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Autore: La sposa di Ade    25/11/2012    2 recensioni
L' amore viene stroncato e tutto ciò che resta sono lenzuola macchiate di sangue.
La verità riemerge dal mare di bugie, respirando e uccidendo.
La paura brucia e annienta come il fuoco.
Il ghiaccio si scioglie e muore,scivolando tra le dita e bagnando visi.
Il dolore sferza i visi come vento in una tempesta.
La terra trema e abbatte i muri delle bugie, svelando dolorose verità.
Non si ha più paura del buio quando quel qualcosa che ci si nasconde sei tu stesso.
 
“Essere acqua e fluire fra le dita, essere aria e dare respiro, essere terra e donare vita, essere fuoco e ardere d’ umanità.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 10.
we will be unbroken.

Dalle sua labbra uscirono poche parole cantate debolmente, che andarono a trasformarsi in semplice melodia. Un passo per volta, piano, mentre canticchiava e la luce della lampadina tremava. Un ragazzo era rannicchiato contro l’ angolo più distante dalla porta, aveva il respiro regolare e gli occhi chiusi, ciuffi di capelli rossi sfioravano la sua pelle pallida e perfetta. Camminava piano, per non destarlo dal sonno leggero in cui era caduto, un passo alla volta fino a essere abbastanza vicino da potersi accucciare e osservare i minimi dettagli del suo volto; i suoi polsi legati in grembo e la pelle pallida come il marmo. Si accucciò di fronte a lui soddisfatta di essere riuscita a non svegliarlo.
“Ehi.” Con la punta del coltello sfiorò il braccio scoperto del ragazzo, che fremette nel sonno; gli occhi si socchiusero e misero molto lentamente a fuoco ciò che aveva di fronte, un volto da ragazzina, occhi chiari e capelli candidi. Batté velocemente le palpebre nel tentativo di cancellare quell’ immagine che si rivelò essere reale, il suo primo istinto fu di arretrare ma trovandosi già con le spalle al muro non poté fare altro che schiacciarsi ancora di più in quello spazio scomodo.
 Inspirò tranquillizzandosi, immaginando che quella fosse la solita visita per controllare che lui fosse ancora vivo. Invece restava lì a fissarlo, a osservare i suoi occhi scuri fissarla a sua volta con astio e stanchezza. Rimasero qualche istante così, mentre Ether tentava di scavare nella sua mente impenetrabile come la più dura delle pietre. “Jeremy.” Il suo tono era tanto strano; giungeva alle sue orecchie allungando il suo nome e mettendo l’ accento sulla vocale sbagliata. Rabbia repressa sgorgava dai suoi occhi chiari, mentre la mano si stringeva convulsamente sul manico del coltello. Tutti l’ avevano lasciata sola, prima Andy, poi Ash, poi… poi nessun’ altro, perché lei non aveva nessun’ altro su cui contare. Jeremy chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro il muro trattenendo a stento un sospiro rassegnato. Altra rabbia si riversò dentro di lei, chi era lui per rivolgerle appena uno sguardo duro e poi ignorarla? Anche lui, che avrebbe dovuto ricoprirla di insulti la stava lasciando perdere. Si sentì umiliata.
Con il volto contratto di rabbia sollevò il coltello sopra la testa, ma non andava bene così, lui doveva guardarla, lei voleva vedere la sua paura.
“Mi chiedo se la tua amichetta si accorgerà di questo.” Flebili parole uscirono dalle sue labbra stirate in un mezzo sorriso, raggiungendo il ragazzo che ne venne ferito più di quanto avrebbe mai potuto fare un coltello.
“Lilith.” Il suo nome gli si incastrò in gola mentre la voglia di reagire lo invadeva come un fiume in piena, come lei.
La forza che aveva in corpo era poca, ma riuscì a raccogliere tutta quella che gli era rimasta per buttarsi contro Ether, che sorpresa cadde indietro perdendo la presa sulla lama, l’ impatto contro il pavimento la lasciò senza fiato per un attimo e quello bastò perché Jeremy si staccasse da lei e si allungasse verso il coltello, poco distante da loro.
Le sue mani tremavano, deboli, mentre tentava di tagliare le corde, e doveva fare in fretta perché aveva il presentimento che Ether potesse spingerlo da dietro per fare in modo che si pugnalasse da solo. Le corde cedettero e nello stesso istante sentì la ragazza imprecare e riprendere fiato mettendosi in piedi, lui torse il busto per osservarla. I polsi erano liberi e il coltello gli scivolò dalle mani sempre più deboli.
“Vi ammazzerò entrambi.” Lacrime di rabbia si accumularono ai lati dei suoi occhi. “Anzi, sarai tu ad ucciderla!” La sua voce si alzò e questa volta fu lei a buttarsi si Jeremy. “E lei non riuscirà a reagire.”
Gemette mentre il peso di Ether premeva su di lui, le sue mani si avvolsero sul suo collo togliendoli il fiato che con tanta fatica era riuscito e recuperare, ma tentò comunque di reagire più volte e nonostante la forte debolezza che si stava velocemente impadronendo di lui riuscì a malapena a girare su se stesso facendo finire a terra la ragazza. Boccheggiò con i polmoni avidi di ossigeno e la faccia schiacciata contro il freddo della pietra.
Era stato un errore, perché ora Ether aveva recuperato il coltello senza che Jeremy se ne accorgesse e con uno scatto si era avventata sulla sua schiena che ancora si alzava e si abbassava freneticamente. La lama affondò più volte nella carne e il sangue tinse il duro cemento di un rosso tanto simile ai suoi capelli, urla di dolore rimbombarono a lungo in quella piccola stanza, dopo poco non ebbe più la forza per reagire e sentì le forze tradirlo per l’ ennesima e ultima volta, ondate di dolore si spargevano lungo la sua spina dorsale, mentre perdeva la sensibilità alle gambe mille spine pungenti si insinuarono nella sua testa. Lei continuò a inferire sulla sua schiena anche quando il silenzio si impadronì del luogo.
 

Le gambe dolevano, i polmoni bruciavano e una grossa casa bianca e fatiscente si stagliava davanti a lei, il senso di vuoto che strasmetteva non riusciva però a sovrastare quello che sentiva dentro di lei, qualcosa in lei si era rotto e i pezzi rimasti erano spariti.
Ma c’era qualcosa lì dentro, qualcosa che si agitava e si muoveva, e se ne sentiva attratta, nonostante i brividi le corressero su per la schiena.
Non si degnò di bussare, semplicemente si appoggiò alla porta pregando perché fosse aperta e per fortuna il legno cedette sotto la sua spinta, si infilò nell’ abitazione, silenziosa come l’ acqua delle infiltrazioni.
 Il tutto sembrava esageratamente tranquillo, anche se un senso di inquietudine e urgenza le premeva contro il cuore, appena il tempo di fare un passo e alle sue orecchie giunsero delle urla di dolore attutite dai muri di chiaro cemento, era una voce che conosceva fin troppo bene e si sarebbe sentita estremamente felice nel constatare che lui fosse ancora vivo, a dispetto di ciò che sapeva, se solo quelle urla non fossero state così agghiaccianti.
Si mosse istintivamente, senza sapere la strada da prendere, seguendo solo quella voce che le dava speranza e al tempo stesso le faceva salire le lacrime agli occhi per la paura di perderlo prima ancora di averlo ritrovato.
Rampe di scale e un lungo corridoio, quando la sua mano si posò sulla maniglia ogni rumore cessò, spezzandole il cuore. I suoi stessi pensieri si oscurarono lasciandola per un istante in una situazione di vuoto, non voleva aprire quella porta, la verità le faceva paura.
Non capì quanto tempo passò ma quando dei lievi gemiti di dolore gli giunsero alle orecchie la speranza si riaccese in lei, mentre un lieve tepore la invadeva, lentamente, molto lentamente. Sospirò, facendosi forza e spingendo quella maniglia che ora sembrava ghiacciata, i cardini furono silenziosi e non tradirono la sua presenza. Ma ciò che vide le si stampò a fuoco in mente.
Una grossa macchia di sangue, un coltello da cucina abbandonato a terra cosparso di sangue e due figure, una che teneva stretta l’ altra, in mezzo a tutto quel rosso, una zazzera di capelli dello stesso colore spuntava da sopra la palla di Ether che le dava le spalle.
“Jeremy.” Le sue labbra si mossero da sole svelando la sua presenza, non che le importasse più ormai. Ether si voltò verso di lei, lasciando scivolare la testa del ragazzo in grembo e le sue labbra sporche di sangue si stirarono in un sorriso che a Lili diede l’orribile impressione di un verme che si fa strada tra la carne, uscendo finalmente alla luce. L’odore del sangue impregnava quel posto e Lili lo sentì insinuarsi nelle narici e marchiarle la pelle. Sentiva gocce gelide colarle lungo il viso, dal collo fino a insinuarsi tra i suoi abiti e dalle braccia fino a gocciolare per terra. Voleva buttarsi su di lei e stringerle il collo fino a romperglielo, voleva vedere i suoi occhi chiari spegnersi, voleva non udire più i colpi di tosse che non appartenevano a lei, ché il sangue a terra era troppo perché lui potesse essere ancora vivo.
Lei si voltò di nuovo, senza perdere quel sorriso e approfittandone Lili fece qualche passo in avanti con le gambe che cedevano e l’ acqua che le colava lungo il corpo. Jeremy si mosse alzando il busto ed Ether si mise in piedi, liberando la visuale a Lili, che si bloccò. Il suo sguardo rimase impigliato sulla sua schiena; la maglia lacerata e la pelle piena di buchi che andavano a rimarginarsi piuttosto velocemente, nella sua pallida mano stringeva il coltello sporco e viscido che aveva violato la sua stessa carne, sulla sua guancia una macchia di sangue colorava lo zigomo sinistro richiamando i colore dei suoi capelli. Si mise in piedi e si voltò verso di lei che non era riuscita più a muoversi dopo aver visto le sue condizioni. Il suo sguardo era inespressivo e la pelle come marmo.
La lama del coltello sembrò catturare per un istante la luce della stanza prima di venire sollevato sopra la sua testa e venire lanciato verso di lei.
Fu veloce e lei quasi non se ne accorse, ma si portò una mano alla spalla quando avvertì il dolore colarle rapido lungo il braccio già dolorante.
“Jeremy.” L’ acqua lavò via il rosso. Fece un passo in avanti e lui fece lo stesso, battendo con forza il piede per terra, Lili avvertì il terreno cambiare sotto di lei e si sbilanciò all’ indietro colpendo con la schiena il terreno, l’ aria e le parole che avrebbe voluto pronunciare uscrono dai suoi polmoni con uno sbuffo. Nel poco tempo che le serviva per recuperare l’ aria bastò perché il ragazzo si avvicinasse a lei e le stringesse il collo in una morsa sporca di sangue.
Aveva una forza impressionante, dure e fredde come la pietra le sue mani continuavano a stringere senza pietà, sul volto di Lili colò dell’ altra acqua, lacrime di dolore e tristezza mentre i polmoni iniziavano a bruciare. Tentò di chiamarlo di nuovo, tentò di dirgli ciò che in tutto quel tempo non era mai riuscita a dire, ma non aveva abbastanza aria né determinazione per provare a lottare e a malapena riuscì a stringere le proprie mani sui polsi di Jeremy. Immerse per l’ ultima volta il suo sguardo nelle sue pupille fredde come non mai, una sguardo apatico ed inespressivo copriva una grande tristezza e un forte dolore.
 L’ aria iniziava a non arrivare più ai polmoni e la prospettiva di venire uccisa da lui in quel modo così intimo non le faceva rimpiangere praticamente nulla. Chiuse gli occhi, pregando solo che facesse in fretta. Ma inaspettatamente la presa si indebolì fino a lasciarle libero il collo. Aprì gli occhi mentre boccheggiava e altra paura si impossessava di lei, ora che non aveva più certezze su cosa fosse accaduto da lì a poco l’ agitazione la invadeva urlandole che avrebbe dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa piuttosto che stare lì, inerme.
Vide Jeremy portarsi le mani sporche al viso e tremare, sussurrando parole che non riusciva a sentire. Ether, dietro di loro, che fino a quel momento si era goduta lo spettacolo in tranquillità, si agitò perdendo il controllo della mente ora meno debole del ragazzo.
“Eri così vicino.” Sussurrò con rabbia la ragazza avvicinandosi ai due. Lili, ancora a terra spostò lo sguardo su di lei tentando di far lavorare il più velocemente possibile la mente. Come poteva lei, che era della semplice acqua anche solo pensare di poter contrastare ciò che poteva controllare la mente e l’ animo di una persona? Si morse le labbra con forza fino a sentire il sapore del sangue sulla lingua, poi sentendo il cuore liberarsi di un grosso peso si sollevò avvolgendo con le sue braccia Jeremy che ancora tremava, una fitta di dolore attraversò la sua spalla ma non ci diede peso. Ora poteva sentirlo, poteva sentire ciò che stava dicendo. Le si accartocciò il cuore e le sue labbra si allungarono in un lieve sorriso, gli era così mancato, tutto di lui; i suoi occhi del colore della terra, le tinte bizzarre e la sua voce così inaspettatamente calda.
“Certo che ti scuso.” Le rispose lei sentendo la sua testa che si abbandonava sulla sua spalla e le sue braccia che si avvolgevano attorno alla sua vita.
“No!” Ether urlò fissando con astio i due, di nuovo, si trovava da sola, l’ unica persona su cui contava la stava tradendo di nuovo. La scarna lampadina sul soffitto tremolò mentre la luce sembrava deformarsi nella stanza.
La braccia attorno a lei si strinsero, togliendole il respiro, ricambiò la stretta tentando di rassicurarlo in qualche modo, ma ben presto le sue braccia divennero troppo rigide, troppo forti; si serrarono sulle sue costole e il respiro di entrambi si fece affannoso.
“Che ti ha fatto Jeremy?” La stretta sulle sue costole si fece ancora più forte, strappandole un gemito di dolore che andò a mescolarsi con una risatina di Ether. “Non lasciarti controllare.” Gli mise le mani sulle spalle tentando di allontanarlo, ma era troppo forte e le unghie che tentava di infilargli nella pelle per farlo rinvenire si spezzavano come legno sulla pietra. “Ti prego.” Un dolore lancinante le attraversò la mente mentre una certezza dolorosa si insinuava in lei, quante erano le costole rotte? Quanto ancora avrebbe dovuto stringere prima che una di quelle le bucasse un polmone? Non era come prima, ora aveva paura, il senso di vuoto che l’ aveva riempita negli istanti in cui era entrata in quella stanza e si era ritrovata le sue mani al collo era svanito. Si sentiva paralizzata mentre lacrime di dolore e paura le rigavano il viso offuscandole la vista, che pian piano si annebbiava sempre di più portando via il dolore e la coscienza.
Così mentre si sentiva sempre più debole uno sgocciolio attirò la sua attenzione, che fosse acqua o altro sangue?
Poi improvvisamente Ether strillò e la stretta sulle costole ormai rotte di Lili si alleviò causandole più dolore di quanto avesse mai pensato. Il suo sguardo vagò per la stanza, il dolore le annebbiava i pensieri e i suoi occhi si bloccarono su una macchia d’ ombra sul muro che andava dissolversi velocemente. Ora a terra c’era Ash supino, il cui petto si alzava e abbassava con un ritmo irregolare, come se tentasse di tornare a respirare normalmente dopo una botta troppo forte alla schiena, poi c’era Andy, che la fissava con uno sguardo sofferente e triste mentre stringeva una mano sul collo di Ether costringendola contro il muro. Nell’ istante in cui i loro occhi si incrociarono Lili si chiese chi effettivamente dei due fosse messo peggio, non l’ aveva mai visto così, i suoi occhi erano così spenti.
Era fragile.

  
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