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Autore: Stray    13/06/2007    3 recensioni
ce la posso fare. Tutti e 100 i titoli del Royai 100 themes: 100 modi di reinventare questa coppia tanto sconclusionata che mi lascia sempre senza fiato. 100 modi di dire Ti Amo, Ti Odio, Ti Proteggerò, 100 modi di dire tutto senza dire una parola. Un'overdose di Roy & Riza... anche se non bastano mai!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok, il capitolo precedente non era molto chiaro… Si parlava di Breda, Havoc, Falman e Fuery (Riguardatevi la striscia comica nel vol. 10, quella sui nomi in codice ;P), il cane con i due automail era Fullmetal e il nuovo capo King Bradley. C’è bisogno di dire chi è Elizabeth?

 

Preparatevi, che questo capitolo farà scendere qualche lacrimuccia

Ah, già: è leggermente SPOILER, nel senso che è ambientato tra la fine dell’anime e l’OAV. Quello che volevo esprimere era il fatto che entrambi hanno sempre provato le stesse cose l’uno per l’altra, senza mai riuscire a comunicare realmente. Per questo, mi è sembrato che delle lettere mai inviate esprimessero bene questo concetto. Le ho dovute riscrivere almeno tre volte, perché non riuscivo mai a rendere bene l’essenza dei personaggi. Alla fine le ho scritte prima in inglese perché mi suonavano più naturali, e poi le ho ri-tradotte in italiano (ma continuo a pensare che in inglese rendano meglio…). So’ strana, non ci fate caso…

 

 

 

035. Letter (Lettera)

 

 

Non so da dove cominciare…

Sembra davvero che sia passato così tanto tempo, dall’ultima volta che ti ho guardata raccoglierti i capelli, e sorridermi, da dietro la spalla.

Era un gesto così naturale, che avevo dimenticato di chiudere la bocca e assumere almeno un’espressione intelligente. Mi hai sempre fatto questo effetto: mi incantavi, incatenavi il mio sguardo e la mia attenzione su di te, come un’improvvisa visione.

Mi sono sempre chiesto se tu fossi veramente lì… ed era così.

Tu eri lì, con la tua risata dolce, il tuo modo di muoverti unico, calmo e serio, le tue dita affilate, la tua personale filosofia su quante mele al giorno dovessi mangiare, per tenermi lontano dal dottore.

Ci penso, qualche volta, a tutte quelle piccole cose che mi facevano sentire così felice, nel breve periodo che abbiamo passato insieme. Mi piace rivederle così, sottoforma di ricordi.

Fa un po’ male, perché sono umano e agli esseri umani capita, a volte, di avere dei rimpianti, ma va bene così. Mi fanno sentire come se potessi rimanere sempre lì, almeno nella tua memoria.

Riza, mi dispiace. Davvero.

Non volevo partire, lasciarti, in nessun modo. Ma ho dovuto.

Non potevo continuare a sorridere a andare avanti con la mia vita, come se non fosse successo nulla. C’è stata così tanta morte, così tanto dolore da sanare… e non potevo lasciartelo redimere da sola. Era – è ancora – troppo, anche per una come te.

Non vorrei mai essere io, a farti crollare, con il peso del mio fardello. E’ qualcosa che devo portare da solo.

Forse, quando troverò un modo per togliermelo di dosso, di essere davvero libero, ritornerò. Forse.

Sapevo che non l’avresti accettato, che avresti pianto, lo so, e mi fa ancora male. Ma anche questo fa parte della mia espiazione, è qualcosa che devo sopportare, per il mio bene.

Riza, a volte sento davvero di amarti. Sono i momenti peggiori in assoluto. Momenti in cui non posso trattenere la pioggia dal traboccare, momenti in cui la voglia di tornare si fa più forte.

Ma poi penso a te, al dolore che sarei solo in grado di darti, ancora, e ancora, come ho sempre fatto.

E sono così stanco di farti soffrire…

Per questo non invierò questa lettera. No.

Come l’altra dozzina che ho già scritto, in tutti questi mesi.

Continuerò ad andare avanti così, come se tu potessi capirmi, sentirmi, da dove sei, attraverso un legame non detto e non scritto.

Ci proverò, lo giuro, continuerò a provarci. E un giorno, ce la farò. E riuscirò a mandarti tutte queste lettere.

Ti amo

Roy

 

 

Sai una cosa? Sono stanca.

Stanca di chiedermi tutti questi ‘Perché’ e questi ‘E se’ senza risposta.

Non posso sopportarlo. Non più.

Ero così appagata da questa strana ‘cosa’ che stavi costruendo tra noi… Sì, tu.

Sei stato tu, il primo a cominciare. E io ero così piena di speranze, per una volta, così felice…

Già, ero felice. Non ero mai stata così felice, prima. Non così tanto.

Era una felicità così violenta, che ho pianto, a volte. Perché era così bella, e così spaventosa…

Come se avesse potuto finire presto, da un momento all’altro, un piccolo germoglio effimero come un fiore. Ed è finita, sì. Ma non so perché, non so come…

Sono stanca, Roy, stanca di controllare la strada, di cercare ogni piccola traccia di te nell’ufficio, di vedermi così bloccata, congelata, così sola, così incompleta…

Avevo bisogno di te. Non hai mai capito quanto, o non saresti mai partito.. E non sai quanto ho bisogno di te, ora.

Ti conosco, Roy. So che ti sei sempre fatto carico egoisticamente di tutte le responsabilità, di tutte le colpe, di tutto. Ed ero io, quella che avrebbe dovuto proteggerti…

Ho fallito. Perché non sono stata in grado di proteggerti da te stesso, il più temibile nemico che hai mai avuto. Così autodistruttivo, così cieco, così testardo…

Ma eri tu, anche questo: era una parte di te, che non avrei potuto cambiare, come non avrei potuto cambiarti nella tua interezza, nel tuo essere te stesso. E non lo avrei fatto, non ci avrei mai provato, lo sai. Perché ti amavo per come eri. Ti amo ancora, anche se non so cosa sei diventato, dopo tutti questi mesi.

Sono stanca, oh, così stanca… ma poco tempo fa ho capito che non avrei mai potuto permettermi di tagliare via questo legame, di dimenticare.

Non riuscirei ad impedirmi di amarti, di aspettarti. Non posso. Tutto qui.

Per cui, continuerò a scrivere, e ad aspettare, e a scrivere ancora, senza un luogo dove mandare tutto questo amore scritto e ripetuto.

Lo terrò con me, proprio qui, dove potrai sempre trovarlo.

Sperando che verrai a cercarlo, un giorno.

Riza

  
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