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Autore: Aurelia major    13/06/2007    3 recensioni
Sette storie, sette amiche, sette persone che per un lasso di tempo hanno diviso ogni cosa. Il tempo ha cambiato tutto e l'io narrante a ritroso ripercorre la loro vicenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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23

Prologo

 

 

Eravamo in sette.

Come i peccati capitali, anche se di peccaminoso avevamo ben poco. Nonostante ci fregiassimo del contrario.

Eravamo in sette.

Come le sette spose per i sette fratelli, benché all’epoca nessuna pensasse seriamente al matrimonio. Salvo che per l’idea del sesso finalmente ufficializzato.

Eravamo in sette.

Come i samurai di Kurosawa, sebbene il tempo non ci avesse ancora dotate delle corazze e le armi che il cinismo dell’età matura porta con sé. Potevamo ferire, ma erano solo punture di spillo.

Eravamo in sette.

Come i colori dell’arcobaleno, ognuna contraddistinta da una tinta diversa, peculiare ciascuna a suo modo. L’indole di differenti sfumature ci faceva, eppure eravamo ugualmente unite nell’abbraccio con le altre.

Eravamo in sette.

Come i cowboy del film di hollywoodiano, altrettanto magnifiche e determinate nel procedere col vento in faccia dritte alla nostra meta. Non sapevamo cosa ci sarebbe stato dopo, ma incoscienti correvano incontro ad essa.

Eravamo in sette.

Come le stelle dell’orsa maggiore e allo stesso modo brillavamo in un cielo punteggiato di corpi celesti che ci parevano marginali rispetto a noi. Non ci sfiorava il dubbio che l’universo non ci ruotasse intorno.

Eravamo in sette.

Come le braccia del candelabro sacro e sacro ritenevamo fosse il legame che ci univa. Non potevamo credere che lo scorrere delle stagioni potesse cambiarci.

Eravamo in sette e lo siamo ancora.

Ma la diaspora dell’intervallo che da adolescenti ci ha fatto adulte ci ha scisso.

Qualcuna si è dannata, il peccato infine l’ha contaminata. Troppa fretta, troppa fame di vivere e sei inciampata. Ora vorresti annullarti e scomparire ad ogni passo, cerchi di non pesare, come se volessi chiedere scusa per ogni boccone d’aria che respiri e perché non sei riuscita a morire.

Qualcuna ha trovato il suo compagno tra i sette baldi fratelli, l’attendeva da sempre e l’ha sposato. Sei paga, quasi bovina nella tua quotidianità. Ma allora perché qualche volta di notte, al buio, piangi attenta a non far rumore? Trovi che sia un lusso superfluo pensare alle tue sei sorelle perdute?

Qualcuna ha trovato la forza in sé per diventare quella guerriera combattente che allora neppure osava sognare. La vita con le sue bastarde giravolte ti ha indurito, ridi ancora e parecchio come in quei giorni. Ma è un ridere il tuo che nasce già vizzo e ti avvelena il vivere.

Qualcuna si è sbiadita, il suo colore si è opacizzato in una routine che ha ammazzato del tutto i suoi voli di fantasia. Mai avrei potuto pensare che quella fabbrica di sogni che eri avesse potuto inchinarsi alla convenienza del dio danaro, malgrado ciò è successo. Tra le tue mani un quotidiano economico ha soppiantato le meravigliose storie che inventavi per te stessa e per noi.

Qualcuna continua ad avanzare spinta dall’esaltante sensazione del vento in faccia, persistente ad assaporare la sua libertà. Anche se oggi ci scopri abbondanti tracce d’amaro. Già allora fantasticavi d’essere una voce sola, troppo ti conoscevi per poter immaginare qualcosa di diverso e te ne vantavi. Pure, nuda brilla davanti ai tuoi occhi la veridicità di quant’è difficile e stringi i denti rabbiosa.

Qualcuna brilla tuttora in coda al polare astro, ma a sprazzi, cercando di trovare un compromesso, un equilibrio tra quel che era e quel che è. Vai avanti, ma spesso rimugini il passato, poiché sai che senza di esso ti sentiresti perduta. Sei sempre stata delicata di sentimenti, odiavi sentirtelo dire, ma sappiamo entrambe che in questo non sei cambiata, anche se per il resto mi sembri quasi un’altra persona. Continui a nascondere la tua natura sensibile, ieri dietro la filosofia, oggi mistificandola col tempio che hai eretto al tuo corpo.

Qualcun’altra infine è mutata al punto che non sembra neppure più lei, si è snaturata al fine di ricacciare tutto nell’oblio. Hai dimenticato, con la forza di volontà che sempre ti ha contraddistinto ti sei impegnata a sopprimere ogni ricordo. Volevi pace, volevi farti bastare quel che hai e ti sei persuasa che solo cancellando le tracce dei momenti spensierati saresti riuscita. E, come in tutto ciò che fai, ti sei lanciata a testa bassa, incurante. Un colpo di spugna e via, per te e per noialtre che eravamo lì.

Tuttavia sorella ora come allora ci sono io a far muro.

Sono qui innanzi a te per riaprire di nuovo la gabbia.

Per lasciarci uscire dal pozzo dove vuoi ridurci al silenzio.

Poiché quanto sto per narrare è la storia delle figlie della tigre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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