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Autore: iwashere    25/11/2012    3 recensioni
Basata sugli spoiler usciti sulla 4x06 e sulla mia mente malata che mi fa sognare i Klaine anche la notte.
Hope you enjoy it! :3
Dal primo capitolo: E quando Blaine si siede allo sgabello, l’unica cosa che vorrebbe è che tutti quei ricordi non lo investissero come un uragano o una calamità simile.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Rachel, Kurt/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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(In)dolore.




C’era voluto poco per Kurt per sentirsi di nuovo a casa a Lima. Carole lo aveva accolto di nuovo a casa a braccia aperte, Finn - che era apparso dal nulla sullo stipite della sua camera salutandolo come se fosse tutto normale - era sempre disponibile per lui, quando non era occupato a lavorare, e Burt era sempre il padre premuroso e meraviglioso di sempre. Per Kurt, pensare che tra altri tre giorni sarebbe dovuto ritornare a New York era una tortura, nonostante lì si sentisse compreso e accettato. Ma se per abituarsi alle cene in famiglia e ai rumori provenienti dalla camera di Finn c’era voluto poco, tutt’altro discorso era per il liceo McKinley. Ora che Kurt cammina per i corridoi, l’unica cosa che sente è il senso di vomito. Passa in rassegna tutti gli armadietti, contando e ricordando quelli contro i quali è stato sbattuto durante tutto il suo periodo di studi lì, e si sente mancare l’aria. Sente il dolore Kurt, però non si ferma perché sarebbe un segno di debolezza ammettere di stare male in quel luogo, e Kurt non vuole più essere ritenuto una persona debole. Così continua a camminare e per non dare importanza alle pareti che sorpassa con il suo passo veloce, cerca nella sua mente qualche canzone da canticchiare. Sta ancora spulciando tra i mille spartiti che ha in testa quando, ancora a qualche metro di distanza, riconosce l’armadietto contro il quale al secondo anno aveva pianto e poi aveva deciso di rialzarsi. Rivede la scena perfettamente, come se ne avesse scattato una foto. Riconosce la colonna di quel colore improponibile e il manifesto appeso su di essa da tempi immemorabili. Ma più di ogni altra cosa, Kurt rivede Blaine. Blaine che si siede ai piedi della fila di armadietti e aspetta che lui si calmi, che non gli mette fretta, che è perfetto nel suo smoking nero con solo il fiore rosa a fare da contrasto. Ci prova davvero a distogliere lo sguardo, ma è come se una forza superiore lo obbligasse a guardare cosa aveva e cosa ha adesso, e la risposta che si da fa dannatamente male. Più male dello stare in quella scuola che odia tanto, più del non essere stato accettato all’università dei suoi sogni, più di essere stato tradito. Perché Kurt si rende conto che lui, senza Blaine, non si sente niente. Si sente il ragazzino sperduto e spaventato che andava a scuola con il cambio in borsa e il correttore per coprire i lividi prima di tornare a casa e fingere che andasse tutto bene. Si sente il ragazzo cui sono stati infranti tutti i sogni con due semplici parole, “non ammesso”. Si sente il ragazzo che si era ancorato ad un posto da lui odiato solo per non dover affrontare la vita al di fuori. Ma tutto questo prima di Blaine, si dice sorridendo appena. Prima che Blaine lo convincesse ad andare in una scuola dove c’era tolleranza zero verso le discriminazioni, prima che Blaine lo consolasse per settimane facendogli fare tutto quello che voleva, prima che Blaine lo spronasse a prendere il volo e affrontare il destino a testa alta. Scuote la testa e cerca di ricordarsi il motivo per cui è in quella scuola, ascoltare. Kurt deve solo sedersi e ascoltare, non ha promesso di fare null’altro. Allora riprende a camminare verso la sala del coro e davanti alla porta non ha nemmeno un’esitazione, abbassa la maniglia ed entra.
Quello che vede non è quello che si aspettava, in realtà. Non si aspettava di vedere Blaine che, nel centro della sala, gira intorno a quattro o cinque sedie poste a semicerchio. Non si aspetta di vederlo girato e vestito completamente di bianco, che canta una canzone che lui riconosce immediatamente. Si trattiene dal cantare con lui, però rimane a guardarlo finché la base sfuma e la stanza cala nel silenzio. E in quel momento Kurt applaude, perché è la cosa più giusta da fare, perché il talento di Blaine è sempre stato immenso e insuperabile. Il riccio si gira con un gesto veloce e quando lo vede i suoi occhi si sgranano giusto un po’, prima di cominciare ad assottigliarsi, quasi stesse vedendo un miraggio. E Blaine pensa sia così perché non avrebbe mai desiderato di più che rivederlo, ma averlo a così poca distanza, che lo applaude, e non poterlo abbracciare e ringraziare lo fa rabbrividire giusto un pochino.
“Sei stato davvero bravo, non sapevo avreste messo in scena Grease quest’anno. Di chi è stata l’idea?” chiede Kurt e quasi si spaventa a sentirsi parlare, perché in cuor suo avrebbe preferito il silenzio.
“Di Artie. Ha convinto tutti in meno di due giorni, o meglio, ci ha costretto ad essere d’accordo. Ma fa sempre un ottimo lavoro, non ce la siamo sentita di non accontentarlo.” risponde l’altro, sorridendo al ricordo dell’entusiasmo del suo amico. “Stavo riprovando la mia canzone, l’altro giorno alle prove ho sbagliato un passaggio e non posso permettermi di farlo durante la prima! Ma alla fine è per questo che si fanno le prove generali, no? Per trovare i problemi e risolverli.” continua Blaine, ma non è sicuro che l’ultima parte sia davvero riferita al musical scolastico.
“Beh, il bello del teatro è proprio questo, si può rifare tutto da capo, se c’è qualcosa di sbagliato.” Kurt non fa in tempo a fermare la sua voce prima di dire questa frase che ormai è il suo motto. E sa di aver detto davvero troppo quando vede gli occhi di Blaine spegnersi un po’ e sente se stesso trattenere il fiato. Ancora una volta però viene sorpreso perché il più basso scoppia a ridere.
“Questo l’avevi già detto, ricordi? Comunque hai ragione, è bellissimo stare sul palcoscenico per me. Ma sarebbe ancora meglio se tu fossi lì il giorno del debutto. Io voglio davvero che tu ci sia. Non credi dovremmo parlare a questo punto?” Blaine è teso come una corda di violino, eppure sorride e Kurt a quel sorriso non è mai riuscito a dire di no.
 
 

 * - * - *

 
 
 
“Devo ammettere che il caffè del Lima Bean è proprio come lo ricordavo: sempre troppo caldo e senza sapore. E’ bello sapere che questo non è cambiato.” Kurt e Blaine sono al bar, nel loro posto, da circa dieci minuti, e questa è la prima frase che si sente pronunciare al tavolo, escluse la voglia di Kurt di pagarsi l’ordinazione e l’imposizione di Blaine, perché mi ricordo ancora come prendi il caffè.
“Uhm, bene, questo lascia intendere che dovrei cominciare a parlare, vero? Ok. Allora, esattamente cosa ti ha detto Rachel?” Blaine è nervoso, forse più di prima, eppure non vuole nient’altro che non sia tirare fuori tutto e mettere a posto le cose.
“Rachel non mi ha detto nulla, in realtà. Mi ha solo chiesto di darti una possibilità per spiegarmi cos’era realmente successo, ma non ha parlato di nulla che riguardasse te o cosa le avevi detto.” Kurt è diventato freddo come una statua di ghiaccio, perché questo argomento fa ancora male e lui non vuole essere ferito. Però ha promesso, lo sa, e si impone di rimanere ad ascoltare, nonostante non abbia più voglia di bere il suo caffè e preferisca di gran lunga non rimanere lì seduto mentre la sua vita gli si sgretola davanti agli occhi.
“Oh, bene! Cioè, preferisco raccontarti tutto io, sai come succede in questi casi, dici qualcosa ad una persona e poi vengono a saperlo tutti e ognuno in maniera diversa e-“
Blaine viene interrotto da un Kurt quasi sorridente, per quanto la maschera che ha addosso gli permetta. “Respira Blaine, che dici?” E Blaine lo fa, prende un respiro profondo e chiude gli occhi solo per un secondo, per fare mente locale di quello che deve dire e di ciò che deve fare.
“In sostanza ho fatto una grande cazzata, Kurt. Ho baciato un ragazzo che non eri tu, che non valeva niente in confronto a te e l’ho fatto solo perché mi sentivo solo e beh, trascurato. Perché vogliamo essere completamente sinceri Kurt?” il ragazzo dagli occhi azzurri trattiene la collera e annuisce. “Quanto tempo mi dedicavi, quand’eri a New York? Perfino quando ci sentivamo su Skype non facevamo altro che parlare di te! Come credi mi abbia fatto sentire? Io avevo bisogno che tu, che mi conosci meglio di nessun’altro, mi dicessi che sarebbe andato tutto bene, che avrei trovato un modo per essere lì perché ti mancavo. Quante volte mi hai detto “mi manchi” senza che fossi stato io a affrontare il discorso?” Blaine non ha più fiato quando arriva alla fine del discorso. E si sente più libero, ma non ha ancora finito quindi fa per ricominciare a parlare ma Kurt non glielo permette.
“Davvero Blaine? Mi stai davvero dicendo che mi hai tradito perché non ti facevo capire quanto mi mancassi? Io mi sentivo vuoto senza di te a New York, vuoto. Cercavo di arrivare a fine giornata solo per poterti vedere attraverso un computer, per sapere che eri ancora lì, che non ti stavi arrendendo. Avrei tanto voluto che tu non ti fossi arreso.” Kurt sospira, adesso, perché ammettere a se stesso e a Blaine quanto lui si senta una nullità rende il concetto molto più tangibile.
“Io… Io potrei dirti che non mi sono arreso. Perché non l’ho realmente fatto. Sono caduto, Kurt, è diverso. Non ho mai smesso di pensare e di sognarci a quarant’anni in un appartamento a New York sul divano a guardare un film della Disney per la centesima volta. Non ho mai smesso di considerarti il mio pezzo mancante, Kurt. Perché io so che non ci sarà mai qualcuno migliore di te, per me. Sei tutto quello che voglio, lo capisci?” La voce di Blaine trema appena, giusto un secondo, ma poi si riprende perché si accorge che Kurt lo sta guardando. Ma non lo sta guardando solo con quei due occhi trasparenti che lui ama da impazzire, lo sta guardando con l’anima, ed era tanto che voleva essere guardato così. “Adesso, io so che sei venuto qui solo per ascoltare e che non sei tenuto a darmi una seconda possibilità, ma potresti almeno non tagliarmi fuori dalla tua vita come se tutto il nostro passato con contasse?” Kurt sta odiando Blaine, in questo momento. Perché il riccio non se ne accorge, ma sta sfruttando i suoi occhi da cucciolo, lo sta implorando senza nemmeno parlare, e lo sta anche convincendo. Cosa ho da perdere?, si chiede. A conti fatti, il suo cuore è sempre stato suo, del suo sogno adolescenziale, quindi nelle peggiori delle ipotesi cosa potrebbe succedergli?
“Forse potremmo essere amici, Blaine. Perché sai, mi manchi un po’.”


 

* - * - *

 


Eccomi, con un ritardo imperdonabile, ma sono tornata.

Ci tengo a ringraziare di cuore tutti quelli che leggono e recensiscono, siete fantastici.

E un grazie speciale va alla mia Dafne, come ti ho detto, senza di te non so come farei.

Spero che il prossimo capitolo arrivi prima di questo, e fatemi sapere cosa ne pensate! :)

   
 
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