Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: TrustInBieber    26/11/2012    28 recensioni
Tiro fuori il telefono e lo sblocco.
Aspetta.
Lo blocco e guardo il display.
Sicuramente non avevo come sfondo Justin Bieber e Selena Gomez.
Lo sblocco di nuovo e vado a controllare i messaggi.
Ho scambiato il mio telefono con una ossessionata con Justin? Perfetto.
Selena, Scooter, Chaz, Christian, Taylor, Fredo.
Vado a vedere le foto.
Justin, Justin, Justin, un cesso, Justin, un braccio, un gufo.
Decisamente non è il mio telefono.
Grande.
Ho il telefono di Justin Bieber in mano e l'unica cosa che sono capace a fare è andare a vedere se tiene foto di se stesso nudo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sto entrando in fase zen.
Quella fase in cui entri solo quando hai 50 anni, sei madre di sette bambini, ognuno del quale fa parte di una setta che spaccia droghe ai bambini dell'asilo, e allora sei costretta a chiudere un occhio, e magari anche l'altro, ed entrare in casa e urlare che è pronto il minestrone.
Quella fase in cui entri solo e solo se sei costretto dalle esperienze terrificanti della vita, come quando esci di giorno e scopri solo quando rientri in casa che hai avuto un calzino blu e uno giallo tutto il tempo.
É una di quelle fasi di cui tutti hanno paura, come i mariti il giorno in cui la moglie partorisce, che rimangono in sala d'attesa ad aspettare e camminare avanti e indietro, scuotendo per le spalle ogni malcapitato che passava di lì per caso.
Prendo dei bei respiri mentre controllo l'ora sull'orologio appeso alla parete della cucina. 3.49 di pomeriggio.
Justin ha detto che sarebbe venuto verso le 4, e sono qui ad aspettarlo dalle 2, sperando in chissà quale miracolo.
Ho cercato su Google la sua nuova macchina: una Ferrari.
La fine che hanno fatto le altre macchine nessuno lo sa. Si sono disperse, sono finite in un universo parallelo e si stanno abbuffando di pollo, altro che benzina.
Mi immagino il rombo del motore della macchina per le strade silenziose di Toluca Lake, come scatenerebbe la curiosità e l'invidia dei miei vicini, soprattutto di quella vecchia stronza che da quando è inciampata sul suo chiuaua, ogni volta che mi vede mi spruzza acqua santa addosso e col gessetto mi disegna un cerchio bianco intorno. 
Controllo l'ora di nuovo. 3.51. Eh, minchia, però. Così non vale.
Gli do ancora due minuti prima di alzarmi da questa sedia, prendere una valigia, trasferirmi in Messico, cambiare il nome in Abelardo e darmi allo spaccio di numeri di celebrità per le stradine.
Però lì fa caldo. Dovrei portarmi dietro lo scoiattolo che fa le puzzette che spengono gli incendi delle foreste, ecco.
Il campanello di casa suona e mi fiondo fuori dalla cucina. Mi sistemo bene i capelli e apro la porta, trovandomi davanti Justin Drew Bieber, il ragazzo bianco del Canada, bambino scoperto su YouTube e passato da adorabile creatura innocente a una divinità scopabile in modi che sarebbero illegali in tutti i 51 stati d'America.
Mi passa la mano davanti al viso più volte, mentre io resto immobile ad immagazzinare i lineamenti del suo volto, perfettamente scolpito da chissà quale bastardo che non ha dato la possibilità di essere figa anche a me.
Solo perchè non sono Canadese, scommetto!
"Eve?" Tenta Justin.
Ah, che suono soave sento provenire da quelle labbra.
Sarebbe considerato stupro se lo incatenassi al letto nudo e mi facessi la famosa cartella porno da sola?
"Eve?"
Non avere pensieri perversi. É illegale, è peccato capitale.
Mi arriva uno schiaffo in faccia e mi premo la mano sulla guancia di scatto, guardando Justin in cagnesco. "Ma che problemi hai?!"
"Mi stavi esaminando a raggi x!" Si giustifica, entrando in casa e dirigendosi verso la cucina.
Prego, fai pure come se fossi a casa tua. Chiudo la porta e lo seguo.
Justin si siede sullo sgabello dove ero seduta prima io e io scuoto la testa. "No, quello è mio."
Mi lancia uno sguardo divertito. "Sei una di quelle?"
"Di quali?" Inarco un sopracciglio mentre cerco di farlo scendere.
"Quelle che hanno i posti fissi a tavola." Dice tranquillamente, passando il dito sul bancone di granito.
Faccio spallucce e riprendo il mio bicchiere pieno di succo d'arancia. "No, ma questo sgabello è verde e a me piace il verde."
Annuisce. "Ok, allora."
Sorrido mettendo giù il bicchiere. "Allora, qual buon vento ti porta qui?"
Sorride altrettanto allegramente. "Passavo qui dopo 16 ore di aereo e pensavo di entrare qui a fare un giro." 
"Interessante." Vado al frigo. "Hai sete?"
"No, ma ho fame. Andiamo a pranzo?" Chiede, alzandosi dallo sgabello giallo.
"Sono le 4..." Lo guardo confusa.
"Ok, allora andiamo a cena." Mi sorride e si avvia fuori dalla cucina.
Resto immobile a fissare il suo... Come vogliamo chiamarlo? Chiamiamolo Tom. 
Qualcosa mi colpisce la spalla e mi rianimo, vedendo Justin ridere. "Andiamo!" Apre la porta e mi fa cenno di uscire.
Eseguo l'ordine e richiudo la porta alle nostre spalle.
"Dov'è la macchina?" Chiedo, immaginandomi come ci si debba sentire importanti a bordo di una Ferrari.
Specialmente se è di Justin Bieber.
"Niente macchina, andiamo in moto." Spiega, incamminandosi verso una Ducati nera e rossa parcheggiata proprio davanti a casa mia.
Non mi muovo di un millimetro mentre fisso la moto. Mia mamma ha avuto un incidente in moto qualche anno fa, e da quel giorno, almeno tre volte a settimana ha delle crisi epilettiche che nemmeno la bambina di L'esorcista ha.
"Vieni?" Justin mi porge il casco da lontano e mi mordo il labbro.
"Ecco, io... Non penso sia una buona idea, sai?" Dico, facendo spallucce.
Ride. "Hai paura?"
"No!" Mi affretto a dire, facendo una risatina nervosa. "Ecco, quella moto è... É... Mi ricorda quella del mio ex! Dove abbiamo, um, consumato il nostro rapporto. E dove mi ha tradita con la mia migliore amica."Butto lì, per poi darmi schiaffi mentali senza sosta. 
Sono un caso perso.
Inarca un sopracciglio. "Avete fatto sesso su una moto?" Chiede dubbioso.
Faccio spallucce e dondolo un po' sul posto. "Sì."
"E com'è?" Appoggia i gomiti sul manubrio e mi guarda interessato. "Cioè, è comodo? Non avevate freddo?"
"Sai, in momenti come quello, non penso si possa avere freddo. Ecco perchè gli igloo si sciolgono dopo un po'. Si dice che gli Eschimesi siano persone passionali!" Tento un sorriso e lui mi guarda divertito, trattenendo una risata. 
Ci guardiamo per un po' in silenzio, finchè non sbuffo. Stronzo. Lo fa apposta.
"Va bene, mi sono inventata tutto, andiamo." Lo raggiungo e gli prendo il casco dalle mani, mettendomelo in testa e allacciandolo sotto il mento. 
Justin sale sulla moto e mi prende la mano, aiutandomi a sedermi dietro di lui.
Mi aggrappo a lui prima ancora che sia riuscito a mettere in moto, come se da lui dipendesse la mia vita.
E in un certo senso è così.
"Eve?" Justin allenta la mia presa intorno alla sua vita.
"Dimmi." Borbotto incerta, infilando le unghie nella sua giacca di pelle. "E non morire!"
Ride. "Ci sono più probabilità che tu mi uccida stringendomi così, che mi uccida un qualsiasi incidente che potremmo fare." Dice, mettendo in moto e partendo, mentre io mi trasformo in uno di quei tibetani con sei braccia e mi aggrappo a lui anche con le costole.

Prendo dei bei respiri mentre Justin ordina quello che vuole mangiare.
Abbiamo quasi preso in pieno un albero.
Abbiamo quasi investito un coniglio.
Abbiamo quasi sbandato contro un'altra moto.
Ci è quasi crollato sopra un ponte.
Justin mi guarda e ridacchia. "Cosa mangi?" Chiede tranquillamente, come se poco prima non ci fossimo trovati quasi in punto di morte.
Il cameriere mi guarda scocciato, probabilmente perchè abbiamo anche rischiato di rompere una vetrina del ristorante quando Justin mi ha convinta a provare a frenare.
Invece di muovere il freno, ho mosso l'acceleratore, e la moto è partita con uno scatto.
"I tacos vanno bene." Do il menù all'uomo e finalmente se ne va, imprecando sotto voce.
Justin sorride, giocando con la forchetta che ha accanto al piatto. "Stai bene?"
Lo guardo in preda a una crisi di nervi. "Siamo quasi morti e tu mi chiedi se sto bene? Abbiamo quasi ucciso un coniglio con il rischio di avere mezzo mondo di animalisti a rincorrerci con forconi e tu hai il coraggio di chiedermi se sto bene?!"
Fa spallucce tranquillamente. "Tu mi stringevi a morte. Dovevo liberarmi in qualche modo."
"Potevi dirmi di lasciarti andare!" Dico disperata, prendendo un pezzo di pane e infilandomelo in bocca, masticando velocemente.
"Te l'ho detto 34 volte! 34! Sai cosa vuol dire? Vuol dire che te l'ho detto ogni minuto della corsa!" Ride e scuote la testa.
Rimaniamo un po' in silenzio mentre io rilascio la mia rabbia sulla mollica di pane.
"Com'è andato l'appuntamento?" Mi chiede infine, mettendosi seduto composto.
Scuoto la testa. "É stato orribile. Mi ha portata sulla ruota panoramica!"
Spalanca la bocca con fare teatrale. "Ma non mi dire! Cazzo, si merita l'ergastolo!"
Gli lancio la tovaglietta addosso e ride. "Ho paura dell'altezza. E proprio in cima la ruota si è fermata. Lui continuava a dirmi che era per far vedere il paesaggio, ma io lo so." 
Socchiude gli occhi e mi imita, ovvero si sporge verso di me sul tavolo. "E cosa sai?"
Oh, merda. Il suo respiro sa di zucchero filato! Oh, mamma.
"Uh... Che... La... Ruota aveva... Problemi." Balbetto piano.
Sorride. "Che problemi?"
E vaffanculo, mica so tutto, io.
"Problemi di... Manutenzione." Borbotto.
Qualcuno si schiarisce la voce davanti al nostro tavolo. "Scusate? Il riscaldamento funziona, non c'è bisogno di creare situazioni bollenti."
Justin e io spostiamo lo sguardo sul cameriere di prima, che tiene in mano i nostri piatti e ridacchia piano.
Ci sediamo normalmente e il tipo mette il cibo sul tavolo. "Buon appetito."
Lo ringraziamo allo stesso tempo e se ne va, poi torna e ci spettina i capelli, andandosene.
Rimaniamo a guardarlo finchè non sparisce in cucina, poi cominciamo a mangiare, praticamente in silenzio.

Barcollo un po' appena scendo dalla moto e Justin ride, aiutandomi.
"Grazie." Mi sistemo la frangia e tiro un sospiro di sollievo. "Non salirò mai più su una moto."
"Che peccato." Sospira piano.
"Eh?" Lo guardo.
"Pensavo di portarti alla fiera questa Domenica." Fa spallucce. 
"Per... Per che cosa? Cioè, perchè?" Oh, ma minchia. Devo smetterla di balbettare.
"Per prenderti le altre cover con la mia faccia." Ride, tirando fuori dalla tasca dei jeans il mio telefono e porgendomelo.
Guardo la mia cover. Minchia!
C'è la faccia di Justin sul serio.
Oh, mio Dio.
Lo prendo con non chalance e gli do il suo. "Spero non ti dispiaccia se ho preso il numero di Chris Brown."
Spalanca la bocca. "Sì, invece! Ti prego, non rapirlo."
Ridacchio e gli do una leggera spinta, facendolo finire contro la moto. "Scemo! Lo farei solo con te, non ti tradisco così."
Ride e la stronza con chiuaua ci passa accanto.
Appena mi vede spalanca gli occhi e si mette a rovistare nella borsetta, mentre il topo che si porta appresso va a sbattere contro un albero.
La vecchietta tira fuori la bottiglietta dell'acqua santa e me la versa tutta addosso, incrociando le dita. "Signore nostro, che sei nei cieli, santifica il suo nome!" 
Justin assiste alla scena con la bocca semi spalancata, mentre io sospiro e mi asciugo la faccia.
La pazza si inginocchia ai miei piedi e inizia a disegnare il solito cerchio col gessetto, facendo sì che Justin ne rimanga fuori.
Si alza velocemente, pulendosi i pantaloni, e si gira verso Justin. "Stai attento, ragazzo!"
Mi tira la bottiglietta dell'acqua santa addosso e raccoglie il chiuaua, correndo via da dove era venuta.
Justin mi guarda sconvolto. "Che cosa..."
Gli faccio cenno di lasciar perdere. "Pensa che sia indemoniata."
Inarca un sopracciglio, un'espressione confusa che gli si legge benissimo in faccia. "Perchè?"
"Perchè una volta, parlando con te, ho urlato, e lei pensa stessi invocando Satana." Faccio spallucce. "Comunque, devo andare."
Annuisce. "Allora, per la fiera?"
"Sei sicuro di voler uscire con una indemoniata?" Lo guardo, socchiudendo gli occhi.
Ride e si stacca dalla moto, abbracciandomi. "Sicuro. Passo a prenderti alle 5."
"Ok. Ricordamelo, però." Mi allontano e vado verso casa, aprendo la porta.
Justin parte e io mi trascino fino al piano di sopra. Tiro fuori il mio telefono e controllo le chiamate.
Rispondo a tutti i messaggi che mi hanno mandato e ne mando uno a mia mamma, dicendole che sto benone.
Una notifica spunta fuori dal calendario.
Fiera con Justin. Alle 5. ;)
Ah, aveva già calcolato tutto.
E beato lui.
Adesso con chi andrò su Skype per farmi consigliare cosa mettere?
Sospiro e mi stiracchio, chiudendomi in bagno e facendo partire l'acqua nella doccia.
Mi guardo allo specchio e noto che l'acqua santa mi ha fatto colare tutto il mascara.
Quella stronza.
Stanotte le lego il cane all'antenna della TV e lo sventolo come una bandiera!

HELLOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO. ._____.
Como estas? :3
Ok, avete avuto un capitolo pieno di Jevelyn, o come volete chiamarli D:
Spero vi sia piaciuto, mdbjsh.
Sparisco. Evaporo.
Grazie a todossss per le recensioni, come al solito, e per tutti i preferiti e seguiti.
Jaskjkfsdfhg.
:)


   
 
Leggi le 28 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: TrustInBieber