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Autore: 1rebeccam    25/11/2012    16 recensioni
"L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito. Gli occhi erano scuri e, mentre guardava Alexis e si sporgeva verso di me per mettermela tra le braccia, il sorriso dolcissimo che le riservava, la rendeva ancora più bella. Sistemò la sua testolina rossa sopra la mia mano e mi fece le congratulazioni, dicendo che era bellissima…"
Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!' - 5
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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…In realtà, appena nata, non era tutta questa bellezza, credo sia così per tutti i neonati, pensai che aveva un visetto bruttino, tutta raggrinzita, sembrava più una vecchietta, che una bambina e la pelle era troppo rossa, ma quando, un’ora dopo, finalmente me la ritrovai tra le braccia, era completamente diversa.
I tratti del viso rilassati, il musetto in movimento come se ciucciasse, la pelle bianca e gli occhi… sembravano azzurri, ma non azzardai subito, magari avrebbero cambiato colore. Era davvero bellissima…





 

Mancano Ancora tre Settimane...
*
Caccia all'Elefante



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…Dormiva tranquilla tra le mie braccia, dava l’impressione di sentirsi al sicuro e questo mi ha fatto emozionare ancora di più.
Il cuore mi batteva così forte, che pensai che il suo rimbombo l’avrebbe svegliata.
La guardavo incredulo, non riuscivo a capacitarmi che quell’esserino così perfetto, potesse essere metà di me. Perfetto si. Mi sono assicurato che avesse  tutte le dita, sia delle mani che dei piedi. Le orecchie erano piccole e non scollate dal resto della faccia, il nasino minuscolo, le guanciotte rosse e le labbra disegnate a cuoricino. Sembrava una bambola di porcellana e, per quanto tutti dicessero che era uguale alla madre, io in silenzio, pensavo che era uguale a me da piccolo.
Era un pezzo di me, della mia vita, dei miei errori, delle mie sconfitte e delle mie vittorie, ma fu quando la sua minuscola manina mi acchiappò il dito, stritolandolo, che m’innamorai pazzamente di lei…
 

Righine sottili di luce costringono Kate ad aprire gli occhi, si stiracchia e si passa le mani sulla faccia. Accanto a lei c’è il vuoto, la porta chiusa ermetica e uno strano silenzio aleggia nell’aria, nonostante siano già le otto del mattino. Qualcuno ha tramato contro di lei per non svegliarla. Sorride, infila le ciabatte, va ad aprire la finestra e il sole la sveglia completamente. Si sistema i capelli ed esce per scendere in cucina, ma un rumore alle spalle la fa tornare sui suoi passi, verso una porta aperta per metà.
Resta ad osservare un attimo dalla soglia e sorride, perché sembra che in quella stanza sia passato un uragano.
-Non hai ancora deciso cosa portare in viaggio, Martha?-
La donna dai capelli rossi e perfettamente pettinati già di prima mattina, riappare da sotto un cumulo di abiti e sbuffa.
-Dovessi portare tutto quello di cui ho bisogno, mi servirebbero un paio di bauli, non una normale valigia!-
-Nel senso che hai intenzione di non tornare mai più? Credevo che il rientro fosse previsto per la settimana prossima.-
Martha sorride, si avvicina a lei e comincia a gesticolare con le mani.
-Una settimana in gita a Londra con i miei studenti, a visitare teatri… tesoro, non è solo lavoro… feste, prime teatrali, uomini… devo avere tutto con me, ne convieni?-
Kate ride e annuisce.
-Ne convengo Martha, hai ragione, ma in mancanza di bauli, dovrai deciderti, il volo è questa sera!-
Martha si guarda intorno, non si riesce nemmeno a vedere il letto, tanta è la roba che lo ricopre, lascia andare le braccia di peso lungo i fianchi e fa la faccia sconsolata.
-Non ci riuscirò mai…-
Kate continua a ridere, sua suocera riesce sempre a metterla di buon umore, ha sempre pensato che se non ci fosse una Martha Rodgers, bisognerebbe assolutamente inventarla. Si mette le mani dietro la schiena e le sfugge un lamento. Martha la guarda seria.
-Forse dovrei mandare i ragazzi da soli e restare qui, non ti vedo in forma.-
-Non dire sciocchezze Martha, mancano ancora tre settimane alla fine del tempo e sicuramente passerà anche di più, essendo il primo parto.-
-Bazzecole… dettagli, se il pargolo decide che vuole uscire, non ci saranno teorie scientifiche che tengano…-
Kate la ferma prima che parta in quarta con i suoi sproloqui.
-Parti tranquillamente Martha, al tuo ritorno sarò ancora incinta.-
Ridono entrambe, Martha le cinge la schiena, chiude la porta della sua camera e si dirigono verso la scala.
-Andiamo a fare colazione e lasciamo che i miei abiti facciano la conta per chi di loro dovrà infilarsi in valigia!-
Sul bancone della cucina uova e bacon, latte, caffè, frutta e yogurt in fila, sono pronti per essere consumati. Stella corre verso le due donne e abbraccia Kate per le gambe.
-Ciao mammina, ciao nonna! La colatione è plonta, l’abbiamo plepalata zitti zitti.-
-Siete stati bravi Stella, non ho sentito nemmeno un rumore, ho dormito come un ghiro.-
La bambina saltella verso il suo latte tutta soddisfatta.
-Nonna, lo tai che oggi andiamo a cercare ancola l’elepantino?-
-Beh amore mio, ti auguro buona fortuna, sembra che cerchiate una miniera d’oro!-
Castle si avvicina alle due donne e le bacia entrambe sulla fronte.
-Stamattina andiamo un po’ di fretta, per via dell’elefantino, ma domattina mi cimenterò in una nuova ricetta di frittelle, inventata da me, naturalmente…-
-Naturalmente…-
Ripetono in coro Kate, Martha e Alexis.
Lui si volta a guardarle imbronciato.
-Che significa questa ironia?!-
Le tre donne si scambiano uno sguardo d’intesa e, subito dopo, rispondono sempre in coro.
-Niente!-
-E come dovrebbe essere questo nuovo piatto a cinque stelle?-
Chiede Kate, addentando una fetta di ananas.
-Omelette ripiene di marmellata, rigorosamente di arance, perché è l’unica che piace a te, con l’aggiunta di una manciata di smarties…-
Rick è così preso dall’enunciazione della sua nuova ricetta che non fa caso alla faccia disgustata di madre, figlia e moglie, perciò continua.
-…che si scioglieranno lentamente durante la cottura, restando perciò croccanti… e per chi volesse, una montagna di panna montata.-
Appoggia i gomiti al bancone e guarda, sorridendo, tutte le sue donne, che non proferiscono parola.
-Beh… non avete niente da dire?-
Passa in rassegna il viso di tutte, ma nessuna ha il coraggio di dire cosa pensa realmente, tranne Stella.
-Buone!-
Esclama la bambina e Rick sorride, prendendole la manina.
-Come fai a dirlo se non le hai mai assaggiate?-
-Le pai tu pappà, devono ettele buone per forza!-
Detto questo, ricomincia a mangiare i suoi biscotti e Rick fa una delle sue facce soddisfatte e pompose.
-Cerca di non gonfiarti troppo Richard!-
Esclama sua madre.
-Perché non dovrei, almeno una di voi ha una fiducia infinita in me.-
Martha scuote la testa.
-Richard… si chiama arte dell’adulazione… siamo brave noi donne in questo e cominciamo da bambine. Lei è una femmina… sta facendo pratica con l’unico maschio che conosce al momento… oggi fa le moine a te, domani a qualcun altro!-
Castle sembra allarmato.
-Qualcun altro chi, quando, come?-
Martha si alza  e si dirige verso le scale.
-Qualcun altro che non sarai tu… vado a decidere cosa lasciare nell’armadio.-
Sale i primi due gradini, ma si ferma e, con gesto teatrale, si rivolge ancora al figlio.
-Peccato che domani non sarò a New York, mi piangerà il cuore a non potermi rimpinzare di… quella roba…-
Kate e Alexis scoppiano a ridere, mentre il cervello di Rick è rimasto fermo alla frase ‘domani farà le moine a qualcun altro’!
Si scuote leggermente quando la figlia maggiore posa la sua tazza dentro al lavandino di fretta.
-Ho lezione tra meno di un’ora, devo scappare… comunque, stavo pensando che, in questa settimana che nonna non c’è, la sera potrei tornare a dormire a casa.-
Quando la guardano corrucciando la fronte e senza rispondere, lei solleva le spalle.
-Se ci fosse bisogno di notte, ci sarebbe qualcuno a casa per stare con Stella, non mi pesa fare avanti e indietro dall’università!-
Kate le si avvicina e le mette un braccio sulle spalle.
-Non è necessario Alexis, come ve lo devo dire che non succederà niente per le prossime tre settimane, non serve che vai e vieni per restare con noi… per me.-
-Che c’è Kate, non mi volete più a casa?!-
Le chiede la ragazza ridendo.
-Devo andare… ci vediamo stasera e, mi raccomando… non cambiate la serratura.-
Urla mentre è già fuori sul pianerottolo, per poi chiudersi la porta alle spalle. Rick si mostra divertito, si avvicina a Kate, la bacia sulle labbra e solleva le spalle.
-Siamo tutti eccitati, è più forte di noi… farai meglio a nutrirti per bene, oggi non si torna a casa senza elefante!-
Guarda Stella, che annuisce convinta e lui fa lo stesso molto seriamente.
 
 
…Non che non fossi innamorato di lei anche prima che venisse al mondo, ma averla tra le braccia, rendeva tutto estremamente reale: gioia, orgoglio, insieme ad infinite paure e insicurezze, alla fine la sua  vita sarebbe dipesa da me, in tutto e per tutto, per parecchi anni. Ero praticamente un ragazzino, ma più la guardavo, più ero sicuro che fosse la cosa migliore che avessi mai fatto. Qualunque cosa fosse successa nella mia vita, ‘mia figlia’ sarebbe stata la mia unica, vera vittoria.
Non avevo mai provato un’emozione simile, mai… e nient’altro riesce a provocare un rimescolio dello stomaco come quello che sentivo io, a meno che non si diventi di nuovo padre…
 
 
La meta della famiglia Castle, quella mattina, era un negozio di giocattoli ed articoli per neonati sulla 5th, il MacFadden Toys.
Era  uno di quei negozietti a conduzione familiare, che ormai non esistono quasi più, dove oltre ai giocattoli, si poteva trovare il corredino completo, abitini e oggetti vari, necessario per la buona crescita di un bebè, senza rumori e luci psichedeliche.
La porta di lucido mogano in stile antico e i giocattoli in legno nella vetrina, facevano a botte con il resto dell’isolato, pieno di negozi di costruzione moderna e all’avanguardia.
Aprendo la porta, una campanella tintinna sopra le loro teste e Stella guarda in alto e ride divertita, allungando la manina per farla suonare ancora.
-Questo è un negozio di giocattoli, ma quella campanella non è un gioco, sarei molto grato alla signorina, se la smettesse di tormentarla.-
Stella ritrae la mano di botto e, sollevando le sopracciglia per lo stupore, lei, mamma e papà rivolgono lo sguardo sull’uomo che ha parlato.
-La bambina non voleva certo romperla!-
Risponde a tono Rick.
-Volevo solo mettere in chiaro che non mi piacciono i bambini che toccano ogni cosa!-
L’uomo si dirige dietro il bancone posizionandosi sull’attenti, aspettando che i nuovi clienti facciano la prima mossa.
-Mi perdoni, ma… lei non è il signor MacFadden?-
Chiede Rick, sperando ardentemente che quel tipo non sia il titolare.
-Cosa le fa pensare che io non lo sia?-
-Beh… ecco…-
L’uomo solleva la mano davanti alla sua faccia, Stella lo guarda seria e Kate sgrana gli occhi divertita dall’espressione di Rick, che si è ammutolito di botto.
-Essere titolare di un negozio di giocattoli, non significa essere per forza gentile… io non lo sono e non voglio impegnarmi per  esserlo. Comunque, visto che ci tiene alle presentazioni… Orson MacFadden, per servirla!-
Tende la mano verso Rick, che continua a guardarlo ammutolito, con la bocca semi aperta.
-Oh… oh… pappà, quetto tignole ti chiama davvelo Otton?-
Sussurra Stella all’orecchio di Rick, non abbastanza piano però, da non essere udita dal signor MacFadden.
-Cosa c’è signorina? Il mio nome non è di tuo gradimento?-
Stella arriccia il nasino e Kate si rende conto che la situazione si sta complicando, l’aria si è surriscaldata e non perché è il 27 di agosto e la temperatura segna 30 gradi.
-Pappà voleva chiamale il mio pratellino con quetto nome, ma la mamma, io e mia sorella lo abbiamo bottiato!-
E si… l’aria è proprio afosa, anche se MacFadden sembra non scomporsi per niente.
-Come darti torto? E’ un nome antico, superato per le nuove generazioni, non tutti possono avere la capacità di portarlo con stile… e se non sono indiscreto, tu signorinella, come ti chiami?-
-Stella!-
Risponde lei sorridendo, accucciandosi al collo di Rick, che ancora non è riuscito sbloccarsi. Non riesce a concepire che un antipaticone del genere possa vendere giocattoli.
-Bellissimo nome, come dire... luminoso! In cosa posso esservi utile?-
Kate da una gomitata a Rick, che finalmente si riscuote e la guarda preoccupato, così lei lo incita con lo sguardo a parlare e, contemporaneamente, sorride radiosa al signor MacFadden.
-Ci serve un elefante.-
Esordisce lui tutto d’un fiato e il titolare lo guarda serio.
Capelli grigi, naso dritto e un paio di baffi perfettamente curati, tagliati all’antica e con le punte pettinate all’insù.
Completo grigio gessato, in tinta con il gilet, dal cui taschino pende una catenella dorata che nasconde sicuramente un orologio e, immancabile con un completo del genere, il papillon.
-Forse dovreste andare allo zoo allora!-
Kate e Stella ridono, mentre Rick digrigna la mascella, comincia a spazientirsi, così lei gli mette la mano sul braccio per calmarlo.
-Mio marito intendeva dire che vorremmo comprare un elefante di peluche.-
-Ah… beh… di peluche, allora siete venuti nel posto giusto. Grandi, enormi, che parlano, barriscono, muovono la proboscide, aprono e chiudono gli occhi, dondolano le orecchie… ne abbiamo un’infinità! Se volete accomodarvi da questa parte…-
Rick continua a tenere Stella in braccio.
-Forse dovremmo filarcela a gambe levate, quel tipo sembra uscito da un film di Hitchcoc.-
-Pappà, chi è Hiccicocc?-
MacFadden si volta a guardarli serio, sollevando un sopracciglio e Kate dà un’altra gomitata al marito.
-Volete smetterla voi due?!-
Sussurra, ma quando l’uomo procede nel suo cammino, scoppia a ridere sommessamente, pensando che Rick ha ragione, sembra uscito dal Il Delitto Perfetto.
MacFadden li fa accomodare in una stanza piena di pupazzi di ogni genere e punta il dito verso uno scaffale in alto.
-Quello è il più grande che abbiamo.-
-Infatti, troppo grande, serve per il nascituro, perciò dovrebbe essere un pochino più piccolo, in modo che non lo soffochi.-
Azzarda Rick, con tono ironico.
-Potevate dirlo prima!-
Kate e Rick si guardano in cagnesco, mentre lo seguono all’altro lato della stanza.
-Questo modello è arrivato ieri, oltre agli elefanti, hanno fatto anche conigli, galline, cani e gatti.-
Guardano tutti Stella che scuote la testa.
-Io non l’ho mai vitto un elepantino di mille colori, tembra finto!-
Kate e Rick sorridono davanti alla schiettezza della loro bambina, in effetti arlecchino non piace nemmeno a loro.
-E’ un pupazzo signorinella, è… finto!-
Risponde il signor Orson MacFadden.
Stella mette il broncio e sospira, sta perdendo la pazienza anche lei e Kate comincia a sentire delle fitte alla schiena, molto più forti di quelle avute fino al giorno e alla notte prima. Non vede l’ora di tornare a casa.
L’uomo prende un altro elefante, in tinta unita stavolta, spinge un pulsantino sull’orecchio e il peluche comincia a muovere la proboscide su e giù, emettendo un suono, che tutto sembra tranne che un barrito.
Stella scuote la testa.
-Nononononono… fa tloppo lumole!-
Quello dopo canta una ninna nanna e si illumina sulle orecchie, ma nemmeno questo è quello che desidera Stella, il signor MacFadden mantiene il suo contegno, ma comincia a rabbuiarsi in viso e la cosa non lascia presagire niente di buono.
Meno male che la campanella sulla porta tintinna di nuovo, sta arrivando gente, meglio avere dei testimoni.
-Nonno, sono tornata.-
La voce femminile e piena di gioia, solleva leggermente Castle.
-Oh… buongiorno, non mi ero accorta che ci fossero dei clienti.-
La ragazza sorridente, si avvicina a Stella e d’impeto le accarezza il viso.
-Ciao bellissima!-
I due genitori sorridono orgogliosi e rincuorati da tanta umanità.
-Credevo ti fossi persa.-
Esclama MacFadden, rivolgendosi alla nipote.
-C’è stato un grosso incidente sulla Lexington. Un tir si è ribaltato, la carreggiata è bloccata e tutta questa zona è praticamente paralizzata, non senti i clacson qua fuori?-
-Non mi interesso di quello che succede in strada Lindsey, dovresti saperlo.-
La ragazza però, invece di ascoltare il nonno, fissa Rick sorridendo.
-Nonno, ma ti rendi conto di chi sia questo signore?-
-Sicuro… il padre di una bambina che non gradisce i miei peluche!-
Risponde l’uomo, mentre mette a posto i pupazzi già visionati e la nipote scuote la testa.
-Ma no nonno, il signore è Richard Castle, lo scrittore di romanzi gialli.-
Lo dice tutta eccitata tendendogli la mano.
-E’ un piacere conoscerla, sarà una frase stupida, ma io ho letto tutti i suoi libri e sono fantastici!-
-Non è stupido, specie se detto così di cuore come ha fatto lei, la sua spontaneità la rende radiosa.-
Rick le risponde tutto orgoglioso, per poco non fa la ruota come il pavone e Kate ruota gli occhi alzandoli al cielo.
Il nonno si gira a guardare la scena un attimino, poi si mette in mezzo a loro, squadrando Rick dalla testa ai piedi.
-Scrittore di gialli eh? Morti ammazzati, niente romanticismo… Lindsey, dovresti leggere di meglio. Piuttosto, aiutami a trovare un elefante che sia di gradimento per questa bellissima bambina. Non gliene va bene uno!-
Perché quel ‘bellissima’ detto con quel tono ha fatto a Kate un brutto effetto?! Comincia a spazientirsi anche lei? Ha la sensazione che la schiena stia per spezzarsi e quell’uomo con i baffetti comincia a darle sui nervi, se continua così potrebbe anche decidere di arrestarlo.
La nipote di MacFadden sbuffa verso il nonno, prende Stella tra le braccia e la mette a sedere sul bancone all’entrata.
-Dimmi piccola, come deve essere questo elefantino?-
Finalmente una persona responsabile ed intelligente, basta chiedere no?
Stella mostra PufPuf e sorride.
-Come lui.-
MacFadden alza gli occhi al cielo.
-Perfetto… un elefante con la faccia papero…-
Kate e Rick si girano a guardarlo con lo sguardo incattivito e la ragazza ride divertita.
-Non farci caso, il nonno finge di essere burbero e scostante, ma è un uomo buono.-
-Beh… finge molto bene!-
Sussurra Kate all’orecchio di Rick, che sghignazza.
-La signorinella, come la chiami tu nonno, vuole solo un elefantino piccolo, morbido morbido e con gli occhoni teneri, giusto tesoro?-
Stella annuisce e sorride soddisfatta. Forse ci siamo, ma la speranza di Kate viene stroncata sul nascere dal nonno.
-Non abbiamo nulla del genere, li avevamo, ma per sopravvivere mi sono dovuto modernizzare anch’io con questi giochi rumorosi e di mille colori che, per vostra informazione, odio infinitamente.-
Kate sospira e si aggrappa al braccio di Rick che si gira a guardarla.
-Cos’hai Kate?-
-Mal di schiena e sto perdendo le speranze di uscire da questo posto.-
Le sorride e guarda Stella.
E’ seduta su quel bancone in mezzo ad un’infinità di giochi di ogni tipo, ma non ne guarda nemmeno uno. E’ seria e impegnata ad assolvere il suo compito: portare a casa il migliore amico di suo fratello.
-Un attimo di pazienza e ce ne andiamo.-
-Nel magazzino deve esserci qualcosa, pupazzi che non abbiamo venduto e che non abbiamo potuto restituire. Non ricordo se ci sono elefantini però… deve essere proprio un elefante o va bene anche qualche altro animaletto?-
Stella scuote la testa.
-No… deve ettele un elepantino.-
La ragazza sorride e le accarezza il visino.
-Ed elefantino sia… vedrai che riusciremo a trovare quello che desideri.-
Stella sorride e guarda mamma e papà tutta eccitata.
-C’è un manicomio lì sotto Lindsey…-
Grugnisce MacFadden.
-Non preoccuparti nonno, vado io a cercare il pupazzo, perché non offri qualcosa ai nostri ospiti, intanto?!-
Lindsey corre verso il magazzino e il signor MacFadden riprende posto dietro al bancone, serio, dritto e antipatico.
Rick fa scendere Stella e Kate si avvicina a lei tendendole la mano.
-Tesoro che ne dici di dare un’occhiata ai libri, magari troviamo una favola nuova.-
La piccola annuisce contenta, dà una mano alla mamma, stringe il suo papero nell’altra manina e la segue nel reparto libreria, lasciando Rick davanti al bancone, assieme a MacFadden.
-Noto con piacere che le piacciono molto i bambini.-
Esclama Castle ironico, tanto per parlare del più e del meno.
-Li adoro…-
Risponde secco MacFadden.
Dopo un attimo di silenzio imbarazzante, l’uomo si gira a guardare nella direzione in cui guarda  il suo cliente. Rick sta ammirando un trenino di legno.
-E’ intagliato a mano, ha un ingranaggio che con una sola spinta della mano consente alla locomotiva di muoversi e tirarsi dietro i vagoni… tutto senza elettricità o batterie… è un pezzo raro!-
Rick ha spostato lo sguardo su MacFadden, la sua voce si è addolcita e i suoi baffi stanno sorridendo.
-E’ molto bello.-
La voce di Rick sembra riscuoterlo da un mondo fatto di ricordi.
-E’ vero, è bello… ma questa roba ormai si vende solo a chi ne fa collezione, i bambini di oggi vogliono rumore, movimento e luci. Battono i piedi prepotentemente per possedere un gioco che dopo 10 minuti smontano e distruggono, desiderandone subito un altro. E’ un peccato che non capiscano il valore del gioco.-
La sua voce è rassegnata e Rick si ritrova a sorridere e a pensare che Lindsey conosce bene suo nonno.
-Stella ha un mucchio di giochi, ma per quanto possa sembrare strano, l’unica cosa da cui non si separa mai è il suo papero, è il suo migliore amico, per questo è esigente per trovarne uno per il suo fratellino, per lei è importante, dice che deve fargli compagnia, capirlo e proteggerlo.-
Non sono solo i baffetti di MacFadden a sorridere, adesso mostra anche i denti.
-La sua bambina è saggia e… devo ammettere anche molto carina.-
Rick sorride annuendo.
-Le va di mostrarmi come funziona il trenino signor MacFadden, credo che a Stella piacerebbe.-
-Credo piacerebbe anche lei…-
Esclama MacFadden, accarezzandosi un baffo e voltandosi verso lo scaffale per prendere il trenino.
 
-Mamma, pecchè il tignor MacPadden è allabbiato?-
-Non credo sia arrabbiato Stella, credo sia solo il suo carattere, è un po’… come dire… burbero ecco…-
-Come blontolo dei nanetti di Biancaneve?-
-Si, proprio come lui!-
-Ah, ma allola non è cattivo, è tolo blontolone!-
L’esclamazione di Stella la fa ridere, come al solito ha squadrato per bene il tipo. Kate sta per prendere un libricino colorato che ha attirato la sua attenzione, quando una fitta tremenda alla schiena la costringe a piegarsi in avanti e ad appoggiarsi alle mensole dello scaffale.
-Mamma che cot’hai?-
Cerca di riprendere fiato per rispondere, ma un’altra fitta la blocca e le scappa un lamento.
-Mammina?!-
Vede Stella guardarla preoccupata, non vuole farla spaventare e cerca di raddrizzarsi, fa un paio di respiri profondi, ma il dolore aumenta.
-Stella va a chiamare papà!-
Riesce a dire cercando di mantenere la calma. Segue lo sguardo della bambina che guarda il pavimento con la bocca aperta e si rende conto di stare gocciolando.
Oh… santo cielo!
-Stella, presto, va a chiamare papà… subito!-
La bambina corre verso l’entrata tutta agitata.
-Pappà, pappà devi andale tubito dalla mamma.-
Rick si abbassa verso di lei.
-Calmati tesoro, che succede?-
-Non lo to, ma la mamma te le fatta addosso…-
Rick corruccia la fronte.
-Come se l'è fatta addosso?!-
Improvvisamente sgrana gli occhi, si alza e corre verso la libreria.
La trova piegata in avanti con le mani appoggiate al muro, l’espressione dolorante sul viso, mentre cerca di respirare normalmente.
-Kate…-
-Credo… credo che… ci siamo Rick…-
-Come ci siamo? Non mancavano ancora tre settimane?!-
Lei lo guarda con gli occhi socchiusi.
-Pechè non cerchi di spiegarglielo, forse lui all’ultima visita non è stato attento!-


Continua...


Angolo di Rebecca:


"Ci serve un'elefante" :p Castle, ma te le cerchi allora!!!
Il signor MacFadden è proprio un bel tipetto *-*
ma ha trovato un osso duro in quella pupetta!
Ma Gabriel, non ha mica capito che mancano ancora tre settimane O.o?!


 

  
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