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Autore: kagome123    26/11/2012    6 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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capitolo34
Capitolo 34: “Sono proprio i degni figli dei loro genitori…”
 


 

Kaori aprì gli occhi di scatto, mettendosi seduta.
Balbettò un paio di parole sconnesse prima di cominciare a guardarsi intorno.
Mai in tutta la sua vita aveva visto una tale quantità di demoni.
E tutti stranamente erano rivolti verso un’unica direzione.
Poi un forte odore di sangue invase le sue narici, facendola sobbalzare.
 
“Shiro!” Urlò agitata, cercando disperatamente di mettersi in piedi sulle proprie gambe.
 
Notando ciò, Kirara le fu subito accanto, bloccando le sue azioni.
 
“Non posso starmene con le mani in mano, Kirara. Devo aiutarlo!” Disse, guardandola negli occhi.
 
La demone scosse più volte la testa per poi emettere dei versi gutturali.
Sebbene anche lei fosse in pensiero per il suo padrone, non poteva assolutamente lasciarla andare in quelle condizioni.
Riusciva a malapena a tenersi in piedi usando Tessaiga come bastone!
 
“Lo so, Kirara. Hai ragione ma… non può sconfiggerli tutti da solo. Hai visto quanti sono? E poi è ferito! Io…”
 
La demone si fece più vicina, strofinando la grande testa sul suo corpo e invitandola a poggiarsi a lei.
Kaori sorrise.
 
“Ti ringrazio. Anche se non credo che riuscirò ad allontanarmi molto da qui, cercherò lo stesso di fare un po’ di casino.” Disse sfoderando Tessaiga e cominciando a convogliare al suo interno la sua energia demoniaca.
 
Kirara ruggì in risposta, aiutandola in quel processo e avvolgendola con la sua.
 
Nel frattempo Shiro continuava a combattere senza sosta, uccidendo e purificando ogni demone gli venisse a tiro. Sebbene avesse una vistosa ferita alla testa e la stanchezza cominciasse a farsi sentire, lui non si perdeva d’animo, continuando imperterrito la sua battaglia.
 
Improvvisamente un vento fortissimo si alzò in quel luogo, attirando l’attenzione di tutti i combattenti.
 
“KAZE NO KIZU!”
 
In pochi secondi Shiro vide disintegrarsi più di un centinaio di demoni liberandolo così dalla morsa soffocante in cui si trovava.
 
“Va tutto bene, Shiro?” Domandò la mezzo demone, facendo qualche passo nella sua direzione.
 
Il giovane monaco sospirò.
Quella ragazza non smetteva mai di sorprenderlo.
 
“Si, anche se per un lungo attimo ho creduto che il tuo colpo avrebbe disintegrato anche me.” Rispose, ironico.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Kaori.
“Naaa, era tutto calcolato. Vero, Kirara?”
 
La demone miagolò in risposta, scodinzolando leggermente.
Effettivamente avevano esagerato un po’ ma alla fine avevano ottenuto quello che volevano.
 
Hibuza, il quale osservava la battaglia dall’alto, digrignò i denti, irritato.
“Cosa fate, bastardi? Vi ho forse ordinato di smettere di attaccare? Se ci tenete alla vita, fate sparire per sempre quei mocciosi da davanti ai miei occhi!” Urlò.
 
I demoni si guardarono, confusi.
“Ma signore! La mezzo demone deve rimanere viva. Se attacchiamo anche lei allora…”
 
“NON ME NE FREGA UN BEL NIENTE! Dovete fare come vi è stato ordinato. CHIARO?!”
 
I demoni non se lo fecero ripetere due volte.
In men che non si dica avevano ripreso ad attaccare, più numerosi e determinati che mai.
Shiro si posizionò subito davanti a Kaori.
Kaori indietreggiò leggermente insieme a Kirara.
Sebbene con il suo colpo avesse dimezzato il numero degli Oni nemici, erano ancora troppi perché una sola persona potesse sconfiggerli da sola.
 
‘Dannazione. Se qui non viene qualcuno ad aiutarci e subito, saremo ben presto nei guai.’ Pensò, guardando l’amico combattere.
Poteva percepire con chiarezza il potere spirituale del ragazzo farsi sempre più debole.
Imprecò mentalmente.
Se soltanto non avesse avuto quella ferita alla gamba adesso lei avrebbe potuto aiutarlo senza problemi.
Chiuse gli occhi e dopo una rapida concentrazione, lanciò un nuovo Kaze no Kizu.
L’effetto che ottenne non era per nulla paragonabile a quello precedente ma almeno così aveva tolto di mezzo un’altra ventina di demoni.
Era ancora occupata a gioire quando vide Shiro accasciarsi al suolo senza alcun motivo apparente.
Veloce, si portò accanto a lui cercando di capire cosa fosse successo.
Il ragazzo aveva una mano sul petto e un’espressione di dolore disegnata sul volto.
Fu solo in quel momento che Kaori si accorse che c’era una piccola freccia conficcata tra le sue vesti.
Una freccia completamente nera.
 
“Finalmente sono riuscito a colpirlo!” Ridacchiò malignamente l’uomo, liberandosi dell’arco che aveva tra le mani.
 
“Cosa diavolo gli hai fatto, bastardo?!”Urlò la mezzo demone, furente.
 
“Il veleno della freccia ha già iniziato ad circolare nel suo corpo. Tra meno di un’ora non riuscirà neanche più respirare.” 
 
Kaori ringhiò stringendo forte la Tessaiga tra le mani.
“Dannato. Dammi immediatamente l’antidoto o giuro sugli Dei che qui faccio una strage!”
 
Un sorriso cattivo si disegnò sul volto dell’uomo.
“Sei ferita e debole. Credi davvero che le tue misere minacce possano farmi paura? E poi chi ti dice che IO voglia consegnarti l’antidoto di mia spontanea volontà?”
 
Kaori si mosse così velocemente che Hibuza non ebbe neanche il tempo di completare quella frase.
In pochi secondi l’uomo si ritrovo con una coppia di furenti occhi violacei a pochi centimetri dai suoi.
Poi sentì un sapore ferroso invadergli la bocca.
 
“Non credo ti convenga giocare con me, umano. Sfortunatamente per te, io non sono compassionevole  come mio fratello.” Ruggì con voce spettrale prima di estrarre dal suo petto la mano artigliata impregnata di sangue.
 
Hibuza cadde al suolo boccheggiante e vomitando sangue.
Kaori recuperò subito l’antidoto dalle sue vesti, abbandonando il mago alla sua triste sorte.
 
L’uomo balbettò un paio di parole sconnesse poi, usando le ultime forze che gli erano rimaste, richiamò uno dei demoni e affidò a lui un piccolo rotolo di pergamena.
“Ci vedremo molto presto all’inferno, ragazzina.” Disse e esalò il suo ultimo respiro.
 
Il monaco aprì stancamente gli occhi, facendo dei lunghi e affannosi respiri e cercò l’amica con lo sguardo.
Per qualche strano motivo aveva percepito l’aura demoniaca prendere improvvisamente il sopravvento su di lei, ma adesso sembrava essere tornato tutto alla normalità.
“K-Kaori? Cosa è successo? P-perché prima ho sentito…”
 
Ma Kaori lo interruppe, prendendo lei la parola.
“Non pensarci ora. Dobbiamo occuparci di quella freccia che hai nel petto così che l’antidoto potrà agire senza troppi problemi.” 
 
“A-a-antidoto? D-dove diavolo hai preso una cosa del genere?!” Ansimò.
 
“Diciamo solo che il nostro amico mago questa volta non ha potuto dirmi di no.” Rispose seria in volto e continuando ad armeggiare con le sue vesti.
 
Shiro non impiegò molto a capire cosa fosse veramente successo.
“O-ora sei tornata normale, vero?” Chiese, visibilmente preoccupato.
 
“Si. Tessaiga era al mio fianco e la mia parte demoniaca si è immediatamente placata.” Spiegò, posizionando una mano attorno alla freccia e porgendogli l’antidoto. “Bevi questo e poi mettiti qualcosa tra i denti. Anche se la punta non è andata molto in profondità, credo che farà parecchio male.”
 
Shiro fece come gli era stato detto poi abbassò lo sguardo fino a notare la mano sporca di sangue della ragazza.
‘Deve aver perso il controllo nel momento in cui ha capito che stavo rischiando la vita. Proprio come è successo per suo fratello qualche giorno fa.’ Si ritrovò a pensare, senza staccare per un solo attimo gli occhi da lei.
 
Kaori estrasse la freccia nel modo più veloce e delicato possibile poi, approfittando del fatto che Shiro si stesse ancora riprendendo, si posizionò sopra di lui, aprì ancora di più la sua tunica e focalizzò la sua attenzione sulla piccola ferita da cui il sangue continuava ad uscire copioso. 
 
Shiro si pietrificò all’istante.
“K-K-Kaori-chan?” Chiese, visibilmente turbato e confuso.
Poteva percepire chiaramente il suo respiro caldo solleticargli la pelle sudata e l’aura demoniaca avvolgerlo come in un caldo abbraccio.
 
Kaori non rispose ma si portò più vicina, facendo passare più volte la lingua sulla ferita e ponendo fine all’emorragia.
 
Shiro la guardò a lungo.
Sebbene Kaori avesse inspiegabilmente assunto le sembianze di demone, sembrava essere in pieno controllo.
Ma quando sentì il canino appuntito di lei sfiorargli la pelle, il suo corpo fu attraversato da un lungo brivido di piacere.
Poi, prima che potesse dire o fare qualcosa, la vide ritornare al suo aspetto originale, allontanarsi da lui e dargli velocemente le spalle.
Tremava come una foglia.
 
“S-s-scusami. Non so cosa diavolo mi sia preso.” Balbettò, insicura e agitata.
 
Già.
Cosa diavolo le era preso tutto d’un tratto?
Per un lungo attimo la sua parte demoniaca aveva reclamato con forza il possesso del suo corpo, inondandola di sensazioni ed emozioni che mai aveva provato nella sua giovane vita.
Si portò una mano al petto cercando di calmare il suo cuore impazzito.
Poteva ancora percepire parte della forza spirituale di Shiro attorno alla sua.
 
Il ruggito di Kirara attirò l’attenzione dei due ragazzi, facendoli tornare con i piedi per terra.
Nuovi demoni avevano cominciato ad apparire dal nulla, avanzando minacciosamente nella loro direzione.
 
Non appena il demone gatto si fu avvicinato a Kaori, questa si alzò, guardandosi intorno.
“Sembra proprio che i nostri amici non abbiano ancora imparato la lezione.” Disse, assumendo un’espressione seria e mettendosi in posizione d’attacco.
 
Shiro, sebbene fosse ancora sconvolto per quello che era avvenuto poc’anzi, si sistemò velocemente la veste monacale e si portò vicino alla mezzo demone.
“Cosa hai intenzione di fare, Kaori? Non puoi combattere in quelle condizioni!” Disse, bloccandola.
 
“Nemmeno tu se per questo! Ti sei almeno reso conto che non puoi ucciderli tutti da solo?!”
 
Il giovane si abbandonò ad un sonoro sospiro.
“E va bene. Promettimi solo che attaccherai da lontano, senza esporti troppo.”
 
“Non preoccuparti. C’è Kirara con me.” Disse, poggiandosi di più al corpo della demone e accarezzandola.
 
Shiro recuperò la sua katana dal suolo, cominciando ad avanzare in direzione dei demoni.
 
“Tu invece promettimi che starai attento.” Continuò, guardandolo negli occhi.
 
Il monaco le sorrise, posandole una mano sulla testa fino ad accarezzarle leggermente un orecchio.
“Non temere. Ora che so quanto tu tenga a me, non ho la minima intenzione di farmi uccidere.” Disse e si buttò in quella nuova battaglia, lasciando la povera ragazza completamente spiazzata.
 

 
“Mio signore! Mio signore! Ho un messaggio urgente da parte di Hibuza!” Urlò l’Oni, entrando nella grande caverna ai piedi della montagna.
 
Il fabbro lo fulminò con lo sguardo.
“Come osi disturbarmi, schiavo?”
 
Il corpo dell’Oni tremò per parecchi secondi.
“Non era mia intenzione, mio signore, ma ho ricevuto l’ordine di consegnarvi questa pergamena il più velocemente possibile. Credo si tratti di qualcosa di molto importante.” Spiegò.
 
Il vecchio demone recuperò il rotolo dalle mani del suo sottoposto.
“Spero per te che si tratti di ottime notizie. Dov’è Hibuza? Perché non è venuto lui al tuo posto?” Chiese.
 
“È… è morto, mio signore.”
 
Il demone sgranò più volte gli occhi.
“Morto?”
 
“Si, mio signore. L’hanyou femmina l’ha ucciso prima che noi potessimo fare qualcosa.”
 
Veloce, aprì la pergamena e un ghignò cattivo si disegnò sul suo volto.
“Molto bene. E ora… sparisci dalla mia vista, inutile insetto.”
 
L’Oni non se lo fece ripetere due volte.
 
Rimasto solo, il demone fece qualche passo in direzione della sua sfera di cristallo, osservando al suo interno l’immagine di Inuki che correva a perdifiato con la giovane sterminatrice sulle spalle.
 
“Sembra che finalmente la fortuna abbia cominciato a volgere a mio favore. Mi dispiace soltanto che tu non possa assistere a questo spettacolo insieme a me, mio caro Hibuza.” Sibilò prima di abbandonarsi ad una rumorosa risata maligna.
 

 
Kaori e Shiro continuavano a combattere senza sosta, uccidendo decine e decine di nemici.
Ma più il tempo passava e più si rendevano conto che, stranamente, il loro numero non accennava per nulla a diminuire.
 
“Dannazione! Non è possibile che non finiscano mai!” Imprecò la mezzo demone, tranciando in due il corpo di un demone che le era capitato a tiro.
 
“Sono dell’idea che quel mago abbia lasciato qualcosa in grado di farli comparire dal nulla. Non erano così tanti quando abbiamo cominciato questo combattimento!” Ribatté il monaco purificandone un altro con il suo potere spirituale.
 
“Si, ma cosa?”
 
Shiro si guardò intorno, pensieroso.
“Tu non percepisci nulla di strano con i tuoi sensi, Kaori?”
 
La ragazza annusò forte l’aria.
“No. Purtroppo a causa dell’incendio riesco solo a sentire l’odore acre del fumo. Ma forse dall’alto potremmo…”
 
“Già. Potrebbe essere un’idea. Ma non credo che i nostri amici qui saranno molto d’accordo.” Disse notando gli Oni che continuavano ad avanzare.
 
I due combatterono per quasi una decina di minuti poi un oggetto dalla forma arcuata li passò davanti, cogliendoli di sorpresa.
 
“HIRAIKOTSU!”
 
In un attimo più una trentina di demoni venne falciata via, distruggendo con loro anche un piccolo vaso da cui usciva uno strano fumo di colore verdognolo.
 
“Serve aiuto, ragazzi?” Disse Inuki con un insolito sorrisetto beffardo in volto.
 
“Credo che adesso il vostro problema con gli Oni dovrebbe essere risolto.” Disse Ikkuko, recuperando al volo la grande arma e scendendo dalla schiena del ragazzo.
 
In pochissimi istanti la maggior parte degli Oni scomparve, lasciando al loro posto solo un paio di demoni impauriti e feriti.
 
“Ma che diavolo…?!”
 
“Non è possibile che siano riusciti a scoprire il nostro trucco!” Commentarono i due, agitati e confusi.
 
Una freccia purificatrice sfiorò improvvisamente i loro corpi, ponendo fine a quei discorsi.
“Se ci tenete alla vita, vi consiglio caldamente di lasciare questo luogo.” Li ammonì Inuki, cominciando a preparare una nuova freccia.
 
I due demoni non se lo fecero ripetere due volte, sparendo tra le montagne ad una velocità assurda e ponendo finalmente fine a quella battaglia.
 
“Inuki! Ikkuko! Siete tornati!” Urlò Kaori, ora felice e sollevata come non mai.
 
“E appena in tempo a quanto pare!” Disse il mezzo demone, sorridendole e facendosi più vicino insieme alla compagna.
 
Non riuscendo più a trattenersi Kaori li abbracciò, affondando il suo viso sui loro petti.
E fu in quel momento che un odore molto dolce proveniente dalla sterminatrice invase le sue narici.
Sbatté più volte gli occhi, confusa.
Dov’è che l’aveva già sentito?
 
“Posso farlo anch’io o rischio nuovamente di essere ucciso da tuo fratello?” Commentò sarcastico il giovane monaco, incrociando le braccia e continuando a guardarli con un sorrisetto stampato sulla faccia.
 
A quelle parole Inuki e Kaori ridacchiarono.
“Non temere. Non corri più nessun pericolo.” Dissero usando lo stesso tono e invitandolo ad unirsi a loro.
 
I quattro ragazzi si stavano ancora abbracciando quando un bambino dai folti capelli rossi fece la sua apparizione, sbucando dal nulla.
 
“Ehi ragazzi! Non vi state dimenticando qualcuno?”
 
La mezzo demone cambiò completamente espressione.
“Shippo! Sei proprio tu?!”
 
“E chi vuoi che sia?”
 
“Ma… ma… sembri diverso!”
 
Il piccolo demone sghignazzò, felice.
“Beh… è normale. Sono cresciuto un po’ dall’ultima che ci siamo visti.”
 
Ed era vero.
Ora Shippo aveva l’aspetto di un bambino di circa 7-8 anni.
 
“Sei diventata davvero una bellissima signorina, Kaori-chan…”
 
Kaori si portò una mano dietro alla nuca, imbarazzata.
 
“…sebbene somigli in maniera impressionante a tuo padre.” Continuò.
 
Un nervo pulsante si disegnò sulla fronte della ragazza.
“Cosa vorresti dire con questo, pulce?!” Ruggì, irritata.
 
“Niente. Dicevo così per dire.” Ribatté, facendole la linguaccia.
 
In tutta risposta Kaori lo afferrò con forza per la lunga coda, dondolandolo a testa in giù.
 
“Ohi! Kaori! Che diavolo ti è saltato in mente?! Mettimi giù!” Urlò, agitato.
 
“No! Non prima che tu mi abbia fatto le tue scuse!” Urlò.
 
Shippo si mise a piangere come un matto.
“Ahhhhhhh! Inuki! Aiutami, ti prego!”
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa di Inuki mentre un forte senso di déjà vu lo invadeva.
“Sorellina, perché devi comportarti sempre così con nostro fratello maggiore?”
 
“Fratello maggiore? Lui? A me non sembra proprio!” Ribatté ironica e senza lasciarlo andare.
 
“Ti ricordo che io sono un demone e quelli come me crescono molto più lentamente rispetto agli esseri umani e ai mezzi demoni! Ai tuoi occhi potrò sembrare un bambino ma, se proprio lo vuoi sapere, io ho più di 80 anni!” Spiegò. “E ora ti dispiacerebbe farmi scendere?! Non sono un giocattolo!”
 
“No. Non ci penso proprio! Mi sto divertendo così tanto!” Disse tra le risa.
 
Quella buffa scenetta durò ancora per qualche minuto poi Inuki riuscì a liberare il povero Shippo dalle grinfie della sorella.
 
“Oh, Inuki! È stato bruttissimo!” Urlò il volpino tra le lacrime, stringendosi forte al ragazzo.
 
Il mezzo demone gli accarezzò la testa, cercando di farlo calmare.
“Dai, su. Non fare così, Shippo. Non è successo niente. E poi sai anche tu come è fatta mia sorella.”
 
Kaori sbuffò, voltandosi dalla parte opposta.
“Fhè! Tutte queste storie per un gioco innocente! Perché non cresci un po’, moccioso?”
 
“Sei tu quella che deve crescere, non io!”
 
Kaori lo fulminò con lo sguardo.
“Vuoi forse morire, pulce?!” Ringhiò. “Fatti sotto se hai il coraggio!”
 
Il piccolo Shippo si sciolse dall’abbraccio di Inuki per poi mettersi a quattro zampe e rizzare tutto il pelo.
 
Ikkuko e Shiro si guardarono con un enorme gocciolone sulle loro fronti.
In quel momento gli tornarono alla mente le storie con le quali erano cresciuti e non poterono che immaginarsi quella scena con, al posto di Inuki e Kaori, i loro genitori.
Incapaci di trattenersi, scoppiarono a ridere come matti.
 
Notando ciò, la mezzo demone sbuffò per l’ennesima volta per poi dare le spalle a tutti presenti.
 

 
Più tardi quella sera, i cinque si ritrovarono davanti al fuoco nelle vicinanze di un grande fiume.
 
“Allora, sorellina. Si può sapere dove vi eravate andati a cacciare? Quando ho visto Inuki nella sua forma demoniaca che ti portava via, ho seriamente creduto che non ti avrei mai più rivisto.” Disse Shiro.
 
“Avevo davvero un aspetto così… cattivo?” Domandò Inuki, grattandosi nervosamente la nuca.
 
“Oh, si. E se non fosse stato per Kaori che mi ha trattenuto, vi sarei venuto dietro senza pensarci due volte.”
 
Kaori sbuffò.
“Era così preoccupato che non ha chiuso occhio per quasi due giorni. Sapeste che nervoso! Non ha smesso un solo attimo di camminare e parlare a vanvera!”
 
“Non ce n’era motivo, fratellino. Inuki si è dimostrato molto gentile nei miei confronti.” Commentò la sterminatrice, guardando prima il fratello e poi il mezzo demone accanto a lei.
 
Inuki arrossì dalla testa ai piedi.
 
“Ma in sostanza dove siete stati?” Incalzò il monaco, sempre più curioso.
 
“Abbiamo trovato rifugio in una piccola capanna a circa un giorno di cammino da dove ci trovavamo.” Spiegò Inuki, prendendo la parola.
 
“E vi siamo rimasti fino a quando le mie ferite non si sono completamente rimarginate.” Completò Ikkuko.
 
“Ed è lì che ci siamo incontrati!” Ribatté Shippo, scodinzolando e prendendo la parola anche lui. “Durante questi 15 anni sono tornato parecchie volte al villaggio Musashi ma mai e poi mai avrei creduto di poter incontrare anche voi, ragazzi!”
 
Inuki e Kaori sorrisero.
“Il pozzo si è riaperto agli inizi di Aprile e da qualche mese siamo in grado di attraversarlo senza problemi.” Spiegò la ragazza.
 
“Anche i vostri genitori?”
 
“Oh, si. Mia madre sarebbe felicissima di rivederti, Shippo. Anzi se prendi uno dei frammenti che ho nella borsa, puoi addirittura farle una sorpresa.” Completò Inuki.
 
 “Io? Attraversare il pozzo? Dite davvero?”
 
“Pensa che l’abbiamo fatto anche noi con tutta la famiglia.” Disse Shiro, entrando anche lui nel discorso.
 
Shippo mosse la coda più velocemente in preda all’euforia.
“Allora domani mattina mi metto subito in viaggio! Ah, non sto più nella pelle! Finalmente potrò rivedere Kagome!”
 
“E mio padre, no?” Ribatté subito Kaori, ironica.
 
“Rincontrare te è stato più che sufficiente. Credimi.”
 
Un risata collettiva echeggiò in quel luogo.
 
“Comunque sia, ragazzi, mi avete sorpreso e non poco. Mai e poi mai avrei creduto che tu e la figlia di Miroku sareste divenuti compagni.” Continuò.
 
Inuki e Ikkuko si guardarono, imbarazzati.
 
“Sono sicuro che se i vostri genitori lo sapessero ne sarebbero molto felici.”
 
“Sempre che prima mio padre non decida di purificarti, Inuki.” Ribatté il giovane monaco, ridacchiando come un ebete.
 
“E perché dovrebbe farlo, scusa?” Chiese Ikkuko, leggermente irritata dalle parole del fratello.
 
“Naturalmente perché il tuo prezioso compagno si è preso la verginità di sua figlia maggiore senza prima chiedergli il permesso!”
 
A quelle parole i quattro, compreso Shippo, arrossirono dalla testa ai piedi.
 
“E ora, mio caro Inuki, perché non mi racconti TUTTO e nei MINIMI PARTICOLARI?” Disse malizioso, mentre si avvicinava minacciosamente al mezzo demone in questione. 
 
Kaori lo colpì duramente in testa con un pugno, ponendo fine alle sue azioni.
 
“AHIA! Kaori-chan, mi ha fatto male!” Gemette, portandosi la mano sulla parte dolorante.
 
“T-t-ti sembrano cose da dire, PORCO?!”
 
“Perché? Cosa ho detto di male?”
 
“E HA PURE IL CORAGGIO DI CHIEDERLO! Ahhh! Vieni con me così te lo faccio capire a suon di pugni, PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!” Urlo, afferrandolo per un orecchio e iniziando a trascinarlo lontano da quel luogo.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa del piccolo Shippo.
‘Sono proprio i degni figli dei loro genitori.’ Si ritrovò a pensare, abbandonandosi ad un sonoro sospiro.
 

 
La mattina seguente il gruppo di amici si alzò di buon ora, pronto per quella nuova giornata.
 
“Siete proprio sicuri di voler ripartire così presto, ragazzi? Non fareste meglio ad attendere che le vostre ferite si rimargino del tutto?” Disse il demone volpe, osservando Kaori che zoppicava leggermente.
 
“Non preoccuparti per me, Shippo. Io sto benissimo. E poi non vedo l’ora di spaccare il culo a quel bastardo!” Urlò Kaori, sguainando Tessaiga e schioccandosi rumorosamente le lunghe dita artigliate.
 
Shippo allargò le braccia, rassegnato.
“E va bene. Come vuoi ma… avvertirò lo stesso i vostri genitori. Non si sa mai.” Disse.
 
Poi spostò il suo sguardo sulla figura di Ikkuko.
Sembrava stranamente preoccupato.
 
La giovane ricambiò lo sguardo, insicura.
“Che c’è, Shippo-san? Ho qualcosa sulla faccia?”
 
Il volpino scosse più volte la testa.
“No, nulla. Ehm… Ikkuko? Vorrei che mi promettessi che non ti esporrai troppo durante la battaglia che stai per affrontare.”
 
“Va bene. Come vuoi tu. Ma non capisco. C’è forse qualcosa che dovrei sapere?” Disse, sempre più confusa. 
 
Il demone volpe non rispose, assumendo le sembianze di un’aquila e alzandosi in volo.
“Buona fortuna, ragazzi. Spero di rivedervi al più presto al villaggio!”
 
I quattro ragazzi fecero di si con la testa, salutandolo con la mano.
 
Il volpino li imitò, muovendo le grandi ali e guardandoli per l’ultima volta.
‘Credo che mi convenga fare in fretta.’ Pensò prima di sparire velocemente tra le nuvole.
 
 
 
 
 
 
   
 
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