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Autore: mairileni    24/11/2012    5 recensioni
"Cosa avete intenzione di fare? Di me, intendo."
"Non lo so."
"Sei un bugiardo del cazzo."
"Ti sbagli. Io non mento mai." Mentre lo dice fa un sorriso furbetto.
"Non hai risposto."
"L'ho fatto! Non lo so. Davvero. Questo..." Mi solleva la mano ammanettata. "Questo non era... nei piani" dice, e guarda un punto indefinito del pavimento, mentre lo fa. "In realtà è stata una sorpresa anche per me... quindi non lo so."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehm... ciao! ^^
Ok, sono noiosa e ho già aggiornato, ma ecco avevo finito questo capitolo, così... 
 
Un grazie grande grande a chi ha recensito già al primo capitolo, so che è stupido, ma mi ha davvero fatto molto piacere, ^^ quindi:
 
Samskeyti ~ Ciao Samskeyti! Dunque, intanto grazie mille per aver scritto! ^^ ecco, si, mi rendo conto che la storia sia un po' *coff* tanto *coff* AU (scusate, non l'ho messo tra le note, sono nuova!), in realtà è nata più che altro da un pensiero che mi ronzava in testa già da un po'! *v* Spero che tu continui a seguirla, mi impegnerò!!! >w< 
 
Linnea ~ Buonaseeewa! (?) Ommamma, non so che dire! Davvero, grazie, grazie, grazie! Spero che gli altri capitoli ti piacciano come il primo! Ho aggiunto descrizioni dove non le avevo messe, sai, perché inizialmente non ero troppo convinta. Però a quanto pare funziona! ^^ quindi descrizioni, descrizioni ovunque! (?) Un bacio!
 
Irene ~ Eccomi qui! Dunque, certo che conta che tu segua questa storia! (Almeno, per me molto! ^^) sei gentilissima, ti ringrazio per tutto quello che hai detto! Cercherò di non deludere nessuno, promesso! *v*
 
A li ~ Ciao! *v* Ecco. Allora. 1)Wjfiwnslaojwnbx. La mia prima recensione. 
2)Ti ringrazio tanto per aver scritto, mi ha dato coraggio, spero di riuscire a mantenere un po' di equilibrio in questa AU (dove l'equilibrio non c'è) e che tu continui a seguirla! Un bacio!
3)Puoi dimenticare il punto 1, se ti fa sentire a disagio. *sguardo da pazza*
 
 
*** *** ***
 
 
Broken inside
 
 
A Teignmouth due anni fa scomparve un ragazzino. 
Nessuno seppe mai con esattezza i dettagli della questione, ma allora la cosa fece il suo scalpore.
Anche perché che cazzo d'altro può succedere a Teignmouth?
La polizia del posto fece qualche domanda a madre e padre, ai compagni di scuola e ai vicini. 
Nessuno sapeva, nessuno aveva visto.
 
 
Carico l'ultimo scatolone sul furgone, Dominic che mi segue per non impacciarmi con le manette.
 
"Matt, forse è meglio se... resti dietro anche tu." dice Stan.
 
Mi guardi con aria interrogativa. 
Fingo di ignorarti, ma ti ho visto, so che ti stai chiedendo dove sia l'utilità di rimanere legato a me nel vano merci chiuso a chiave di un furgoncino in corsa. 
'Dove cazzo potrei scappare?', starai pensando.
 
La verità è che non posso farmi vedere. 
In giro c'è la mia foto.
 
Saliamo, sportello, buio.
Sportello, chiavi, messa in moto.
Partiti.
 
Siamo seduti vicini, al buio, nascosti tra decine di scatole del cazzo, ma non abbiamo nulla da dirci, quindi mi ritrovo ad osservare la sottile linea di luce distesa lungo la linea dello sportello.
Sono quasi ipnotizzato e non riesco a smettere di fissarla.
In realtà mi rilassa.
L'ondeggiare lento della macchina, il buio, il silenzio, l'odore del cartone, la luce.
 
Chiudo gli occhi e butto la testa all'indietro, appoggiandomi con la schiena contro la parete.
 
Cosa cazzo diceva quel tizio?
 
La forza -ah, come cazzo era?- la forza di emissione degli elettroni non dipende dalla intensità della luce ma dalla frequenza... Dal potenziale d'arresto la corrente inizia ad aumentare per poi diventare costante al suo massimo valore, che è direttamente proporzionale all'intensità della luce incidente... Lenard, credo. 
 
Ad interrompermi mentre tento di sciogliere il mio frustrante dubbio arriva Dominic, chiedendo:"Quanto ci vorrà?"
 
Mi accorgo di avere ancora gli occhi chiusi, e di essermi portato le ginocchia al petto, e di avere pollice e indice destri a tenermi la base del naso, nello sforzo di ricordare la la teoria del fottuto effetto fotoelettrico. 
 
Fanculo, non mi viene in mente.
 
Mi giro verso Dom:"Un p..."
"Un po' quanto?" mi interrompe lui senza neanche aspettare che finisca.
Non lo vedo, ma lo sento, ed è incazzato. 
"Sei ore, credo."
"SEI ORE?"
"Sì."
 
Ma se l'energia è dovuta alla frequenza e non all'intensità, allora perché...
 
"Cristo!" è l'esclamazione stridula di Dom.
"Perché?" Credo che si sia girato, come se non si aspettasse questa domanda.
"Beh... Sei ore!"
"Non è per quello. Perché?"
"È per quello!"
"Possiamo andare avanti all'infinito."
Sorrido ma non mi vede.
 
Per qualche secondo non sento nulla.
Poi sento un rumore sommesso ma non so cosa sia. 
Cerco di vedere qualcosa, ma l'unica luce proviene da quella sottile linea.
Vedo il profilo di Dom.
Una goccia.
No. Una lacrima.
 
Stai piangendo. 
No. No, no, no.
Mi viene automatico aggrottare la fronte, e mi sento un groppo in gola, merda, cosa ho detto di male, e vorrei metterti un braccio intorno alle spalle e dirti che andrà bene, e vorrei che tu mi uccidessi e che fossi felice di farlo, perché lo saresti.
 
"Dominic." 
Esce un tono molto più freddo di quello che avrei voluto. Come sempre.
"Vaffanculo."
Ha la voce bassa, ma non rotta, e bellissima.
"Che c'è?"
"Fottiti."
"Ehi, si può sapere che ti prende?"
 
Che domanda del cazzo, Matt.
 
Ormai i miei occhi si sono abituati all'oscurità, e ti vedo, quando ti volti verso di me. 
Vedo i tuoi occhi bagnati, la faccia stanca, lo sguardo perso e rassegnato di chi sa di non avere scampo.
 
E mi dimentico come si faccia a respirare.
E resto lì come un coglione, mentre mi parli, a bassa voce perché anche in questa situazione di merda sai che se Stan ti sentisse sarebbe molto peggio.
 
"A quanti chilometri staremo viaggiando, eh, Matthew? A quanti? Novanta? Cento? Sai quanta cazzo di strada fai a questa velocità in sei ore? Lo sai?"
 
Non ti so rispondere.
Ansimi, mentre parli, e sorridi di sorrisi vuoti, che sono tutto, meno che sorrisi. Sono quei sorrisi che le persone fanno quando l'isteria diventa l'unico modo per sfogare la rabbia, perché le lacrime non bastano.
 
"Non lo sai, vero? Esatto! Neanch'io lo so! Ma so che sono abbastanza da non avere idea di dove mi trovi, una volta arrivati!" Ti lecchi le labbra, tremi:"Non so dove siamo, non so dove andiamo, non so se morirò, non so chi cazzo siete voi, e non so perché! Perché a me?" 
Ora stai singhiozzando piano, e vorrei tirarmi fuori il cuore dal petto perché fa male, ma il mio cuore si era già distrutto appena hai iniziato a piangere.
 
Ti senti impotente, e in questo momento credimi, io lo sono.
Non oso muovermi, o far rumore.
Non oso toccarti, perché potresti anche romperti. 
Sei di vetro.
 
Resto lì a fissarti, come uno spettatore, come uno stronzo, come un pazzo. 
 
Sono rotto dentro, ma sono sicuro che fuori la mia espressione sia gelida.
Ancora una volta.
 
Come un pazzo.
 
 
I compagni di scuola risposero in modo sfuggente a qualsiasi domanda, pare che il ragazzo avesse dei disturbi comportamentali. Molti ne avevano paura, altrettanti preferivano evitarlo, pochi azzardavano qualche battuta, nessuno era mai stato a casa sua o ne conosceva le abitudini. 
Alcuni vicini confermarono di averlo visto spesso uscire nel tardo pomeriggio, quando già era buio. 
La testimonianza fu considerata veritiera dalla polizia, perché l'ora della scomparsa corrispondeva perfettamente.
Il padre del ragazzo non prese mai parte alle ricerche, né parve mai interessarsene. 
La madre, al contrario, diede inizio a una corsa disperata per il ritrovo del figlio, della cui foto appese volantini ovunque, promettendo come ricompensa a chiunque l'avesse trovato somme di denaro, gioielli, qualsiasi cosa potesse avere valore in casa sua.
 
L'avete visto, sì, mio figlio, è alto più o meno così, ha quindici anni, è moro, ha gli occhi azzurri, è magro e indossava una giacca nera, sì, esatto, mio figlio, vi prego, aiutatemi a cercare mio figlio, non lo so, credo verso le sette e mezza, no, ha i capelli neri, indossa sempre un bracciale fatto così, sì, mio figlio, vi prego, aiutatemi a trovarlo.
 
Tuttavia lui non fu più trovato, la notizia perse il sapore della novità e Teignmouth tornò la pacifica cittadina di sempre.
 
La madre continuò sempre a cercarlo, e anche ora che tutti sono ormai convinti che il ragazzo sia morto, lei continua a fare appelli, ad appendere volantini.
 
A cercarlo.
A cercarmi.
 
Mia madre mi cerca. 
Mia madre mi cerca, e ora tua madre sta cercando te. 
E tutto quello che riesco a fare è vedere la mia storia nella tua storia, le mie lacrime nelle tue lacrime, il mio sangue nel tuo sangue.
 
Già.
La verità è che non posso farmi vedere. 
In giro c'è la mia foto.
E non sono così cambiato rispetto a quando mi hanno scattato quella foto.
 
Smetti di piangere, sei stravolto, e ti accasci sulle mie gambe. Già dormi, perché non hai più forze.
 
Ti accarezzo i capelli e ti asciugo le lacrime. 
Non so che altro fare.
 
So cosa provi. Lo so esattamente. 
Perché a Teignmouth due anni fa scomparve un ragazzino.
E quel quel ragazzino ero io.
 
***
 
La sensazione di qualcosa di soffice e profumato sulla faccia lenisce il bruciore delle guance, secche per il pianto.
 
Sono rannicchiato sul fianco sinistro, sotto la testa un tessuto riscaldato dal mio calore.
 
È terribile ciò che provi quando ti svegli il mattino e realizzi che va tutto di merda, perché non lo realizzi subito, ma dopo qualche secondo.
E allora senti un'ondata di ansia e preoccupazione che esplode nello sterno e da lì si diffonde in tutto il corpo, mozzandoti il fiato.
Inspiri e non sai più come espirare.
 
È quello che sta succedendo ora a me, che quando apro gli occhi mi ricordo di essere su un furgone che mi sta portando lontano da tutto ciò che è mio, non so neanche dove.
È quello che sta succedendo ora a me, che quando apro gli occhi sono già sveglio.
 
Sono su un furgoncino che mi sta portando lontano da casa, non so dove, non so perché.
Ho finito le lacrime.
 
Penso alla mia casa, a mia madre, mio padre, mia sorella...
 
Torno alla realtà.
Quel qualcosa di soffice è la tua felpa, quel qualcosa di profumato sei tu sotto alla tua felpa.
Sotto alla mia testa la giacca che indossavi prima.
 
Mi viene una gran voglia di guardarti, guardarti mentre non sai che ti guardo.
Premo la faccia contro la tua pancia, e volto un po' il viso verso l'alto, mentre lo faccio.
 
Vedo il tuo collo pallido, la sagoma della tua testa, distinguo i capelli che si attaccano alla pelle e si confondono nel buio. 
Bianco, poi subito nero.
 
Ora ti sei girato anche tu, o prima, non lo so quando, e mi fissi senza dire nulla, in sottofondo solo la pioggia sul tettuccio dell'auto.
 
Rallentiamo, ci fermiamo, e quando Stan apre il portellone la luce mi acceca.
 
"Scendete."
"Oh, sì, spesso la gente porta i ragazzini nel vano merci dei furgoni." risponde un sarcastico Matthew con le sopracciglia alzate e lo sguardo indifferente.
"Piove come il cazzo di diluvio universale, Matt, non c'è nessuno, ma grazie." risponde lui, visibilmente irritato.
 
Stan ci toglie le manette, dopo avermi ammonito con un rassicurante:"Tu prova solo a fare cazzate e..." mi immagino il resto.
 
Siamo seduti al tavolo di plastica dello squallido autogrill a lato della strada. 
Ce ne sono una decina, di questi tavoli rossi della Coca-Cola, c'è il bancone pacchiano con la base d'oro e il finto marmo, ci sono i cartelli appesi al soffitto con dei fili bianchi, ci sono gli scaffali pieni di prodotti di così tanti colori che fanno male gli occhi a guardarli.
Sì, ci sono tutte le caratteristiche tipiche del tipico autogrill mediocre inglese.
 
Stiamo ordinando.
O meglio, Matthew sta ordinando e la cameriera lo sta spogliando con gli occhi, il tutto sotto lo sguardo un segretamente divertito Stan.
 
"Allora, cosa vi porto di buono?"
Lui non le leva gli occhi di dosso:"Tre pizze e tre birre, grazie. Magari dopo anche un dolce. Ma dopo." risponde, con un vago sorrisino sulle labbra.
"Quello, però, dovresti venirlo ad ordinare al bancone..."
Oh, ti prego. Non dirmi che...
"Sarà fatto."
In questo momento gli mancherebbe solo la scritta in fronte 'Born to fuck', come in quella campagna pubblicitaria, e saremmo a posto.
Un dialogo fatto di messaggi subliminali.
No, bello. Davvero.
 
... Ancora?
Ma che cazzo sto dicendo?
Ma cosa mi succede?
Dio, Dom.
Io non sono gay.
Ma da quando hai iniziato a parlare con quella ti odio, e vorrei interrompervi, e vorrei che non la guardassi in quel modo, e ti odio, e odio la stupida faccia con cui l'hai già conquistata, e ti odio.
Sei proprio uno stronzo.
 
Non dovrei pensarlo, non sono gay, non dovrebbe interessarmi, ma questa è la mia testa, e vaffanculo, lo penso.
 
Il pasto è più che apprezzato, credo sia la prima volta da giorni che finisco il cibo senza più avere fame.
 
Stan e Matthew parlano ad alta voce di musica.
Secondo la versione ufficiale saremmo lo zio con gli allegri nipoti. Che cazzata.
 
Mi guardo intorno, cerco di pensare ad un modo possibile di andarmene, ma, anche se riuscissi a scappare della finestra del bagno, poi dove andrei, senza una macchina e, soprattutto, senza sapere assolutamente dove sono?
Cerco di ragionare per qualche altro minuto, ho smesso di ascoltare 'zio' e 'cugino' da diversi minuti, ma in qualunque modo io la veda, posso fare ben poco se non neanche idea di dove siamo o non ho una macchina.
Fatto sta che Stan, di fronte a me, tra un risolino e l'altro, mi tiene continuamente d'occhio.
 
Matthew si alza dal tavolo.
"Arrivo."
Sono seduto proprio di fronte al bancone, quindi lo vedo camminare, sedersi sullo sgabello di legno, parlare con la bionda di prima. 
Lei ride.
Cazzo ride?
Lui è di spalle, ma posso immaginarmi la sua faccia, anche perché il fottuto dolce per cui doveva essere lì ancora non l'ha preso.
 
Ora stai tornando al tavolo, neanche mi guardi, mormori qualcosa a Stan che non afferro, perché sei stato attento a darmi le spalle, mentre parlavi.
 
Lui ride di gusto, tu non lo so.
 
E mentre noi usciamo tu resti dentro, con lei.
 
Stan mi tiene saldamente per il braccio, inutilmente, perché non saprei neanche come iniziare, a scappare.
 
Non mi dice nulla. Non mi ha mai parlato, direttamente.
Arrivati al furgoncino sale, raggiunge il volante sulla destra, e io dietro, perché non mi ha mai lasciato il braccio.
 
Abbassa il finestrino e si accende una sigaretta:"Quanti anni hai?"
Sta parlando con me?
"Erm... Diciotto."
"Ah." sembra quasi deluso:"Li hai già compiuti?"
"Li faccio il 7."
"Ah." sembra quasi contento:"Bene."
 
Perché 'bene'? Cosa, esattamente, dovrebbe essere 'bene'?
 
"Bene?" Ci provo.
"Sì."
"Perché?" Ho paura della risposta, ma devo saperlo.
Lui si gira verso di me, e sorride. Sorride in quel modo in cui sorridono le madri quando assecondano le fantasie dei figli con tono accondiscendente.
Bastardo.
"Diciamo che a seconda della fascia di età puoi fare tante cose diverse."
"A chi mi venderai?"
Non smette di sorridere, ma aggrotta le sopracciglia:"Venderti? Oh, no, affatto. Beh, in realtà l'idea da cui ero partito era quella." Pausa:"Complimenti. Ma penso che potresti servirmi anche in un altro modo."
Lo guardo e apro più volte la bocca, ma le parole non escono, quindi parla ancora lui:"Non ti preoccupare, non ho intenzione di usarti come geisha." Ora ride di gusto. 
 
Ecco, Dom, vedi, lui ad esempio è pazzo.
 
"Parla chiaro."
"Oh, ma allora sei un duro! Dunque, diciamo che..." Alza le sopracciglia:"... Sto intraprendendo... un business. Sì, chiamiamolo così. Un business."
"Che tipo di business?"
"Ecco... -oh, ma sei esigente, eh?- non so come dire... Diciamo che i miei... no, non 'dipendenti', non è la parola giusta... 'soci' -usiamo questa parola, ok?- sì, i miei 'soci' avranno più prerogative."
"Tipo?" Ormai lo incalzo, ormai devo sapere.
"Mah, sai... in particolare parliamo di piccoli furti e rapine... siamo già un bel gruppetto, sai? Ci sono tanti ragazzi della tua età, sai?" Sorride ancora.
 
No, Dom, questo non è pazzo. È completamente folle.
 
"Sono tutti ottimi lavoratori, ma io, come avrai capito, ho un prediletto..."
Matthew.
 
Un altro pezzo si aggiunge allo schema mentale che ho creato di questa situazione. 
Matthew.
Ecco il suo ruolo.
 
 
*** *** ***
 
 
Eccomi!
Ecco, non so che dire!
Spero vi sia piaciuta e che continuiate a seguirla! ^^
 
Un grazie speciale a e a chi legge questo delirio della mia mente! *v*
 
Cheers!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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