
precisò Candy “si chiamava Alistear Cornwell!”
Un
rumore secco e repentino fece voltare tutte verso la loro compagna più anziana,
alla quale non rimase che imprecare sottovoce mentre contemplava i cocci della
caraffa, sparsi sul pavimento. Il nome del compagno di volo che suo marito
aveva perduto in Cina l’aveva fatta sussultare e non era riuscita a evitare
l’incidente.
“Flanny,
che ti succede…?” si riscosse Candy, ritrovando la piena lucidità.
“Niente,
una sbadataggine! Ora rimedio…”
“Ma…
ti senti bene? Sei diventata pallida…!”
“Non
preoccuparti, non è niente.”
“E
invece mi preoccupo: come sempre, anche oggi hai lavorato il doppio di noi.
Riposati, che ci penso io.”
“Non
importa, lascia perdere!”
“Insisto:
siediti e stai tranquilla… anzi, perché non vai nell’ufficio della dottoressa
Campbell a telefonare a tuo marito per dirgli che anche domani sei libera e ti fai
venire subito a prendere?”
“Ma
io…”
“Vai,
su” ribadì l’amica, facendole l’occhiolino “così sarà la volta buona che me lo
farai conoscere, finalmente!”
*Già,
sarebbe proprio la giornata adatta…!* pensò Natalie, con un brivido. Poi guardò
ansiosamente l’interessata, stupendosi di sentirla rispondere: “Ma sì, hai
ragione… adesso vado!”
“Brava.
Ci vediamo dopo.”
Flanny
rispose con un lievissimo sorriso e si girò per uscire senza più nessuna
esitazione, dal momento che aveva deciso come comportarsi: sarebbe andata sì a
telefonare a suo marito, ma per raccomandagli di non presentarsi assolutamente in ospedale!
Candy
terminava intanto di raccogliere i vetri da terra e si alzò per vuotare la
paletta nella spazzatura. Così facendo incrociò lo sguardo di Natalie.
“Che
cosa c’è…?” le chiese.
“Niente…
è solo un piacere vedervi andare tanto d’accordo. Se me lo avessero predetto al
tempo della scuola Mary Jane, non ci
avrei creduto molto…!”
“Neanch’io,
a dire il vero” ribatté Candy, con un risolino “evidentemente la guerra cambia
le persone!”
*E
anche il matrimonio…!* aggiunse mentalmente la castana.
***
“Beh,
noi andiamo, Candy… ci si vede lunedì!”
“Buona
serata, Judy. Anche a te, Natalie!”
“Passa
un buon fine settimana, Candy… e rasserenati, mi raccomando!”
“Farò
del mio meglio, grazie!” sorrise lei.
“È
un peccato che il tuo Terry sia in tournée” ammiccò Judith “sarebbe stata una
bella occasione, per voi due…!”
“Già”
ammise la bionda, arrossendo “pazienza… sarà per la prossima volta.”
Le
due se ne andarono, mentre Candy rimase ad aspettare davanti agli ascensori,
finché non vide uscire la sua collega, con un’aria tutt’altro che tranquilla. E
ne aveva ben donde, dal momento che dal Mitchell
Field le avevano riferito che il capitano Greason aveva lasciato la base
fin dal primo pomeriggio!
“Hai
parlato con lui, allora…?” le chiese la compagna.
“No,
non l’ho trovato” rispose Flanny con un sorrisino tirato, facendo ticchettare
velocemente il cervello “si vede cha ha subito un contrattempo e farà più tardi
del solito.”
“Che
peccato! E adesso…?”
“Oh,
non starti a preoccupare: prima o poi arriverà… magari torno su e ne approfitto
per sbrigare un po’ di lavoro d’ufficio, intanto che lo aspetto.”
“Beh,
allora vengo anch’io e ti do una mano.”
“Ma
no, cosa dici? Tu hai appuntamento con Archie ed Annie, no? Non vorrai mica
farli aspettare, dopo che ti hanno invitato per il week-end…!”
“Sì,
però…”
“Forza,
vieni” insistette l’amica, prendendola per un braccio “ti accompagno a prendere
un taxi.”
Le
due si diressero velocemente verso l’uscita, mentre Candy si domandava cosa
diavolo frullasse in testa alla sua compagna: “Però mi dispiace” disse ancora,
mentre stavano già attraversando l’atrio “ci tenevo così tanto a conoscere il
tuo maritino…!”
“Prima
o poi succederà…!” ribatté la signora Greason, conciliante *Magari a guerra
finita, quando sarà passato alla Pan-Am…!*
motteggiò, col pensiero.[27]
Stavano
quasi per varcare l’ingresso, quando una ben nota voce fece gelare la schiena
dell’infermiera bruna, bloccandole contemporaneamente le gambe: “Flanny…!! Sei qui,
finalmente!”
Quell’arresto
subitaneo procurò a Candy uno strattone che, per poco, non le fece perdere
l’equilibrio… una volta giratasi si trovò a poca distanza un giovanotto
decisamente attraente, avvolto in un impermeabile chiaro, come i calzoni che
gli spuntavano di sotto, in contrasto con le calzature quasi nere. Portava al collo
una sciarpa di seta bianca, che la sua mogliettina gli aveva confezionato di
persona (ed era poi la stessa che si portava in volo). I suoi lineamenti erano abbastanza
fini, ma dal suo sguardo limpido trasparivano un’intelligenza e una volontà di
ferro. Il suo sorriso, infine, era sincero e affascinante.
A
dispetto delle sue preoccupazioni, Flanny non seppe resistere dal gettargli le
braccia al collo e appioppargli un bacio mozzafiato da astinenza prolungata…
“Sei….
qui da molto…?” gli chiese poi.
“Dalle
due, per la precisione!”
“Che…?!”
“Eh,
già…! Ti avevo telefonato verso l’una e mezzo, ma non hanno voluto chiamarti.
Allora sono saltato in macchina e sono venuto direttamente… ma la vostra
gentilissima portinaia mi ha detto che eri off limits fino alle sei e mezzo.
Così ne ho approfittato per farmi un sonnellino su quel divano… sapessi che
razza di mattinata…!”
“Immagino”
replicò Flanny a mezza voce “me la racconterai con comodo, eh…?” gli disse, infine,
ammiccando.
“D’accordo…
intanto, perché non mi presenti questa splendida signorina?”
La
splendida signorina in questione non poteva fare a meno di sorridere, a sentire
le frasi scambiate dalla coppia. A parte l’ottimo gusto estetico di Flanny, si rallegrava
soprattutto per la fortuna dell’ex-condiscepola nel trovare un compagno
disposto ad aspettarla per quasi cinque ore, senza nemmeno andare a farsi uno
spuntino!
Flanny
sospirò, pensando che una cosa, quando deve
capitare, capita…! Se non altro aveva
ancora qualche barlume di speranza per guadagnare tempo, prima che l’antimilitarista
Candy scoprisse il mestiere del suo maritino: per fortuna l’impermeabile gli
copriva la giacca dell’uniforme, mentre il foulard gli celava anche il colletto
della camicia, dove sarebbero spiccati i gradi e il simbolo della sua arma.[28] Ma
soprattutto - per un vero colpo di fortuna - non aveva il berretto in testa!
“Ah…
ma certo… questa è la mia collega e compagna di corso, della quale ti avevo parlato”
girò lo sguardo su di lei “e questo… beh, questo è mio marito” non si sa se la
frase seguente fosse un suo voluto gioco di parole “Candy… Andy! Andy… Candy…!”
I
due si guardarono, soppesandosi velocemente… anche il nostro eroe fu piuttosto
colpito dalla bellezza di quella ragazza, come anche da quell’acconciatura
sbarazzina. Volendo quei codini erano un po’ demodé, ma attorno a quel viso ci
stavano volentieri. E quelle lentiggini… il maggiore non ne capiva bene il
motivo, ma stuzzicavano piacevolmente i sensi…![29]
Come
fu e come non fu, i due all’improvviso si misero a ridere…
“Che
vi prende?!” chiese mrs Greason, corrugando le sopracciglia.
“Scusaci,
Flanny” disse l’amica “non so neanch’io il perché… forse sono solo i nostri
nomi…!”
“O
forse siamo solo contenti di esserci conosciuti” aggiunse il marito “in
effetti, quando Flanny mi ha raccontato di te, ho capito tra le righe che
dovevi essere un tipo speciale… e ora ne sono convinto!”
Candy
arrossì leggermente: “Anche Flanny mi ha parlato di te… e anch’io ho capito la
stessa cosa!”
“Ottimo.
Allora presentiamoci come si deve…” le porse la mano, che lei strinse
dolcemente “…Andrew Steve Greason, di Providence, Rhode Island!”
La
bionda inclinò il capo, stando al gioco: “Candice White, di Lakewood,
Michigan…!”
Prima
di mollarle la mano, Andy la sfiorò delicatamente con le labbra: “Enchanté, mademoiselle…!”
“Oh…”
esclamò lei, arrossendo di nuovo “…sei anche galante” si girò verso la compagna
“sei davvero fortunata, Flanny: sono contenta per te…!”
Il
suo sguardo profondamente sincero non lasciava dubbi che quelle parole le
venissero dal cuore e la sua collega, che aveva appena finito di ringraziare il
Cielo sul fatto che il suo uomo non si fosse presentato col grado e tutto,
abbozzò un sorriso stiracchiato: “Lo avevo già scoperto… grazie, comunque!”
“Beh,
penso che dovrete andare, adesso. Andy, sono felicissima di averti conosciuto…
spero che ci vedremo spesso! Vado alla ricerca di quel taxi…”
“Ehi,
aspetta… dov’è che devi andare?” chiese lui.
“Ho
un appuntamento con degli amici: sono a cena da loro.”
“Stanno
lontano?”
“Al
Greenwich Village.”
“Allora
ti accompagniamo noi: ho giusto la macchina qui fuori. No, Flanny…?”
All’interpellata
si mozzò il respiro di sollievo che stava gustandosi con voluttà e tornò a rispuntarle
il sorrisetto di prima: “Quale
macchina?” s’informò, pronta ed emettere un repentino colpo di tosse…
“La
Chevrolet che ho noleggiato quando credevo
che avremmo potuto vederci tutti i giorni. Perché…?”
“Ah,
niente” Flanny respirò di nuovo, sollevata dal fatto che non si trattasse della
jeep militare “va bene… andiamo pure,
allora!”
“Ma
io non vorrei disturbare...!” protestò la biondina.
“Ma
che disturbo! Ti scodelliamo dai tuoi amici e poi andiamo alla ricerca di un
albergo. Venite!”
In
breve raggiunsero il parcheggio, dove Andy aprì la portiera anteriore
dell’auto: “Accomodati, Candy!”
“Oh,
lascia” si schernì quest’ultima “Flanny è più stanca di me… io monto di dietro.”
“Come
vuoi.”
Nel
mettersi a sedere, Flanny sentì qualcosa sotto i piedi e si prese un altro
coccolone nell’accorgersi che si trattava del berretto d’ordinanza del marito!
Presa dal panico, non trovò di meglio che cacciarlo fuori, prima di chiudere lo
sportello.
Non
essendosi accorto di nulla, Andy salì invece al posto di guida, mise in moto e
diresse la macchina verso il Village. Siccome lo vedeva piuttosto affaticato,
Flanny sperò che il marito avesse anche poca voglia di chiacchierare… ma
purtroppo la sua curiosità fu più forte della stanchezza.
“Da
dove hai detto che vieni, Candy?” le chiese, mentre infilava la Madison Avenue.
“Da
Lakewood, nel Michigan.”
“Lakewood…
Michigan. Curioso… avevo un collega che…”
“Tesoro,
guarda la strada” lo interruppe Flanny “e vedi di andare più piano!”
“Sì,
scusami…!” rispose lui, rallentando.
“O
meglio” continuò la bionda “vengo effettivamente da laggiù, ma… non so se ci
sono anche nata!”
Andy
alzò un sopracciglio, sbirciando la moglie, intenta ad accarezzarsi
nervosamente la faccia. Non ricevendo delucidazioni, sorrise alla ragazza
attraverso lo specchietto retrovisore: “Temo di non aver capito bene…!”
“Beh,
forse Flanny si è dimenticata di dirtelo… ma io sono orfana.”
“Ah…!”
rispose semplicemente lui.
“E
non so nemmeno chi fossero i miei… a Lakewood c’è l’istituto che mi ha raccolta
e dove sono cresciuta.”
“Capisco…
mi dispiace veramente!”
“Non
devi: anche se non ho mai conosciuto i miei genitori, ho incontrato tante
persone che mi hanno amato e aiutato… e così ce l’ho fatta lo stesso.”
“E
si vede! Sei veramente in gamba, Candy… sono contento che tu e Flanny abbiate
studiato insieme e siate amiche!”
“Anch’io
lo sono: Flanny è una persona stupenda!”
“Non
esagerare” minimizzò quest’ultima “lo sai che queste cose m’imbarazzano…!”
“Ma
è quello che penso. Vedi, Andy… non è che mi rallegri di non aver mai avuto una
vera famiglia… ma il Signore mi ha compensato largamente: due tate meravigliose,
tanti amichetti deliziosi, un caro uomo che mi ha fatto da padre e da fratello,
un ragazzo fantastico che amo, ricambiata e tanti veri amici… compresi voi due,
naturalmente!”
“Caspita”
esclamò Andy, tirando su col naso “questa sì che è una bella responsabilità!”
“Eh,
già…!” aggiunse la consorte, pensando *Speriamo bene…!!*
“Ma
ora basta parlare di me” saltò su Candy, allegramente “parliamo di te,
piuttosto… non mi hai ancora detto cosa fai di bello, nella vita!”
La
povera Flanny avvertì una fitta dolorosa al basso ventre…
“Toh,
hai ragione! Devi sapere che…”
“Lavora
per il Dipartimento della Difesa…!” lo prevenne la moglie, disperata,
bloccandogli la mano con la quale stava per mettersi a mimare il volo di un
aereo.
“Ah…”
esclamò Candy, basita “…davvero…?!”
“Beh…”
con la coda dell’occhio, l’ufficiale d’aviazione sbirciò la sua dolce metà, che
lo fissava con uno sguardo supplicante e perentorio insieme “...veramente…”
“Ma
certo, tesoro” confermò lei, con tono suadente “cos’ho di detto di sbagliato,
scusa? Non fai forse parte del Dipartimento della Difesa?!”
Due corpi e un’anima sola non è solamente un modo di dire… osservando gli occhi
della sua compagna, ad Andy bastò un solo istante per comprendere cosa doveva e
- soprattutto - cosa non doveva
dire…!
“Ecco,
in effetti… è proprio così!” cercando di non guardare lo specchietto, si augurò
che la sua espressione fosse abbastanza convincente: dopotutto Flanny non aveva
proprio detto una bugia: tutte le Forze Armate facevano effettivamente capo al
Dipartimento della Difesa![30]
Il
viso di Candy si rabbuiò, ma non più di tanto: “Capisco” mormorò “quindi sei un
funzionario del Ministero…!”
“Ehmm…”
altra sbirciata verso la moglie con ricezione di un secondo sguardo più
perentorio del precedente “…più o meno…!”
Seguì
un minuto di teso silenzio, che Flanny occupò massaggiandosi il ventre… la fitta
era quasi sparita, quando la dolce Candy gliene procurò una seconda: “E il tuo
ufficio di cosa si occupa? Se me lo puoi dire, naturalmente.”
*In
gamba, sì... speciale, sì… ma impicciona come sempre!* non poté trattenersi dal
pensare la signora Greason.
Andy
cercò di almanaccare il più velocemente che poteva. Ma, alla fine, l’unica
risposta che gli venne in mente di dare fu: “Pro… protezione aerea!”
Flanny
alzò gli occhi al cielo, rammaricandosi di non poter dare al marito un pestone
al piede, in quanto avrebbe schiacciato a tavoletta l’acceleratore. Quello
stupido zuccone! Non poteva inventarsi qualcosa di più neutro? Che so, amministrazione o approvvigionamenti? Più tardi avrebbero fatto i conti…!
“Protezione
aerea…” rimuginò la ragazza “…immagino abbia a che fare con l’aviazione,
allora!”
“Beh,
abbast… ahi…! Relativamente…!” l’interiezione era dovuta a un pizzicotto ricevuto
sulla gamba destra.
Dopo
un altro po’ di silenzio, Candy mormorò ancora: “Avevo un caro amico, in
aviazione…!”
“Avevi…? Vuoi dire che…”
“Sì…
è rimasto ucciso” Andy avvertì un profondo sospiro “otto mesi fa…!”
“Un
incidente?”
“No,
in azione.”
“In
azione?! Ma otto mesi fa mica eravamo in guerra…!”
“Lo
so… ma lui combatteva in Cina.”
“In
Cina…?!”
“Sì…
s’era arruolato con le Tigri Volanti.”
“Oh,
santo cielo…!!” esclamò Andy “Come si chiamava…?”
“Stear
Cornwell!”
Non
riuscì a evitarlo: a quel nome, le membra di Andy s’irrigidirono e inchiodò i
freni. La velocità non eccessiva impedì fortunatamente a Flanny di venire
sbalzata dal sedile, ma si prese comunque un grosso spavento: l’ennesimo della
giornata!
“ANDY,
ACCIDENTI…!!!” gridò.
“Scusami…
idiota che sono! Ti sei fatta male…?”
“No…
ma c’è mancato poco…!”
“Perdonami,
amore” disse ancora, abbracciandola “che scemo…! Anche tu, Candy… scusami!!”
“Ma
no, non è niente…! Cosa t’è successo, piuttosto…?!”
“Io…
non lo so...” balbettò lui, al colmo dell’imbarazzo “…è che…”
“Ah, è colpa mia” esclamò all’improvviso
l’altra, con un certo rammarico nella voce “non avrei dovuto parlarti di
quello! Già si vede che non sei molto in forma… e sei anche una persona
sensibile, a quanto pare. Perdonami…!” concluse, schioccandogli un bacetto
sulla guancia.
Andy
si sentì un verme. Dovette fare un grosso sforzo per non tradirsi e guardò la
moglie per avere altre istruzioni visive in merito.
“Forse
è meglio se fai guidare me…!” gli disse invece lei, guardandolo cupamente.
“Ma
no, sto bene… e poi dovremmo esserci, ormai. Vero, Candy…?”
“In
effetti, siamo arrivati: la casa di Archie ed Annie è quella laggiù…”
“Ah,
meno male!” disse il maggiore Greason, rimettendo in moto la vettura e
arrestandola poco dopo, davanti al cancello.
“Bene,
vi ringrazio tanto” disse Candy “voi, adesso, dove andate…?”
“Beh,
come dicevo prima, penso che andremo alla ricerca di un albergo” rispose il suo
quasi omonimo “e speriamo di trovarlo in fretta!” aggiunse, guardando
l’orologio.
“Già,
è un po’ tardi… era meglio se mi lasciavate prendere il taxi!”
“Non
pensarci, Candy” le disse la collega “tanto domani non siamo in servizio.”
“Cosa?
Non me l’avevi mica detto!” intervenne il marito.
“Per
forza: parlavate solo voi…!” scappò detto a Flanny, con una lieve punta
polemica.
“Ma…
allora andiamocene a casa, no?”
“Fino
a Providence…?! Ma sono 150 miglia e io sto schiantando dalla fame!!” protestò
la donna.
“Beh,
magari ci fermiamo a Bridgeport o giù di lì, per mangiare un boccone… anzi, sai
che facciamo? Ci andiamo in aereo!”
“In
aereo…??” si stupì la dolce Candy.
“Ma
sì: alla base, un Piper o un Vigilant[31] me
lo prestano di sicu… AUGH…!!!”
Visto
che l’auto era ferma e lui teneva i piedi sul pavimento, il pestone, questa volta,
non glielo levò nessuno! A Candy, che intanto rimuginava una soluzione per
aiutare i due amici in difficoltà, l’incidente offrì lo spunto per dire:
“Sentite, mi è venuta un’idea… e credo che i miei amici saranno d’accordo.
Venite con me!”
I
due volevano obiettare, ma Candy lo aveva detto con quel suo fare
maternalistico che faceva sempre zittire qualunque obiezione e i coniugi
Greason scesero dalla macchina. Mentre si avvicinavano al portone di casa
Cornwell, Andy rispose con uno sguardo mortificato all’occhiataccia della
moglie, la quale stava considerando che ci fosse qualcosa di vero sul fatto che
l’amore rende le persone cretine.
Quando
l’ingresso della palazzina si aprì, comparve un austero maggiordomo: “Buonasera…
e benarrivata, miss Candy!”
“Buonasera,
Jeeves… mi sono permessa di portare questi due amici: una mia collega di lavoro
e suo marito.”
“Gli
amici della signorina Andrew sono sempre i benvenuti. Si accomodino!”
Mentre
seguivano il domestico, Flanny si guardava nervosamente intorno. Andy, sapendo
che gli ambienti altolocati la indisponevano in modo particolare, la distrasse chiedendo
alla sua amica: “Scusa, Candy: come ti ha chiamata il maggiordomo…?”
“È
una storia lunga…!” gli rispose lei, minimizzando con un gesto della mano.
“Capisco”
sorrise “confesso di trovarti sempre più interessante…!”
“Pure
io…!” le rispose la ragazza, con un sorriso un po’ più ambiguo.
Il
“dipendente del Dipartimento della Difesa” deglutì, mentre i quattro giungevano
in un elegante salotto.
“Signora,
signore... è arrivata la signorina Andrew, con i suoi amici” il maggiordomo si
voltò verso di lei, leggermente imbarazzato “immagino che vorrà presentarli lei
stessa…!”
“Ma
certo, Jeeves, non si preoccupi… ciao Annie, ciao Archie…!”
“Ciao,
Candy… sei qui, finalmente!” esclamò l’aggraziata giovane dai capelli corvini,
avvicinandosi all’amica del cuore e baciandola sulle guance.
“Carissima
Candy, ti aspettavamo con viva impazienza…!” aggiunse un bel giovane dai
lineamenti spiccatamente aristocratici, anche se - per i gusti di Andy - un po’
troppo “ingentiliti” dal lungo taglio di capelli. L’ufficiale notò anche che gli
occhi del giovane brillavano in un modo particolare mentre guardava la collega
di sua moglie. Al contrario, quelli della padrona di casa si erano fatti decisamente
più opachi mentre Candy scambiava un bacetto sulla guancia anche con suo
marito...!
“E
i signori…?” chiese Annie, subito dopo, come a volersi distrarre.
“Ah,
sì… ragazzi, vi presento Flanny Hamilton, la mia carissima compagna di studi e
di lavoro, fin dai tempi dell’ospedale St.Joseph…
e il suo simpaticissimo marito: Andrew Steve Greason!”
A
quel nome, il marito di Annie interruppe con un guizzo il suo cordiale sorriso
di benvenuto; ma Candy, che gli stava voltando le spalle, non se ne accorse: “E
questi, carissimi Andy e Flanny, sono due fra gli amici più cari di cui vi
accennavo prima: Annie Brighton, la mia compagna d’infanzia e suo marito,
Archibald Cornwell!”
“Molto
pia…” la mano di Andy si bloccò per un attimo a mezz’aria. Ma subito, cercando
di riprendersi e sperando in un caso di omonimia, afferrò l’altra mano e la
strinse “…molto lieto di conoscerti, Archie…!”
“È
un gran piacere anche per me, Andy” rispose lui, accentuando la stretta “mio
fratello parlava molto bene di te, nelle sue rare lettere…!”
“Da…
davvero…?!” farfugliò il poveraccio, sbirciando ansiosamente le due infermiere.
Flanny stava contemplando il ricco lampadario di Murano, mentre Candy scrutava
attentamente il suo nuovo amico.
“Sicuro.
Diceva che eri un ottimo compagno e il migliore della sua squadra… un vero
asso!”
“Grazie…”
rispose Andy a bassa voce, ormai rassegnato all’inevitabile “…anche lui era un
bravo ragazzo… e anche un buon elemento!”
“Vuole
darmi il suo soprabito, signore?” chiese all’improvviso il maggiordomo, mentre
una cameriera, discretamente comparsa, liberava Flanny dal suo cappottino.
A
questo punto, Andy rivolse una muta ed eloquente occhiata alla consorte, la
quale non poté far altro che annuire con la testa. Il marito si rivolse allora
al buon Jeeves: “Volentieri, amico… solo un istante!”
Ciò
detto, si slacciò la cintura e aprì lentamente i bottoni dell’impermeabile.
Sempre con la massima flemma, se lo fece poi sfilare dalle spalle, quindi afferrò
la sciarpa e l’appoggiò sull’indumento, già sistemato attorno al braccio del solerte
domestico “Molte grazie…!”
“Dovere,
signore!”
Alla
vista dell’uniforme della United States
Army Air Force con le sue insegne, i gradi e i bottoni la cui doratura spiccava
nettamente sulla scura stoffa marrone,[32]
Annie Brighton Cornwell sbarrò gli occhi, portandosi le mani alla bocca, mentre
suo marito manteneva un’espressione impenetrabile. La povera Flanny guardava
sempre altrove, tenendo le braccia conserte e Candy non staccava lo sguardo dal
marito di lei, con le mani dietro la schiena e le labbra che formavano una
lievissima traccia di sorriso.
L’involontario
“ospite d’onore” si grattò la nuca per qualche secondo, per poi raddrizzare il
busto: “Okay… ora lasciate che mi ripresenti: Andrew Steve Greason, maggiore
dell’aviazione dell’Esercito… ho conosciuto la mia adorabile Flanny mentre
prestavo servizio nelle Tigri Volanti,
in Cina” fissò il volto di Archie “facevo parte del Gruppo comandato dal
colonnello Clint Hardgison e volavo nella Seconda Squadriglia di Donny Talbott…
con tuo fratello. Ti prego di accettare le mie più sincere condoglianze!”
Archibald
Cornwall annuì e, d’impulso, tornò a stringergli la mano: “Grazie… so che mio
fratello era contento di volare con te!”
“E
io con lui” il maggiore si rivolse verso la ragazza bionda “mi dispiace, Candy…
non volevamo prenderti in giro. Scusaci, se puoi…!”
Lei
scosse la testa, sorridendo più marcatamente: “No… la colpa è tutta mia,
credimi!” gli tese la mano e gliela strinse, per poi avvicinarsi alla collega “Anche
oggi ho parlato troppo, Flanny… come al solito!”
Anche
lei scosse la testa: “Sono cose che capitano.”
Candy
le diede un leggero abbracciò e tornò a rivolgersi ai suoi amici: “Benone… ora
passiamo alle cose pratiche: si dà il caso che siamo tutti stanchi e affamati… e
i nostri amici hanno ancora
I
Cornwell si sorrisero, poi la buona Annie annuì: “La cena sarà servita fra
poco. Vado a dire ad Amely di preparare le camere per gli ospiti!”
Anche
i Greason si guardarono, anche se il loro sorriso fu meno solare di quello dei
Cornwell… il calore affettuoso dei loro nuovi amici non bastava a dissipare
l’apprensione che provava lo “smascherato” aviatore per le domande che gli sarebbero
sicuramente state poste sulla fine del povero Stear. Tuttavia, la stretta della
mano di Flanny infuse al suo compagno tutto il coraggio che poteva servirgli al
riguardo. Quei due, come sempre, si sostenevano a vicenda.
[1] Doppia stella: era infatti un radiale a due stelle di 9
cilindri da
[2] Una cinquantina di metri.
[3] Dai 144 ai
[4] I velivoli a “carrello triciclo posteriore” (cioè con le gambe sottoalari e il ruotino di coda) presentavano lo svantaggio di non consentire al pilota la visuale frontale della pista, una volta posati a terra. Questo problema spinse perciò le case produttrici verso i carrelli “tricicli anteriori”, come sul Bell P-39 Airacobra e sul Lockeed P-38 Lightning (rimanendo ovviamente ai caccia).
[5] Il nome indica che era un’elica a cambiamento di passo
variabile azionato idraulicamente (nessun rapporto di parentela fra il Costruttore
e la consorte del pilota).
[6] Il giubbotto di salvataggio autogonfiabile,
rigorosamente di colore giallo.
[7] Il comandante del famoso U-47 che il 14 Ottobre 1939 forzò la base britannica di Scapa Flow, silurando la corazzata Royal Oak.
[8] Il funzionamento del turbocompressore è il seguente: i
gas di scarico del motore vengono incanalati a muovere le pale di una turbina
azionante un compressore, il quale riceve l’aria esterna e la rimanda più densa
al carburatore, che introduce perciò nei cilindri una miscela più ricca di
quella ottenibile dall’aria esterna. Questo garantisce, specialmente nel volo
ad alta quota, una maggiore potenza erogata dal propulsore, mentre l’aria
rarefatta permette di imprimere al velivolo una maggior velocità, grazie alla
minore resistenza offerta. Il “turbo” conserva inoltre quella parte di energia
che perde invece il compressore meccanico nell’attrito degli ingranaggi di
trasmissione, essendo per contro afflitto da un sensibile ritardo inerziale.
[9] Oltre
[10] Lo stretto che separa l’isola omonima dalla costa
orientale.
[11] Come raccontato su Le
due Aquile, il sommergibile del capitano di corvetta Herbert Thyssen riuscì
effettivamente a fuggire eseguendo proprio la mossa ipotizzata da Andy Greason.
[12]
[13] Jug significa brocca
ed era il secondo appellativo del P-47
dopo quello di Thunderbolt, che
invece significa lampo.
[14] Non più di
[15] Sempre bombe del tipo GP (General Purpose, uso generico) rispettivamente da 500 e
[16] Erano in pratica delle fotocamere che scattavano in sincronia con le mitragliatrici, in modo da documentare il risultato di un attacco. In questo modo non c’erano problemi di sorta a farsi accreditare una vittoria in combattimento.
[17] Allude alla scuola di volo di Spanner Field, Long Island, dove il nostro amico aveva preso il
brevetto dopo essere uscito dall’Accademia. L’allora capitano Ira Eaker era
stato uno dei suoi istruttori.
[18] Alexander “Sasha” Kartveli aveva fatto parte, assieme
ad altri progettisti russi come Alexander Seversky e Igor Sikorsky (il padre
dell’elicottero moderno) di una commissione mandata in America dal governo
Kerensky subito dopo la caduta dello Zar per aggiornarsi sulle tecniche di
produzione aeronautica. Dopo che Lenin era salito al potere, i tre non erano
più rientrati in Patria e i primi due avevano più tardi fondato la casa
costruttrice Seversky, poi rinominata
Republic e infine Fairchild. Il terzo aveva invece fondato
[19] North American Aviation.
[20] All’epoca il P-51 non era ancora stato equipaggiato col superlativo Rolls Royce Merlin (il motore dello Spitfire).
[21] Rispettivamente comandante in capo dell’aviazione e
Capo di Stato Maggiore dell’esercito.
[22] Per un ufficiale appena promosso era considerato un onore poter indossare i precedenti gradi di un superiore veterano.
[23] L’incidente, all’apparenza insignificante, si sarebbe
più tardi rivelato provvidenziale!
[24] Le gentili lettrici mi perdonino questa piccola
volgarità… ma non ho resistito alla tentazione!
[25] Ogni riferimento ad avvenimenti precedentemente narrati
è da considerarsi puramente casuale.
[26] Soprattutto gli aspiranti tali: si beccano certi
ceffoni, come un certo Jimmy… (non Stone, quell’altro)!
[27] In realtà non credo che Flanny ce lo avrebbe mandato,
con tutte quelle hostess bionde…!
[28] Sulla punta destra del colletto si appuntava il simbolo
del grado (ora la foglia di quercia dei maggiori, nel caso di Andy) e sulla
punta sinistra l’elichina con le ali degli aviatori (la fanteria aveva invece i
fucili incrociati, l’artiglieria i cannoni e la cavalleria - cioè i corazzati -
le due sciabole).
[29] A qualcuno
devono essere fischiate le orecchie, in quel momento!
[30] Il termine Pentagono non era ancora in voga, dal momento che il suddetto edificio sarebbe stato completato solamente negli anni Cinquanta.
[31] Aerei leggeri da collegamento.
[32] Solo nel 1947, quando sarebbe nata l’aviazione indipendente (USAF) quella divisa sarebbe diventata azzurra, come la si vede addosso a Marlon Brando nel film Sayonara, ambientato durante la guerra di Corea (1950-1953).