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Autore: violetsugarplum    26/11/2012    7 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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8
. Indicami la strada


"Sebastian, per favore, vuoi stare fermo?"

Blaine cercò di aggiustare il colletto leggermente stropicciato del blazer leggero dell'uomo, il quale tentava inutilmente di divincolarsi.

"Non ho bisogno di essere carino e poi fa veramente troppo caldo e ho anche sonno."

Blaine sbuffò divertito, riuscendo finalmente a lisciare la stoffa. Guardò il risultato dei suoi sforzi e constatò che, in quel modo, Sebastian era davvero impeccabile.

L'undici luglio di ogni anno, Villa Liberty ospitava una festa di beneficenza, in cui la famiglia del fondatore e i benefattori si incontravano, mangiavano a sazietà e, se fosse rimasto abbastanza tempo, avrebbero deciso le sorti dell'istituto con consistenti donazioni.

La signora McDillon si era premurata più volte con nemmeno troppa delicatezza di ricordar loro di mantenere un comportamento adeguato ed erano ormai giorni che tutto il corpo degli infermieri puliva le stanze da cima a fondo, affaccendato in compiti sempre più disparati.

Blaine si sentiva nervoso perché non sapeva come comportarsi. Gli era stato detto che le persone avrebbero dato loro un'occhiata, 'come fossimo gli animali all'interno di uno zoo', aveva spiegato Sebastian-, ma era preoccupato di non riuscire a dare una buona impressione. 'Come se gli importasse' -aveva aggiunto l'uomo- 'tanto sono qui solo per abbuffarsi'.

E Blaine fu costretto a dargli ragione. Una ventina di persone vestite elegantemente, forse in modo eccessivo, l'avevano squadrato e gli avevano donato un sorrisetto di circostanza, accompagnato da uno sguardo pieno di compassione mista a pietà, per poi buttarsi sul buffet allestito nel giardino. Guardò la signora McDillon parlare concitatamente con un uomo che più o meno era suo coetaneo e Blaine si sentì improvvisamente nauseato.

"L'unica cosa bella di questa festa è che Ralph viene controllato a vista dagli infermieri, mentre io posso fare ciò che voglio. L'anno scorso sono stato tutto il tempo sotto il gazebo e se ne sono accorti solo a tarda sera. Inutile dirti, Blaine, che mi sono divertito un mondo."

Blaine fece roteare gli occhi e si lasciò cadere su una sedia di plastica rigida accanto a lui. Da qualche giorno le sue gambe lo stavano facendo impazzire; i muscoli erano perennemente doloranti e tesi, le ossa sembravano sgretolarsi sotto il suo peso e l'unico modo per provare un po' di sollievo era tenerle sollevate. Ma star seduto su una sedia a rotelle era ancora troppo per lui; era umiliante.

"Ti fanno ancora male?", chiese Sebastian preoccupato.

"Un po'. Dovrò farci l'abitudine, mi sa..."

Sebastian annuì, facendogli un piccolo sorriso di incoraggiamento, per poi continuare a parlare.

"Andiamo sotto il gazebo? È una proposta davvero allettante, guarda," disse aprendo il blazer e mostrando un rigonfiamento nella tasca interna. "È 'Il tempo ritrovato' di Proust, devi ancora finirmi di leggere le ultime pagine e oggi è giorno di biblioteca."

Blaine non riuscì a trattenere una breve risata che fu subito sostituita da un lieve gemito quando tentò di alzarsi in piedi.

"Non importa, rimaniamo qui. Non voglio farti affaticare. Questa tortura prima o poi finirà, no?"

Blaine scosse la testa e si strinse nelle spalle. Era intenzionato a muoversi, non importava se le gambe gli facessero così male, perché non voleva stare un minuto di più in mezzo a persone che fingevano di essere interessate a loro quando, in realtà, erano meno che invisibili.

"Chiedo a Mark di portarmi la carrozzella, Sebastian."

Sebastian aprì la bocca per ribattere, ma la chiuse pochi istanti dopo.

Dopo che l'infermiere l'ebbe aiutato ad accomodarsi sulla sedia, Blaine dovette usare tutta la sua capacità di persuasione prima di convincerlo che sarebbe riuscito a manovrarla da solo. Si sentiva strano e impotente nello stesso momento. Non essere più capace di controllare i propri movimenti era una delle tante cose che più lo spaventavano della terza età e, purtroppo, quel momento era arrivato.

"Allora, andiamo?", chiese a Sebastian.

L'uomo fece una smorfia strana, ma si alzò in piedi, ripiegando su se stesso il bastone bianco, e afferrò i manici della carrozzella dopo alcuni tentativi.

"Ti accompagno."

"No, ma veramente Sebastian..."

"Zitto, tu indicami solo la strada", disse senza riuscirgli a dare il tempo di replicare.

La scena avrebbe potuto sembrare comica sotto ogni punto di vista ma, in realtà, era di una dolcezza unica. Sebastian continuava a spingere la sedia e Blaine gli dava le indicazioni -'più a destra, ora un po' più a sinistra, ma mi stai tenendo bene? Perché qui c'è una lieve pendenza...'

"Sebastian, stiamo uscendo dal sentiero. Rientra perché le ruote non girano sull'erba."

Sebastian sospirò per un motivo che solo lui poteva sapere e girò leggermente.

"Gira ancora un po', altrimenti rischiamo di calpestare tutti i denti di leone...", ma l'avvertimento arrivò troppo tardi perché riuscirono ugualmente a schiacciarli.

"Embè? Manco mi piacciono!", fu l'unico commento che Sebastian riuscì a fare prima di scoppiare a ridere divertito.

Raggiunsero il gazebo e Blaine aspettò che Sebastian si sedesse prima di posizionare la carrozzella accanto a lui. Da quella posizione poteva vedere la direttrice e i suoi ospiti, ancora occupati in un lunghe e vuote conversazioni, e gli infermieri chiaramente stanchi, accaldati e annoiati.

"Quella festa non diventerebbe divertente nemmeno se la McDillon avesse comprato dei fustini di birra da una confraternita. Una volta l'avevamo fatto alla Dalton." sentenziò Sebastian.

Blaine ridacchiò. "E chi poteva immaginarlo, eh?"

Continuarono a parlare e ricordare stupidaggini di gioventù per una buona ora, dimenticando completamente il motivo per il quale si erano spostati lì.

A Blaine piaceva parlare con Sebastian. Aveva sempre aneddoti divertenti sui suoi viaggi e i suoi commenti erano acuti e mai troppo impertinenti e noiosi. Blaine adorava guardare le sue mani quando raccontava qualcosa, perché gesticolava moltissimo, come se le sue lunghe dita affusolate fossero impegnate in una danza lenta e affascinante. Non glielo aveva mai detto, era un suo piccolo piacere personale e quasi si sentiva in colpa a fissarlo senza che lui ne fosse al corrente.

"...e poi entro in questo negozio nel quartiere di Shibuya e c'era questo ragazzo vestito da-"

"Sebastian, cos'è successo ai tuoi occhi?"

Blaine l'aveva rifatto. Aveva posto questa domanda ancora una volta. E, vedendo Sebastian serrare le labbra in una morsa stretta, sapeva che nemmeno oggi avrebbe avuto la sua risposta.

"Scusa... Io..."

"Ho avuto un incidente."

A Blaine non era sfuggito il lieve tremolio nella voce dell'uomo e le dita che avevano stretto saldamente la corta asta di alluminio fino a farsi sbiancare le nocche.

"Stradale?"

"Non so se possa essere classificato così, in effetti, perché non ero alla guida di nessun mezzo. Però... È successo in mezzo ad un vicolo."

Blaine avrebbe potuto chiedergli altro, avrebbe potuto dirgli un sacco di cose rassicuranti, ma non fece niente di tutto questo. Continuò a guardarlo, ma non nello stesso modo in cui lo facevano tutti quelle persone che la McDillon continuava a chiamare 'benefattori'. Fissava il suo volto duro, con le guance sempre più scavate, quasi privo di ogni emozione. Avrebbe dovuto stringergli le mani, carezzando con i suoi pollici il loro dorso, ma rimase immobile sulla sua sedia a rotelle con le braccia adagiate mollemente sulle gambe.

"Spero che almeno li abbiano presi."

Sebastian rise, facendo sollevare un sopracciglio a Blaine per lo stupore.

"Le persone non pagano mai per i loro errori, Blaine. Tranne me."

"Mi dispiace, Sebastian..."

Sebastian cercò a tentoni le mani di Blaine e gliele sfiorò delicatamente, sospirando piano.

"È successo tanti anni fa. Ero appena riuscito a pagare con il mio primo stipendio il mese d'affitto del mio appartamento ed ero andato in questo locale a festeggiare e all'uscita c'erano...", la voce s'incrinò appena, ma Sebastian, scuotendo la testa, continuò a parlare. "Io... Il fatto di aver perso la vista... Sai, sembra impossibile e quasi stupido da dire, ma mi ha fatto proprio aprire gli occhi... Capisci cosa intendo? Quando i dottori mi hanno detto che non avrei mai più visto nulla per il resto della mia vita, mi sono messo a ridere. A ridere, Blaine. Perché tanto più giù di così non potevo andare... Avevo toccato proprio il fondo. E dato che la mia vita era completamente cambiata, perché dovevo farlo anch'io? Avrei dovuto smettere di fare l'arrogante, il saccente... di cercare di trovare conforto tra le pagine di vecchi libri. Non so cosa sia successo al mondo dopo quel giorno perché io non l'ho più visto e non ho mai avuto la necessità di farmelo raccontare dagli altri perché sapevo che le loro parole non sarebbero mai state sufficienti a descrivermelo come avrei voluto."

Blaine, stringendo forte le mani di Sebastian tra le sue, deglutì faticosamente e non riuscì a trattenere una lacrima che si staccò dalle sue lunga ciglia bianche e gli percorse la guancia fino a nascondersi sotto al colletto della camicia.

"Poi ho deciso che era ora di darci un taglio. Non ho avuto un'illuminazione, per carità, ho solo imparato a comportarmi più o meno bene, magari non con dei modi propriamente consoni. Anche se detesto dover essere aiutato in tutto, perché uno come me odia fare richieste di questo genere, ho incontrato persone che lo hanno fatto, mentre altre mi hanno deluso... Un po' come succede sempre, credo. Però non le ho respinte..."

"Lo so, Sebastian... So come ci si sente a svegliarsi un giorno e perdere ogni certezza e ogni appiglio... E ti sembra di andare sempre più a fondo e speri solo che finisca il prima possibile. Se non ci fossero stati Virginie e Kurt, non so cosa avrei fatto dopo la scomparsa di mio marito. E lo so che non bisogna respingere nessuno e so anche che tu non lo hai fatto, altrimenti avresti respinto anche me."

"No, io non ti respingerei mai", Sebastian sorrise dolcemente. "È bello averti rincontrato dopo tanti anni. Sarebbe stato ancora più bello farlo in condizioni migliori, ma... Se questo è tutto ciò che possiamo avere, a me sta bene."

"Anche a me sta bene", annuì Blaine lasciando momentaneamente andare la mano di Sebastian per asciugarsi le lacrime che stavano iniziando a rigare il suo volto.

"A volte ho solo bisogno di qualcuno che mi spieghi cosa accade intorno a me. Perché da solo non posso farcela."

"Nessuno ci riuscirebbe. Ecco perché siamo qui. Ci sono loro, ci sono io... È finito il tempo in cui il nostro orgoglio era superiore ad ogni cosa", Blaine non aspettò che la mano di Sebastian cercasse la propria; gliela strinse di nuovo forte, accarezzandone gentilmente il dorso.

Sebastian sospirò pesantemente. "È dura parlare con qualcuno di queste cose... Nel senso che sembra tanto facile, ma mi fa sentire davvero esposto e vulnerabile, come se non avessi più protezioni e fossi alla mercè di pensieri che non so nemmeno affrontare."

"Beh, un po' alla volta, forse, riuscirai a venirne a capo, no?"

"Sì, forse. Tanto ho ancora tempo, vero?", si lasciò scappare un timido sorriso, che Blaine non aveva mai avuto l'occasione di vedere prima di quel momento.

"Abbiamo tutto il tempo che vuoi, Sebastian."

Ritornarono all'interno della villa quando gli ospiti e la McDillon se n'erano già andati e gli infermieri erano affaccendati a ripulire tutto, come se quello fosse stato loro compito. Blaine vide Ralph accompagnare Annie alla camera che condivideva con Lucille e le sussurrò all'orecchio una cosa che la fece ridere di gusto e gli fece addirittura guadagnare un inaspettato bacio sulla guancia.

Sebastian si fermò davanti alla porta della stanza di Blaine. "Il numero di passi era quello, quindi dovrei averci azzeccato ancora una volta", scherzò.

Blaine continuò ad osservare Ralph che si accarezzava il viso ancora incredulo. "È giusta, come sempre. Allora buonanotte, Sebastian, a domani. Dormi bene."

Sebastian gli aprì la porta e gli rivolse un sorriso smagliante. "Anche tu. A domani."

Blaine si spinse con la sedia a rotelle all'interno della stanza e aspettò che l'uomo gli augurasse ancora una volta la buonanotte prima di chiudere la porta, lasciandolo solo coi suoi pensieri e con una nuova consapevolezza, all'interno della camera ancora illuminata dal sole estivo.

Dopo qualche sforzo e qualche torsione, facendo sì che l'anulare si arrossasse intensamente fino a quasi fargli male, riuscì a sfilare la fede per la prima volta dopo anni. La baciò, mormorando qualcosa che solo gli usignoli stranamente silenziosi fuori dalla finestra poterono udire, e la richiuse nel palmo della mano.






Sebastian/denti di leone schiacciati = OTP per sempre.

Anyway, buongiorno e buon inizio di settimana! Non ho niente da aggiungere a questo capitolo perché parla già benissimo da solo. Posso solo dire che aggiornerò più frequentemente dato che ho sbagliato alcuni conti LOL ma non so ancora quando perché non so proprio gestirmi, però sicuramente ci sarà un aggiornamento prima di lunedì! XD L'unica cosa certa è che entro metà gennaio sarà terminata. In tutto sono quindici capitoli e, con questo, siamo già oltre la metà :)

Ringrazio come sempre voi per tutte le cose carine che mi dite e per continuare a leggere e apprezzare. È la mia prima long, non pensavo che potesse piacere, ma questo lo sapete già. Siete flawless ♥

-violetsugarplum
  
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