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Autore: Melian    13/06/2007    5 recensioni
La notte è viva. La notte ha gli occhi. Quella cosa è qui.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OCCHI DI TENEBRA

 

Vicolo stretto e buio, reso viscido dalla pioggia cessata solo pochi minuti prima.

Battiti che accelerano follemente.

Angoscia.

Paura.

Terrore.

E correre fino a non avere più fiato, fino a sentire i polmoni bruciare.

Perdere l’equilibrio.

Incespicare, mentre il cuore pulsa dolorosamente nel petto.

Premere il viso contro l’asfalto bagnato.

Respirare convulsamente.

Un solo pensiero martella il cervello: “Riprendi a correre, scappa!”.

E se le gambe non vogliono muoversi?

Se i piedi rifiutano di obbedire?

Imprechi.

Hai paura, non è così?

Io la sento: avverto il puzzo della tua stupida paura, un lezzo che mi disgusta.

Sei così patetico, così debole: il degno figlio della tua razza.

Avverto il tuo folle orrore e ne sorrido.

Sadico divertimento, il mio, non trovi?

 

Alzarsi, per poi guardarsi attorno, nella notte, nella speranza di essere solo, che quella cosa altro non sia che un’illusione.

Scrutare ogni angolo del vicolo buio, per assicurarsi che tutto vada bene.

Cuore che decelera, respiro che torna regolare.

E tu sei lì, solo, come volevi.

Uno scherzo, quella cosa, pensi.

Ne sorridi, perché quella cosa non esiste, perché quella cosa è sparita.

 

[O forse no?]

 

Ti rimetti in piedi, ormai ti senti tranquillo, al sicuro.

Nulla può accadere: c’è solo silenzio.

Già, il silenzio. E la notte. E la tenebra.

Altro non c’è, ti dici.

Ne sei convinto?

La tua sicurezza vacilla, non è così? Sciocco.

Guarda bene, guarda nel fondo dell’oscurità e dimmi se sei certo che non ci sia più nulla.

 

[La notte è viva. La notte ha gli occhi. Quella cosa è qui.]

 

Un guizzo.

Un fulmine nero.

Un’ombra tra le ombre.

Un’ombra alle tue spalle, l’ineluttabilità del tuo Destino: sono Occhi di Tenebra.

 

[Non puoi fuggire!]

 

Batte, pulsa ritmico il tuo cuore.

Più veloce, più veloce!
Avverto ancora il tanfo della paura: un topo in trappola, è questo che sei.

Ma, più forte, ancor più penetrante, avverto quell’odore.

L’odore del sangue.

Sangue.
La carotide pulsa sotto le mie dita.

Sangue.

Seducente, inebriante.

 

Un guizzo, un fulmine nero.

Denti affilati scintillano nel buio; perfetti, immacolati, ma ancora per poco.

Denti che graffiano, denti che mordono, denti che lacerano.

Pelle.

Muscoli.

Arteria palpitante.
Eccolo: il liquido caldo, dal sapore metallico, dal sapore inebriante.

Vitae, nutrimento essenziale.
Macchia le mie labbra, inonda la bocca, scorre nella gola: sangue.
Uno spasimo, un urlo soffocato, poca e goffa resistenza: già la vita t’abbandona, già sei mio.
La morte arriva, puntuale, discreta, compassionevole: viene a prenderti prima che m’inventi qualcosa di nuovo solo per te, per divertirmi.

Fortunato.

 

[Che peccato! Ho fantasia, io: avrei inventato un gioco interessante.]

 

Un guizzo, un fulmine nero.
Un’ombra tra le ombre: questo sono io.

Una preda è stata catturata e un’altra m’attende.

Una non mi basta: ne voglio ancora.

Il Cacciatore solitario, il Figlio dimenticato dell’oscurità, il Dannato e il Reietto, l’Immortale e il Principe: sono Occhi di Tenebra.

La notte è viva, si tinge di rosso.
La notte ha gli occhi, i miei occhi.

La notte è mia.

   
 
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