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Autore: _Sihaya    13/06/2007    4 recensioni
Primissima fic su Naruto che nasce da un’insolita ispirazione e da due domande: e se Naruto sconfiggesse l’Akatsuki e uccidesse Itachi … prima di Sasuke? Un amico perduto a causa di una vendetta mai portata a termine e un amore mai dimenticato, possono lasciare spazio ad una nuova vita?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Figlio del Sole

Figlio del Sole

Di Sihaya10

 

* * *

 

Questa mia primissima fic su Naruto nasce da un’insolita ispirazione e da due domande: e se Naruto sconfiggesse l’Akatsuki e uccidesse Itachi … prima di Sasuke? Un amico perduto a causa di una vendetta mai portata a termine e un amore mai dimenticato, possono lasciare spazio ad una nuova vita?

 

 

* * *

 

“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”

(Umberto Eco, Il nome della rosa)

 

* * *

 

Naruto guardò preoccupato il cielo sereno, azzurro intenso come i suoi occhi.

Dal tetto dell’ospedale, sotto i raggi del sole del primo pomeriggio, la città di Konoha appariva ancora più triste. Il silenzio che scivolava fra le strade semi deserte e il dolore che regnava dentro ogni casa, per la perdita di un figlio, di un amico o di un compagno, erano i segni indelebili lasciati dalla lunga guerra. Anche se tutto era terminato da più di un anno, era chiaramente impossibile dimenticare.

Come tutti nel Villaggio della Foglia, anche Naruto aveva perso qualcuno. Aveva perso un amico che non aveva mai dimenticato e, salendo sul quel tetto, il ricordo si era fatto più vivo e doloroso.

Lì, dove lui e Sasuke avevano combattuto per essere poi rimproverati severamente da Kakashi, si era sentito grande per la prima volta, provando sentimenti pericolosi come l’invidia e il desiderio di vittoria. Da allora, pian piano, le cose erano cambiate.

Un solco profondo era nato tra i due ragazzi ed era andato ingrandendosi fino a diventare incolmabile, a causa di una vendetta che Naruto si era arrogato il diritto di compiere al posto dell’amico (o di quello che aveva sperato di poter chiamare di nuovo “amico”). Aiutato dal demone che viveva in lui, aveva sconfitto l’Akatsuki e ucciso Itachi, ponendo fine alla guerra che distruggeva Konoha da ormai troppo tempo.

All’improvviso, Sasuke, si era ritrovato privo di uno scopo, sopraffatto dall’umiliazione che Naruto gli aveva inflitto e che bruciava più di una sconfitta.

Così, ciò che era stato sfregiato divenne irriconoscibile e ciò che già appariva difficile, fu impossibile. E un amico era perduto per sempre.

 

All’improvviso Shizune, tutta agitata, spuntò sul tetto chiamando a gran voce: « Naruto! Naruto! Ti ho cercato dappertutto! Scendi! »

Il ninja, ripiombando nel presente, sentì il cuore saltargli in gola: era il momento.

Shizune gli fece cenno di muoversi. Sorrideva e lui comprese che era andato tutto bene. La seguì di corsa, giù per le scale, senza riuscire a spiccicare una parola, con il fiato corto per l’emozione.

Fortunatamente, lei lo precedeva e spalancò la porta della stanza numero 120 appena in tempo, prima che lui ci finisse contro.

Se un istante prima era così carico d'energia che avrebbe potuto sfondare l’ingresso, ora Naruto era piantato sulla soglia, immobile, con un nodo in gola. Osservava emozionato la sua Sakura, seduta su quel letto d’ospedale con la schiena appoggiata alla lettiera, che stringeva il neonato fra le braccia.

Era pallida, chiaramente stanca, ma appena vide Naruto comparire sulla soglia gli mostrò fiera il piccolo ninja di Konoha, da poco venuto alla luce. Indicando il ciuffetto biondo che aveva sulla fronte, sorrise. « Ti somiglia. » Affermò.

 

Naruto, timoroso, entrò nella stanza e si avvicinò al letto. Il piccolo sembrava dormire sereno, fra le braccia di Sakura. Il modo in cui teneva le mani davanti al viso e muoveva le labbra, cullato dalla sua mamma, gli fecero tenerezza. Pensò che era davvero fortunato.

 

Pensò che, se aveva perso un amico, forse aveva trovato qualcosa di più importante.

 

« Naruto… » Sakura richiamò la sua attenzione. « Naruto, dobbiamo dargli un nome. » Disse con un tono paziente velato di rimprovero, con il quale dava per scontato che lui non avesse preso in considerazione il problema fino a quel momento.

 

« Sì. » Naruto annuì. « Tu che nome hai in mente? » Chiese. Leggeva, sul viso di lei, che aveva pensato a quello probabilmente dal momento stesso in cui aveva saputo di essere incinta.

 

Sakura esitò un istante, poi inspirò profondamente e gli sorrise dolce, materna. “Ti piacerà”, dicevano i suoi occhi.

 

« Che ne pensi di … Sasuke? »

 

Evidentemente, Sakura si sbagliava.

 

Il sorriso si spense sul volto di Naruto, ma lei non se ne accorse. Non perché il ninja avesse nascosto le proprie emozioni - quello non aveva mai imparato a farlo - più che altro perché lei, alcune cose, non le notava.

 

Da quando era diventato chiaro che Sasuke non avrebbe mai più fatto ritorno al Villaggio della Foglia, ciò che Sakura provava per Naruto tutto ad un tratto era cambiato. Prima ancora che potesse capire se stessa, si era trovata fra le braccia dell’amico, comprendendo d’aver bisogno di lui più di ogni altra cosa.

Poi tutto era stato facile e veloce, come correre lungo una discesa senza avere il tempo di osservare il paesaggio. Ed era una fortuna, perché lì, dove era passata la guerra, nessuno aveva voglia di fermarsi a guardare.

 

Eppure, non avrebbe dovuto essere facile, pensò Naruto. Perché riuscire a farsi amare da qualcuno è un po’ come diventare Hokage: non basta dimostrare il proprio valore, ciò che conta è la fiducia che la gente è disposta a riporre in te; e lui sapeva bene che la fiducia, come il rispetto, va guadagnata; e costa cara, più cara dell’amore.

 

Amareggiato strinse i pugni, trattenendosi dal protestare animatamente come suo solito, frenato dal timore per le condizioni della ragazza provata dal parto.

 

« No. » Disse « Non voglio chiamare mio figlio Sasuke. »

 

Sakura si rattristò per quel rifiuto e per il rancore con cui le parole di Naruto avevano graffiato l’aria. Il suo volto si rabbuiò e capì che l’approvazione che si aspettava da lui, forse era solo un riflesso di se stessa, incapace di dimenticare.

 

Il piccolo si mosse tra le sue braccia e lei scosse la testa, ricacciando indietro ricordi indesiderati.

 

Sì, ci era rimasta male, ma non era il caso di scoraggiarsi. Energica, fece una nuova proposta: « Allora … Potremmo chiamarlo Tedako. In lingua antica significa “figlio del Sole”. » Spiegò.

 

Naruto inarcò un sopracciglio, poco convinto.

 

Io, dunque, sarei il Sole?

 

« Non mi piace. »

 

Sakura mise il broncio, battagliera: a lei, invece, quel nome piaceva.

 

« Ho trovato! » Esclamò lui all’improvviso, battendosi un pugno sulla mano: « Lo chiameremo Niko. »

 

« Niko? » Adesso era lei che, chiaramente, disapprovava. « E cosa significherebbe? » Domandò scettica.

 

Inizialmente la domanda spiazzò il ragazzo che però, dopo qualche istante di smarrimento, scrollò le spalle e rispose: « Niente. »

 

« Non possiamo dare a nostro figlio un nome che non significa niente. »

 

« E perché? » Ribatté il biondo con l’ingenuità che caratterizza un bambino, anche se, ormai, un bambino non lo era più.

 

« Perché… » La frase rimase in sospeso dato che Sakura non trovò nulla di abbastanza efficace per ribattere. Il problema era quel divario, che da sempre separava lei dal demone volpe, e che ora la privava della voce, apparendole immenso.

 

« Niko andrà benissimo. » Concluse Naruto. Il tono, anche se spensierato, non ammetteva repliche: « e se vorrà, potrà dargli il significato che preferisce. »

 

Sentendosi all’improvviso particolarmente stanca, Sakura si astenne da qualsiasi protesta. Si limitò ad accennare con la nuca un debole consenso, poi spostò lo sguardo di lato a guardare fuori dalla finestra.

 

Naruto osservò la sua espressione insoddisfatta, odiando quel disgustoso sapore di amaro che gli riempiva la bocca.

 

Era chiaro che, ancora una volta, l’aveva delusa con la sua superficialità.

 

Ma d’altronde … Cos’altro s’aspettava da uno come lui?

 

Cosa s’aspettava Sakura Haruno da Naruto Uzumaki? (*)

 

Che desse un significato alla sua vita?

 

 

 

* * *

NOTE:

(*) Questa frase assume un effetto diverso se si tiene conto del significato dei due nomi.

 

* * *

 

NdA: scusate, ma questo non è proprio il mio genere. Ho scritto la fic solo per rispetto verso un momento di Ispirazione, quella con la “I” maiuscola.

Non cercate una trama in ciò che ho scritto, più che altro volevo descrivere una sensazione.

L’idea è nata in parte da un sogno che ho fatto e in parte dalla lettura di un topic nel forum di EFP, dove si parlava del significato dei nomi nel manga di Naruto. Ringrazio, quindi, le mie fonti ispiratrici, ovvero: il forum di EFP e i siti www.gotnaruto.com, www.japanupdate.com e http://grandebanzai.blogspot.com.

 

Il significato dei nomi

(1) Nel ramen, piatto preferito di Naruto, spesso si trova un genere di surimi, che viene chiamato narutomaki, perché la sua forma ricorda i vortici (Uzumaki) che si formano nello Stretto di Naruto, il tratto di mare tra Tokushima di Shikoku e L'isola di Awaji di Hyogo.

(2) Sakura significa “ciliegio” o “albero di ciliegio”, mentre Haruno significa “fiore primaverile”. Complessivamente il nome si può leggere Haru no Sakura, ossia “fiore di ciliegio”.

(3) Tedako, ovvero “figlio del sole”, era il soprannome attribuito al re Satto, che governò ad Urasoe, antica capitale del regno di Okinawa, durante il periodo Eiso.

 

 

   
 
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